Volume 6

Volume 6

I.M.I.
1 Novembre 1903
Quando l’anima fa tutte le sue azioni per il solo fine d’amar Gesù, cammina sempre di giorno, per lei mai è notte.
Continuando il mio solito stato, mi sono trovata fuori di me stessa, ho visto me stessa come un piccolo vaporetto e io mi sono tutta meravigliato nel vedermi ridotta in quella forma. Onde, in questo mentre è venuto il mio adorabile Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, la vita dell’uomo è come il vapore e siccome è il solo fuoco che fa camminare il vapore, ed a misura che il fuoco è vivo e molto, così corre più veloce e se è poco cammina a lento passo e se è spento resta fermato. Così l’anima, se il fuoco dell’amor di Dio è molto, si può dire che voli sopra tutte le cose della terra e che sempre corra e voli al suo centro che è Dio; se poi è poco, si può dire che cammini stentata, strisciandosi ed infangandosi di tutto ciò che è terra; se poi è spento, resta ferma, senza vita di Dio in essa, come morta a tutto ciò che è divino. Figlia mia, quando l’anima fa tutte le sue azioni non per altro che per il solo fine d’amarmi e non vuole altra ricompensa del suo operato che il mio solo amore, cammina sempre di giorno, mai per lei è notte, anzi cammina nello stesso sole che, quasi vapore, la circonda per farla camminare in esso, facendole godere tutta la pienezza della luce, non solo, ma le sue stesse azioni le servono di luce per il suo cammino e le accrescono sempre nuova luce.”
8 Novembre 1903
Gesù dice come dev’essere l’amore del prossimo.
Trovandomi nel solito mio stato, stavo pregando per certi bisogni del prossimo ed il benedetto Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
“Per qual fine preghi per queste persone?”
Ed io: “Signore e Tu per qual fine ci amasti?”
E Lui: “Vi amo perché siete cosa mia stessa e quando l’oggetto è proprio, ci si sente costretti, è come una necessità di amarlo.”
Ed io: “Signore, sto pregando per queste persone perché sono cosa tua, altrimenti non mi sarei interessata.” E Lui, mettendomi la mano alla fronte, quasi premendola, ha soggiunto:
“Ah! così è perché cosa mia? Così va bene l’amore del prossimo.”
10 Novembre 1903
Come il vero amore dimentica se stesso.
Continuando nel mio solito stato, per breve tempo ho visto il benedetto Gesù che mi diceva:
“Figlia mia, il vero amore dimentica se stesso e vive degli interessi, delle pene e di tutto ciò che appartiene alla persona amata.”
Ed io: “Signore, come si può dimenticare se stesso mentre lo sentiamo tanto, non è che sia una cosa da noi lontana, oppure divisa che facilmente si possa dimenticare.” E di nuovo ha soggiunto che in quello consiste il sacrificio del vero amore, che mentre ha se stesso deve vivere tutto ciò che appartiene alla persona amata, anzi, se si ricorda di se stesso, questo ricordo deve servire ad industriarsi maggiormente per potersi consumare per l’oggetto amato e l’amato, se vede che l’anima si dà tutta per Lui, la saprà bene ricompensare dandole tutto Se stesso e facendole vivere la sua vita divina; sicché chi tutto dimentica, tutto trova. Oltre a ciò, è necessario vedere la differenza che passa tra ciò che si dimentica e ciò che si trova: si dimentica il brutto e si trova il bello, si dimentica la natura e si trova la grazia, si dimenticano le passioni e si trovano le virtù, si dimentica la povertà e si trova la ricchezza, si dimentica la stoltezza e si trova la sapienza, si dimentica il mondo e si trova il Cielo.”
16 Novembre 1903
Non c’è sacrificio senza rinnegamento di se stesso ed il sacrificio e il rinnegamento di sé, fa nascere l’amore più puro e perfetto.
Questa mattina, stando fuori di me stessa, mi son trovata col bambino Gesù in braccio, poi una vergine mi ha disteso in terra per farmi soffrire la crocifissione, non con i chiodi, ma col fuoco, mi ha messo perciò un carbone di fuoco alle mani ed ai piedi ed il benedetto Gesù che mi assisteva mentre soffrivo, mi ha detto:
“Figlia mia, non c’è sacrificio senza rinnegamento di se stesso ed il sacrificio ed il rinnegamento di sé, fa nascere l’amore più puro e perfetto, e siccome il sacrificio è sacro, avviene che mi consacra l’anima come degno mio santuario per farti la mia perpetua dimora. Onde, fa’ che il sacrificio lavori in te per renderti sacra l’anima ed il corpo, perché in te tutto sia sacro, consacra tutto a Me.”
19 Novembre 1903
Mentre si è niente, si può essere tutto.
Continuando il mio solito stato, ho visto nel mio interno il benedetto Gesù ed una luce nel mio intelletto che diceva:
“Mentre si è niente si può essere tutto; ma in che modo? Si diventa tutto col patire. Il patire fa diventare l’anima pontefice, sacerdote, re, principe, ministro, giudice, avvocato, riparatore, protettore, difensore. E siccome il vero patire è quel patire voluto da Dio in noi e l’anima s’acquieta in tutto al Volere suo, questo acquietamento, unito al patire, fa che l’anima imperi sulla giustizia, sulla misericordia di Dio, sugli uomini e sopra tutte le cose. Ora, siccome il patire diede a Cristo tutte le più belle qualità e tutti gli onori ed uffici che umana natura possa contenere, così l’anima, partecipando al patire di Cristo, partecipa alle qualità, agli onori ed agli uffici di Cristo che è il Tutto.”
23 Novembre 1903
Non c’è bellezza che sia eguale al patire solo per Dio.
Nel mio interno mi sentivo impressionata per ciò che avevo scritto di sopra, come se non fosse secondo la verità, onde, appena ho visto il benedetto Gesù, ho detto: “Signore, non va bene quello che ho scritto, come ci può essere tutto questo col solo patire?”
E Lui: “Figlia mia, non ti meravigliare, perché non c’è bellezza che sia eguale al patire per il solo amore di Dio. Da Me partono continuamente due saette: una parte dal mio cuore, è d’amore e ferisce tutti quelli che stanno nel mio grembo, cioè che stanno nella mia grazia. Questa saetta impiaga, mortifica, sana, affligge, attira, rivela, consola e continua la mia Passione e Redenzione in quelli che stanno nel mio grembo; l’altra parte dal mio trono ed è affidata agli angeli, i quali, come miei ministri, fanno scorrere questa saetta sopra qualunque specie di persone, castigandole ed eccitando tutte alla conversione.”
Ora, mentre diceva ciò mi ha partecipato le sue pene dicendomi:
“Ecco anche in te la continuazione della mia Redenzione.”
24 Novembre 1903
Come tutte le parole di Gesù sono tanti anelli di grazia.
Continuando il mio solito stato, per breve tempo ho visto il benedetto Gesù nel mio interno che, come se volesse seguitare a togliermi i dubbi, mi ha detto:
“Figlia, Io sono la verità stessa e mai può uscire da Me la falsità, al più qualche cosa che l’uomo non comprende e questo lo faccio per far vedere che se non si comprende bene la parola, come si può comprendere in tutto il Creatore? Ma, l’anima deve corrispondere col mettere in pratica la mia parola, ché tutte le mie parole sono tanti anelli di grazia che escono da Me, per farne dono alla creatura e se essa corrisponde, questi anelli la incatenano agli altri già acquistati; se poi no, li rimanda indietro al suo Creatore; non solo succede questo, ma allora Io parlo quando vedo la capacità della creatura che può ricevere quel dono e, corrispondendomi, non solo acquista tanti anelli di grazia, ma acquista pure tanti anelli di sapienza divina e se Io li vedo incatenati con la corrispondenza, mi dispongo a darle altri doni; se poi vedo i miei doni rimandati indietro, mi ritiro facendo silenzio.”
3 Dicembre 1903
Con la Divina Volontà siamo tutto e senza di Essa siamo niente.
Continuando il mio solito stato, per poco è venuto il mio benedetto Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, qualunque azione umana che non abbia alcun nesso con la Volontà Divina, mette fuori Iddio dalla sua creazione; anche lo stesso patire, per quanto santo, nobile e prezioso sia ai miei occhi, eppure, se non è parto della mia Volontà, anziché piacermi m’indegna e mi è disgustoso.”
Oh! potenza della Volontà Divina, quanto sei santa, adorabile ed amabile, con Te siamo tutto, ancorché niente facessimo, perché la tua Volontà è feconda e ci partorisce tutti i beni e senza di Te siamo niente, ancorché tutto facessimo, perché la volontà umana è sterile e sterilisce ogni cosa.
5 Dicembre 1903
Come il santo desiderio di ricevere Gesù, supplisce il sacramento, facendo che l’anima respiri Dio e che Dio respiri l’anima.
Non avendo potuto questa mattina ricevere la comunione, me ne stavo tutta afflitta, ma rassegnata e pensavo tra me che se non mi fossi trovata in questa posizione di stare in letto e d’essere vittima, certamente l’avrei potuta ricevere e dicevo al Signore: “Vedi, lo stato di vittima mi sottopone al sacrificio di privarmi di ricevere Te in sacramento, accetta almeno il sacrificio di privarmi di Te per contentare Te, come un atto più intenso d’amore per Te, fa’ che almeno il pensare che la tua stessa privazione attesta di più il mio amore per Te, raddolcisca l’amarezza della tua privazione.” E mentre dicevo ciò, le lacrime mi scendevano dagli occhi, ma oh bontà del mio buon Gesù, appena mi sono assopita, senza farmi tanto aspettare e cercare secondo il solito, Gesù è venuto subito e, mettendomi le mani al volto, mi ha accarezzata tutta e mi ha detto:
“Figlia mia, povera figlia, coraggio, la mia privazione eccita maggiormente il desiderio ed in questo desiderio eccitato l’anima respira Dio e Dio, sentendosi più acceso da questo eccitamento dell’anima, respira l’anima, ed in questo respirarsi a vicenda fra Dio e l’anima, s’accende maggiormente la sete dell’amore. Siccome l’amore è fuoco, vi forma il purgatorio dell’anima e questo purgatorio d’amore le serve non d’una sola comunione al giorno, come permette la Chiesa, ma d’una continua comunione, come è continuo il respiro. Questa comunione è di purissimo amore, solo di spirito e non di corpo, ed essendo lo spirito più perfetto, ne avviene che l’amore è più intenso. Così ripago Io, non chi non vuole ricevermi, ma chi non può ricevermi, privandosi di Me per contentare Me.”
10 Dicembre 1903
Chi cerca il Signore, ogni volta riceve una tinta, un lineamento divino.
Continuando il mio stato, mi sentivo un peso sull’anima mio, come se sopra di me gravitasse tutto il mondo per la privazione del benedetto Gesù e, nella mia immensa amarezza, facevo quanto più potevo a cercarlo. Onde, essendo venuto mi ha detto:
“Figlia mia, ogni qualvolta l’anima mi cerca, riceve una tinta, un lineamento divino ed altrettante volte rinasce in Me ed Io rinasco in lei.”
Mentre diceva ciò, pensavo a quello che aveva detto, dicendo quasi meravigliandomi: “Signore, che dici?”
E Lui ha soggiunto: “Oh! se sapessi la gloria, il gusto che sente tutto il Cielo nel ricevere questa nota dalla terra, di un’anima che cerca sempre Dio, tutta conforme alla loro nota. Che cosa è la vita dei beati? Chi la forma? Questo rinascere continuamente in Dio e Dio in loro si riferisce a quel detto: “ Dio è sempre vecchio e sempre nuovo.” Né mai si prova stanchezza, perché stanno in continua attitudine di nuova vita in Dio.”
17 Dicembre 1903
Il vero spirito d’adorazione consiste in questo: che la creatura sperda se stessa e si trovi nell’ambiente divino, adori tutto ciò che opera Dio e si unisca a Lui.
Continuando il mio solito stato, per pochi istanti ho visto il benedetto Gesù con la croce sulle spalle, nell’atto d’incontrarsi con la sua Santissima Madre ed io gli ho detto: “Signore, che cosa fece tua Madre in questo incontro dolorosissimo?”
E Lui: “Figlia mia, non fece altro che un atto d’adorazione profondissimo e semplicissimo e siccome l’atto quanto più è semplice, altrettanto è facile ad unirsi con Dio, Spirito Semplicissimo, perciò in questo atto s’infuse in Me e continuò ciò che operavo Io stesso nel mio interno; e questo mi fu sommamente gradito, più che se mi avesse fatto qualunque altra cosa più grande, perché il vero spirito d’adorazione consiste in questo: che la creatura sperda se stessa, si trova nell’ambiente divino, adori tutto ciò che opera Dio e si unisca a Lui. Credi tu che sia vera adorazione quando la bocca adora e la mente sta rivolta ad altro? Oppure quando, la mente adora e la volontà sta lontana da Me? Oppure quando una potenza mi adora e le altre stanno tutte disordinate? No, Io voglio tutto per Me e tutto ciò che le ho dato in Me e questo è l’atto più grande di culto, d’adorazione che la creatura possa farmi.”
21 Dicembre 1903
Gloria che gode in Cielo la Celeste Mamma.
Questa mattina mi son trovata fuori di me stessa e, guardando nella volta del cielo, ho visto sette soli risplendintissimi, ma la forma era diversa dal sole che noi vediamo, incominciava a forma di croce ed andava a finire in punta e questa punta stava dentro un cuore. All’inizio non si vedeva bene, perché era tanta la luce di questi soli che non lasciavano vedere chi stesse dentro, ma quanto più mi avvicinavo, tanto più si distingueva che dentro stava la Regina Mamma e nel mio interno andavo dicendo: “Quanto vorrei dirle se volesse che mi sforzassi ad uscire da questo stato senza aspettare il sacerdote.” In questo mentre mi son trovata vicino, ho detto il mio desiderio e mi ha risposto un no reciso. Io sono rimasta mortificata da questa risposta e la Santissima Vergine si è rivolta ad una moltitudine di persone che le facevano corona e ha detto:
“Sentite che vuol fare.”
E tutti hanno detto: “No, no.” Poi, avvicinandosi a me, tutta benignità mi ha detto:
“Figlia mia, coraggio nella via del dolore, vedi questi sette soli che mi escono dal cuore, sono i sette miei dolori che mi fruttarono tanta gloria e splendore. Questi soli, frutto dei miei dolori, saettano continuamente il trono della Santissima Trinità, la quale, sentendosi ferita, mi manda sette canali di grazia continuamente, rendendomi patrona ed Io li dispongo a gloria di tutto il Cielo, a sollievo delle anime purganti ed a beneficio di tutti i viatori.”
Mentre diceva ciò è scomparsa ed io mi sono trovata in me stessa.
22 Dicembre 1903
La croce forma l’incarnazione di Gesù nel seno delle anime e l’incarnazione dell’anima in Dio.
Trovandomi nel solito mio stato, è venuto il mio adorabile Gesù crocifisso e mi ha partecipato le sue pene, poi mentre io soffrivo, mi ha detto:
“Figlia mia, nella Creazione Io diedi all’anima la mia immagine, nell’incarnazione diedi la mia Divinità, divinizzando l’umanità. E siccome nell’atto stesso in cui la Divinità s’incarnò nell’umanità, in quel medesimo istante s’incarnò nella croce, sicché da che fui concepito, concepii anche la croce, sicché si può dire che siccome la croce fu unita con Me nell’incarnazione che feci nel seno di mia Madre, così la croce forma altrettante mie incarnazioni nel seno delle anime e siccome forma la mia nelle anime, così la croce è l’incarnazione dell’anima in Dio, distruggendo in essa tutto ciò che dà di natura e riempiendola tanto della Divinità, da formare una specie d’incarnazione: Dio nell’anima e l’anima in Dio.”
Io sono rimasta come incantata nel sentire che la croce è l’incarnazione dell’anima in Dio e Lui ha ripetuto:
“Non dico unione, ma incarnazione, perché la croce s’intromette tanto nella natura, da far diventare la stessa natura: dolore e dove c’è il dolore là vi è Dio, perché Dio e il dolore non possono stare separati; la croce, formando questa specie d’incarnazione, rende l’unione più stabile e rende quasi difficile la separazione di Dio dall’anima, com’è difficile separare il dolore dalla natura. Mentre con l’unione, facilmente può avvenire la separazione, perché non s’intende incarnazione, ma similitudine d’incarnazione.”
Detto ciò è scomparso, ma dopo poco è ritornato nell’atto della sua Passione quando fu coperto di obbrobri, di ignominie, di sputi ed io gli ho detto: “Signore, insegnami che cosa potrei fare per allontanare da Te questi obbrobri e restituirti gli onori, le lodi e le adorazioni.”
E Lui ha detto: “Figlia mia, intorno al mio trono c’è un vuoto e questo vuoto dev’essere riempito dalla gloria che mi deve la Creazione; onde, chi mi vede disprezzato dalle altre creature e mi onora, non solo per sé, ma per gli altri, fa rinascere gli onori in questo vuoto; quando non mi vede amato e mi ama, mi fa rinascere l’amore; quando vede che riempio le creature di benefici e non mi sono grate e neppure mi ringraziano ed essa mi è grata come se i benefici fossero fatti ad essa e mi ringrazia, fa rinascere in questo vuoto il fiore della gratitudine e del ringraziamento e così di tutto il resto che mi deve la Creazione e che invece con ingratitudine nera le creature mi negano. Ora, tutto questo è un trabocco della carità dell’anima, che non solo mi rende quello che mi deve per sé ma quello che trabocca da sé me lo fa per altri, e poiché questa gloria è frutto della carità, questi fiori che mi manda in questo vuoto intorno al mio trono, ricevono una tinta più bella e a Me gradita.”
24 Dicembre 1903
Il desiderio fa che Gesù faccia le sue nascite nell’anima. Lo stesso fa il demonio.
Questa mattina, trovandomi nel solito mio stato è venuto il bambino Gesù ed io, vedendolo piccino piccino, come se allora fosse nato, gli ho detto: “Carino mio, qual fu la causa, chi Ti fece venire dal Cielo e nascere così piccino nel mondo?”
E Lui: “L’amore ne fu la cagione, non solo, ma la mia nascita nel tempo fu lo sbocco d’amore della Santissima Trinità verso le creature. In uno sbocco d’amore di mia Madre, nacqui dal suo seno, ed in uno sbocco d’amore rinasco nelle anime. Ma questo sbocco viene formato dal desiderio, appena l’anima incomincia a desiderarmi, Io resto già concepito, quanto più s’inoltra nel desiderio, così mi vado ingrandendo nell’anima, quando questo desiderio riempie tutto l’interno e giunge a farne lo sbocco fuori, allora rinasco in tutto l’uomo, cioè, nella mente, nella bocca, nelle opere e nei passi.
All’opposto anche il demonio fa le sue nascite nelle anime, appena l’anima incomincia a desiderare ed a volere il male, resta concepito il demonio con le sue opere perverse e se questo desiderio viene nutrito, il demonio s’ingrandisce e riempie tutto l’interno di passioni, delle più brutte e schifose e giunge a farne lo sbocco fuori, spingendo l’uomo verso tutti i vizi. Figlia mia, quante nascite fa il demonio in questi tristissimi tempi, se gli uomini ed i demoni avessero avuto potere, avrebbero distrutto le mie nascite nelle anime.”
28 Dicembre 1903
Come tutte le vite stanno in Cristo.
Dopo aver molto stentato, per breve tempo è venuto il mio benedetto Gesù e mi ha fatto vedere molte anime umane nella sua Umanità e, mentre vedevo ciò, mi ha detto:
“Figlia mia, tutte le vite umane stanno nella mia Umanità in Cielo come in un chiostro e siccome stanno nel mio chiostro, da Me parte il regime delle loro vite, non solo, ma la mia Umanità essendo chiostro, fa tutte le vite di ciascun’anima; quale n’è la mia gioia quando le anime rimangono in questo chiostro e l’eco che esce alla mia Umanità si combina con l’eco di ciascuna vita umana della terra. E qual è la mia amarezza quando vedo che le anime non sono contente e se ne escono ed altre rimangono, ma forzate e malvolentieri, non si sottopongono alle regole ed al regime del mio chiostro, quindi, l’eco non si combina insieme.”
6 Gennaio 1904
La razza umana è tutta una famiglia, quando uno fa qualche opera buona e la offre a Dio, tutta l’umana famiglia partecipa a quell’offerta ed è presente a Dio come se tutti la offrissero.
Continuando il mio solito stato è venuto il benedetto bambino Gesù e dopo essersi messo fra le mie braccia, mi ha benedetto con le sue manine e mi ha detto:
“Figlia mia, essendo la razza umana tutta una famiglia, quando uno fa qualche opera buona e mi offre qualche cosa, tutta l’umana famiglia partecipa a quell’offerta e mi è presente come se tutti me l’offrissero. Come oggi i magi, nell’offrirmi i loro doni, Io ebbi nelle loro persone presente tutta l’umana generazione e tutti parteciparono al merito della loro opera buona. La prima cosa che mi offrirono fu l’oro ed Io, in contraccambio, diedi loro l’intelligenza e la conoscenza della verità; ma sai tu qual è l’oro che voglio adesso dalle anime? Non l’oro materiale, no, ma l’oro spirituale, cioè, l’oro della loro volontà, l’oro degli affetti, dei desideri, dei propri gusti, l’oro di tutto l’interno dell’uomo, questo è tutto l’oro che l’anima possiede e lo voglio tutto per Me. Ora, all’anima riesce quasi difficile darmi questo senza sacrificarsi e mortificarsi, ed ecco la mirra, che qual filo elettrico lega l’interno dell’uomo e lo rende più risplendente, gli dà la tinta di variopinti colori, e dà all’anima tutte le specie di bellezze; ma questo non è tutto, ci vuole chi mantiene sempre vivi i colori, la freschezza, che quasi profumo e venticello spira dall’interno dell’anima, ci vuole chi offre e chi ottiene doni maggiori di quelli che dona, come pure ci vuole ancora chi costringe a dimorare nel proprio interno Colui che riceve e Colui che dona e tenerlo in continua conversazione ed in continuo commercio con lui, onde, chi fa tutto questo? L’orazione, specie lo spirito d’orazione interiore, che sa convertire non solo le opere interne in oro, ma anche le opere esterne e questo è l’incenso.”
7 Febbraio 1904
Come è difficile trovare un’anima che si dia tutta a Dio, per poter fare che Dio si dia tutto a lei.
Essendo stata in tutto il mese scorso molto sofferente, ho trascurato di scrivere e siccome continuo a sentirmi molto debole e sofferente, mi viene molto spesso un timore, che non è che non possa scrivere, ma che non voglia e per scusa dico che non posso; è vero che sento molta ripugnanza e devo fare molta forza per scrivere, solo l’ubbidienza poteva vincermi. Onde, per togliere qualunque dubbio ho deciso di non scrivere tutto, ma solo qualche parola che ricordo, per vedere se veramente posso o non posso. Ricordo che un giorno, mentre mi sentivo male Gesù mi disse:
“Figlia mia, che sarà se cessa la musica nel mondo?”
Ed io: “Signore, che musica può cessare?”
Ed Egli ha soggiunto: “Diletta mia, la tua musica, perché quando l’anima soffre per Me, prega, ripara, loda, ringrazia continuamente, è una continua musica al mio udito e mi distoglie dal sentire l’iniquità della terra e quindi dal castigare come si conviene, non solo, ma è musica nelle menti umane e le distorna dal fare cose peggiori. Onde, se Io ti porto, non cesserà la musica? Per Me è niente, perché non sarà altro che trasportarla dalla terra al Cielo, ed invece d’averla in terra l’avrò nel Cielo, ma il mondo come farà?”
Ond’io stavo pensando tra me: “Questi sono i soliti pretesti per non portarmi, ci sono tante anime buone nel mondo che tanto fanno per Dio ed io fra tutte queste non occupo forse l’ultimo posto? Eppure dice che se mi porta cesserà la musica. Ce ne sono tante che gliela fanno migliore.” Mentre pensavo ciò, come un lampo è venuto ed ha soggiunto:
“Figlia mia, questo che dici è vero, ci sono molte anime buone che fanno molto per Me, ma quanto è difficile trovare una che mi dia tutto per potermi Io dare tutto; chi si ritiene un po’ d’amor proprio, chi la propria stima, chi un affetto, fosse pure a persone anche sante, chi una piccola vanità, chi si ritiene un po’ d’attaccamento alla terra, chi all’interesse, insomma, chi una cosetta e chi un’altra, tutti ritengono qualche cosa di proprio e questo impedisce che tutto sia divino in loro. Onde, non essendo tutto divino ciò che esce da loro, non potrà la loro musica produrre quegli effetti al mio udito ed alle menti umane. Quindi, il molto loro fare non potrà produrre quegli effetti, né così piacermi, come il piccolo fare di chi non ritiene niente per sé e che si dona tutta a Me.”
8 Febbraio 1904
Una delle qualità di Gesù è il dolore. Per chi vive della sua Santissima Volontà non esiste il purgatorio.
Ricordo che un altro giorno, continuando a sentirmi sofferente, vedevo che il confessore pregava nostro Signore che mi toccasse dov’io soffrivo per farmi calmare le sofferenze e Gesù benedetto mi ha detto:
“Figlia mia, il tuo confessore vuole che ti tocchi per farti alleggerire le pene, ma fra tante mie qualità, Io sono pure dolore e, toccandoti, anziché diminuire può crescere il dolore, perché la mia Umanità nella cosa in cui più si dilettò fu il dolore e si diletta ancora di comunicarlo a chi ama.”
E pareva che in realtà mi toccasse e mi facesse sentire più dolore, ond’io ho soggiunto: “Dolce mio bene, in quanto a me, non voglio altro che la tua Santissima Volontà, io non guardo né se mi dolgo, né se godo, ma il tuo Volere è tutto per me.”
E Lui ha soggiunto: “E questo Io voglio, ed è la mia mira su di te e questo mi basta e mi contenta, ed è il culto più grande e più onorevole che mi può rendere la creatura e che mi deve come suo Creatore e, facendo così, l’anima si può dire che la sua mente vive e pensa nella mia mente; i suoi occhi, trovandosi nei miei, guardano per mezzo degli occhi miei; la sua bocca parla per mezzo della mia bocca; il suo cuore ama per mezzo del mio; le sue mani operano nelle mie stesse mani; i piedi camminano nei miei piedi ed Io posso dire: “Tu sei il mio occhio, la mia bocca, il mio cuore, le mie mani ed i miei piedi.” E l’anima può dire viceversa: “Gesù Cristo è il mio occhio, la mia bocca, il mio cuore, le mie mani ed i miei piedi.” E l’anima trovandosi in questa unione, non solo di volontà, ma personale, quando la creatura muore, non le resta niente da purgare e quindi il purgatorio non la può toccare, perché il purgatorio tocca quelli che vivono fuori di Me, o in tutto o in parte.”
12 Febbraio 1904
Lamenti dell’anima, Gesù la quieta.
Continuando il solito mio stato più sofferente, è venuto il benedetto Gesù e da tutte le parti della sua Umanità uscivano tanti rivoletti di luce che si comunicavano in tutte le parti del mio corpo e da questi rivoli che io ricevevo, uscivano da me altrettanti rivoli che si comunicavano all’Umanità di Nostro Signore. In questo mentre, mi son trovata circondata da una moltitudine di santi, che, guardandomi, dicevano tra loro: “Se il Signore non concorre con un miracolo, non potrà più vivere, perché le mancano gli umori vitali, il corso del sangue non è più naturale, quindi, secondo le leggi naturali deve morire.” E pregavano Gesù benedetto che facesse questo miracolo, che io continuassi a vivere e Nostro Signore ha detto loro:
“Della comunicazione dei rivoli, come vedete, significa che tutto ciò che essa fa, anche le cose naturali, sono identificate con la mia Umanità e quando Io faccio giungere l’anima a questo punto, di tutto ciò che operano l’anima ed il corpo, niente va disperso, tutto rimane in Me; mentre se l’anima non è giunta ad identificarsi in tutto con la mia Umanità, molte opere che fa vanno disperse. Ed avendola fatto giungere a questo punto, perché non posso Io portarla?”
Ora, mentre dicevano ciò, dicevo tra me: “Pare che tutti mi vadano contro, l’ubbidienza non vuole che io muoia, questi stanno a pregare il Signore che non mi porti, che cosa vogliono da me? Io non so ché quasi per forza vogliono che stia su questa terra, lontana dal mio sommo bene.” E m’affliggevo tutta. Mentre pensavo ciò Gesù mi ha detto:
“Figlia mia cara, non volerti affliggere, le cose del mondo procedono in moro molto triste e peggioreranno sempre più, se giunge il punto che devo dar libero sfogo alla mia giustizia ti porterò ed allora non ascolterò più nessuno.”
21 Febbraio 1904
Promessa.
Alla presenza della Santissima Trinità, della Regina Madre Maria Santissima, dell’angelo mio custode e di tutta la corte celeste e per ubbidire al mio confessore, prometto che, se il Signore per sua infinita misericordia mi facesse la grazia di morire, quando mi troverò insieme col mio Sposo Celeste, di pregare ed impetrare il trionfo della Chiesa e la confusione e conversione dei suoi nemici; di pregare perché nel nostro paese trionfi il partito cattolico, che la chiesa di san Cataldo si metta di nuovo in culto, che il mio confessore sia libero delle sue solite sofferenze, con una santa libertà di spirito e la santità d’un vero apostolo di nostro Signore e che, se sempre il Signore permette, io possa venire a lui, almeno una volta al mese, per conferire le cose celesti e le cose appartenenti al bene dell’anima sua. Tanto prometto, quanto è da parte mia e lo giuro.
22 Febbraio 1904
Il gran dono d’avere una vittima.
Questa mattina trovandomi nel solito mio stato, per breve tempo ho visto il benedetto Gesù e persone che soffrivano, ed io ho pregato Gesù che le liberasse da quelle sofferenze anche a costo di soffrire io in vece loro, Lui mi ha detto:
“Se vuoi soffrire tu fintanto stai vittima, perché poi quando la vittima se ne verrà, allora vedranno il vuoto che sentiranno quelli che ti circondano, il proprio paese ed anche i regni. Oh! come conosceranno allora, con la perdita, il gran bene che Io avevo loro dato, dando una vittima.”
12 Febbraio 1904
Parla con alcuni sacerdoti sulla chiesa di San Cataldo.
Avevo dimenticato di dire quanto sto per scrivere e che ora dico per ubbidienza, sebbene non siano cose certe, ma dubbie, perché mancava la presenza di Nostro Signore.
Mi trovavo fuori di me stessa e pareva che mi trovassi dentro undentro una chiesa, dove stavano parecchi sacerdoti venerandi ed anime del purgatorio e persone sante che stavano discorrendo tra loro sopra la chiesa di san Cataldo e dicevano quasi con una certezza che si sarebbe ottenuta, ed io, sentendo ciò, ho detto: “Come può essere ciò, l’altro giorno correva voce che il Capitolo aveva perduto la causa, onde, per mezzo del tribunale non si è potuto ottenere, il municipio non la vuol dare e voi dite che si deve ottenere?” E quelli hanno soggiunto: “Ad onta di tutte queste difficoltà, pure non è perduta, ed anche a giungere a mettere mano per atterrarla, pure non si potrà dire perduta, perché san Cataldo si saprà ben difendere il suo tempio, ma, povero Corato se giungeranno a ciò.” Ma mentre dicevano ciò hanno ripetuto: “Sono state portate le prime robe, l’Incoronata è stata già trasportata alla casa sua, va’ tu innanzi alla Madonna e pregala che avendo incominciato la grazia, la compia.” Io sono uscita da quella chiesa per andare a pregare, ma mentre facevo ciò mi son trovata in me stessa.
4 Marzio 1904
L’anima deve vivere in alto. Chi vive in alto non può essere offeso.
Trovandomi molto afflitta e sofferente per la perdita del mio buono Gesù, per breve tempo l’ho visto mi ha detto:
“Figlia mia, l’anima tua deve cercare di tenere il volo dell’aquila, cioè, soggiornare in alto, sopra tutte le cose basse di questa terra e tanto alto, che nessun nemico la possa offendere, perché chi vive in alto può offendere i nemici, ma non già essere offeso. E non solo deve vivere in alto, ma deve cercare di tenere purezza ed acutezza d’occhi, simile a quelli dell’aquila, la quale, sebbene viva in alto, pure con l’acutezza della sua vista penetra le cose divine, non di passaggio, ma masticandole fino a farne suo cibo prediletto, disgustando qualunque altra cosa, come pure penetra le necessità del prossimo e non teme di scendere in mezzo ad esso e fargli del bene e, se occorre, vi mette la propria vita. E con la purezza della vista, di due amori ne fa uno: l’amore di Dio e l’amore del prossimo, rettificando tutto per Dio, tale dev’essere l’anima se vuole piacermi.”
5 Marzo 1904
La croce è citazione, avvocato e giudice all’anima, per prendere possesso del regno eterno.
Questa mattina mi sentivo molto sofferente, coll’aggiunta della sua privazione; onde dopo avere molto stentato, appena per pochi istanti è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, le sofferenze, le croci, sono come tante citazioni che Io invio alle anime, se l’anima accetta queste citazioni, sia che siano citazioni che avvisano l’anima a pagare qualche debito, sia che sia avviso per fare qualche acquisto per la vita eterna, se dunque l’anima mi risponde col rassegnarsi alla mia Volontà, col ringraziarmi, coll’adorare le mie sante disposizioni, ci mettiamo subito in accordo e l’anima eviterà tanti inconvenienti cui si va incontro quando si è di nuovo citati: mettere avvocati, fare la causa e subire la condanna del giudice. Il solo rispondere alla citazione con la rassegnazione e con il ringraziamento supplirà a tutto questo, perché la croce le sarà da citazione, avvocato e giudice, senz’altro bisogno per prendere possesso del regno eterno. Se poi non accetta queste citazioni, pensa tu stessa in quanti abissi di sciagure, d’impicci, si getta l’anima e qual sarà il rigore del giudice nel condannarla per avere evitato la croce per giudice, tanto più mite, più compassionevole, più inclinata ad arricchirla anziché giudicarla, più intenta ad abbellirla anziché condannarla.”
12 Marzo 1904
Minacce di guerra. Tutta l’Europa sta sulle spalle di Luisa.
Essendo malata Luisa, le ho imposto che ella dettasse: non potendo disubbidire ha dettato quanto segue, in grande ripugnanza.
“Essendomi lamentata con nostro Signore perché sentendomi sofferente, pure non mi portava in Cielo, il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, coraggio nel soffrire, non voglio che ti avvilisca nel non vederti ancora portata in Cielo. Devi sapere che tutta l’Europa sta sulle tue spalle e l’esito o buono o cattivo per l’Europa pende dalle tue sofferenze. Se tu sarai forte e costante nel patire, le cose saranno più sopportabili; se tu non sarai forte e costante nel patire, oppure Io ti porto in Cielo, saranno tanto gravi che potrà essere invasa ed conquistata dagli stranieri.”
Anzi, aggiunse: “Se tu rimarrai in terra e soffrirai assai con desiderio e costanza, tutto quel che succederà di castighi in Europa, servirà per far venire il trionfo della Chiesa. E se ad onta di tutto questo l’Europa non profitterà e resterà ostinata al peccato, le tue sofferenze serviranno come preparativo alla tua morte, senza che l’Europa se ne sia avvantaggiata.”
Sac.te Gennaro De Gennari.
14 Marzo 1904
Per la necessità dei tempi, Gesù chiede il silenzio, perché vuol castigare.
Trovandomi nel solito mio stato, dopo molto stentare, il benedetto Gesù è uscito dal mio interno e siccome io volevo parlare mi ha messo il dito alla bocca dicendomi:
“Taci, taci.”
Io sono rimasta mortificatissima e non ho avuto più ardire di aprire la bocca, ed il benigno Gesù, vedendomi così mortificata, ha soggiunto:
“Figlia mia carissima, la necessità dei tempi richiede il silenzio, ché se tu mi parli, la tua parola lega le mie mani e mai vengo ai fatti di castigare come si conviene e siamo sempre daccapo, quindi è necessario che tra te e Me abbia luogo per qualche tempo il silenzio.”
E mentre diceva ciò ha messo fuori un cartello in cui stava scritto: “Sono decretati flagelli, pene e guerre.” Ed è scomparso.
16 Marzo 1904
La vera rassegnazione non mette a scrutinio le cose, ma adora in silenzio le divine disposizioni. La croce è festante, giubilante, gaudente, desiderante.
Questa mattina trovandomi fuori di me stessa, mi son trovata su una persona che aveva l’aspetto come se fosse vestita da pecora, io ero portata sopra le sue spalle, ma andava a lento passo, andava innanzi una specie di macchina più veloce ed io, nel mio interno, ho detto: “Questa va lento, vorrei andare dentro quella macchina che cammina più veloce.” Non so il perché, appena ho pensato mi sono trovata dentro là con quelli e questi mi hanno detto: “Che hai fatto? Come hai lasciato il Pastore? E qual Pastore, perché essendo la sua vita nei campi sono sue tutte le erbe medicinali, nocive e salutari e stando con Lui si può stare sempre in buona salute e se lo vedi vestito a modo di pecora, è per rendersi simile alle pecore, facendole appressare a Lui senza alcun timore e sebbene vada a lento passo, però è più sicuro.” Io, nel sentire ciò, ho detto nel mio interno: “Se è così, lo vorrei per dirgli qualche cosa della mia malattia.” Mentre pensavo ciò me lo sono trovato vicino ed io, tutta contenta, mi sono fatta vicina all’orecchio e gli ho detto: “Pastore buono, se sei tanto perito, dammi qualche rimedio ai miei mali, io mi trovo in questo stato di sofferenze.” E volendo dire di più, mi ha troncato la parola in bocca col dirmi:
“La vera rassegnazione non fantastica, non mette a scrutinio le cose, ma adora in silenzio le divine disposizioni.”
E mentre diceva ciò, pareva che si rompesse la pelle di lana e vedevo là il volto di Nostro Signore e la sua testa coronata di spine. Io, nel sentirmi dire ciò, non sapevo più che dire, me ne stavo in silenzio, contenta di stare insieme con Lui e Lui ha soggiunto:
“Tu hai dimenticato di dire al confessore un’altra cosa riguardo alla croce.”
Ed io: “Adorabile mio Signore, io non mi ricordo, ripetimela e la dirò.”
E Lui: “Figlia mia, tra tanti titoli che ha la croce, ha il titolo d’un dì festivo, perché quando si riceve un dono, che cosa succede? Si fa festa, si gioisce, si sta più allegri; or, la croce essendo il dono più prezioso, più nobile e fatto dalla persona più grande ed unica che esiste, riesce più gradito e porta più festa, più gaudio di tutti gli altri doni. Onde, tu stessa puoi dire quali altri titoli si possono dare alla croce.”
Ed io: “Come Tu dici, si può dire che la croce è festante, giubilante, gaudente, desiderante.”
E Lui: “Bene, hai detto bene, ma giunge l’anima a sperimentare questi effetti della croce quando è perfettamente rassegnata alla mia Volontà ed ha donato tutta se stessa a Me, senza ritenersi niente per sé, ed Io, per non farmi vincere in amore dalla creatura, le dono tutto Me stesso e nel donare Me stesso vi dono anche la mia croce e l’anima, riconoscendola per mio dono, ne fa festa e gode.”
20 Marzo 1904
Tutte le cose hanno origine dalla fede.
Questa mattina mi sentivo tutta scoraggiata ed avvelenata per la perdita del mio adorabile Gesù e mentre me ne stavo in questo stato, ha fatto sentire la sua dolcissima voce che mi diceva:
“Figlia mia, tutte le cose hanno origine dalla fede. Chi è forte nella fede è forte nel patire, la fede fa trovare Dio in ogni luogo, lo fa scorgere in ogni azione, lo fa toccare in ogni movimento ed ogni nuova occasione che si presenta è una nuova rivelazione divina che la creatura riceve. Perciò, sii forte nella fede, perché se starai forte in questa la fede ti somministrerà, in tutti gli stati e vicende, la fortezza e ti farà stare sempre unita con Dio.”
9 Aprile 1904
Basta un atto perfetto di rassegnazione alla Volontà Divina, per restare purgato da tutte le imperfezioni nelle quali l’anima non ha messo niente di suo.
Dovendo fare questa mattina la comunione, stavo pensando tra me: “Che dirà il mio benedetto Gesù quando verrà nell’anima mia? Dirà: “Quanto è brutta quest’anima, cattiva, fredda, abominevole.” Quanto presto farà consumare le specie per non stare a contatto con quest’anima così brutta, ma che vuoi da me? Ad onta che sono così cattiva, pure devi avere pazienza a venire, perché in tutti i modi mi sei necessario e non ne posso fare a meno.” In questo mentre è uscito dal mio interno e mi ha detto:
“Figlia mia, non volerti affliggere per questo, non ci vuol niente per rimediare, basta un atto perfetto di rassegnazione alla Volontà mia per poter restare purgato da tutte queste bruttezze che tu dici ed Io ti dirò il contrario di quello che tu pensi, ti dirò: “Quanto sei bella, sento il fuoco del mio amore in te ed il profumo dei miei odori, in te voglio fare la mia perpetua dimora.”
Ed è scomparso. Onde, essendo venuto il confessore gli ho detto tutto e lui mi ha detto che non andava bene, ché il dolore purga l’anima e la rassegnazione non entrava in questo. Quindi, dopo avere fatto la comunione ho detto: “Signore, il padre mi ha detto che non va bene quello che mi hai detto, spiegati meglio e fammi conoscere la verità.” E Lui, benignamente, ha soggiunto:
“Figlia mia, quando si tratta di peccato volontario, allora ci vuole il dolore, ma quando si tratta d’imperfezioni, di debolezze, di freddezze ed altro e l’anima non ci ha messo niente di suo, allora basta un atto di perfetta rassegnazione e se occorre anche di questo stato per restare purgato, perché l’anima nel fare quest’atto, prima s’incontra con la Volontà Divina, purga la volontà umana e l’abbellisce delle sue qualità e poi s’immedesima con Me.”
10 Aprile 1904
Le tre funicelle che legano dappertutto e stringono più intimamente Gesù all’anima sono: Sofferenze assidue, riparazione perpetua, amore perseverante.
Questa mattina, trovandomi col timore che il benedetto Gesù vedendomi ancora così cattiva mi avesse lasciato, l’ho sentito uscire dal mio interno e mi ha detto:
“Figlia mia, perché ti occupi in pensieri inutili ed in cose che non ci sono? Sappi che hai tre titoli innanzi a Me che come tre funicelle mi legano dappertutto e mi stringono più intimamente a te, in modo che non posso lasciarti e sono: le sofferenze assidue, la riparazione perpetua, l’amore perseverante. Se tu come creatura sei continua in questo, forse il Creatore sarà meno della creatura? O si farà vincere da essa? Questo non è possibile.”
11 Aprile 1904
Gesù ringrazia Luisa.
Continuando il solito mio stato, dopo avere molto stentato, ho visto il mio adorabile Gesù per breve tempo e mi ha detto:
“Tu che tanto mi volevi, che cosa vuoi, che più t’importa?”
Ed io: “Signore, niente io voglio, quello che più m’importa è Te solo.”
E Lui ha ripetuto: “Come, non vuoi niente? Chiedimi qualche cosa: La santità, la grazia mia, le virtù, che Io tutto ti posso dare.”
Ed io di nuovo ho detto: “Niente, niente, voglio Te solo e quello che vuoi Tu.”
E di nuovo ha soggiunto: “Dunque non vuoi più niente? Me solo ti basto? I tuoi desideri non altra vita hanno in te che di Me solo? Quindi tutta la tua fiducia dev’essere in Me solo, perché anche se non vuoi niente, otterrai tutto.”
E senza darmi più tempo, come lampo è scomparso. Ond’io sono rimasta molto dispiaciuta, specie per il fatto che nonostante lo chiamassi, non ritornava, onde pensavo tra me: “Io non voglio niente, non penso, non mi curo che di Lui solo e Lui pare che non si brighi di me, non so come il suo buon cuore possa giungere a tanto.” E dicevo tanti altri spropositi che. Ora in questo mentre è ritornato e mi ha detto:
“Grazie, grazie. Qual è più, quando il Creatore ringrazia la creatura o quando la creatura ringrazia il Creatore? Or, sappi che quando tu mi aspetti e stento a venire, Io ringrazio te; quando vengo subito, tu sei obbligata a ringraziare Me. Onde, ti pare niente che il tuo Creatore ti dia l’occasione come poter restare obbligato con te e ringraziarti?”
Io sono rimasta tutta confusa.
12 Aprile 1904
La pace è il più grande tesoro.
Questa mattina mi sentivo turbata per l’assenza del benedetto Gesù, onde dopo avere molto stentato, per breve tempo l’ho visto e mi ha detto:
“Figlia mia, quando un fiume sta esposto ai raggi del sole, guardando dentro si vede lo stesso sole che sta in cielo, ma questo succede quando il fiume è calmo, senza che nessun vento turbi le acque; ma se le acque sono turbate, anche se il fiume sta tutto esposto al sole, niente si vede, tutto è confusione. Così l’anima quando sta esposta ai raggi del Sole Divino, se è calma avverte il Sole Divino in se stessa, sente il calore, vede la luce ed intende la verità; ma se è turbata, anche se l’ha in se stessa, non prova altro che confusione e turbamento. Perciò tieniti la pace come il più grande tesoro, se ti sta a cuore lo stare unita a me.”
14 Aprile 1904
Se l’anima dà a Dio il cibo dell’amore paziente, Dio darà il pane dolce della grazia.
Continuando il mio solito stato, ma sempre con immensa amarezza nell’anima mia per la privazione del benedetto Gesù, perché al più viene quando più non posso e dopo che quasi mi sono persuasa che non verrà più. Onde, per breve tempo l’ho visto che portava in mano un calice e mi ha detto:
“Figlia mia, oltre al cibo dell’amore dammi il pane della tua pazienza, perché l’amore paziente e sofferente è cibo più solido, più sostanzioso e corroborante perché se l’amore non è paziente, si può dire che è amore vacuo, leggero e senza alcuna sostanza, onde si può dire che mancano le materie necessarie per formare il pane della pazienza. Quindi se tu mi dai questo, Io ti darò il pane dolce della grazia.”
E mentre diceva ciò mi ha dato a bere ciò che stava nel calice che portava in mano e che pareva dolce, come una specie di liquore che non so distinguere, poi è scomparso.
Dopo vedevo ciò intorno al mio letto tante persone forestiere: sacerdoti, galantuomini, donne che pareva che fossero venuti a trovarmi, parecchi di questi tali dicevano al confessore: “Dateci conto di quest’anima, di tutto ciò che il Signore le ha manifestato, delle grazie che le ha fatto, perché il Signore ci ha manifestato fin dal 1882 che sceglieva una vittima ed il segno di questa vittima sarebbe che il Signore l’avrebbe mantenuta sempre in questo stato come ragazza, tale quale come quando la scelse, senza invecchiarsi o cambiare la stessa natura.” Ora, mentre diceva ciòno, non so come io vedevo me stessa tale e quale come quando mi coricai nel letto, senza che mi fossi in niente cambiata pur essendo stata per tanti anni in questo stato di sofferenze.”
16 Aprile 1904
Gesù e Dio Padre parlano sulla misericordia.
Continuando il mio solito stato mi son trovata fuori di me stessa e ho visto una moltitudine di genti, ed in mezzo a queste si sentivano rumori di bombe e schioppettate e le persone cadevano morte e ferite, quelli che restavano fuggivano in un palazzo là vicino, ma i nemici entravano e li uccidevano con più sicurezza di quelli che rimanevano all’aperto. Ond’io dicevo tra me: “Quanto vorrei vedere se ci sta il Signore tra queste genti per dirgli: “Abbi misericordia, pietà di questa povera gente.” Quindi ho girato e rigirato e l’ho visto piccolo, bambinello, ma ho notato che a poco a poco si andava ingrandendo, finché è giunto ad età perfetta, ond’io mi sono avvicinata e gli ho detto: “Amabile Signore, non vedi la tragedia che succede, non vuoi far più uso della misericordia, vuoi forse tenere inutile questo attributo che sempre ha glorificato con tanto onore la tua Divinità Incarnata, facendo una speciale corona al tuo augusto capo ed imperlandoti una seconda corona da Te tanto voluta ed amata, quali sono le anime?” Ora, mentre dicevo ciò, Lui mi ha detto:
“Basta, basta, non andare più oltre, tu vuoi parlare di misericordia, della giustizia che ne faremo? L’ho detto e te lo dico: “E’ necessario che la giustizia abbia il suo corso.”
Dunque ho ripetuto: “Non c’è rimedio ed a che pro lasciarmi su questa terra quando non posso più placarti e soffrire io invece del mio prossimo? Quando è così, meglio che mi fai morire.” In questo mentre ho visto un’altra persona dietro le spalle di Gesù benedetto che mi ha detto quasi facendomi cenno con gli occhi: “Presentati al mio Padre e vedi cosa ti dice.” Io mi sono presentata tutta tremante e Lui appena vista, mi ha detto:
“Che vuoi? Perché sei venuta da Me?”
Ed io: “Bontà adorabile, misericordia infinita, sapendo che Tu sei la stessa misericordia, sono venuta a chiederti misericordia, misericordia per le tue stesse immagini, misericordia per le opere da Te create, misericordia non per altro, ma per le stesse tue creature.” E Lui mi ha detto:
“Dunque è misericordia che tu vuoi, ma se vuoi vera misericordia, la giustizia, dopo che si sarà sfogata, produrrà grandi ed abbondanti frutti di misericordia.”
Onde non sapendo più che dire, ho detto: “Padre infinitamente santo, quando i servi, i bisognosi si presentano ai padroni, ai ricchi, se questi sono buoni, anche se non danno tutto ciò che è necessario, danno sempre qualche cosa, ed io, che ho avuto il bene di presentarmi da Te, padrone assoluto, ricco senza termine, bontà infinita, niente vuoi dare a questa poverella di quello che Ti ho chiesto, non resta forse più onorato e contento il padrone quando dà che quando nega ciò che è necessario ai suoi servi?” Dopo un momento di silenzio ha soggiunto:
“Per amor tuo, invece di far per dieci farò per cinque.”
Detto ciò è scomparso, ed io vedevo in più parti della terra e specie dell’Europa moltiplicarsi guerre, guerre civili e rivoluzioni.
21 Aprile 1904
Chi ha il titolo di vittima può lottare con la giustizia.
Continuando il mio solito stato, sentivo intorno al mio letto persone che pregavano nostro Signore, io non badavo a sentire che cosa volevano, badavo solo al fatto che era tardi e Gesù benedetto non si faceva vedere ancora. Oh! come si straziava il mio cuore temendo che non venisse affatto e dicevo tra me: “Signore benedetto, siamo già all’ultima ora e non vieni ancora? Deh! non darmi questo dispiacere, fatti almeno solamente vedere.” Mentre dicevo ciò è uscito dal mio interno ed ha detto a quelli che stavano intorno a me:
“Lottare con la mia giustizia non è lecito alle creature, ma è lecito solo a chi ha il titolo di vittima, non solo di lottare, ma di giocare con la giustizia e questo perché nel lottare o giocare, facilmente si ricevono i colpi, le sconfitte, le perdite e la vittima è pronta a ricevere sopra di sé i colpi, a rassegnarsi nelle sconfitte e perdite senza che badi alle sue perdite, alle sofferenze, ma solo alla gloria di Dio ed al bene del prossimo. Se Io mi volessi placare, ho qui la mia vittima che è pronta a lottare ed a ricevere sopra di sé tutto il furore della mia giustizia.”
Si vede che stavano pregando per placare il Signore, io sono rimasta mortificata e più amareggiata nel sentire ciò da nostro Signore.
26 Aprile 1904
L’abito non fa il monaco.
Questa mattina, trovandomi fuori di me stessa mi sono trovata col bambino Gesù in braccio, circondata da varie persone devote e sacerdoti, molti dei quali intenti alla vanità, al lusso ed alla moda e pareva che dicessero tra loro quel detto antico: “L’abito non fa monaco.” Il benedetto Gesù mi ha detto:
“Diletta mia, oh! quanto mi sento defraudato della gloria che mi deve la creatura e che con tanta sfacciataggine mi nega e questo persino da parte delle persone che si dicono devote.”
Io nel sentire ciò ho detto: “Carino del mio cuore, recitiamo tre Gloria Patri mettendo l’intenzione di dare tutta quella gloria che deve la creatura alla tua Divinità, così riceverai almeno una riparazione.”
E Lui: “Sì, sì, recitiamole.”
E le abbiamo recitato insieme, poi abbiamo recitato un’Ave Maria, mettendo pure l’intenzione di dare alla Regina Madre tutta quella gloria che le devono le creature. Oh! come era bello pregare col benedetto Gesù, mi trovavo così bene che ho soggiunto: “Diletto mio, quanto vorrei fare la professione di fede nelle tue mani col recitare insieme con Te il Credo.”
E Lui: “Il Credo lo reciterai tu sola, perché a te spetta, non a Me e lo dirai a nome di tutte le creature per darmi più gloria ed onore.”
Ond’io ho messo le mie mani nelle sue ed ho recitato il Credo, dopo ciò il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, pare che mi sento più sollevato perché si è allontanata quella nube nera dell’ingratitudine umana, specie delle devote. Ah! figlia mia, l’azione esterna ha tanta forza di penetrare all’interno, da formare una veste materiale all’anima e quando il tocco divino la tocca, non lo sentono vivo, perché hanno la veste fangosa che investe l’anima e, non sentendo la vivacità della grazia, questa o viene respinta o resta infruttuosa. Oh! quanto è difficile godere piaceri: vestire di lusso esternamente e disprezzarli internamente, anzi succede il contrario, cioè, d’amare nell’interno e di godere ciò che esternamente ci circonda. Figlia mia, considera tu stessa quale è il dolore del mio cuore in questi tempi, vedere la mia grazia respinta da ogni specie di gente, mentre tutta la mia consolazione è il soccorrere le creature e tutta la vita delle creature è l’aiuto divino e le creature respingono il mio soccorso ed il mio aiuto. Entra tu a parte del mio dolore e compatisci le mie amarezze.”
Detto ciò è scomparso, ed io sono rimasta tutta afflitta per le pene del mio adorabile Gesù.
29 Aprile 1904
La vita di Dio si manifesta nelle creature con le parole, con le opere e con le sofferenze, ma si manifesta più chiaramente con le sofferenze.
Continuando il mio solito stato, mi sono trovata circondata da tre vergini, le quali prendendomi mi volevano a viva forza crocifiggere su una croce, io siccome non vedevo il benedetto Gesù, temendo, facevo resistenza e quelle vedendo la mia resistenza mi hanno detto: “Sorella carissima, non temere se non c’è il nostro Sposo, lascia che ti incominciamo a crocifiggere, perché il Signore, tirato dalla virtù delle sofferenze verrà, noi veniamo dal Cielo e siccome abbiamo visto mali gravissimi che stanno per succedere in Europa, per fare che almeno succedano più miti, siamo venute a farti soffrire.” In questo mentre mi hanno trapassato coi chiodi le mani ed i piedi, ma con tal crudeltà di dolore, che mi sentivo morire. Ora, mentre soffrivo è venuto il benedetto Gesù che, guardandomi con occhio severo, mi ha detto:
“Chi ti ha comandato di metterti in queste sofferenze? Dunque a che cosa tu mi servi? A non poter essere neppure libero di fare quel che voglio e ad essere un continuo intoppo alla mia giustizia?”
Io nel mio interno dicevo: “Che vuol da me, io neppure volevo, sono state loro che mi hanno indotto e se la prende con me.” Ma non potevo parlare per l’acerbità del dolore; quelle vergini, vedendo la severità di nostro Signore, più mi facevano soffrire, tirando e rimettendo di nuovo i chiodi e mi avvicinavano a Lui mostrando le mie sofferenze e, quanto più soffrivo, più il Signore pareva che si mitigasse; quando l’hanno visto più mitigato e quasi intenerito per il mio soffrire, mi hanno lasciato e se ne sono andate, lasciandomi sola con nostro Signore. Onde Lui stesso mi ha assistita e sostenuta e, vedendomi soffrire, per rincorarmi mi ha detto:
“Figlia mia, la mia vita si manifesta nelle creature con le parole, con le opere e con le sofferenze, ma le sofferenze la manifestano più chiaramente.”
In questo mentre è venuto il confessore per chiamarmi all’ubbidienza ma sia per le sofferenze, sia perché il Signore non mi lasciava, non potevo ubbidire. Onde mi sono lamentata col mio Gesù, col dirgli: “Signore, come si trova qui il confessore a quest’ora, proprio ora doveva venire?”
E Lui: “Figlia mia, lascia che stia un poco con noi e che partecipi anche alle mie grazie. Quando uno frequenta continuamente una casa, partecipa al pianto ed al riso, alla povertà ed alle ricchezze; così è del confessore, non ha partecipato alle tue mortificazioni e privazioni? Ora partecipa alla mia presenza.”
Quindi pareva che gli partecipasse la fortezza divina dicendogli: “La vita di Dio nell’anima è la speranza e per quanto speri, tanto di vita divina contieni in te stesso; e siccome la vita divina contiene potenza, sapienza, fortezza, amore ed altro, così l’anima si sente innaffiare come da tanti ruscelli, quante sono le virtù divine e la vita divina cresce sempre in te stesso, tanto nello spirituale che dallo spirituale prenderà parte anche il corporale, ma se non speri, la vita divina si andrà consumando fino a spegnersi del tutto, perciò spera, spera sempre.”
Onde, a stento ho fatto la comunione e dopo mi sono trovata fuori di me stessa e ho visto tre uomini in forma di tre cavalli indomiti che si sfrenavano nell’Europa, facendo tanta strage di sangue e pareva che volessero, come dentro una rete, coinvolgere la maggior parte dell’Europa in guerre accanite, tutti tremavano alla vista di questi diavoli incarnati e molti restavano distrutti.
1 Maggio 1904
L’occhio che si bea delle sole cose del Cielo, ha la virtù di veder Gesù e chi si bea delle cose della terra, ha la virtù di vedere le cose della terra.
Trovandomi nel solito mio stato stavo pensando a nostro Signore, quando giunto sul monte Calvario fu spogliato del tutto ed amareggiato col fiele e lo pregavo dicendogli: “Adorabile mio Signore, non vedo in Te che veste di sangue abbigliata da piaghe e per gusto e piacere amarezze di fiele e per onore e gloria confusione, obbrobri e croci. Deh! non permettere che dopo che Tu hai tanto sofferto, io non guardi le cose di questa terra che come sterco e fango, fa’ che non mi prenda altro piacere che in Te solo e che tutto il mio onore non sia altro che la croce.” E Lui, facendosi vedere, mi ha detto:
“Figlia mia, se tu facessi diversamente perderesti la purità dell’occhio, perché formandosi un velo alla vista perderesti il bene di vedermi, perché quell’occhio che si bea delle sole cose del Cielo ha la virtù di vedermi e chi si bea delle cose della terra ha la virtù di vedere le cose della terra, perché l’occhio, vedendole diversamente da quel che sono, le vede e le ama.”
28 Maggio 1904
La mortificazione atterra tutto ed immola tutto a Dio.
Continuando il solito mio stato e stando con somma amarezza per le continue privazioni del mio adorabile Gesù, per breve tempo si è fatto vedere dicendomi:
“Figlia mia, la prima mina che si deve mettere nell’interno dell’anima è la mortificazione e quando questa mina è gettata nell’anima, atterra tutto ed immola tutto a Dio, perché nell’anima ci sono come tanti palazzi, ma tutti di vizi come l’orgoglio, la disubbidienza, e tanti altri vizi e la mina della mortificazione atterrando tutto, vi riedifica tanti altri palazzi di virtù, immolandoli e sacrificandoli tutti alla gloria di Dio.”
Detto ciò è scomparso e dopo poco è venuto il demonio che voleva solo molestarmi, ed io senza avere paura gli ho detto: “A che pro molestarmi? Se proprio vuoi farti vedere più bravo prendi un bastone e battimi fino a non farmi lasciare neppure una goccia di sangue, intendendo però, che ogni goccia di sangue che spargo sia un attestato di più d’amore, di riparazione e di gloria che intendo dare al mio Dio.”
E quello: “Non ho bastoni per poterti battere e se vado a prenderlo tu non mi aspetti.”
Ed io: “Va’ pure che ti aspetto qui.” E così se n’è andato, io sono rimasta con la ferma volontà d’aspettarlo, quando, con mia sorpresa, ho visto che essendosi incontrato con un altro demonio, andavano dicendo: “E’ inutile che ritorniamo, a che pro battere quando deve servire a nostro danno e con nostra perdita? E’ buono far soffrire chi non vuole soffrire, perché quello offende Dio, ma se battiamo chi vuole soffrire, ci facciamo male con le nostre mani.” E così non è più tornato, ed io sono rimasta mortificata.
30 Maggio 1904
La Passione serve come veste all’uomo. La superbia trasforma in demoni le immagini di Dio.
Trovandomi nel solito mio stato, stavo pensando ed offrendo la Passione di nostro Signore, specie la corona di spine e lo pregavo che desse lume a tante menti accecate e che si facesse conoscere, ché è impossibile conoscerlo e non amarlo. Mentre dicevo questo, il mio adorabile Gesù è uscito dal mio interno e mi ha detto:
“Figlia mia, quanta rovina fa nelle anime la superbia, basta dirti che forma un muro di divisione tra le creature e Dio e le trasforma da mie immagini in demoni. E poi, se tanto ti duole e ti dispiace che le creature siano tanto accecate che loro stesse non capiscono né vedono il precipizio in cui si trovano e tanto ti sta a cuore che Io le aiuti, la mia Passione serve come veste all’uomo, gli copre le più grandi miserie, lo abbellisce e gli rende tutto il bene che per il peccato aveva tolto e perduto, ond’Io ti faccio un dono, acciocché te ne serva per te e per chi vuoi tu.”
Nel sentire ciò mi è venuto un tal timore nel vedere la grandezza del dono che temendo che non sapessi utilizzare questo dono e quindi potessi dare dispiacere allo stesso Donatore, ho detto: “Signore, non mi sento la forza d’accettare tal dono, sono troppo indegna di tal favore, è meglio che lo tenga Tu che il tutto sei e tutto conosci a chi è necessario e conviene applicare questa veste così preziosa e d’immenso valore, io, poveretta, che cosa potrò conoscere? E se è necessario applicarla a qualcuno ed io non lo faccio, qual conto stretto non chiederai?”
E Gesù: “Non temere, lo stesso Donatore ti darà la grazia di non tenere inutile il dono che ti ha dato, credi tu che Io ti faccia un dono per farti danno? Non mai.”
Ond’io non ho saputo che rispondere, ma sono rimasta spaventata e sospesa, riserbandomi di sentire come la pensava la signora ubbidienza. S’intende però che questa veste altro non vuole significare che tutto ciò che operò, meritò e patì nostro Signore, là dove la creatura trova la veste per coprirsi la nudità spogliata di virtù, le ricchezze per arricchirsi, le bellezze per rendersi bella ed abbellirsi ed il rimedio a tutti i suoi mali. Onde, avendolo detto all’ubbidienza, mi ha detto che l’accettassi.
3 Giugno 1904
Chi si lascia dominare dalla croce, distrugge nell’anima tre regni cattivi: il mondo, il demonio e la carne e vi costituisce altri tre regni buoni: il regno spirituale, il divino e l’eterno.”
Questa mattina, siccome il benedetto Gesù non veniva, mi sentivo tutta oppressa e stanca, onde quando è venuto mi ha detto:
“Figlia mia, non volerti stancare nel soffrire, ma fa’ come se in ogni ora incominciassi a soffrire, perché chi si lascia dominare dalla croce distrugge nell’anima tre regni cattivi: il mondo, il demonio e la carne e vi costituisce altri tre regni buoni quali sono: il regno spirituale, il divino e l’eterno.”
Ed è scomparso.
6 Giugno 1904
Sono necessari coraggio, fedeltà ed attenzione somma per seguire ciò che la Divinità opera in noi.
Continuando il mio solito stato, per poco si è fatto vedere nel mio interno, prima Lui solo e poi tutte e tre le Divine Persone, ma tutte in profondo silenzio ed io ho continuato alla loro presenza il mio solito lavorio interno e pareva che il Figlio si unisse a me, ed io non facessi altro che seguirlo, ma tutto era silenzio e non si faceva altro in questo silenzio che immedesimarsi in Dio e tutto l’interno: affetti, palpiti, desideri, respiri, diventavano profonde adorazioni alla Maestà Suprema. Onde, dopo aver passato un po’ di tempo in questo stato, pareva che tutte e tre parlassero, ma si formava una voce sola e mi hanno detto:
“Figlia diletta nostra, coraggio, fedeltà ed attenzione somma nel seguire ciò che la Divinità opera in te, perché tutto quello che fai, non lo fai tu, ma non fai altro che dare la tua anima per abitazione alla Divinità. Succede a te come ad una povera che ha un piccolo tugurio, il re lo chiede per abitazione e quella lo dà e fa tutto ciò che vuole il re; onde, abitando il re quel piccolo tugurio, contiene ricchezze, nobiltà, gloria e tutti i beni, ma di chi sono? Del re e se il re lo vuole lasciare, alla povera che cosa rimane? Le rimane sempre la sua povertà.”
10 Giugno 1904
Gesù parla della bellezza dell’uomo.
Continuando il mio solito stato, per breve tempo è venuto il mio adorabile Gesù tutto mesto e dolente e mi ha detto:
“Ah! figlia mia, se l’uomo conoscesse se stesso, oh! come si guarderebbe dal macchiarsi, perché è tale e tanta la bellezza, la nobiltà, la speciosità, che tutte le bellezze e le diversità delle cose create raduna in sé e questo ché tutte le altre cose della natura furono create per servizio dell’uomo e l’uomo doveva essere superiore a tutte, quindi per essere superiore doveva radunare in sé tutte le qualità delle altre cose create, non solo, ma essendo create le altre cose per l’uomo e l’uomo solo per Dio e per sua delizia, di conseguenza non solo doveva radunare in sé tutto il creato, ma doveva superarlo fino a ricevere in sé l’immagine della Maestà Suprema. E l’uomo nonostante di tutto questo, non curando tutti questi beni, non fa altro che lordarsi con le più brutte sporcizie.”
Ed è scomparso. Ond’io ho compreso che a noi succede come ad una povera, che avendo ricevuto una veste tessuta d’oro, arricchita di gemme e di pietre preziose, siccome non se ne intende, non ne conosce il valore, la ha esposta alla polvere, l’infanga facilmente e la ha in conto d’una veste ruvida e di poco costo, di modo che se le viene tolta, poco o nessun dispiacere soffre. Tale è la nostra cecità riguardo a noi stessi.
15 Giugno 1904
La creatura non è altro che un piccolo recipiente pieno di dose di tutte le particelle divine.
Trovandomi nel solito mio stato, per breve tempo è venuto e mi ha detto:
“Figlia diletta mia, mi è tanto cara la creatura e l’amo tanto, che se la creatura lo comprendesse le scoppierebbe il cuore d’amore e questo è tanto vero, che nel crearla non la feci altro che come un piccolo recipiente pieno di dosi di tutte le particelle divine, di modo che di tutto l’Essere mio: attributi, virtù, perfezioni, l’anima contiene tante piccole particelle di tutto, secondo la capacità da Me datagli e questo acciocché potessi trovare in lei altrettante piccole note corrispondenti alle mie note e così potere perfettamente deliziarmi e scherzare con lei. Ora, questo piccolo recipiente pieno di divino, quando l’anima tratta le cose materiali e le fa entrare, vi scorre fuori qualche cosa di divino e vi entra a prendere posto qualche cosa di materia; quale affronto riceve la Divinità e quale danno l’anima; quale attenzione ci vuole, se per necessità le conviene trattare per non farle entrare! Tu, figlia, sta’ attenta, altrimenti, se vedo in te cosa che non sia divina, Io non mi farò più vedere.”
17 Giugno 1904
La consumazione della volontà umana nella Divina, ci rende una sola cosa con Dio e mette nelle nostre mani il potere divino.
Questa mattina il benedetto Gesù, dopo molto stentare, è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, vedi quante cose si dicono di virtù, di perfezione, ma vanno a finire tutte ad un solo punto, cioè, nella consumazione della volontà umana nella Divina. Sicché chi più è consumato in questa, si può dire che contiene tutto ed è più perfetto di tutti, perché tutte le virtù ed opere buone sono tante chiavi che ci aprono i tesori divini, ci fanno acquistare più amicizia, più intimità, più commercio con Dio, ma la sola consumazione è quella che ci rende una sola cosa con Lui e ci mette nelle nostre mani il potere divino; e questo perché la vita deve avere una volontà per vivere, or, vivendo della Volontà Divina, naturalmente si rende padrona.”
19 Giugno 1904
Gesù parla dei castighi.
Trovandomi nel solito mio stato, sentivo il mio adorabile Gesù a me vicino che diceva:
“Figlia mia, in che passo doloroso sta per entrare la Chiesa, ma tutta la gloria in questi tempi è di quegli spiriti atletici che non curando ceppi, catene e pene, non fanno altro che rompere il sentiero spinoso che divide la società e Dio.”
Poi ha soggiunto: “Nell’uomo si vede un’avidità di sangue umano. Lui dalla terra ed Io dal Cielo vi concorrerò con terremoti, incendi, uragani, disgrazie, da farne morire buona parte.”
20 Giugno 1904
Le anime vittime sono figlie della Misericordia.
Dopo avere molto stentato, per breve tempo è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, è giunta a tanto la perfidia umana, da esaurire da parte sua la mia misericordia, però la mia bontà è tanta, da costituire le figlie della misericordia, affinché anche da parte delle creature non resti esaurito questo attributo e queste sono le vittime che stanno in piena padronanza della Volontà Divina per avere distrutto la propria, perché in queste, il recipiente da Me dato nel crearle, sta in pieno vigore ed avendo ricevuto la particella della mia misericordia, essendo figlie, la somministrano ad altri. S’intende però che per amministrare la misericordia ad altri si devono trovare esse nella giustizia.”
Ed io: “Signore, chi mai si potrebbe trovare nella giustizia?”
E Lui: “Chi non commette peccati gravi e chi si astiene dal commettere peccati veniali leggerissimi, di propria volontà.”
29 Giugno 1904
Segno per conoscere che Dio si ritira dall’uomo.
Questa mattina, trovandomi nel solito mio stato, il mio adorabile Gesù si è fatto vedere appena e mi ha detto:
“Figlia mia, il segno quando la mia giustizia non può più sopportare l’uomo e sta in atto di mandare gravi castighi, è quando l’uomo non può più sopportare se stesso, perché Iddio, respinto dall’uomo, si ritira da lui e fa sentire all’uomo tutto il peso della natura, del peccato e delle miserie e l’uomo, non potendo sopportare il peso della natura senza l’aiuto divino, cerca lui stesso il modo di distruggersi. In tale stato si trova ora la presente generazione.”
14 Luglio 1904
La vita è una consumazione continua.
I miei giorni si vanno facendo sempre più dolorosi per le quasi continue privazioni del mio adorabile Gesù, io stessa non so perché mi sento divorare l’anima ed anche il corpo da questa separazione. Che lima sorda! Unico e solo mio conforto è la Volontà di Dio, perché se tutto ho perduto, anche Gesù, sta in mio potere solo questa santa e dolcissima Volontà di Dio, come pure sentendomi divorare anche il corpo, m’illudo che non ci vorrà molto tempo per lo scioglimento di Esso, perché vedo che me lo sento soccombere e quindi spero che un giorno o l’altro, il Signore mi chiami a Sé e faccia finire questa dura separazione. Onde stamani, dopo avere tanto stentato, oh! quanto, per breve tempo è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, la vita è una consumazione continua, chi la consuma per i piaceri, chi per le creature, chi per peccare, altri per interessi, qualcuno per capricci, ci sono tante specie di consumazione. Ora, chi forma questa consumazione tutta in Dio, può dire con tutta certezza: “Signore, la mia vita si è consumata d’amore per Te e non solo mi sono consumata, ma sono morta per solo amor tuo.” Perciò, se tu ti senti consumare continuamente per la mia separazione, puoi dire che muori continuamente in Me e tante morti subisci per amor mio. E se tu consumi il tuo essere per Me, per quanto è consumazione di te, altrettanto acquisti di divino in te stessa.”
22 Luglio 1904
La sola stabilità è quella che fa conoscere il progresso della vita divina nell’anima.
Continuando il mio solito stato, per breve tempo è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, quando l’anima propone o di non peccare, oppure di fare un bene e non esegue i propositi fatti, è il segno che non si fa con tutta la volontà e che la luce divina non ha avuto contatto con l’anima, perché quando la volontà è vera e la luce divina fa conoscere il male da evitare, o il bene da fare, difficilmente l’anima non esegue ciò che ha proposto. Perché quando la luce divina non vede la stabilità della volontà, non vi somministra la luce necessaria per evitare l’uno e per fare l’altro, al più ci possono essere momenti di sventura, abbandoni di creature o qualche altro accidente che l’anima pare che si vuol distruggere per Dio, che vuol cambiare vita, ma appena il vento degli accidenti cambia, subito cambia la volontà umana. Sicché, anziché volontà e luce, si può dire un miscuglio di passione a norma dei cambiamenti dei venti. Eppure la sola stabilità è quella che fa conoscere il progresso della vita divina nell’anima, perché essendo Dio immutabile, chi lo possiede partecipa della sua immutabilità nel bene.”
27 Luglio 1904
Tutto dev’essere suggellato dall’amore.
Trovandomi nel solito mio stato, il mio adorabile Gesù è uscito dal mio interno e tenendomi sollevata la testa che per la tardanza nell’aspettarlo era molto stanca, mi ha detto:
“Figlia mia, chi veramente mi ama, divora tutto ciò che le succede, interno ed esterno in una sola cosa: qual è la Volontà Divina. Nessuna cosa gli pare strana, guardandola come un prodotto di Divina Volontà, perciò consuma tutto in Essa, sicché il suo centro, la sua mira è l’unica e sola Volontà di Dio. Sicché si gira sempre in Essa, come dentro un anello, senza trovare mai la via per uscirne e ne fa alimento continuo.”
Detto ciò è scomparso e dopo essendo ritornato ha soggiunto:
“Figlia, fa’ che tutto in te sia suggellato dall’amore, sicché se pensi, devi solo pensare all’amore, se parli, se operi, se palpiti, se desideri; se anche un solo desiderio dovesse uscire da te che non sia amore, restringilo in te stessa e convertilo in amore e poi dagli la libertà d’uscire.”
E mentre diceva ciò, pareva che con la sua mano toccasse tutta la mia persona, mettendo tanti suggelli d’amore.
28 Luglio 1904
L’anima distaccata da tutto, trova Dio in tutte le cose.
Questa mattina trovandomi nel solito mio stato, per un poco è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, quando l’anima è distaccata da tutto, in tutte le cose trova Dio, lo trova in se stessa, lo trova fuori di se stessa, lo trova nelle creature, sicché si può dire che tutte le cose si convertono in Dio per l’anima distaccata da tutto, anzi non solo lo trova, ma lo mira, lo sente, l’abbraccia e siccome lo trova in tutto, così tutte le cose gli somministrano occasione d’adorarlo, di pregarlo, di ringraziarlo, di stringersi più intimamente a Dio perciò i tuoi lamenti per la mia privazione non sono del tutto ragionevoli se tu mi senti nel tuo interno, il segno è che non solo vi sto di fuori, ma anche dentro, come nel mio proprio centro.”
Ho dimenticato di dire in principio, che la Regina Mamma mi ha portato Gesù e siccome lo pregavo che mi contentasse e non mi lasciasse priva di Lui, Gesù benedetto ha risposto nel modo scritto di sopra.
29 Luglio 1904
La fede fa conoscere Dio, ma la fiducia lo fa trovare.
Continuando il mio solito stato, appena ho visto il mio adorabile Gesù ho detto: “Signor mio e Dio mio.” E Lui ha seguitato a dire:
“Dio, Dio, Dio solo, figlia, la fede fa conoscere Dio, ma la fiducia lo fa trovare, sicché la fede senza la fiducia è fede sterile. E anche se la fede possiede immense ricchezze per poter arricchire l’anima, se manca la fiducia resta sempre povera e sprovvista di tutto.”
Onde, mentre diceva ciò mi sentivo tirare in Dio e restavo assorbita in Lui come una gocciolina d’acqua nell’immenso mare, ma per quanto guardassi non trovavo né i confini dell’altezza, né quelli della larghezza, Cieli e terra, viatori e comprensori, erano tutti immersi in Dio. Quindi vedevo anche le guerre, come quella della Russia col Giappone, le migliaia dei soldati che morivano o che morranno e che per giustizia, anche naturale, la vincita starà da parte del Giappone; vedevo che altre nazioni europee stavano trattando macchinazioni di guerra alle stesse nazioni d’Europa. Ma chi può dire tutto ciò che si vedeva di Dio e in Dio? Per finirla faccio punto.
30 Luglio 1904
Distacco che devono avere i sacerdoti.
Questa mattina il benedetto Gesù non veniva ed io trovandomi fuori di me stessa giravo e rigiravo in cerca del mio sommo ed unico bene e siccome non lo trovavo, l’anima mia si sentiva morire ad ogni istante, ma quello che accresceva il mio strazio era che mentre mi sentivo morire, non morivo, ché se io avessi potuto morire avrei raggiunto il mio scopo, col trovarmi per sempre nel centro Iddio. Oh! separazione, quanto sei amara e dolorosa, non c’è pena che a te possa paragonarsi. Oh! privazione divina, tu consumi, tu trafiggi, tu sei ferro a due tagli, che da una parte taglia, dall’altra brucia, il tuo dolore è immenso per quanto è immenso Iddio.
Ora, mentre andavo vagando mi sono trovata nel purgatorio ed il mio dolore, il mio pianto, pareva che accrescesse il dolore di quelle povere anime prive della loro vita: Iddio. Onde, tra queste c’erano parecchi sacerdoti, uno dei quali pareva che soffrisse più degli altri e costui mi ha detto:
“Le mie gravi sofferenze provengono dal fatto che in vita fui molto legato agli interessi di famiglia, alle cose terrene ed ebbi anche un po’ di attaccamento a qualche persona e questo produce tanto male al sacerdote, che si forma una corazza di ferro infangata, che come veste lo avvolge e solo il fuoco del purgatorio ed il fuoco della privazione di Dio, che paragonato al primo fuoco, fa scomparire il primo, può distruggere questa corazza. Oh! quanto soffro, le mie pene sono inenarrabili, prega, prega per me.”
Ond’io mi sentivo più straziare e mi sono trovata in me stessa e dopo ho visto appena l’ombra del benedetto Gesù che mi ha detto:
“Figlia mia, che cosa sei andata a cercare? Per te non ci sono altri sollievi ed aiuti che Io solo.”
E come baleno è scomparso. Ed io sono rimasta a dire: “Ah! Lui stesso me lo dice? Che Lui solo è tutto per me, eppure ha il coraggio di lasciarmi priva, senza di Lui.”
31 Luglio 1904
La volontà umana falsifica e profana anche le opere più sante.
Continuando il mio povero stato, pare che è venuto più d’una volta, mi sembrava di vederlo bambino circondato come da un’ombra e mi ha detto:
“Figlia, non senti la freschezza dell’ombra mia? Riposati in quella, perché troverai ristoro.”
E pareva che ci riposassimo insieme all’ombra sua e mi sentivo tutta rinfrancare vicina a Lui e poi ha seguitato a dire:
“Diletta mia, se tu mi ami, non voglio che tu guardi né in te stessa né fuori di te, né se sei calda o fredda, né se fai molto o poco, né se soffri o godi, tutto questo dev’essere distrutto in te, devi avere solo l’occhio se fai quanto più puoi per Me e tutto per piacere a Me, gli altri modi, per quanto alti e sublimi ed operosi, non possono piacermi e contentare il mio amore. Oh! quante anime falsificano la vera devozione e profanano le opere più sante con la propria volontà, cercando sempre se stesse. E se anche nelle cose sante si cerca il modo ed il gusto proprio e la soddisfazione di se stessa, se trova se stessa, sfugge Dio e non lo trova.”
4 Agosto 1904
La gloria dei beati in Cielo sarà a seconda di come si sono comportati con Dio sulla terra. Dallo stesso modo che Dio è per l’anima, si può vedere come l’anima è per Dio.
Questa mattina, essendo venuto il benedetto Gesù mi ha trasportato fuori di me stessa e prendendomi con la mano mi ha condotto fin sotto la volta del cielo, da dove si vedevano i beati, si sentiva il loro canto. Oh! come i beati nuotavano in Dio, si vedeva la vita loro in Dio e la vita di Dio in loro, solo in questo pare a me che consista tutto l’essenziale della loro felicità. Mi pare pure che ciascun beato è un nuovo cielo in quel beato soggiorno, ma tutti distinti tra loro, non c’è uno simile ad un altro e questo avviene a seconda di come si sono comportati con Dio sulla terra: uno ha cercato d’amarlo di più, questo l’amerà di più in cielo e riceverà da Dio sempre nuovo e più crescente amore, da restare questo cielo con una tinta e un lineamento divino tutto speciale. Un altro ha cercato di glorificarlo di più, Iddio benedetto gli darà sempre più crescente gloria, da restare questo nuovo cielo più glorioso e glorificato dalla stessa gloria divina. E così di tutti gli altri modi distinti che ciascuno ha tenuto con Dio in terra, che se io volessi dire tutto, andrei troppo per le lunghe. Sicché si può dire che ciò che per Dio si fa in terra, lo continueremo in Cielo, ma con maggiore perfezione, onde il bene che facciamo non è temporaneo, ma durerà in eterno e risplenderà innanzi a Dio ed intorno a noi continuamente. Oh! come saremo felici vedendo che tutto il nostro bene, la gloria che diamo a Dio e la nostra, tutto proviene da quel poco di bene iniziato imperfettamente sulla terra; se tutti lo potessero vedere, oh! come si affretterebbero di più ad amare, lodare, ringraziare, ed altro ancora, il Signore, per poterlo fare con maggiore intensità in Cielo. Ma chi può dire tutto? Anzi mi pare che sto dicendo tanti spropositi di quel beato soggiorno, la mente lo vede in un modo, la bocca non trova le parole per sapersi manifestare, perciò passo innanzi.
Onde dopo Gesù mi ha riportato in terra. Oh! come sono raccapriccianti i guai della terra in questi tristi tempi, eppure pare niente ancora in confronto a quello che verrà, tanto nello stato religioso—perché pare che i suoi stessi figli lacereranno a brani a brani questa buona e santa madre, la Chiesa—quanto nello stato secolare. Onde, dopo ciò mi ha ricondotto in me stessa e mi ha detto:
“Dimmi un po’ in qual modo, figlia mia, Io sono per te?”
Ed io: “Tutto, tutto sei per me, nessuna cosa entra in me, tutto scorre fuori, fuorché Tu solo.”
E Lui: “Ed Io sono tutto, tutto per te, niente di te esce fuori di Me, ma tutto mi delizio in te. Sicché dallo stesso modo che Io sono per te, puoi vedere come tu sei per Me.”
Detto ciò è scomparso.
5 Agosto 1904
Gesù è Reggitore dei re e Signore dei dominanti.
Continuando il mio solito stato, il benedetto Gesù è venuto per breve tempo in atto di reggere e dominare tutto e di regnare con la corona di re in testa e con lo scettro di comando in mano, mentre lo vedevo in questa posizione mi ha detto, però in latino ed io lo dico secondo come ho capito:
“Figlia mia, Io sono Reggitore dei re e Signore dei dominanti, ed a Me solo spetta questo diritto di giustizia che mi deve la creatura ma non dandomelo, mi disconosce come Creatore e padrone di tutto.”
E mentre diceva ciò, pareva che prendesse in pugno il mondo e lo rovesciasse sottosopra per fare che le creature si sottoponessero al suo regime e dominio. Ed in questo mentre vedevo pure come nostro Signore reggeva e dominava l’anima mia con una maestria tale, che mi sentivo tutta inabissata in Lui e da Lui partiva il regime della mia mente, degli affetti, dei desideri, sicché tra me e Lui passavano tanti fili elettrici, che dirigevano e dominavano tutto.
6 Agosto 1904
La privazione è pena di fuoco che accende, consuma, annienta e il suo scopo è distruggere la vita umana.
Questa mattina sono stata molto amareggiata per la privazione del mio sommo ed unico bene, era tanto il dolore della privazione, che trovandomi fuori di me stessa, l’anima era in pena, tanto che la stessa pena le somministrava una tale fortezza, che voleva distruggere ciò che trovava come intoppo per trovare il suo tutto Iddio e, non trovandolo, gridava, piangeva, correva più che vento, voleva scompigliare tutto, mettere tutto sossopra per trovare la vita che le mancava. Oh! privazione, quanto intensa è la tua amarezza, il tuo dolore è sempre nuovo e, perché nuovo, l’anima sente sempre nuova l’acerbità della pena; l’anima mia sente come se una sola carne si separa in tanti brandelli e tutti quei brandelli chiedono con giustizia la propria vita e la troveranno solo se trovano Iddio più che vita propria. Ma chi può dire lo stato in cui mi trovavo? In questo mentre sono accorsi santi, angeli, anime purganti che mi hanno fatto corona intorno per impedirmi di correre verso Lui, compatendomi ed assistendomi, ma per me era tutto inutile, perché in loro non trovavo Colui che, solo, poteva lenire il mio dolore e restituirmi la vita e più gridavo piangendo: “Ditemi, dove, dove lo posso trovare? Se volete aver pietà di me, non indugiate ad indicarmelo, perché più non posso!” Onde, dopo ciò è uscito dal fondo dell’anima mia, che pareva che fingesse di dormire senza prendersi pena della durezza del mio povero stato e anche se Lui non si dava pena e dormiva, al solo vederlo ho respirato la propria vita come si respira l’aria, dicendo: “Ah! sta qui con me?” Ma nel vederlo non ero esente da pena perché neppure mi dava retta. Quindi, dopo molto penare, come se si fosse svegliato mi ha detto:
“Figlia mia, tutte le altre tribolazioni possono essere penitenze, espiazioni, soddisfazioni, ma la sola privazione è pena di fuoco che accende, consuma, annienta e non si arrende se non vede distrutta la vita umana, ma mentre consuma, vivifica e vi costituisce la vita divina.”
7 Agosto 1904
I primi a perseguitare la Chiesa saranno i religiosi.
Trovandomi nel solito mio stato, mi sono trovata circondata da angeli e santi, i quali mi hanno detto:
“E’ necessario che tu soffra di più per le cose imminenti che stanno per succedere contro la Chiesa, se non succederanno subito, il tempo le farà succedere più miti e di minore offesa a Dio.”
Ed io ho detto: “Sta forse in mio potere il patire? Se il Signore me lo dà, volentieri soffrirò.” In questo mentre mi hanno preso e mi hanno condotto innanzi al trono di nostro Signore e pregavamo insieme che mi facesse soffrire e Gesù benedetto, venendoci incontro in forma di crocifisso, mi ha partecipato le sue pene e non solo una volta, ma quasi tutta la mattinata sono stata in continue rinnovazioni di crocifissione e dopo mi ha detto:
“Figlia mia, le sofferenze mi distornano il mio giusto sdegno e si rinnova la luce della grazia nelle menti umane. Ah! figlia, credi tu che saranno i secolari i primi a perseguitare la mia Chiesa? Ah! no, saranno i religiosi, gli stessi capi, che fingendosi per ora figli, pastori, ma in fondo sono serpi velenosi che avvelenano se stessi e gli altri, daranno principio a lacerare tra loro stessi questa buona madre, poi seguiteranno i secolari.”
E dopo, avendomi chiamato l’ubbidienza, il Signore si è ritirato ma tutto amareggiato.
8 Agosto 1904
Bisogna cercare Gesù nel nostro interno, non all’esterno. Tutto dev’essere racchiuso in una parola: “Amore.” Chi ama Gesù è un altro Gesù.
Seguitando a stentare, per breve tempo il mio adorabile Gesù è venuto, sebbene lo sentissi vicino, ma facevo per prenderlo e mi sfuggiva e quasi m’impediva di uscire fuori di me stessa per andare in cerca di Lui. Onde, dopo aver molto stentato, si è fatto vedere per breve tempo mi ha detto:
“Figlia mia, non mi cercare fuori di te ma dentro di te, nel fondo della tua anima, perché se esci fuori e non mi trovi, soffrirai assai e non potrai resistere; se mi puoi trovare con più facilità, perché vuoi più stentare?”
Ed io: “Io credo che non trovandoti subito in me, posso trovarti fuori, è l’amore che mi spinge a ciò.”
E Lui: “Ah! è l’amore che ti spinge a ciò? Tutto, tutto dovrebbe essere racchiuso in una sola parola: “Amore” e chi non racchiude tutto in questo, si può dire che l’anima non conosce neppure un’acca dell’amarmi, ed a misura che l’anima mi ama, così le ingrandisco il dono del patire.”
Ed io interrompendo il suo dire, tutta stupita ed afflitta ho detto: “Vita mia e tutto il mio bene, dunque io poco o niente soffro, quindi, poco o niente ti amo, che spavento il solo pensare che non t’amo, l’anima mia sente un vivo dispiacere e quasi quasi mi sento offesa da Te.”
E Lui ha soggiunto: “Io non intendo dispiacerti, il tuo dispiacere premerebbe più sul cuor mio che sul tuo e poi non devi guardare le sole sofferenze corporali, ma anche le spirituali, la volontà vera che hai del patire, ché se l’anima vuole veramente patire innanzi a Me, è come se l’anima avesse patito, perciò chetati e non ti turbare e lasciami continuare il mio dire: Non hai mai visto tu due intimi amici? Oh! come cercano d’imitarsi l’un l’altro e ognuno cerca di ritrarre in se stesso il proprio amico, quindi ritrae la voce, i modi, i passi, le opere, le vesti, sicché l’amico può dire: “Colui che mi ama è un altro me stesso, ed essendo me stesso non posso fare a meno d’amarlo.” Così faccio Io per l’anima che racchiude tutta sé come dentro un breve giro d’amore, mi sento tutto come ritratto in essa e trovando Me stesso, di tutto cuore l’amo e non posso fare a meno di stare con essa, perché se la lascio, lascerei Me stesso.”
Mentre diceva ciò è scomparso.
9 Agosto 1904
Non sono le opere che costituiscono il merito dell’uomo, ma la sola ubbidienza, come parto della Volontà Divina.
Stentando a venire, per breve tempo è venuto come un colpo di luce e sono rimasta dentro e fuori tutta piena di luce, ma non so dire ciò che l’anima mia ha compreso e provato in questa luce, dico solo che dopo il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, non sono le opere che costituiscono il merito dell’uomo, ma la sol’ubbidienza che costituisce tutti i meriti come parto della Volontà Divina, tanto, che tutto ciò che feci e soffrii nel corso della mia vita, tutto fu parto della Volontà del Padre, perciò i miei meriti sono innumerevoli, perché tutti costituiti dall’ubbidienza divina. Perciò Io non guardo tanto alla molteplicità e grandezza delle opere, ma all’unione che hanno, o direttamente all’ubbidienza divina, o indirettamente all’ubbidienza di chi mi rappresenta.”
10 Agosto 1904
Dio sa il numero, il valore, il peso di tutte le cose create.
Trovandomi fuori di me stessa, mi son trovata a girare per le chiese, facendo il pellegrinaggio a Gesù Sacramentato, con l’angelo custode ed avendo detto in una chiesa: “Prigioniero d’amore, Tu te ne stai abbandonato e solo, ed io sono venuta a farti compagnia e mentre ti faccio compagnia intendo amarti per chi Ti offende, lodarti per chi Ti disprezza, ringraziarti per chi versi grazie e non Ti rende il tributo del ringraziamento, consolarti per chi Ti affligge, ripararti qualunque offesa, in una parola intendo farti tutto ciò che sono obbligate a farti le creature per esserti rimasto nel Santissimo Sacramento e tante volte intendo ripetere questi atti per quante gocce d’acqua, quanti pesci ed acini di sabbia stanno nel mare.” Mentre dicevo ciò, innanzi alla mia mente si sono fatte presenti tutte le acque del mare e dentro di me dicevo: “La mia vista non può afferrare tutta la vastità del mare, né conosce la profondità ed il peso di quelle immense acque, ed il Signore conosce il numero, peso e misura.” E me ne stavo tutta meravigliata. In questo mentre il benedetto Gesù mi ha detto:
“Sciocca, sciocca che sei, perché ti meravigli tanto? Ciò che alla creatura è difficile ed impossibile, al Creatore è facile e possibile, ed anche naturale; succede in questo come a quel tale che guardando in un batter d’occhio milioni e milioni di monete, dice in se stesso: “Sono innumerevoli, chi le può contare?” Ma colui che le ha messe in quel luogo, in una parola dice tutto, sono tante, valgono tanto, pesano tanto; figlia mia, Io so nel mare quante gocce d’acqua Io stesso vi misi e nessuno può disperdermi neppure una sola, quindi numerai tutto, pesai tutto e valutai tutto e così di tutte le altre cose; dunque, che meraviglia che sappia tutto?”
Nel sentire ciò è cessata qualunque mia meraviglia, anzi mi meravigliavo della mia sciocchezza.
12 Agosto 1904
L’uomo disperde la bellezza con cui Dio l’ha creato.
Gesù continua a farmi stentare, all’improvviso mi sono trovata tutta me stessa dentro Nostro Signore e ho notato che dalla testa di Lui scendeva un filo lucente nella mia che mi legava tutta per farmi stare dentro Gesù. Oh! come ero felice di stare dentro di Lui, per quanto guardavo, nient’altro scorgevo che Lui solo, questa è la massima mia felicità, solo, solo Gesù e nient’altro, oh! come si sta bene. In questo mentre mi ha detto:
“Coraggio, figlia mia, non vedi come il filo della mia Volontà ti lega tutta dentro di Me? Sicché se qualche altra volontà ti vuol legare, se non è santa non può, perché stando dentro di Me, se non è santa non può entrare in Me.”
E mentre diceva ciò mi guardava e guardava e poi ha soggiunto:
“Ho creato l’anima di una bellezza rara, l’ho dotata d’una luce superiore ad ogni luce creata, eppure l’uomo disperde questa bellezza nella bruttezza e questa luce nelle tenebre.”
14 Agosto 1904
Quanto più i colpi della croce abbattono l’anima, tanto più l’anima acquista luce.
Trovandomi un po’ sofferente, il benedetto Gesù nel venire mi ha detto:
“Figlia diletta mia, quanto più è battuto il ferro, più luce acquista, ed ancorché il ferro non avesse ruggine, i colpi servono a mantenerlo lucido e spolverato; sicché chiunque s’avvicini, facilmente si rimira [FMA1] in quel ferro come se fosse uno specchio. Così è per l’anima, quanto più i colpi della croce l’abbattono, tanta più luce acquista e si mantiene spolverata da qualunque minima cosa, in modo che chiunque s’avvicina, vi si rimira come se fosse specchio e naturalmente, essendo specchio, fa il suo ufficio, cioè, di far vedere se i volti sono macchiati o puliti, se belli o brutti, non solo, ma Io stesso mi delizio di andarmi a rimirare in essa e non trovando in essa né polvere né altra cosa che mi impedisce di far riflettere la mia Immagine, perciò l’amo sempre più.”
15 Agosto 1904
La malinconia è all’anima come l’inverno alle piante. Il trionfo della Chiesa non è lontano.
Questa mattina mi sentivo tutta oppressa e la malinconia mi riempiva tutta l’anima. Pare che il benedetto Gesù non mi ha fatto tanto stentare e, nel vedermi così oppressa, mi ha detto:
“Figlia mia, che hai con questa malinconia? Non sai tu che la malinconia è all’anima come l’inverno alle piante, che le spoglia di foglie e impedisce loro di produrre fiori e frutti, tanto che se non venisse l’allegrezza della primavera e del caldo, le povere piante resterebbero inabilitate e finirebbero col seccare? Così è la malinconia all’anima, la spoglia dalla freschezza divina che è come pioggia che fa tutto rinverdire [FMA2] le virtù; la inabilita a fare il bene e se lo fa, lo fa stentatamente e quasi per necessità, ma non per virtù; impedisce di crescere nella grazia e se non si scuote con una santa allegrezza, che come una pioggia primaverile dà in brevissimo tempo lo sviluppo alle piante, finirà col seccare nel bene.”
Ora, mentre diceva ciò, in un lampo ho visto tutta la Chiesa, le guerre che devono subire i religiosi e che devono ricevere dagli altri; guerre tra le società; sembrava un parapiglia generale; pareva pure che in questo stato di sconvolgimenti il Santo Padre si sarebbe servito di pochissime persone religiose, tanto per ridurre nel buon ordine lo stato della Chiesa, i sacerdoti ed altri, quanto per la società. Ora, mentre vedevo ciò, il benedetto Gesù mi ha detto:
“Credi tu che il trionfo della Chiesa sia lontano?”
Ed io: “Certo, chi deve rimettere ordine a tante cose scompigliate?”
E Lui: “Anzi ti dico che è vicino, è uno scontro che deve succedere, ma forte e perciò lo permetterò tutto insieme tra i religiosi e i secolari per abbreviare tempo. Ed in tutto questo scontro di scompiglio forte, succederà lo scontro buono ed ordinato, però, in tale stato di mortificazione, che gli uomini si vedranno perduti, darò loro tanta grazia e lume da conoscere il male e abbracciare la verità, ti faccio soffrire anche per questo scopo. Se nonostante ciò non mi daranno retta, allora ti porterò in Cielo e le cose saranno ancor più gravi ed andranno un po’ più per le lunghe per il desiderato trionfo.”
23 Agosto 1904
Castighi anche in Italia.
Questa mattina sono stata molto amareggiata, quasi del tutto priva del mio benedetto Gesù, mi trovavo fuori di me stessa in mezzo a guerre e persone uccise, paesi assediati e pareva che fosse anche in Italia. Quale spavento non provavo, volevo sottrarmi a scene sì dolorose, ma non potevo, una potenza suprema mi teneva lì inchiodata. Fosse angelo o santo, non so dirlo certo, ha detto:
“Povera Italia, come sarà lacerata da guerre.”
Io nel sentire ciò sono rimasta più spaventata e mi sono trovata in me stessa e non avendo ancora visto Colui che è mia vita e con tutte quelle immagini nella mente, mi sentivo morire. Onde ho visto appena un braccio di Gesù che mi ha detto:
“Di certo ci sarà qualche cosa nell’Italia.”
2 Settembre 1904
Solo Iddio ha potere di entrare nei cuori e dominarli a seconda che gli piace. In quale nuovo modo devono comportarsi i sacerdoti.
Trovandomi nel solito mio stato mi sentivo tutta oppressa, coll’aggiunta del timore che il mio povero stato tutto fosse opera diabolica, sentendomi consumare anima e corpo. Onde, per breve tempo Gesù è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, perché ti turbi tanto? Non sai tu che se si unissero insieme tutte le potenze diaboliche, non possono entrare in un cuore e prenderne dominio, a meno che l’anima stessa, di propria volontà, non dia loro l’entrata? Solo Iddio ha questo potere di entrare nei cuori e dominarli a seconda che gli piace.”
Ed io: “Signore, perché mi sento consumare l’anima ed il corpo quando mi privi di Te? Non è questo il soffio diabolico che è penetrato nell’anima mia e così mi tormenta?”
Ed Egli: “Anzi ti dico che è il soffio dello Spirito Santo, che soffiando continuamente ti ha sempre accesa e ti consuma per amor suo.”
Dopo ciò mi son trovata fuori di me stessa e ho visto il Santo Padre assistito da Nostro Signore, che stava scrivendo il nuovo modo in cui dovevano comportarsi i sacerdoti, che cosa devono fare e quello che non devono fare, dove non devono andare e metteva pena a chi non si arrendeva alla sua ubbidienza.
7 Settembre 1904
L’attenzione di non commettere peccato, supplisce al dolore del peccato.
Stavo impensierita per avere letto in un libro, che il motivo di tante vocazioni frustrate è il mancato incessante dolore del peccato e siccome io non penso a questo e penso solo a Gesù benedetto e a come farlo venire e di nessun’altra cosa mi curo, quindi pensavo tra me che mi trovavo in male stato. Onde trovandomi nel solito mio stato, il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, l’attenzione di non commettere peccato supplisce al dolore, e se uno si dolesse e nonostante ciò commettesse peccati, il suo dolore sarebbe vano ed infruttuoso, mentre l’attenzione continua di non commettere peccati non solo ha luogo di dolore, ma sforza la grazia continuamente ad aiutarla in modo speciale a non cadere in peccato e mantiene l’anima sempre purgata. Perciò continua a stare attenta a non offendermi menomamente, questo supplirà a tutto il resto.”
8 Settembre 1904
Lo scoraggiamento uccide più anime che il resto degli altri vizi. Il coraggio fa rivivere ed è l’atto più lodevole che l’anima possa fare.
Continuando il mio solito stato, il mio adorabile Gesù non veniva. Onde avendo molto stentato mi sentivo tutta scoraggiata e temevo molto che questa mattina non venisse proprio. Quindi, essendo dopo venuto per breve tempo mi ha detto:
“Figlia mia, non sai tu che uccide più anime lo scoraggiamento che il resto degli altri vizi? Perciò, coraggio, coraggio, ché come lo scoraggiamento uccide, così il coraggio fa rivivere ed è l’atto più lodevole che l’anima possa fare, perché mentre si sente scoraggiata, dallo stesso scoraggiamento prende coraggio, disfa se stessa e spera; e disfacendo se stessa, già si trova rifatta in Dio.”
9 Settembre 1904
Come l’anima esce dal fondo della pace, così esce dall’ambiente divino. La pace fa scorgere se l’anima cerca Dio per Iddio o per se stessa.
Continuando il mio solito stato, mi sentivo turbata per l’assenza del mio adorabile Gesù. Onde dopo avere molto stentato, è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, come l’anima esce dal fondo della pace, così esce dall’ambiente divino e si trova nell’ambiente, o diabolico o umano. E’ la sola pace che fa scorgere se l’anima cerca Dio per Iddio o per se stessa e se opera per Dio, oppure per sé o per le creature, perché se è per Dio, l’anima non è mai turbata, si può dire che la pace di Dio e la pace dell’anima combaciano e intorno all’anima si allargano i confini della pace, in modo che tutto converte in pace, anche le stesse guerre. E se l’anima è turbata, fosse pure nelle cose più sante, si vede che in fondo non è Dio, ma il proprio io o qualche fine umano. Perciò, quando non ti senti calma, richiama un po’ te stessa, per vedere che cosa c’è in fondo, distruggilo e troverai pace.”
13 Settembre 1904
La vera donazione è tenere sacrificata continuamente la propria volontà e questo è un martirio d’attenzione continua che l’anima fa a Dio.
Trovandomi nel solito mio stato, dopo avere molto stentato, si è fatto vedere che era stretto a me, tenendo il mio cuore fra le sue mani e guardandomi fissa mi ha detto:
“Figlia mia, quando un’anima mi ha dato la sua volontà, non è più padrona di fare ciò che le piace, altrimenti non sarebbe vera donazione. Mentre la vera donazione è tenere sacrificata continuamente la propria volontà a Colui al quale è stata già donata e questo è un martirio d’attenzione continua che l’anima fa a Dio. Che diresti tu d’un martire che oggi si offre a patire qualunque sorta di pene e domani si ritira? Diresti che non aveva vera disposizione al martirio e che un giorno o l’altro finirà col rinnegare la fede. Così dico Io per l’anima che non mi fa fare della sua volontà quello che mi piace, ed ora me la dà, ora se la ritira; Figlia, non sei disposta a sacrificarti e martirizzarti per Me, perché il vero martirio consiste nella continuazione, potrai dirti rassegnata, uniformata, ma non martire, ed un giorno o l’altro potrai finire col ritirarti da Me, facendo di tutto un gioco di fanciullo. Perciò stai attenta e lasciami la piena libertà di far di te nel modo che più mi piace.”
26 Settembre 1904
Tutte le pene che Gesù soffrì nella sua Passione furono triplici. Questo non fu per caso, ma tutto fu per rendere completa la gloria dovuta al Padre, la riparazione che gli si doveva dalle creature ed il bene da meritare alle stesse creature.
Trovandomi nel solito mio stato, sentivo una voce che mi diceva: “Ci sta un lume e chiunque vi s’avvicina può accendervi quante fiammelle vuole e queste fiammelle servono a fare corona d’onore al lume e per dar luce a chi le ha accese.” Io dicevo tra me stessa: “Che bel lume è questo che ha tanta luce e tanta potenza, che mentre dà agli altri tutta la luce che vogliono, resta sempre quello che è, senza diventare povero di luce; ma chi sarà colui che lo possiede?” Mentre pensavo ciò, mi sono sentita ripetere:
“Il lume è la Grazia e la possiede Iddio e l’avvicinarsi significa la buona volontà dell’anima di far del bene, ché quanti beni si vogliono attingere dalla Grazia, si attingono, la fiammella che vi si forma sono le diverse virtù che mentre danno gloria a Dio, danno luce all’anima.”
Onde dopo ciò, per breve tempo ho visto il benedetto Gesù che mi ha detto:
“Figlia mia”. Questo perché stavo pensando che Nostro Signore non solo una volta, ma per ben tre volte si fece coronare di spine e quelle spine restarono rotte nella testa e nel conficcare di nuovo la corona, più dentro entravano le spine già rimaste e dicevo: “Dolce amor mio, perché volesti soffrire per ben tre volte sì doloroso martirio, non bastava scontare una volta i tanti nostri rei pensieri?” Onde facendosi vedere ha detto:
“Figlia mia, non solo la coronazione di spine fu triplice, ma quasi tutte le pene che soffrii nella mia Passione furono triplici. Triplici furono le tre ore dell’agonia nell’orto; triplice fu la flagellazione, fui flagellato infatti con tre specie di diversi flagelli; per tre volte mi spogliarono; per ben tre volte fui condannato a morte: di notte, di mattino presto e di pieno giorno; triplici furono le cadute sotto la croce; triplici i chiodi; per tre volte il cuor mio versò sangue, cioè, nell’orto da per se stesso e dal proprio suo centro nell’atto della crocifissione, quando fui stirato ben bene sopra la croce, tanto che tutto il mio corpo restò tutto slogato, il mio cuore si sconquassò dentro e versò sangue e dopo la mia morte quando, con una lancia, mi fu aperto il costato; triplici furono le tre ore dell’agonia sulla croce. Se tutto si volesse riconsiderare attentamente, oh! quanti triplici si troverebbero. E questo non fu per caso, ma tutto fu per disposizione divina e per rendere completa la gloria dovuta al Padre, la riparazione che gli si doveva dalle creature ed il bene da meritare alle stesse creature, perché il dono più grande che la creatura ha ricevuto da Dio è stato l’essere creata a sua immagine e somiglianza e l’essere dotata con tre potenze, intelletto, memoria e volontà e non c’è colpa che la creatura commette, che queste tre potenze non vi concorrano e in questo modo la creatura macchia, deturpa la bella immagine divina che contiene in se stessa, servendosi del dono per offendere il donatore; Io per rifare questa immagine divina nella creatura e per dare tutta quella gloria che la creatura doveva a Dio, vi ho concorso con tutto il mio intelletto, memoria e volontà, ed in modo speciale in questi triplici modi da Me sofferti, per rendere completa, tanto la gloria che gli si doveva al Padre, quanto il bene che era necessario alle creature.”
27 Settembre 1904
Quello che più piace a Gesù è il sacrificio volontario. Le doti naturali sono come luce che serve all’uomo per farlo incamminare nella via del bene.
Continuando il mio solito stato, per breve tempo ho visto il mio benedetto Gesù, quasi in atto di castigare le genti ed avendolo pregato che si placasse, mi ha detto:
“Figlia mia, l’ingratitudine umana è orrenda; non solo i sacramenti, la grazia, i lumi, gli aiuti che do all’uomo, ma anche le stesse doti naturali che gli ho dato, sono tutte luci che servono all’uomo per incamminarlo nella via del bene e quindi far trovare la propria felicità e l’uomo, convertendo tutto questo in tenebre, cerca la propria rovina e mentre cerca la rovina dice che cerca il suo proprio bene, questa è la condizione dell’uomo; si può dare cecità ed ingratitudine più grande di questa? Figlia, l’unico sollievo e gusto che mi può dare la creatura in questi tempi, è il sacrificarsi volontariamente per Me, perché essendo stato il mio sacrificio tutto volontario per loro, dove trovo la volontà di sacrificarsi per Me, mi sento come ricompensato di ciò che feci per loro. Perciò, se vuoi sollevarmi e darmi gusto, sacrificati volontariamente per Me.”
28 Settembre 1904
Reprimere se stesso, vale più che acquistare un regno.
Questa mattina, siccome il dolcissimo Gesù non veniva sono stata malissimo e non ho fatto altro che reprimere e sforzare me stessa, dicevo tra me: “Che cosa sto più a fare; a che mi vale questo reprimere continuo di me stessa?” E mentre pensavo ciò, come un lampo è venuto e mi ha detto:
“Vale più reprimere se stesso che acquistare un regno.”
Ed è scomparso.
17 Settembre 1904
Per trovare la Divinità, si deve operare in unione con l’Umanità di Cristo, con la sua stessa Volontà.
Continuando il mio solito stato, per breve tempo è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, è necessario operare attraverso il velo dell’Umanità di Cristo per trovare la Divinità, cioè operare unito con la sua Umanità, con la stessa Volontà di Cristo, come se la sua e la nostra fosse una sola, per piacere solo a Lui; operando coi suoi stessi modi, indirizzando tutto a Cristo, chiamandolo insieme in tutto ciò che facciamo, come se Lui stesso dovesse fare le nostre azioni; così facendo, l’anima si trova in continuo contatto con Dio, perché, l’Umanità a Cristo non era altro che una specie di velo che copriva la Divinità; onde operando in mezzo a questi veli, già ci si trova con Dio. E colui il quale non vuole operare per mezzo dell’Umanità Santissima e vuol trovare Cristo, è come quel tale che vuol trovare il frutto senza trovare la corteccia; questo è impossibile.”
20 Ottobre 1904
Luisa vede preti che si mordono tra loro.
Questa mattina mi sono trovata fuori di me stessa in mezzo ad una strada dove stavano tanti cagnolini che si mordevano l’uno l’altro, ed a capo di detta strada c’era un religioso che li vedeva mordere, li sentiva e s’impressionava secondo ciò che vedeva naturalmente, questi cagnolini dicevano senza approfondire e scrutinare bene le cose e senza un lume soprannaturale che facesse loro conoscere la verità. In questo mentre ho sentito una voce che diceva:
“Questi sono tutti preti che a vicenda si mordono tra loro.”
Onde pareva che fosse il visitatore quel religioso che vedendo mordere i preti, li privasse dell’assistenza divina.
25 Ottobre 1904
Verbo significa manifestazione, comunicazione, unione divina all’umano. Se il Verbo non avesse preso carne, non ci sarebbe stato via di mezzo per poter unire insieme Dio e l’uomo.
Continuando il mio solito stato, dopo aver molto stentato è venuto, appena Lo visto ho detto: “Il Verbo si fece carne ed abitò tra noi.” Ed il benedetto Gesù ha soggiunto:
“Il Verbo prese carne, ma non restò carne, restò quello che era e siccome Verbo significa parola e non c’è cosa che più influisce della parola, così il Verbo significa manifestazione, comunicazione, unione divina all’umano. Sicché, se il Verbo non avesse preso carne, non ci sarebbe stato via di mezzo per poter unire insieme Dio e l’uomo.”
Detto ciò è scomparso.
27 Ottobre 1904
Luisa resta senza il patire per dare un po’ di vuoto alla Giustizia e così poter castigare le genti.
Trovandomi nel solito mio stato sono stata molto agitata, non solo per la quasi totale privazione dell’unico e solo mio bene, ma pure ché trovandomi fuori di me stessa, vedevo che si dovevano uccidere come tanti cani, come se l’Italia fosse compromessa in guerra con altre nazioni; tanti soldati partivano a turbe a turbe e siccome quelli venivano fatti vittime, ne chiamavano altri ancora. Chi può dire come mi sentivo oppressa, molto più che mi sentivo quasi senza sofferenze. Onde mi stavo lamentando, dicendo tra me: “A che pro il vivere, Gesù non viene, il patire mi manca, i miei più cari ed indivisibili compagni, Gesù ed il dolore mi hanno lasciato; eppure io vivo? Io credevo che senza dell’uno e dell’altro non avrei potuto vivere, tanto mi erano inseparabili, eppure vivo ancora? Oh! Dio, che mutamento, che punto doloroso, che strazio indicibile, che crudeltà inaudita, se hai lasciato le altre anime prive di Te, ma non mai senza il dolore, a nessuno hai fatto questo affronto così ignominioso, solo a me, solo per me stava preparato questo smacco così terribile? Solo io meritavo questo castigo così insopportabile? Ma giusto castigo dei miei peccati, anzi meritavo peggio.” In questo mentre, come un lampo è venuto e mi ha detto con imponenza:
“Che hai con questo tuo dire? Ti basta la mia Volontà per tutto; sarebbe castigo se ti mettessi fuori dall’ambiente divino e ti facessi mancare il cibo della mia Volontà, di cui voglio che soprattutto tu faccia conto e stima. E poi è necessario che per qualche tempo ti manchi il patire per dare un po’ di vuoto alla giustizia e così poter castigare le genti.”
29 Ottobre 1904
La catena delle grazie è concatenata alle opere perseveranti. Tutti i mali stanno racchiusi nel non operare con perseveranza.
Dopo aver molto stentato, per breve tempo è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, quando l’anima si dispone a fare un bene, fosse pure di dire un’Ave Maria, la grazia vi concorre a fare bene quel detto; quindi se l’anima non è perseverante a fare bene quel detto, si vede con chiarezza che non ne fa stima e non calcola il dono ricevuto e si burla della stessa grazia. Quanti mali stanno racchiusi in questo modo d’operare, oggi sì e domani no; mi piace e lo faccio; ciò vuole un sacrificio per fare bene quel detto, non mi sento di farlo. Succede come a quel tale che avendo ricevuto un dono da un signore, se oggi lo riceve, domani lo manda indietro, quel signore per sua bontà lo rimanda e quello, dopo averlo tenuto per qualche tempo, stanco di tenere con sé quel dono, di nuovo lo respinge. Or, che dirà quel signore? Si vede che non fa stima del mio dono, che diventi povero, che muoia, non voglio avere più a che fare con lui. Tutto, tutto dipende dal modo di operare con perseveranza, la catena delle mie grazie è concatenata alle opere perseveranti; sicché, se l’anima fa delle sfuggite rompe questa catena e chi l’assicura che tornerà di nuovo nella catena? I miei disegni si compiono solamente in chi lega le sue opere alla perseveranza. La perfezione, la santità, tutto, tutto va unito a questa, sicché, se l’anima è intermittente, essendo una specie di febbre intermittente, il non operare con perseveranza manda a vuoto i disegni divini, sperde la sua perfezione e fallisce la sua santità.”
13 Novembre 1904
La creatura non sarebbe mai stata degna dell’amor divino senza il libero arbitrio.
Continuando il mio solito stato, le mie amarezze vanno sempre aumentando per le quasi privazioni e il silenzio del mio Santissimo ed unico Bene. Tutto è ombra e lampo, Lui mi sfugge. Mi sento schiacciata e istupidita, non comprendo più nulla, perché Colui che contiene la luce è lontano da me e come lampo che mentre illumina, dopo porta più buio di prima. Unico e solo mio retaggio rimastomi è il Voler Divino. Onde, dopo avere molto stentato sentivo che non potevo più tirare innanzi; per poco è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, la mia Umanità, essendo uomo e Dio, vedeva presenti tutti i peccati, i castighi, le anime perdute; avrebbe voluto afferrare in un sol punto tutto questo, distruggere peccati, castighi e salvare le anime; sicché avrebbe voluto soffrire non un giorno di Passione, ma tutti i giorni per poter contenere tutte in Sé queste pene e risparmiare le povere creature. Nonostante avessi voluto e potuto tutto, avrei potuto distruggere il libero arbitrio delle creature ed avrei distrutto questi cumuli di mali, ma che sarebbe stato dell’uomo senza meriti propri? Senza volontà sua nell’operare il bene? Qual figura avrebbe fatto egli mai? Sarebbe stato egli mai oggetto degno della mia sapienza creatrice? No, certo. Oh! non sarebbe stato come un figlio straniero nella casa altrui, che non avendo lavorato insieme cogli altri figli non ha alcun diritto ed alcuna eredità? Perciò egli va sempre pieno di rossore se mangia, se beve, perché sa che non ha fatto nessun atto propizio per attestare il suo amore verso quel padre; onde non può essere mai degno dell’amore di quel padre verso di lui, sicché la creatura non sarebbe mai stata degna dell’amor divino senza il libero arbitrio. D’altronde non avrebbe dovuto infrangere la mia sapienza creatrice, la avrebbe dovuto adorare come l’adorò purtroppo si rassegnò a ricevere i vuoti della giustizia nella Umanità, non però nella Divinità, perché questi vuoti della giustizia divina vengono riempiti dai castighi di questa vita, dall’inferno e dal purgatorio. Onde, se la mia Umanità si rassegnò a tutto questo, vorresti tu forse superarmi e non ricevere alcun vuoto di patire sopra di te, per non farmi castigare le genti? Figlia, unificati Meco e sii pacifica.”
17 Novembre 1904
Noi possiamo essere cibo per Gesù.
Avendo fatto la comunione, stavo pensando alla benignità di Nostro Signore nel darsi in cibo ad una sì povera creatura, quale io sono e a come potrei corrispondere ad un sì gran favore. Mentre pensavo ciò, il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, come Io mi faccio cibo della creatura, così la creatura può farsi mio cibo, convertendo tutto il suo interno per mio alimento, di modo che pensieri, affetti, desideri, inclinazioni, palpiti, sospiri, amore, tutto, tutto dovrebbe tendere a Me, ed Io, vedendo il vero frutto del mio cibo, qual è il divinizzare l’anima e convertire tutto in Me, mi verrei a cibare dell’anima, cioè dei suoi pensieri, del suo amore e di tutto il resto. Così l’anima mi potrebbe dire: “Come Tu sei giunto a farti cibo mio e darmi tutto, anch’io mi son fatta cibo tuo, non resta altro da darti, perché tutto ciò che sono, tutto è tuo.”
In questo mentre comprendevo l’ingratitudine enorme delle creature, che
mentre Gesù si benigna di giungere a tale eccesso d’amore da farsi nostro cibo, noi poi gli neghiamo il suo cibo e lo facciamo stare digiuno.
18 Novembre 1904
Il Cielo di Gesù sulla terra sono le anime che danno l’abitazione alla sua Divinità.
Trovandomi nel solito mio stato, per breve tempo è venuto il mio adorabile Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, quando venni in terra, il mio cielo fu la mia Umanità. Come nel cielo si vedono la moltitudine delle stelle, il sole, la luna, i pianeti, l’ampiezza, tutto messo in bell’ordine, immagine questa del cielo che esiste di sopra, dove tutto è ordinato, così la mia Umanità, essendo mio cielo, doveva far trasparire fuori l’ordine della Divinità che abitava dentro di me, cioè: le virtù, la potenza, la grazia, la sapienza ed altro. Or, quando il cielo della mia Umanità, dopo la Risurrezione, ascese al cielo empireo, il mio cielo sulla terra doveva continuare a sussistere e questo è costituito dalle anime che danno l’abitazione alla mia Divinità ed Io, abitando in loro, vi formo il mio cielo e faccio trasparire anche fuori l’ordine delle virtù che sono dentro. Ora qual è l’onore della creatura nel prestare il cielo al Creatore? Ma oh! quanti me lo negano! E tu non vorresti essere il mio cielo? Dimmi che vuoi.”
Ed io: “Signore, non voglio altro che essere riconosciuta nel tuo sangue, nelle tue piaghe, nella tua Umanità, nelle tue virtù, solo in questo vorrei essere riconosciuta, per essere tuo cielo ed essere ignota a tutti.” Pareva che approvasse la mia proposta ed è scomparso.
24 Novembre 1904
Per dare e per ricevere ci vuole l’unione dei voleri.
Mentre ero tutta afflitta ed oppressa, ho visto il buon Gesù che grondava sangue e ho detto: “Signore benedetto, non vuoi darmi almeno una goccia di sangue per rimedio a tutti i miei mali?” E Lui mi ha detto:
“Figlia mia, per donare ci vuole la volontà di chi deve dare e la volontà di chi deve ricevere, altrimenti se una persona vuol dare e l’altra non vuol ricevere, anche se la prima vuol dare non può dare e viceversa, se la prima non vuol dare, l’altra non può ricevere, ci vuole l’unione dei voleri. Ahi! quante volte la mia grazia viene soffocata, il mio sangue respinto e calpestato.”
E mentre diceva ciò, ho visto che nel sangue del dolce Gesù si muovevano come vermi tutte le genti e molti se ne uscivano, non volendo stare dentro quel sangue dove erano racchiusi tutti i nostri beni e qualunque rimedio ai nostri mali.
29 Novembre 1904
La Divinità di Gesù nella sua Umanità, scese nell’abisso più profondo di tutte le umiliazioni umane e divinizzò e santificò tutti gli atti umani.
Questa mattina stavo offrendo tutte le azioni dell’Umanità di Nostro Signore, per riparare tante nostre azioni umane fatte, o con indifferenza senza un fine soprannaturale, oppure peccando, per impetrare che tutte le creature facciano le loro azioni con l’intenzione e l’unione delle azioni di Gesù benedetto e per riempire il vuoto della gloria che la creatura darebbe a Dio se ciò facesse. Mentre facevo ciò, il mio adorabile Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, la mia Divinità nella mia Umanità scese nell’abisso più profondo di tutte le umiliazioni umane, tanto che non ci fu alcun atto umano, per quanto basso e piccolo, che Io non divinizzai e santificai. E ciò per restituire all’uomo la raddoppiata sovranità, quella perduta nella Creazione e quella che le acquistai nella Redenzione. Ma l’uomo sempre ingrato e nemico di se stesso, ama essere schiavo, anziché sovrano, mentre poteva con un mezzo così facile, cioè coll’intenzione delle sue azioni unite alle mie, rendere le sue azioni meritorie del merito divino, ne fa uno sciupo e perde la divisa di re e la sovranità di se stesso.”
Detto ciò è scomparso e mi son trovata in me stessa.
3 Dicembre 1904
Due domande per conoscere se è Dio o il demonio che opera in Luisa.
Continuando il mio solito stato, mi son trovata fuori di me stessa, gettata a terra, dirimpetto al sole, i cui raggi tutta mi penetravano dentro e fuori facendomi restare come incantata. Dopo molto tempo, essendomi stancata di quella posizione, cominciavo a strisciare per terra perché non avevo forza d’alzarmi e camminare; onde, dopo avere molto stentato è venuta una vergine che, pigliandomi per mano, mi ha condotto in una stanza su un lettino, dove stava il bambino Gesù che placidamente dormiva. Io, contenta d’averlo trovato, mi son messa vicina a Lui, ma senza svegliarlo. Dopo qualche tempo, si è svegliato e si è messo a passeggiare sul letto, io temendo che scomparisse ho detto: “Carino del mio cuore, Tu sai che sei la mia vita, deh! non mi lasciare.”
E Lui: “Stabiliamo quante volte devo venire.”
Ed io: “Unico mio Bene, che dici? La vita è necessaria sempre, quindi sempre, sempre.” In questo mentre, sono venuti due sacerdoti ed il bambino si è ritirato in braccio a uno di quelli comandandomi che io parlassi con l’altro; onde quello voleva conto dei miei scritti, perciò li stava rivedendo uno per uno. Onde io, temendo, ho detto a quello: “Chissà quanti errori ci sono.”
E quello, con una serietà affabile, ha detto: “Ti riferisci a errori contro la legge cristiana?”
Ed io: “No, errori di grammatica.”
E quello: “Questo fa niente.”
Ed io prendendo confidenza ho soggiunto: “Temo che sia tutta illusione.”
E quello, guardandomi in faccia, ha ripetuto: “Credi tu che abbia bisogno di rivedere i tuoi scritti per conoscere se sei illusa o no? Io con due domande che ti farò, conoscerò se è Dio o il demonio che opera in te. Primo, credi tu che tutte le grazie che Dio ti ha fatto te le sia meritate, oppure è stato dono e grazia di Dio?”
Ed io: “Il tutto per grazia di Dio.”
“Secondo, credi tu che in tutte le grazie che il Signore ti ha fatto, la tua buona volontà ha prevenuto la grazia, o la grazia abbia prevenuto te?”
Ed io: “Certo la grazia mi ha prevenuta sempre.”
E quello: “Queste risposte mi fanno conoscere che tu non sei illusa.”
In questo mentre mi son trovata in me stessa.
4 Dicembre 1904
E’ più facile combattere con Dio che con l’ubbidienza.
Mentre ero molto agitata e col timore che il benedetto Gesù non mi volesse più in questo stato, mi sentivo una forza interna ad uscire e tanta era la forza che sentivo, che non potendola contenere andavo ripetendo: “Mi sento stanca, non ne posso più.” E nel mio interno sentivo dirmi: “Anch’Io mi sento stanco, non ce la faccio più, qualche giorno è necessario che resti sospesa del tutto dallo stato di vittima, per far loro prendere la decisione delle guerre, poi ti farò cadere di nuovo nello stato di vittima e poi quando si faranno le guerre si penserà a quello che si farà di te.” Io non sapevo che fare, l’ubbidienza non voleva e combattere coll’ubbidienza è lo stesso che sormontare un monte che riempie la terra e tocca il cielo e non c’è via su cui poter camminare, quindi insormontabile. Io credo, non so se sia sciocchezza, che sia più facile combattere con Dio che con questa terribile virtù. Onde, agitata com’ero, mi sono trovata fuori di me stessa innanzi ad un Crocifisso e dicevo: “Signore, non ne posso più, la mia natura è venuta meno, mi manca la forza necessaria per continuare lo stato di vittima; se vuoi che continui, dammi la forza, altrimenti io mi tolgo.” Mentre dicevo ciò da quel Crocifisso sgorgava una fontana di Sangue verso il Cielo, che ricadendo sulla terra si convertiva in fuoco. Parecchie vergini intanto dicevano: per la Francia, l’Italia, l’Austria e l’Inghilterra e nominavano altre nazioni che io non ho capito bene, sono preparate gravissime guerre, civili e governative. Io nel sentire ciò mi sono tutta spaventata e mi son trovata in me stessa e non sapevo io stessa decidere chi dovevo seguire, se la forza interna che spingeva a togliermi, o la forza dell’ubbidienza che mi spingeva a rimanere, perché ambedue forti e potenti sul mio debole e povero cuore. Finora pare che prevalga l’ubbidienza, sebbene stentatamente e non so dove andrò a finire.
6 Dicembre 1904
Il principio della beatitudine eterna è il perdere ogni gusto proprio.
Continuando a stentare, per breve tempo è venuto il benedetto Gesù ed io mi vedevo nuda, spogliata di tutto; forse anima più misera non se ne trova simile, tanto è estrema la mia miseria. Che cambiamento funesto! Se il Signore non fa un nuovo miracolo della sua onnipotenza per farmi risorgere da questo stato, io certo morrò di miseria. Onde, il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, coraggio, il principio della beatitudine eterna è il perdere ogni gusto proprio, perché a seconda che l’anima va perdendo i propri gusti, così i gusti divini vi prendono possesso e l’anima avendo disfatto e perduto se stessa, non riconosce più se stessa, non trova più niente di suo, neppure le cose spirituali; Dio vedendo l’anima che non ha più niente di suo, la riempie di tutto Se stesso e la ricolma di tutte le felicità divine ed allora l’anima può dirsi veramente beata, perché finché aveva qualche cosa di proprio, non poteva essere esente da amarezze e timori, né Dio avrebbe potuto comunicarle la propria felicità. Ogni anima che entra nel porto della beatitudine eterna, non può essere esente da questo punto doloroso, sì, ma necessario, né può farne a meno. Generalmente le creature lo fanno in punto di morte ed il purgatorio vi mette l’ultima mano, perciò se si domanda alle creature che cosa è gusto di Dio, che significa beatitudine divina, e non sanno articolar parola perché sono cose allora sconosciute. Ma alle anime mie dilette, che si sono date tutte a Me, non voglio che la loro beatitudine abbia inizio lassù nel Cielo, ma voglio che inizi quaggiù in terra; e non solo voglio riempirle della felicità, della gloria del Cielo, ma voglio riempirle dei beni, dei patimenti, delle virtù che ebbe la mia Umanità in terra, perciò le spoglio non solo da gusti materiali, che l’anima ha in conto di sterco, ma anche dei gusti spirituali, per riempirle tutte dei miei beni e dare loro il principio della vera beatitudine.”
22 Dicembre 1904
Quanto più l’anima è vuota ed umile, tanto più la luce Divina la riempie e le comunica le sue grazie e perfezioni.
Trovandomi nel solito mio stato, vedevo il bambinello Gesù con un pugno di luce in mano e dalle dita gli scorrevano fuori i raggi. Io sono rimasta incantata e Lui mi ha detto:
“Figlia mia, la perfezione è luce e chi dice di volerla raggiungere non fa altro che come chi volesse stringere in pugno un corpo di luce, mentre lo fa per stringere, la stessa luce gli scorre fuori dalle proprie dita, solo che la mano resta sommersa nella stessa luce. Ora, la luce è Dio e solo Dio è perfetto e l’anima che vuole essere perfetta non fa altro che afferrare le ombre, le goccioline di Dio e a volte non fa altro che vivere nella sola luce, cioè nella Verità. E siccome la luce, quanto più vuoto trova e quanto più profondo è il luogo, tanto più si addentra, s’intromette e prende più spazio, così la luce divina, quanto più l’anima è vuota ed umile, tanto più la luce la riempie e le comunica le sue grazie e perfezioni.”
29 Dicembre 1904
La debolezza umana è mancanza di vigilanza e di attenzione.
Trovandomi nel solito mio stato, stavo pensando ai passi più umilianti che patì Nostro Signore, ed in me stessa provavo orrore, ma poi dicevo tra me: “Signore, perdona quelli che Ti rinnovano questi passi dolorosi, perché è per la troppa debolezza che l’uomo ha.” In questo mentre, il benedetto Gesù per breve tempo è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, ciò che si dice debolezza umana a volteil più delle volte è mancanza di vigilanza e di attenzione da parte di chi è capo, cioè: genitori e superiori, perché la creatura quando è vigilata e guardata e non si dà ad essa la libertà che vuole, la debolezza non avendo il suo alimento (cioè assecondare la debolezza è alimento per peggiorare nella debolezza) da per se stessa si distrugge.”
Poi ha soggiunto: “Ah! figlia mia, la virtù impregna l’anima di luce, di bellezza, di grazia d’amore come una spugna asciutta s’impregna d’acqua, così il peccato, le debolezze assecondate impregnano l’anima di tenebre, di bruttezze e persino di odio contro Dio come una spugna si impregna di fango.”
21 Gennaio 1905
Chi disonora l’ubbidienza, disonora Dio.
Avendo esposto certi dubbi al confessore, la mia mente non si acquietava di fronte a ciò che mi aveva detto, onde essendo venuto il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, chi ragiona sull’ubbidienza, col solo ragionare viene a disonorarla e chi disonora l’ubbidienza, disonora Dio.”
28 Gennaio 1905
La croce è semenza di virtù.
Sentendomi più del solito sofferente, per breve tempo il mio adorabile Gesù è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, la croce è semenza di virtù e siccome chi semina raccoglie per dieci, venti, trenta ed anche per cento, così la croce, essendo seme, moltiplica le virtù, le perfezioni, le abbellisce a meraviglia; sicché quante più croci s’addensano intorno a te, tanti semi di virtù di più si gettano nell’anima tua. Onde, invece d’affliggerti quando ti giunge una nuova croce, dovresti rallegrarti, pensando di fare acquisto d’un altro seme, per poterti arricchire ed anche completare la tua corona.”
8 Febbraio 1905
Caratteristiche dei figli di Dio: Amore alla croce, amore alla gloria di Dio ed amore alla gloria della Chiesa.
Continuando il mio povero stato di privazione e d’amarezza indicibile, al più si fa vedere in silenzio, questa mattina mi ha detto:
“Figlia mia, le caratteristiche dei miei figli sono: amore alla croce, amore alla gloria di Dio ed amore alla gloria della Chiesa, fino a mettere la propria vita. Chi non ha queste tre caratteristiche, invano si dice mio figlio; chi ardisce dirlo è un bugiardo e traditore che tradisce Dio e se stesso. Vedi un po’ in te se la hai.” Ed è scomparso.
10 Febbraio 1905
Quali sono i contenti dell’anima.
Trovandomi nel solito mio stato, mi sentivo uno scontento di me stessa; poi essendo venuto il benedetto Gesù mi sono sentita entrare un tale contento che ho detto: “Ah! Signore, Tu solo sei il vero contento.”
“E Lui ha soggiunto: “Ed Io ti dico che il primo contento dell’anima è Dio solo; il secondo contento è quando l’anima dentro di sé e fuori di sé non mira altro che Dio; il terzo è quando trovandosi l’anima in questo ambiente divino, nessun oggetto creato, né creature, né ricchezze, rompono l’Immagine Divina nella sua mente, perché la mente si alimenta di ciò che pensa e, mirando solo Dio, guarda delle cose di quaggiù solo quelle che vuole Dio, non curandosi di tutto il resto, così si resta sempre in Dio; il quarto contento è il patire per Dio, perché l’anima e Dio, ora per mantenere la conversazione, ora per stringersi più intimamente, ora per attestarsi l’un l’altra il bene che si vogliono, Dio la chiama e l’anima risponde; Dio s’avvicina, l’anima lo abbraccia; Dio le dà il patire e l’anima volentieri patisce, anzi desidera di più patire per amore suo, per potergli dire: “Vedi come Ti amo?” E questo è il maggiore di tutti i contenti.”
24 Febbraio 1905
Gesù parla sulla umiltà.
Questa mattina per breve tempo è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, l’umiltà è un fiore senza spine e siccome è senza spine si può prendere in mano, si può stringere, si può mettere dove si vuole, senza timore di ricevere molestia o puntura. Così è l’anima umile, si può dire che non ha le punture dei difetti e siccome è senza punture si può fare di esse ciò che si vuole e non avendo spine, naturalmente non punge né dà molestia agli altri, perché dà le spine chi le ha, ma chi non le ha, come può darle?
Non solo, ma l’umiltà è un fiore che fortifica e rischiara la vista e con la sua chiarezza si sa tenere lontano dalle stesse spine.”
2 Marzo 1905
Gesù le dà la chiave della sua Volontà.
Continuando il mio solito stato, mi son trovata fuori di me stessa con in mano una chiave; e sebbene facessi una via lunga e qualche volta mi distraesse, pure non appena pensavo alla chiave me la trovavo sempre in mano. Ora vedevo che questa chiave serviva ad aprire un palazzo nel quale c’era il bambino Gesù che dormiva, io vedevo il tutto da lontano ed avevo tutta la premura, la fretta d’andare ad aprire, temendo che si svegliasse, che piangesse e non mi trovassi vicino. Onde m’affrettavo sempre più, ma quando mi son trovata lì per salire, mi son trovata in me stessa, quindi son rimasta impensierita. Ma dopo, essendo venuto il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, la chiave che avevi sempre in mano, è la chiave della mia Volontà, che Io ho messo nelle tue mani e chi ha in mano un oggetto, può farne ciò che vuole.”
5 Marzo 1905
Parla della croce.
Stando un poco più sofferente del solito, per poco è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, la croce è sostegno dei deboli, è fortezza dei forti, è germe e custodia della verginità.” Detto ciò, è scomparso.
20 Marzo 1905
Il vero amore e le vere virtù debbono avere il loro principio in Dio.
Continuando il mio solito stato, per breve tempo è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, l’amore che non ha il principio in Dio, non può dirsi amor vero e le stesse virtù che non hanno principio in Dio, sono virtù falsificate, perché tutto ciò che non ha principio in Dio, non può dirsi né amore né virtù, piuttosto luce apparente che finisce col convertirsi in tenebre.”
Poi ha soggiunto: “Per esempio: un confessore lavora, si sacrifica tanto per un’anima, è cosa santa, apparentemente dà dell’eroismo; eppure se fa ciò perché ha ottenuto o spera d’ottenere qualche cosa, il principio del suo sacrificio non è in Dio, ma in se stesso e per se stesso, quindi non può dirsi virtù.”
23 Marzo 1905
Gloria e compiacimento di Gesù.
Trovandomi nel solito mio stato, per poco è venuto il benedetto Gesù ed io gli ho detto: “Signore, è gloria tua il mio stato?
E Lui: “Figlia mia, è tutta la mia gloria e tutto il mio compiacimento, solo che voglio tutta te più in Me.”
Poi ha soggiunto: “Il tutto sta nella sconfidenza e timore dell’anima in se stessa e nella confidenza e coraggio in Dio.”
Detto ciò, è scomparso.
28 Marzo 1905
Effetti del turbamento. Incontro continuo di Gesù con l’anima.
Trovandomi nel solito mio stato, per breve tempo è venuto il benedetto Gesù. Avendo io detto ad un’anima turbata: “Pensa a non voler star turbata, non solo per bene tuo, ma molto più per amor di Nostro Signore, perché l’anima turbata non solo è essa turbata, ma fa turbare Gesù Cristo.” Dopo ho detto tra me: “Che sproposito ho detto, Gesù non può mai turbarsi.” Onde, nel venire, mi ha detto:
“Figlia mia, invece di uno sproposito hai detto una verità, perché in ogni anima formo una vita divina e se l’anima è turbata, questa vita divina che Io vado formando, resta anche turbata; non solo, ma mai giunge a compirsi perfettamente.”
E come lampo è scomparso. Onde io ho continuato il mio solito lavoro interno sulla Passione ed essendo giunta a quel punto dell’incontro di Gesù e Maria sulla via della croce, di nuovo si è fatto vedere e mi ha detto:
“Figlia mia, anche coll’anima mi incontro continuamente e se nell’incontro che faccio coll’anima la trovo in atto di esercitare le virtù ed unita a me, mi ricompensa dal dolore che soffrii quando incontrai la mia Madre così addolorata per causa mia.”
11 Aprile 1905
Come la perseveranza è suggello della vita eterna e sviluppo della vita divina.
Stando molto afflitta per la privazione del mio adorabile Gesù, stavo dicendo tra me stessa: “Come si è fatto crudele con me, io stessa non so capire come il suo buon cuore possa giungere a farlo e poi, se il perseverare gli piace tanto, perché il mio perseverare non commuove il suo buon cuore?” Mentre dicevo questi ed altri spropositi, all’improvviso è venuto e mi ha detto:
“Certamente la cosa che più mi piace dell’anima è la perseveranza, perché la perseveranza è suggello della vita eterna e sviluppo della vita divina. Perché come Dio è sempre antico e sempre nuovo e immutabile, così è l’anima con la perseveranza, coll’averla fatto sempre è antica e con l’attitudine di farla è sempre nuova, ed ogni qualvolta la fa, si rinnova in Dio, rimanendo immutabile senza accorgersene. Siccome con la perseveranza fa acquisto continuo della vita divina in se stessa, acquistando Dio, vi suggella l’eterna vita. Vi può essere suggello più sicuro di Dio stesso?”
16 Aprile 1905
Il patire è regnare.
Continuando il mio solito stato, il mio amabile Gesù per poco si è fatto vedere con un chiodo nel cuore, e avvicinandosi al mio cuore me lo toccava col suo stesso chiodo, ed io vi sentivo pene mortali, dopo mi ha detto:
“Figlia mia, il mondo mi mette questo chiodo fin nel mio cuore e mi dà una morte continua, sicché per giustizia, come le creature mi danno morte continua, così permetterò che si diano morte tra loro, uccidendosi come tanti cani.”
E mentre diceva ciò mi faceva sentire le grida dei rivoltosi, tanto che sono stata assordata per quattro o cinque giorni. Onde, stando molto sofferente, dopo poco è ritornato e mi ha detto:
“Oggi è il giorno delle palme, giorno in cui fui acclamato Re. Tutti devono aspirare ad un regno e per acquistare il regno eterno è necessario che la creatura acquisti il regime di se stessa col dominio delle sue passioni. L’unico mezzo è il patire, perché il patire è regnare, cioè, con la pazienza mette a posto se stesso, facendosi re di se stesso e del regno eterno.”
20 Aprile 1905
L’umanità in questi tempi si trova come un osso fuori del suo posto. Come conoscere se si ha il dominio sulle passioni.
Trovandomi nel solito mio stato, per breve tempo è venuto il benedetto Gesù, quasi in atto di castigare le genti e mi ha detto:
“Figlia mia, le creature mi lacerano le carni, calpestano il mio sangue continuamente ed Io permetterò che le loro carni siano lacerate ed il loro sangue disperso. L’umanità in questi tempi trovasi come un osso fuori del posto, fuori del suo centro e per metterlo a posto e farlo rientrare nel suo centro è necessario che lo disfi.”
Poi calmandosi un poco ha soggiunto: “Figlia mia, l’anima può conoscere se ha dominato le sue passioni se, toccata da tentazioni o da persone, non ne fa alcun conto, per esempio: viene tentata d’impurità; se ha dominato questa passione, l’anima non ne fa conto e la stessa natura sta al suo posto; se invece no, l’anima s’infastidisce, s’affligge e nel suo corpo si sente scorrere un rivolo marcioso. Oppure una persona mortifica, ingiuria un’altra, se questa ha dominato la passione della superbia se ne resta in pace, se poi no, si sente scorrere un rivolo di fuoco, di sdegno, d’alterigia che la mette tutta sossopra, perché quando c’è la passione, all’occasione esce in campo e così di tutto il resto.”
2 Maggio 1905
Il patire contiene tre specie di risurrezione.
Continuando un po’ più del solito le mie sofferenze, il mio buon Gesù nel venire mi ha detto:
“Figlia mia, il patire contiene tre specie di risurrezione, cioè, il patire fa risorgere l’anima alla grazia; secondo, inoltrandosi il patire riunisce le virtù e risorge alla santità; terzo, quando il patire continua, perfeziona le virtù, le abbellisce di splendore, forma una bella corona e, coronata l’anima vi risorge alla gloria in terra ed alla gloria in Cielo.”
Detto ciò è scomparso.
5 Maggio 1905
Effetti della Grazia.
Trovandomi nel solito mio stato, il benedetto Gesù è venuto per breve tempo, pareva che dal suo interno uscisse un’altra immagine tutta simile a Sé, solo più piccola. Io sono rimasta meravigliata nel vedere ciò e Lui mi ha detto:
“Figlia mia, tutto ciò che può uscire da una persona si chiama parto e questo parto diventa figlio di chi lo partorisce. Ora, mia figlia, è la Grazia che, uscendo da Me, si comunica a tutte le anime che la vogliono ricevere e le trasmuta in tanti altri miei figli; non solo, ma tutto ciò che può uscire di bene, di virtù da questi secondi figli, diventa figli della Grazia. Vedi un po’ che lunga generazione di figli si forma la Grazia, solo che le creature la ricevano; ma quanti la respingono e la mia figlia se ne ritorna al mio seno, sola e senza prole.”
Mentre diceva ciò, quella immagine si è rinchiusa dentro di me, riempiendomi tutta di sé.
9 Maggio 1905
L’anima unita alla Grazia, può fare quello che deve fare la morte alla natura.
Continuando il mio solito stato, mi pareva che il mio adorabile Gesù uscisse dal mio interno e, con una voce dolce ed affabile, dicesse:
“Perché, figlia mia, tutto ciò che deve fare la morte alla natura, non può farlo anticipatamente l’anima unita alla Grazia? Cioè, farla morire anticipatamente, per amor di Dio, a tutto ciò che dovrà morire. Ma questa beata morte giungono a farla solamente coloro che fanno continuo soggiorno con la mia Grazia perché, vivendo con Dio, riesce loro più facile morire a tutto ciò che è caduco. Quando l’anima vive in Dio e muore a tutto il resto, la stessa natura viene ad anticipare i privilegi che la devono arricchire nelle risurrezione, cioè, si sentirà spiritualizzata, deificata ed incorruttibile, oltre a tutti i beni che l’anima avrà, sentendosi partecipe di tutti i privilegi della vita divina. Oltre a ciò, si distinguerà la gloria che avranno in Cielo queste anime che saranno tanto diverse dalle altre, quanto distinto è il Cielo dalla terra.”
Detto ciò, è scomparso.
12 Maggio 1905
Mezzo per non perdere l’amore di Gesù.
Trovandomi nel solito mio stato, il mio benedetto Gesù è venuto per breve tempo ed io, nel vederlo, non so il perché ho detto:
“Signore, eppure il pensiero che possa perdere il tuo amore è una cosa che lacera l’anima.”
E Lui: “Figlia mia, chi te l’ha detto? In tutte le cose la mia paterna bontà ha somministrato i mezzi per aiutare la creatura, purché questi mezzi non vengano respinti. Dunque, mezzo per non perdere il mio amore, è fare del mio amore e di tutto ciò che mi riguarda, come se fosse cosa propria; può perdere uno tutto ciò che è suo? No, certo, al più se non ha stima della cosa propria, non avrà cura di custodirla, ma se non la stima e non la custodisce è segno che non l’ama; quindi quell’oggetto non contiene più vita d’amore e non si può annoverare tra le cose proprie. Ma quando si fa proprio il mio amore, lo si stima, si custodisce, si ha sempre ad occhio, in modo che l’anima non può perdere ciò che è suo, né in vita, né in morte.”
15 Maggio 1905
Il cammino della virtù è facile.
Continuando il mio solito stato, per poco è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, dicono che il cammino della virtù sia difficile. Falso, è difficile per l’anima che non cammina, perché non conoscendo né le grazie, né le consolazioni che deve ricevere da Dio, né l’agevolazione del camminare, le pare difficile e, senza camminare, sente tutto il peso del cammino. Ma per chi cammina è facilissimo, perché la grazia che l’inonda la fortifica, la bellezza delle virtù l’attrae, il Divino Sposo delle anime la porta appoggiata al proprio braccio e l’accompagna nel cammino e l’anima, invece di sentire il peso, la difficoltà del camminare, vuole affrettare il cammino per giungere prima alla fine del cammino e del suo proprio centro.”
18 Maggio 1905
L’amore merita la preferenza su tutto.
Continuando il mio solito stato, appena venuto il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, il timore toglie la vita all’amore; non solo, ma anche le stesse virtù che non hanno principio dall’amore diminuiscono la vita dell’amore nell’anima; in tutte le cose l’amore merita la preferenza, perché l’amore rende facile ogni cosa; mentre le stesse virtù che non hanno principio dall’amore, sono come tante vittime che vanno a finire al macello, cioè, alla distruzione delle stesse virtù.”
20 Maggio 1905
Modo di soffrire.
Questa mattina stavo pensando a quando il benedetto Gesù restò tutto slogato sulla croce e dicevo tra me: “Ah! Signore, quanto potesti restare compenetrato da queste sì atroci sofferenze e come la tua anima potette restare afflitta.” In questo mentre, quasi ad ombra, è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, Io non mi occupavo delle mie sofferenze, ma mi occupavo dello scopo delle mie pene e siccome nelle mie pene vedevo compita la Volontà del Padre, soffrivo e nel mio stesso soffrire trovavo il più dolce riposo, perché il fare la Volontà Divina contiene questo bene che, mentre si soffre, si trova il più bel riposo; e se si gode e questo godere non è voluto da Dio, nello stesso godere si trova il più atroce tormento. Anzi, quanto più mi avvicinavo al termine delle pene, agognando di compiere in tutto la Volontà del Padre, così mi sentivo più alleggerito ed il mio riposo si faceva più bello. Oh! quanto è diverso il modo che tengono le anime, se soffrono o operano non hanno né la mira al frutto che possono ricavare, né all’adempimento della Volontà Divina, si concentrano tutte nella cosa che fanno e, non vedendo i beni che possono guadagnare, né il dolce riposo a cui porta la Volontà di Dio, vivono infastidite e tormentate e fuggono quanto più possono il patire e l’operare, credendo di trovare riposo, invece restano più tormentate di prima.
23 Maggio 1905
Per non sentire turbamento, l’anima deve ben fondarsi in Dio.
Questa mattina mi son trovata fuori di me stessa con una persona in braccio e la testa poggiata sopra la spalla, io non mi riuscivo a vedere chi fosse, quindi l’ho tirato per forza dicendogli: “Dimmi almeno chi sei.”
E Lui: “Io sono il tutto.”
Ed io nel sentire dire ch’era il tutto, ho detto: “Ed io sono il nulla. Vedi Signore, quanta ragione ho che questo nulla stia unito col tutto, altrimenti sarà come un pugno di polvere che il vento disperde.” In questo mentre, ho visto una persona dubbiosa che diceva: “Perché mai per ogni minima cosa si sente tanto turbamento?” Ed io, da una luce che veniva dal benedetto Gesù, ho detto: “Per non sentire turbamento, l’anima deve ben fondarsi in Dio, deve tendere tutta se stessa a Dio come ad un sol punto e guardare le altre cose con occhio indifferente. Ma se farà altrimenti, in ogni cosa che farà, o vedrà, o sentirà, l’anima si sentirà investita da un malessere, come da quelle febbre lenta che rende l’anima tutta spostata, turbata, senza che possa raccapezzarsi.
25 Maggio 1905
L’immagine di Gesù nell’anima.
Trovandomi nel solito mio stato, vedevo il benedetto Gesù sia fuori di me che nel mio interno, se fuori di me lo vedevo bambino, bambino lo vedevo dentro; se lo vedevo crocifisso fuori di me, lo stesso lo vedevo dentro. Io sono rimasta meravigliata e Lui mi ha detto:
“Figlia mia, quando la mia immagine è completamente formata nell’interno dell’anima, qualunque forma voglio prendere esternamente per rimirarmi, quella stessa assume la mia stessa immagine che ho formato nell’anima. Qual meraviglia adunque?”
26 Maggio 1905
Quando l’anima è tutta di Gesù, Lui sente il suo mormorio nel suo Essere.
Trovandomi fuori di me stessa, mi son trovata col bambino Gesù in braccio e gli ho detto: “Carino mio, tutta e sempre tua sono; deh! non permettere che scorra in me alcunché, fosse anche un’ombra, che non sia tua.”
E Lui: “Figlia mia, quando l’anima è tutta mia, Io sento un mormorio continuo del suo essere in Me; sento scorrere questo suo mormorio continuo nella mia voce, nel mio cuore, nella mente, nelle mani, nei miei passi e fin nel mio sangue. Oh! come mi è dolce questo suo mormorio in Me; e come lo sento vado ripetendo: “Tutto, tutto, tutto è mio di quest’anima, ed Io t’amo, t’amo tanto.” E suggello il mormorio del mio amore in essa, sicché, com’Io sento il suo, così l’anima sente il mormorio mio in tutto il suo essere; sicché se l’anima in tutta se stessa si sente scorrere il mio mormorio, è segno che l’anima è tutta mia.”
29 Maggio 1905
Chi riposa nelle braccia dell’ubbidienza, riceve tutti i colori divini.
Questa mattina quando il benedetto Gesù è venuto, si è gettato nelle mie braccia come se volesse riposare e mi ha detto:
“L’anima deve riposare nelle braccia dell’ubbidienza, come un bambino riposa sicuro nelle braccia della madre; e chi riposa in braccio all’ubbidienza, riceve tutti i colori divini, perché come a chi veramente dorme, si può fare ciò che si vuole; così chi veramente riposa in braccio all’ubbidienza, si può dire che dorma e Iddio può fare all’anima ciò che Egli vuole.”
30 Maggio 1905
La vita d’amore di Gesù.
Continuando il mio solito stato, stavo dicendo: “Signore, che vuoi da me? Manifestami la tua Santa Volontà.”
E Lui: “Figlia mia, ti voglio tutta in Me, acciocché possa trovare tutto in te. Come tutte le creature ebbero vita nella mia Umanità e vi soddisfeci per tutte, così stando tutta in Me, mi farai trovare tutte le creature in te; cioè, unita a me mi farai trovare in te la riparazione per tutti, la soddisfazione, il ringraziamento, la lode e tutto ciò che le creature sono obbligate a darmi. L’amore, oltre alla vita divina ed umana mi somministrò la terza vita, che fece germogliare tutte le vite delle creature nella mia Umanità, è questa vita d’amore che, mentre mi dava vita, mi dava morte continua, mi batteva e mi fortificava, mi umiliava e mi innalzava, mi amareggiava e mi raddolciva, mi tormentava e mi dava delizie. Che cosa non contiene questa vita d’amore infaticabile e pronta ad ogni cosa? Tutto, tutto in essa si trova, la sua vita è sempre nuova ed eterna. Oh! quanto vorrei trovare in te questa vita d’amore per averti sempre in Me e trovare tutto in te.”
2 Giugno 1905
La pazienza è l’alimento della perseveranza.
Questa mattina, il benedetto Gesù, nel venire, mi ha detto:
“Figlia mia, la pazienza è l’alimento della perseveranza, perché la pazienza ha a posto le passioni e corrobora tutte le virtù e, poiché le virtù ricevono dalla pazienza l’attitudine della vita continua, non sentono la stanchezza che produce l’incostanza, tanto facile alla creatura. Quindi l’anima non s’abbatte se è mortificata o umiliata, perché subito la pazienza le somministra l’alimento necessario e vi forma un nodo più forte e stabile di perseveranza, né se è consolata ed innalzata, si spinge troppo, perché la pazienza alimentando la perseveranza, si contiene nella moderazione senza uscire dai suoi limiti. Oltre a ciò, siccome la pazienza è alimento e fino a tanto che una persona si alimenta, si può dire che ha vita, non è morta; così l’anima, fino a tanto che avrà pazienza, godrà la vita della perseveranza.
5 Giugno 1905
Le croci sono fonti battesimali.
Questa mattina, nel venire, il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, le croci, le mortificazioni, sono altrettante fonti battesimali e qualunque specie di croce che va intinta nel pensiero della mia Passione, perde la metà dell’asprezza e diminuisce la metà del peso.”
E come lampo è scomparso. Onde io ho continuato a fare certe adorazioni e riparazioni nel mio interno e di nuovo è ritornato ed ha soggiunto:
“Qual non è la mia consolazione nel vedere rifatto in te ciò che la mia Umanità fece tanti secoli fa, perché qualunque cosa che Io determinai che ciascuna anima facesse, fu fatta prima nella mia Umanità e se l’anima mi corrisponde, ciò che Io feci per essa lo rifà di nuovo in se stessa, se poi no, resta fatto solo in Me stesso ed Io provo un’amarezza inesprimibile.”
23 Giugno 1905
Chi sta unito con l’Umanità di Gesù, si trova alla porta della sua Divinità.
Continuando il mio solito stato, stavo pensando a come morì Gesù Cristo e al fatto che Lui non poteva in nessun modo temere la morte, perché stando così unito con la Divinità, anzi trasmutato, già si trovava sicuro come uno nel suo proprio palazzo, ma per l’anima, oh! quanto è diverso. Mentre pensavo questi ed altri spropositi, il benedetto Gesù è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, chi sta unito con la mia Umanità già si trova alla porta della mia Divinità, perché la mia Umanità è specchio all’anima, da cui riverbera la Divinità in essa; chi si trova ai riverberi di questo specchio, s’intende che ha tutto il suo essere trasmutato in amore, perché figlia mia, tutto ciò che dalla creatura esce, anche il movimento degli occhi, delle labbra, il muovere dei pensieri e tutto il resto, tutto dovrebbe essere amore e fatto per amore, perché essendo il mio Essere tutto amore, dove trova amore assorbisco tutto in Me e l’anima dimora in Me sicura, come uno nel suo proprio palazzo; dunque, qual timore può avere di venire a Me l’anima nel suo morire se già si trova in Me?”
3 Luglio 1905
Dichiarazioni di Gesù sullo stato di Luisa.
Continuando il mio solito stato, mi son trovata fuori di me stessa e ho trovato la Regina Mamma che stava dando il suo dolcissimo latte a bambino Gesù che portava in braccio,; io nel vedere che il bambino succhiava il latte dal petto della nostra Madre, pian piano l’ho allontanato dal petto e mi sono messa io a succhiare. Nel vedermi far ciò, ambedue hanno sorriso della mia furberia, ma mi hanno lasciato succhiare. Onde dopo ciò, la Regina Madre mi ha detto:
“Prendi il tuo Carino e godilo.”
Io l’ho preso in braccio; in questo mentre, fuori si sono sentiti rumori di armi e Lui mi ha detto:
“Questo governo cadrà.”
Ed Io: “Quando?”
Toccandosi l’estremità della punta del dito ha soggiunto: “Un’altra punta di dito.”
Ed Io: “Chissà innanzi a Te quanto sarà questa punta di dito.”
Lui non mi ha dato retta ed io non avendo voglia di sapere ho detto: “Quanto vorrei conoscere la Volontà di Dio riguardo a me.” E Lui mi ha detto:
“Hai una carta? Scriverò Io stesso e dichiarerò la mia Volontà su di te.”
Io non ne avevo, sono andata a cercarla e l’ho data ed il bambino ha scitto:
“Dichiaro innanzi al Cielo ed alla terra che è mia Volontà, che l’ho scelta vittima; dichiaro che mi ha fatto donazione dell’anima e del corpo ed essendo l’assoluto padrone, quando a Me piace, le partecipo le pene della mia Passione ed Io in contraccambio le ho dato l’adito nella mia Divinità; dichiaro che in quest’adito mi prega ogni giorno continuamente per i peccatori e ne attinge un continuo flusso di vita a pro degli stessi peccatori.”
Ha scritto anche tant’altre cose che io non ricordo tanto bene, perciò le tralascio. Io, nel sentire ciò, mi sono sentita tutta confusa ed ho detto: “Signore, perdona se mi rendo impertinente, questo che hai scritto non volevo saperlo, mi basta che lo sappia Tu solo, quello che vorrei sapere è, se è Volontà tua che continui in questo stato.” Io nella mia mente continuavo e mi chiedevo: “E’ Volontà sua che venga il confessore a chiamarmi all’ubbidienza, oppure è mia fantasia il tempo che perdo col confessore?” Ma non ho voluto dirlo temendo di voler sapere troppo, convincendomi io stessa, che se è Volontà sua una cosa, sarà anche Volontà sua l’altra.” Ed il bambino Gesù ha seguitato a scrivere:
“Dichiaro che è Volontà mia che continui in questo stato, che il confessore venga a chiamarti all’ubbidienza ed il tempo che perdi con lui, ed è Volontà mia che ti sorprenda il timore che non sia Volontà mia il tuo stato, questo timore e dubbio ti purifica da ogni minimo difetto.”
La Regina Madre e Gesù mi hanno benedetto e ho baciato loro la mano e mi sono trovata in me stessa.
5 Luglio 1905
L’Umanità di Gesù è musica alla Divinità.
Continuando il mio solito stato, mentre continuavo le mie solite operazioni interne, il benedetto Gesù, venendo, mi ha detto:
“Figlia mia, la mia Umanità è musica alla Divinità, perché tutte le mie operazioni formavano tanti tasti, da produrre la musica più perfetta ed armoniosa, capace di ricreare l’udito divino; e l’anima che si uniforma alle mie stesse operazioni interne ed esterne, continua la musica della mia stessa Umanità alla Divinità.”
18 Luglio 1905
L’anima deve aprire il suo interno solo al confessore, non agli altri.
Trovandomi nel solito mio stato, appena è venuto il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, quando un confessore manifesta il suo modo d’operare interno alle anime, perde la foga di continuare ad operare e l’anima, conoscendo lo scopo che il confessore ha sopra di essa, si renderà trascurata e snervata nel suo operare. Così l’anima se manifesta il suo interno agli altri, nello svelare il suo segreto farà svanire la foga, rimanendo tutta indebolita; e se non accade ciò quando si apre al confessore, è perché la forza del sacramento mantiene il vapore ed aumenta la forza e vi imprime il suo suggello.”
20 Luglio 1905
Quando l’anima non è fedele ai voleri di Dio, Iddio smette i suoi disegni su di lei.
Questa mattina stavo pregando per un sacerdote infermo che è stato mio direttore e pensavo tra me: “Se avesse continuato la mia direzione, sarebbe stato infermo o no?” Ed il benedetto Gesù, nel venire, mi ha detto:
“Figlia mia, chi gode i beni che si trovano in una casa? Certo chi sta dentro e anche se una persona è stata prima dentro, vi gode sempre chi si trova al presente. Come un padrone, fino a tanto che un servo sta con lui, lo paga e lo fa godere dei beni che ci sono nella sua casa, quando se ne va, chiama un altro, lo paga e lo partecipa dei suoi beni. Così faccio quando una cosa da Me è voluta e, lasciata da uno, la trasmetto da un altro, dandogli tutto ciò che era destinato per quello, dunque, se avesse continuato la tua direzione, stando il tuo stato di vittima, avrebbe goduto dei beni derivanti dal suo stato che ora è affidato a chi attualmente ti guida, quindi non sarebbe stato infermo. E se la guida presente ad onta della sua sanità, non ottiene il resto che vuole, è perché non fa pienamente quello che voglio e malgrado goda dei beni, pure non merita certi miei carismi.”
22 Luglio 1905
Dio non guarda l’opera, ma l’intensità dell’amore nell’operare.
Stando infastidita per non poter fare certe mortificazioni, perché mi pareva che il Signore mi aborrisse, perciò non permetteva che le facessi, il benedetto Gesù, nel venire, mi ha detto:
“Figlia mia, chi veramente mi ama non si infastidisce mai di niente e cerca di convertire tutte le cose in amore. Per qual motivo tu volevi mortificarti? Certo per amor mio ed Io ti dico: “Per amor mio mortificati e per amor mio prendi i sollievi e l’uno e l’altro saranno innanzi a Me d’uguale peso.” A seconda della dose di amore che contiene un’azione, fosse anche indifferente, così aumenta il peso, perché Io non guardo l’opera, ma l’intensità dell’amore che l’operare contiene, perciò non voglio alcun fastidio in te, ma sempre pace, perché i fastidi, i turbamenti sono sempre segno che è l’amor proprio che vuol uscire a regnare o il nemico per far danno.”
9 Agosto 1905
Effetti della pace e del turbamento.
Continuando il mio solito stato, mi sentivo un po’ turbata ed il benedetto Gesù, nel venire, mi ha detto:
“Figlia mia, quando l’anima è in pace e tutto il suo essere tende a Me, dall’anima escono gocce di luce che cadono sulla mia veste e formano il mio ornamento; invece l’anima turbata gocciola tenebre che formano l’ornamento diabolico. Non solo, ma il turbamento impedisce il cammino alla grazia e la rende inabile ad operare il bene.”
Poi ha soggiunto: “Se l’anima ad ogni cosa si turba, è segno che è piena di se stessa; se poi ad una cosa che le succede si turba e ad un’altra no, è segno che ha qualche cosa di Dio, ma ci sono molti vuoti da riempire; se poi niente la turba, è segno che è tutta riempita di Dio. Oh! quanto male fa il turbamento all’anima, fino a respingere Iddio ed a riempirla tutta di se stessa.”
17 Agosto 1905
Tutta la gloria di un’anima sta nel sentirsi dire che di tutto ciò che ha, niente è suo, ma tutto è di Dio.
Continuando il mio solito stato vedevo la Regina Mamma che diceva a nostro Signore:
“Venga, venga nel suo giardino a deliziarsi.”
Sembrava che indicasse me. Io, nel sentire ciò, mi sentivo piena di rossore e dicevo tra me: “Io non ho mica niente di buono, come si potrà deliziare?” Mentre pensavo ciò, il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, perché arrossisci? Tutta la gloria di un’anima è sentirsi dire che di tutto ciò che ha, niente è suo, ma tutto è di Dio. Ed Io in contraccambio le dico che tutto ciò che è mio è suo.”
E mentre diceva ciò, pareva che il mio piccolo giardino fatto da Lui stesso, si unisse al suo grandissimo che aveva nel suo cuore e se ne facesse uno solo e ci deliziassimo insieme, dopo mi sono trovata in me stessa.
20 Agosto 1905
La Grazia prende tante immagini intorno all’anima, quante sono le perfezioni e le virtù divine.
Questa mattina il benedetto Gesù, nel venire, mi ha detto: “Figlia mia, se l’anima in tutte le sue azioni opera tutto per Dio e per piacere solo a Dio, la grazia entra da tutte le parti nell’anima, come una casa quando vi sono aperti balconi, porte, finestre, la luce del sole vi entra da tutte le parti e gode tutta la pienezza della luce, così l’anima gode tutta la pienezza della luce divina. E questa luce, con la corrispondenza dell’anima, va sempre aumentando, fino a diventare tutta luce; ma se poi fa diversamente, la luce entra dalle fessure e nell’anima tutto è tenebre. Figlia mia, a chi mi dà tutto, do tutto; onde la mia Grazia, non essendo capace l’anima di ricevere tutto insieme il mio Essere, vi prende tante immagini intorno all’anima, quante sono le perfezioni e le virtù mie; quindi vi prende l’immagine della bellezza e comunica la luce della bellezza nell’anima; l’immagine della sapienza e comunica la luce della sapienza; l’immagine della bontà e comunica la bontà; l’immagine della santità, della giustizia, della fortezza, della potenza, della purità e vi comunica la luce della santità, della giustizia, fortezza, potenza e purità e così di tutto il resto; sicché l’anima è tempestata non da un sole, ma da tanti soli quante sono le mie perfezioni; queste immagini sono intorno ad ogni anima, solo che per chi sta aperta e vi corrisponde stanno tutte in attività, lavorando; per chi no, vi stanno come addormentate, sicché, per quelle anime o poco o niente possono adoperare la loro attività.”
22 Agosto 1905
Chi divide con Gesù il peso delle sue sofferenze, cioè il lavoro della sua Redenzione, viene a partecipare al guadagno del lavoro della Redenzione.
Trovandomi nel solito mio stato, per breve tempo è venuto il mio adorabile Gesù e mi ha trasportato fuori di me stessa, mi ha partecipato le sue sofferenze e poi mi ha detto:
“Figlia mia, quando due persone si dividono il peso di un lavoro, insieme dividono la mercede che hanno di quel lavoro e l’uno e l’altro, con quella mercede, possono far bene a chi vogliono. Onde, dividendo tu con Me il peso delle mie sofferenze, cioè il lavoro della mia Redenzione, vieni a partecipare al guadagno del lavoro della Redenzione; e poiché la mercede delle nostre pene è divisa tra Me e te, Io posso far bene a chi voglio in generale ed anche in modo speciale; così tu sei libera di far bene a chi vuoi, della mercede che spetta a te. Ecco il guadagno di chi divide con Me le mie pene, che è concesso solo allo stato di vittima, ed il guadagno di chi gli sta più da vicino, ché stando vicino, più facilmente si partecipa ai beni che uno possiede; perciò, figlia mia, rallegrati quando ti partecipo di più le mie pene, perché più grande sarà la porzione della tua mercede.”
23 Agosto 1905
Se l’anima fa tutto per Dio, rimane estinta nella fiamma dell’Amore divino. Il pensare a se stesso non è mai virtù, ma sempre vizio.
Continuando il mio solito stato, il mio benedetto Gesù mi ha detto: “Figlia mia, se l’anima fa tutto per Me, imita quelle piccole farfalle che girano e rigirano intorno ad una fiamma e rimangono estinte in quella stessa fiamma. Così l’anima a seconda del profumo delle sue azioni, dei suoi movimenti e desideri che offre a Me, così l’anima mi gira intorno, or agli occhi, or al volto, or alle mani, or al cuore; a seconda delle diverse offerte che mi va facendo e col suo continuo girare intorno a Me, rimane tutta estinta nella fiamma del mio amore, senza toccare le fiamme del purgatorio.”
Poi è scomparso ed essendo ritornato ha soggiunto:
“Il pensare a se stesso, è lo stesso che uscire da Dio e ritornare a vivere in se stesso. Poi, il pensare a se stesso non è mai virtù, ma sempre vizio, fosse pure sotto aspetto di bene.”
25 Agosto 1905
Le vere virtù devono avere le radici nel cuore di Gesù e svolgerle nel cuore della creatura.
Questa mattina, nel venire, il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, l’anima deve soggiornare nel mio cuore e deve fare in modo che le radici delle stesse virtù stiano nel mio cuore e per svolgerle nel cuor suo; altrimenti si possono avere le virtù naturali, oppure di simpatia, le quali si chiamano virtù a tempo e a circostanze e sono mutabili; mentre le virtù la cui radice è fissa nel mio cuore e svolta nell’anima, sono stabili e si adattano a tutti i tempi ed a tutte le circostanze e sono eguali per tutti. Invece quelle altre no, per cui avviene che sentono una carità illimitata per una persona, ossia ad un tempo sono tutto fuoco, fanno dei veri sacrifici, vorrebbero mettere la vita; se ne presenta un’altra, se occorre più bisognosa della prima, in un momento si cambia la scena, si fanno di gelo, neppure vogliono fare il sacrificio né di sentire, né di dire una parola, sono svogliati e la rimandano esacerbata, indispettita; è forse questa carità che ha la radice fissa nel mio cuore? No, certo, anzi è carità viziosa, tutta umana e di simpatia, che ad un momento pare che fiorisca, ad un altro momento secca e sparisce. Un altro è ubbidiente ad una persona, sottomesso, umile, si fa un cencio, in modo che quella persona può farne ciò che vuole; verso un’altra è disubbidiente, ricalcitrante, superbo; è questa ubbidienza che esce dal mio cuore, che ubbidì a tutti, fino agli stessi carnefici? No, certo. Un altro è paziente in certe occasioni, fosse pure nelle sofferenze serie, pare un agnello che neppure apre la bocca per lamentarsi; di fronte ad un’altra sofferenza, forse più piccola, monta in furia, si irrita, impreca; è questa forse la pazienza la cui radice è fissa nel mio cuore? No, certo. Un’altra, un giorno è tutta fervorosa, prega sempre, fino a trasgredire i doveri del proprio stato; un altro giorno se ha ricevuto un incontro un po’ dispiacente, si sente fredda, abbandona affatto la preghiera fino a trasgredire i doveri d’una cristiana, le preghiere d’obbligo; è forse questo lo spirito mio di preghiera, visto che giunsi fino a sudar sangue, a sentirmi l’agonia della morte eppure non tralasciai un sol momento la preghiera? No, certo; e così di tutte le altre virtù. Solo le virtù che sono radicate nel mio cuore ed innestate nell’anima, sono stabili, fanno permanenza e risplendono piene di luce; le altre, mentre sembrano virtù sono vizi, sembrano luce e sono tenebre.”
Detto ciò, è scomparso e siccome io continuavo a desiderarlo è ritornato ed ha soggiunto:
“L’anima che mi desidera sempre s’imbeve di Me continuamente, ed Io sentendomi imbevuto dall’anima m’imbevo l’anima, in modo che dovunque mi volga, la trovo coi suoi desideri e la tocco continuamente.”
28 Agosto 1905
Il cuore di Gesù si lega coi cuori umani e questi, se Gli corrispondono, prendono tutto del cuor di Lui, perfino la sua stessa vita,.
Questa mattina il mio adorabile Gesù nel venire mi ha fatto vedere il suo amabilissimo cuore, da dentro vi uscivano come tanti fili lucenti d’oro, d’argento, rossi e pareva che formassero una rete e filo per filo legassero tutti i cuori umani. Io sono rimasta incantata nel vedere ciò e Lui mi ha detto:
“Figlia mia, il mio cuore con questi fili lega tutti gli affetti, i desideri, i palpiti, l’amore e fin la stessa vita dei cuori umani, in tutto simili al mio cuore umano, solo diverso nella santità, ed avendoli legati, dal Cielo a seconda che si muovono i desideri miei, il filo dei desideri eccita i desideri loro; se si muovono gli affetti, il filo degli affetti muove gli affetti loro; se amo, il filo dell’amore eccita l’amor loro; ed il filo della mia vita dà loro la vita. Oh! che armonia tra il Cielo e la terra, tra il mio cuore ed i cuori umani, ma questo l’avverte solo chi mi corrisponde; ma chi ripugna coll’efficacia della sua volontà, niente avverte e manda a vuoto le operazioni del mio cuore umano.”
4 Settembre 1905
In tutti i tempi Dio ha tenuto le anime che hanno ricevuto, per quanto può una creatura, lo scopo della Creazione, Redenzione e Santificazione.
Continuando il mio solito stato, il mio adorabile Gesù mi ha fatto vedere la sua Sacratissima Umanità, tutte le sue piaghe, le sue pene; e da dentro le sue piaghe, fin dalle sue gocce di sangue sono usciti tanti rami carichi di frutti e fiori e pareva che mi comunicassero le sue sofferenze e tutti i suoi rami carichi di fiori e frutti. Io sono rimasta meravigliata nel vedere la bontà di nostro Signore che mi partecipava tutti i suoi beni, senza escludermi niente di tutto ciò che Lui conteneva ed il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia diletta mia, non ti meravigliare di ciò che vedi, perché non sei sola o unica, perché in tutti i tempi ho tenuto le anime, che per quanto può una creatura, in qualche modo perfettamente, potessero ricevere lo scopo della mia Creazione, Redenzione e Santificazione affinché la creatura potesse ricevere tutti i beni per cui l’ho creata, redenta e santificata; altrimenti, se Io non avessi in ogni tempo, fosse pure una sola vittima, si renderebbe vana tutta la mia opera, almeno per qualche tempo. Questo è ordine della mia provvidenza, della mia giustizia e del mio amore, che in ogni tempo vi tenessi almeno una sola alla quale Io potessi partecipare tutti i beni e che la creatura mi desse tutto ciò che mi deve come creatura, altrimenti a che prò mantenere il mondo? In un momento lo sconquasserei. E perciò appunto mi scelgo le anime vittime e, come la divina giustizia trovò in Me tutto ciò che dovrebbe trovare in tutte le creature e mi partecipò tutti insieme i beni che avrebbe partecipato a tutte le creature, in modo che la mia Umanità conteneva tutto, così nelle vittime trovo tutto e partecipo loro tutti i miei beni. Nel tempo della mia Passione ebbi la mia carissima Madre che, mentre Io le partecipavo tutte le mie pene e tutti i miei beni, Essa, come creatura, era attentissima a radunare in Sé tutto ciò che mi avrebbero fatto le creature, quindi Io trovavo in Lei tutta la mia soddisfazione e tutta la gratitudine, il ringraziamento, la lode, la riparazione, la corrispondenza che avrei dovuto trovare in tutti gli altri. Poi c’erano la Maddalena, Giovanni e così in tutti i tempi della Chiesa, onde per fare che dette anime mi fossero più gradite e potessi sentirmi tirato a dar loro tutto, le prevengo prima e poi nobilito loro l’anima, il corpo, il tratto e persino la voce, in modo che una sola parola ha tanta forza, è tanto graziosa, dolce, penetrante, che tutto mi commuove e m’intenerisce, mi cambia e dico: Ah! è questa la voce della mia diletta, non posso fare a meno di ascoltarla, sarebbe come se volessi negare a Me stesso ciò che vuole, se non debbo ascoltarla mi conviene toglierle la volontà di farla parlare, ma mandarla vuota, non mai; sicché tra essa e Me, passa tale elettricità d’unione, che l’anima stessa non può comprendere tutto in questa vita, ma lo comprenderà con tutta chiarezza nell’altra.”
6 Settembre 1905
Il male della disattenzione.
Questa mattina dopo aver molto stentato, ho visto Nostro Signore crocifisso, io ho baciato le piaghe delle sue mani e ho riparato e pregato che santificasse, perfezionasse, purificasse tutte le opere umane per amor di quanto aveva sofferto nelle sue santissime mani, ed il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, le opere che più inaspriscono le mie mani e che più mi amareggiano ed allargano le mie piaghe, sono le opere buone fatte con disattenzione, perché la disattenzione toglie la vita all’opera buona e le cose che non hanno vita sono sempre prossime a marcire; quindi a Me fanno nausea ed all’occhio umano è più scandalo l’opera buona fatta senza attenzione, che lo stesso peccato, poiché il peccato si sa che è tenebra e non è meraviglia che le tenebre non diano luce; ma l’opera buona che è luce e dà tenebre, offende tanto l’occhio umano, che non sa più dove trovare la luce e quindi trova un ingombro nella via del bene.”
8 Settembre 1905
La vera carità è fare il bene al prossimo, perché è immagine di Dio.
Trovandomi nel solito mio stato, per breve tempo è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, la vera carità è quando facendo il bene al prossimo, lo si fa perché è mia immagine. Tutta la carità che esce da questo ambiente non si può dire carità; se l’anima vuole il merito della carità, non deve mai uscire da questo ambiente di riguardare cioè in tutto la mia immagine. Tanto è vero che la vera carità consiste in questo, che la stessa carità mia non esce mai da questo ambiente; ama tanto la creatura perché immagine mia; e se col peccato deforma questa immagine mia, non mi sento più d’amarla, anzi l’aborrisco Conservo tanto le piante, gli animali, perché servono alle mie immagini e la creatura deve modificare tutta se stessa sull’esempio del suo Creatore.”
17 Settembre 1905
Come si può partecipare dei dolori della Regina Mamma.
Essendo stata molto sofferente per la privazione del mio dolcissimo Gesù, questa mattina, giorno dei dolori di Maria Santissima, dopo avere in qualche modo stentato, è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, che vuoi che tanto mi brami?”
Ed io: “Signore, quello che hai per Te, quello bramo per me.”
Ed Lui: “Figlia mia, per Me ho spine, chiodi e croce.”
Ed io: “Ebbene, quello voglio per me.” E mi ha dato la sua corona di spine, mi ha partecipato i dolori della croce e dopo ha soggiunto:
“Tutti possono partecipare ai meriti ed ai beni che fruttificavano i dolori in mia Madre. Chi anticipatamente si mette nelle mani della provvidenza, offrendosi a patire qualunque sorta di pene, miserie, malattie, calunnie e tutto ciò che il Signore disporrà sopra di essa, viene a partecipare al primo dolore della profezia di Simeone. Chi attualmente si trova nelle sofferenze, è rassegnato e si tiene più stretto a Me, non mi offende è come se mi salvasse dalle mani di Erode e sano e salvo mi custodisse nell’Egitto del suo cuore e quindi partecipa al secondo dolore. Chi si trova abbattuto di animo, arido e privo della mia presenza ed è saldo e fedele ai suoi soliti esercizi, anzi prende occasione come amarmi e cercarmi di più, senza stancarsi, viene a partecipare ai meriti e beni che acquistò la mia Madre nel mio smarrimento. Chi in qualunque occasione si trovi, specie se mi vede offendere gravemente, disprezzato, calpestato e cerca di ripararmi, di compatirmi e di pregare per quegli stessi che mi offendono, è come se incontrassi in quell’anima la mia stessa Madre, che se avesse potuto mi avrebbe liberato dai miei nemici e vi partecipa al quarto dolore. Chi crocifigge i suoi sensi per amore della mia crocifissione e cerca di ricopiare in sé le virtù della mia crocifissione, partecipa al quinto. Chi sta in continua attitudine d’adorare, di baciare le mie piaghe, di riparare, di ringraziare ed altro, a nome di tutto l’uman genere, è come se mi tenesse nelle sue braccia, come mi tenne la Madre mia quando fui deposto dalla croce, quindi partecipa al sesto dolore. Chi si mantiene in grazia mia, vi corrisponde e non dà a nessun altro ricetto nel proprio cuore che a Me solo, è come se mi seppellisse nel centro del cuore e così partecipa al settimo.”
10 Ottobre 1905
Il segno che l’anima è perfettamente stretta ed unita a Gesù, è se è riunita a tutto il prossimo.
Stando molto afflitta per gli stenti che il benedetto Gesù mi fa soffrire nell’aspettarlo, questa mattina nel farsi vedere appena, mi ha detto:
“Figlia mia, mi dispiace il tuo dispiacere e il vederti come immersa in amara afflizione per la mia privazione. Sento tanta pena della tua afflizione, specie perché è per causa mia, che la sento come se fosse mia propria; ed è tanto grande, che se si unissero tutte le afflizioni degli altri, non mi farebbero tanta pena come la tua sola, perché è solo per causa mia. Perciò, mostrami il tuo volto ilare e fammi vedere che sei contenta.”
Poi si è stretto forte a me ed ha soggiunto:
“Il segno che l’anima è perfettamente stretta ed unita a me, è se è riunita a tutto il prossimo. Come nessuna nota scordante e frammischiato deve esistere con quelli che sono visibili in terra, così nessuna nota scordante di disunione può esistere con l’invisibile Iddio.”
12 Ottobre 1905
La conoscenza di se stessa vuota l’anima di sé e la riempie di Dio.
Continuando il mio solito stato, per breve tempo è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, la conoscenza di sé vuota l’anima di se stessa e la riempie di Dio. Nell’anima ci sono tanti ripostigli e, a seconda del concetto che si forma di tutto ciò che nel mondo si vede, così, ogni cosa prende più o meno posto in questi ripostigli. Ora l’anima che conosce se stessa ed è piena di Dio, conoscendo che essa è un nulla, anzi è come un vaso fragile, marcioso, puzzolente, che ben si guarda dal fare entrare nel suo interno altro marciume fetente, quali sono le cose che si vedono nel mondo. Sarebbe ben pazzo colui che avendo una piaga marciosa radunasse altro marciume per metterlo sulla sua piaga. Ora conoscere se stessa porta con sé la conoscenza delle cose del mondo e quindi, che tutto è vanità, fugacità, beni solo mascherati, inganni, incostanza di creatura, onde, conoscendo quali effettivamente sono le cose, ben si guarda dal farle entrare in se stessa e, tutti quei ripostigli restano pieni delle virtù di Dio.”
16 Ottobre 1905
Quanto più l’anima si avvicina all’amore di Dio, tanto più le virtù scompaiono assorbite nell’amore.
Avendo letto un libro che trattava delle virtù, guardando me stessa ero impensierita ché non vedevo in me alcuna virtù; se non fosse solo che voglio amarlo, Lo voglio, Lo amo e voglio essere amata da Gesù benedetto, niente, niente esiste in me di Dio. Or, trovandomi nel solito mio stato, il mio adorabile Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, quanto più l’anima giunge al termine, per avvicinarsi alla fonte di ogni bene, qual è il vero e perfetto amore di Dio, dove tutto resterà sommerso e solo l’amore galleggerà per essere il motore di tutto, così l’anima smarrirà tutte le virtù che ha praticato per il viaggio, per rinchiudere tutto nell’amore e riposarsi di tutto per solo amare; non vi sperdono tutto i beati nel Cielo per solo amore? Così l’anima, più cammina, meno sente il diverso lavorio delle virtù, perché l’amore investendo tutte le virtù, le converte tutte in sé, tenendole in se stesso a riposo, come tante nobili principesse, lavorando lui solo e dando vita a tutte e mentre l’anima non le avverte, nell’amore le trova tutte; ma più belle, più pure, più perfette, più nobilitate e se l’anima le avverte è segno che sono divise dall’amore. Per esempio, uno riceve un comando e l’anima esercita l’ubbidienza per ubbidire a quel tale per acquistare la virtù, per sacrificare la volontà propria e tant’altre ragioni che ci possono essere; ora facendo così già si avverte che si esercita l’ubbidienza, si sente la fatica, il sacrificio che porta con sé questa virtù. Un’altra ubbidisce, non per ubbidire a quel tale, né per altre ragione; ma conoscendo che Iddio si dispiacerebbe della sua disubbidienza, guarda Dio in quel che comanda e, per amor suo, sacrifica tutto ed ubbidisce. L’anima non sente in questo che obbedisce, ma solo che ama, perché ha ubbidito solo per amore; altrimenti avrebbe disubbidito lo stesso e così di tutto il resto. Quindi, coraggio nel cammino, che quanto più si cammina tanto più presto, anche di qua pregusterai la beatitudine eterna del solo e vero amore.”
18 Ottobre 1905
Tutto sta nell’accrescere l’amore e nello stare vicino a Gesù.
Questa mattina trovandomi nel solito mio stato, è venuto Gesù all’improvviso e mi ha detto:
“Figlia mia, che stoltezza, anche nelle cose sante pensano acome contentare se stessi, se mi fanno fuggire nelle cose sante, dove Io troverò un posto nelle azioni delle mie creature? Che inganno! mentre il tutto sta nel prevenire le azioni dell’amore, nell’eseguirle, nel radunare quante più cose per accrescere l’amore e stare tanto vicino a Me per bere alla sorgente del mio amore, per immergersi tutto nel mio amore. Eppure che abbaglio! fanno tutto diversamente.”
Detto ciò, è scomparso.
20 Ottobre 1905
La Giustizia Divina converte il fuoco del peccato in fuoco di castigo.
Trovandomi nel solito mio stato, dopo avere molto stentato, per breve tempo il benedetto Gesù è venuto e, quasi in atto di mandare flagelli, mi ha detto:
“Figlia mia, il peccato è fuoco, la mia giustizia è fuoco. Or dovendo la mia giustizia mantenersi sempre uguale, sempre giusta nel suo operare e non ricevere in sé alcun fuoco profano, quando il fuoco del peccato vuole unirsi al suo, lo versa sulla terra, convertendolo in fuoco di castigo.”
24 Ottobre 1905
Le miserie della umana natura servono per riordinare in essa l’ordine di tutte le virtù.
Considerando la mia miseria, la debolezza della natura umana, sentivo d’essere un oggetto tanto abominevole a me stessa, immaginavo come sono più abominevole innanzi a Dio e dicevo tra me: “Signore, come si è fatta brutta la natura umana.” Or venendo, per breve tempo mi ha detto:
“Figlia mia, niente è uscito dalle mie mani che non sia buono, anzi ho creato la natura umana bella e speciosa e, se l’anima la vede fangosa, marciosa, debole, abominevole, questo serve alla natura umana come serve il letame alla terra, chi non capisce il tutto direbbe: Pazzo è costui che imbratta il terreno di queste lordure; mentre chi capisce, sa che quelle lordure servono a fecondare la terra, a far crescere le piante e rendere più belli e saporiti i frutti. Onde, ho creato l’umana natura con queste miserie[FMA3] , per riordinare in essa l’ordine di tutte le virtù, altrimenti resterebbe senza esercizio di vere virtù.”
Onde, vedevo nella mia mente la umana natura come se fosse tutta piena di buchi ed in questi buchi stava il marcio, il fango e da dentro uscivano rami carichi di fiori e frutti. Quindi comprendevo che il tutto sta nell’uso che facciamo anche delle stesse miserie.
2 Novembre 1905
L’anima deve uniformarsi alla Divina Volontà e Gesù fa vivere l’anima che si comporta in questo modo, di Lui ed in Lui.
Trovandomi nel solito mio stato, ero molto afflitta per la privazione del mio adorabile Gesù e stavo dicendo: “Ah! Signore, io non voglio altro che Te, non altro contento io trovo che in Te solo e Tu mi hai lasciato così crudelmente?” Mentre dicevo ciò, è uscito dal mio interno e mi ha detto:
“Ah! così è, Io solo sono il tuo contento, ed Io trovo tutto il mio contento in te, sicché, se non avessi altro, tu sola mi renderesti felice. Figlia mia, un po’ di pazienza finché incominciano le guerre, perché poi ci metteremo in ordine come prima.”
Ed io, senza sapere che cosa dicevo, ho detto: “Signore, falle incominciare.” Ma subito ho soggiunto: “Signore, ho sbagliato.”
E Lui: “La tua volontà dev’essere la mia, niente devi volere ancorché fosse cosa santa, che non sia uniformata alla mia Volontà. Voglio che tu giri sempre nel giro della mia Volontà, senza uscire un istante, per poterti rendere padrona di Me stesso; voglio Io la guerra, anche tu. E per l’anima che si comporta in questo modo, Io faccio del mio Essere un circolo intorno ad essa, in modo da farla vivere di Me ed in Me.”
Ed è scomparso.
6 Novembre 1905
Lo scopo di Gesù nelle sue pene era principalmente di compiacere in tutto e per tutto il Padre e poi la redenzione delle anime.
Pensando alla Passione di Nostro Signore, dicevo tra me stessa: “Quanto vorrei entrare nell’interno di Gesù Cristo, per poter vedere tutto ciò che Lui faceva e per vedere ciò che più piaceva al suo cuore, per poterlo fare anch’io e mitigare le sue pene coll’offrirgli ciò che più gradiva.” Mentre dicevo ciò, il benedetto Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
“Figlia mia, il mio interno era occupato in quelle pene, principalmente a compiacere in tutto e per tutto il mio caro Padre e poi la redenzione delle anime e la cosa che più gradiva il mio cuore, era il vedere il compiacimento che mi mostrava il Padre vedendomi tanto soffrire per amor suo, in modo che tutto radunava in Sé, neppure un fiato, un sospiro andò disperso, ma raccolse tutto per potersi compiacere e mostrarmi il suo compiacimento. Ed Io ero tanto soddisfatto di questo, che se non avessi altro, il solo compiacimento del Padre mi sarebbe bastato a rendermi soddisfatto di ciò che pativo; mentre da parte delle creature, molto, molto della mia Passione andò disperso. E tanto era il compiacimento del Padre, che a torrenti versava nella mia Umanità i tesori della Divinità. Perciò accompagna la mia Passione in questo modo, perché mi darai molto gusto.”
8 Novembre 1905
L’anima che si rassegna alla Divina Volontà, giunge a fare di Dio il suo cibo prelibato.
Avendo molto stentato, per breve tempo è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, all’anima che si rassegna alla mia Volontà succede come a quel tale, che avvicinandosi a vedere un bel cibo sente il desiderio di mangiarlo, ed eccitandosi il desiderio passa a gustare quel cibo e trasmutarlo nella sua carne e nel suo sangue. Se non avesse visto il bel cibo non avrebbe avuto il desiderio, non avrebbe potuto sentire il gusto e di conseguenza sarebbe rimasto digiuno. Ora, così è la rassegnazione per l’anima, mentre si rassegna, nello stesso rassegnarsi scorge una luce divina e questa luce snebbia ciò che impedisce di vedere Dio e, vedendolo, desidera gustare Dio e mentre Lo gusta sente come se lo mangiasse, in modo che sente tutto trasmutato in sé lo stesso Dio. Onde, ne segue che il primo passo è il rassegnarsi, il secondo è il desiderio di fare in tutto la Volontà di Dio, il terzo farne suo cibo prelibato quotidianamente, il quarto è consumare la Volontà di Dio nella sua. Ma se non fa il primo passo, resterà digiuno di Dio.”
12 Novembre 1905
La parola di Dio è parola feconda che germina virtù.
Continuando il mio solito stato, per breve tempo è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, quando la creatura opera il bene, parte da essa una luce che va al Creatore e questa luce dà gloria al Creatore della luce ed abbellisce d’una bellezza divina l’anima.”
Poi ho visto il confessore che prendeva il libro da me scritto per leggerlo e con lui stava Nostro Signore che diceva:
“La mia parola è pioggia e, come la pioggia feconda la terra, così il segno per conoscere se ciò che sta scritto in questo libro è pioggia della mia parola, è se è parola feconda che germina virtù.”
15 Dicembre 1905
Gesù volle essere crocifisso ed innalzato in croce, per far sì che le anime, a seconda che lo vogliano, Lo trovino.
Continuando il mio solito stato, e mentre pensavo alla Passione di Gesù benedetto, si è fatto vedere crocifisso, mi ha partecipato un poco dei suoi dolori e mi ha detto:
“Figlia mia, volli essere crocifisso ed innalzato in croce, per fare che le anime, a seconda che mi vogliano, mi trovino. Sicché, uno mi vuole maestro, ché sente la necessità di essere ammaestrato ed Io mi abbasso ad insegnargli tanto le cose piccole quanto le più alte e sublimi, da farlo il più dotto. Un altro geme nell’abbandono, nell’oblio, vorrebbe trovare un padre, viene ai piedi della mia croce ed Io mi faccio padre dandogli l’abitazione nelle mie piaghe, per bevanda il mio sangue, per cibo le mie carni e per eredità il mio stesso regno. Quell’altro è infermo e già mi trova medico, che non solo lo guarisco, ma gli do i rimedi sicuri per non cadere più nelle infermità. Quest’altro è oppresso da calunnie, da disprezzi, ai piedi della mia croce trova il suo difensore, fino a cambiargli le calunnie, i disprezzi, in onori divini; così di tutto il resto sicché, chi mi vuole giudice mi trova giudice, chi amico, chi sposo, chi avvocato, chi sacerdote, tale mi trovano. Perciò volli essere inchiodato mani e piedi, per non oppormi a nulla di ciò che vogliono, per farmi come mi vogliono; ma guai a coloro che vedendo che Io non posso muovere neppure un dito, ardiscono offendermi.”
Mentre diceva ciò, ho detto: “Signore, chi sono quelli che più Ti offendono?” E Lui ha soggiunto:
“Quelli che mi danno più da soffrire sono i religiosi, i quali vivendo nella mia Umanità mi tormentano e mi lacerano le mie carni nella mia stessa Umanità; mentre quelli che vivono da fuori della mia Umanità, mi lacerano da lontano.”
6 Gennaio 1906
La preghiera è musica all’udito di Gesù, specialmente se è d’un’animaa uniformataa alla sua Volontà.
Continuando il mio solito stato, per breve tempo è venuto il mio benedetto Gesù e mentre stavo pregando, stringendomi tutta, mi ha detto:
“Figlia mia, la preghiera è musica al mio udito, specialmente quando un’anima è tutta uniformata alla mia Volontà, in modo che non si scorge in tutto il suo interno che una continua attitudine di vita di Volontà Divina. E’ come se da quest’anima uscisse un altro Dio e mi facesse questa musica. Oh! Come è dilettevole, trovando chi mi rende la pariglia e può rendermi gli onori divini! Solo chi vive nel mio Volere può giungere a tanto, ché tutto il resto delle anime, ancorché facessero e pregassero molto, faranno sempre cose e preghiere umane, non già divine; quindi non avranno quella potenza e quell’attrattiva al mio udito.”
14 Gennaio 1906
Gesù forma la sua immagine nella luce che esce dall’anima.
Trovandomi nel solito mio stato, per breve tempo è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, Io non son contento quando escono dall’anima barlumi di luce; ma voglio che sia luce il pensiero, luce la parola, luce il desiderio, luce le opere, luce i passi e queste luci unite insieme formino un sole, ed in questo sole viene formata tutta la mia immagine e questo succede quando l’anima fa tutto, tutto per Me, diventa tutta luce e siccome chi vuole entrare dentro la luce solare non trova ostacolo per potervi entrare, così Io non trovo ostacolo in questo sole che la creatura ha formato di tutto il suo essere. Invece, in chi non è tutta luce trovo molti impedimenti per formare la mia immagine.”
16 Gennaio 1906
Chi vive nell’ambiente della Volontà Divina sta a porto di tutte le ricchezze.
Continuando il mio solito stato, per poco è venuto il mio benedetto Gesù e mi ha detto:
“Alla verità nessuno può resistere, né l’uomo può dire che non è verità; per quanto cattivo e stupido non può dire uno che il bianco è nero e che il nero è bianco, che la luce è tenebre e che le tenebre sono luce; solo che chi ama la verità, l’abbraccia e la mette in opera e chi non l’ama ne resta conturbato e tormentato.”
Come lampo è scomparso e dopo poco è ritornato ed ha soggiunto:
“Figlia mia, chi vive nell’ambiente della mia Volontà stà a porto di tutte le ricchezze; e chi vive fuori di questo ambiente della mia Volontà, sta a porto di tutte le miserie, perciò si dice nel Vangelo che a chi ha sarà dato e a chi non ha sarà tolto quel poco che ha, perché chi vive nella mia Volontà, stando a porto di tutte le ricchezze, non è meraviglia che si andrà sempre più arricchendo di tutti i beni, perché vive in Me, come nella propria casa, ed Io, tenendolo in Me sarò forse avaro? Non andrò di giorno in giorno, or dandogli un favore, or un altro e mai cesserò di dare fino a tanto che non gli avrò partecipato tutti i mie beni? Sì, certo. Invece, chi vive a porto delle miserie, fuori della mia Volontà, già per se stessa la sua volontà è la più grande delle miserie e distruggitrice di ogni bene. Che meraviglia dunque, se ha qualche poco di bene, ma non avendo contatto con la mia Volontà e essendo inutile in quell’anima le viene tolto?”


[FMA1] Rimirare = mirare con attenzione o con meraviglia.

[FMA2] Rinverdire = 2 (fig.) Far rifiorire, ravvivare: rinverdire la speranza (fig., fam.) Tornare vigoroso, forte.

[FMA3] Controlare Manoscritto.