Volume 23

Volume 23

J.M.J.
Fiat!!!
17 Settembre 1927
Le pene sono come il ferro battuto dal martello che getta faville. Differenza fra la croce dell'Umanità di Nostro Signore e quella della Divina Volontà, e come tiene il suo atto incessante.
Mio Gesù, Vita del povero mio cuore, vieni a sostenere la mia debolezza, sono piccola bambina ancora e sento il bisogno estremo che mi tenga nelle tue braccia, che m'imbocchi le parole, che mi dia i tuoi pensieri, la tua luce, il tuo amore ed il tuo stesso Volere e se non farai ciò, io me ne starò come bambina capricciosa senza far nulla. E se tu ami tanto far conoscere il tuo Santissimo Volere, il primo disposto al sacrificio sarai tu, io entrerò in ordine secondario, perciò, Amor mio, trasformami in te, toglimi il torpore che sento, ché non ne posso più ed io seguirò a compiere il tuo Eterno Volere anche a costo della mia vita.
Onde seguendo il mio abbandono nella Divina Volontà, mi sentivo sotto l'incubo delle pene ed il mio amato Gesù, stringendomi a sé per darmi la forza, mi ha detto:
"Figlia mia, le pene sono come il ferro battuto dal martello, che manda faville di luce e si infuoca tanto da trasmutarsi in fuoco e sotto i colpi che riceve perde la durezza e si rammorbidisce in modo che si può dare la forma che si vuole. Tale è l'anima sotto i colpi del dolore, perde la durezza, sfavilla luce, si trasforma nel mio amore e diventa fuoco ed io, Artefice Divino, trovandola morbida le do la forma che voglio. Oh! come mi diletto a farla bella, sono Artefice geloso e voglio il vanto che nessuno può e sa fare le mie statue, i miei vasi, tanto nella forma quanto nella bellezza e molto più nella finezza e nella luce che sfavilla le converte tutte in verità. Sicché per ogni colpo che le do le preparo una verità da manifestare, perché ogni colpo è una favilla che l'anima mette fuori di sé ed io non le perdo come le perde il fabbro nel battere il ferro, ma me ne servo per investire quelle faville di luce di verità sorprendente, in modo che all'anima servono come il più bello abbigliamento e le somministrano il nutrimento della Vita Divina."
Dopo di ciò seguivo il mio dolce Gesù, ma era tanto afflitto e sofferente che faceva pietà, ed io: “Dimmi Amor mio, che hai? Perché soffri tanto? E Gesù ha soggiunto:
"Figlia mia, soffro per il gran dolore della mia Volontà, la mia Umanità soffrì, ebbe la sua croce, ma la sua vita fu breve sulla terra, invece la vita della mia Volontà in mezzo alle creature è lunga, sono già seimila anni e durerà ancora, e sai tu chi è la croce continuata di Essa? L'umana volontà. Ogni suo atto opposto ad Essa, ed ogni atto della mia che non riceve, è una croce che forma al mio Eterno Volere, quindi le croci di Esso sono innumerevoli, se tu guardi tutta la Creazione la troverai piena di croci formate dall'umano volere. Guarda il Sole, il mio Divin Volere porta la sua luce alle creature che prendono la sua luce e non riconoscono chi porta loro questa luce, ed il mio Volere riceve nel Sole tante croci per quanti non la riconoscono e mentre se la godono, si servono della stessa luce per offendere quel Volere Divino che li illumina. Oh! come è duro e doloroso far del bene e non essere riconosciuto! Il vento è pieno di croci, ogni sua ondata è un bene che porta alle creature che prendono e godono quel bene, ma non riconoscono chi è Colui che nel vento le carezza, le rinfresca, purifica loro l'aria e perciò si sente infiggere chiodi d'ingratitudine e croci ad ogni vento che spira. L'acqua, il mare, la terra, sono pieni di croci, formate dall'umano volere, chi non si serve dell'acqua, del mare e della terra? Tutti, eppure il mio Volere che conserva tutto ed è vita primaria di tutte le cose create, non è riconosciuto e sta in esse solo per ricevere croci dall'ingratitudine umana, perciò le croci del mio Volere sono senza numero e più dolorose di quella della mia Umanità; molto più che a questa non mancano le anime buone che hanno compreso il suo dolore, i suoi strazi, le pene che mi fecero soffrire ed anche la morte, e quindi sono portate a compatirmi e riparare ciò che io soffrii nella mia vita mortale. Invece quelle del mio Fiat Divino sono croci che non si conoscono e quindi senza compatimento e senza riparazione. E perciò è tanto il dolore che sente il mio Volere Divino in tutta la Creazione che fa scoppiare ora la terra, ora il mare, ora il vento in dolore, e nel suo dolore scarica flagelli di distruzione. È l'estremo dolore di Essa, che non potendone più, colpisce coloro che non la riconoscono. Ecco perché ti chiamo spesso spesso a girare in tutta la Creazione, per farti conoscere ciò che il mio Volere fa in Essa, il dolore e le croci che riceve dalle creature, affinché tu la riconosca in ciascuna cosa creata, l'ami, l'adori, la ringrazi e sia la sua prima riparatrice e consolatrice d'un Volere sì Santo. Perché solo chi vive in Esso può penetrare nei suoi atti e riconoscere i suoi dolori, e con la sua stessa Potenza può farsi difenditrice e consolatrice della mia Volontà, che da tanti secoli vive isolata e crocifissa in mezzo all'umana famiglia."
Ora mentre Gesù diceva ciò, io guardavo la Creazione e la vedevo tutta piena di croci, che non si potevano contare perché erano tante, e come il Divin Volere metteva i suoi atti fuori di sé per darli alle creature, l'umano volere metteva fuori la sua croce per crocifiggere quegli atti divini. Che dolore! Che pena! Ed il mio amato Gesù ha soggiunto:
"Figlia mia, il mio Eterno Fiat ebbe un atto incessante verso le creature da quando creò tutta la Creazione, ma questi suoi atti, poiché mancava in loro la mia Volontà regnante, non furono ricevuti da esse, e perciò restarono sospesi in tutta la Creazione nel mio stesso Volere Divino. Ora nel venire io sulla terra il mio primo interesse fu di riprendere in me l'atto incessante di Esso, restato sospeso in se stesso, perché nella creatura non aveva potuto prendere il suo posto. E la mia Umanità unita al Verbo, prima doveva dare posto a questo atto suo incessante, darne la soddisfazione, e questa fu la mia passione sconosciuta, più lunga e dolorosa, e poi mi occupai della Redenzione. Il primo atto nella creatura è la volontà, tutti gli altri atti siano cattivi o buoni entrano nell'ordine secondario, e perciò io dovetti avere interesse di mettere in me in salvo tutti gli atti della mia Divina Volontà, scendere nel basso degli atti umani per riunire la volontà umana e la divina, affinché la divina, vedendo messi in salvo gli atti suoi, potesse rappacificarsi colle creature. Ora oggi invito te a riprendere in te questi atti respinti dalle creature, perché il mio Volere continua il suo atto incessante e resta col dolore di vederlo sospeso in se stesso, perché non trova chi li riceva, né chi li voglia, né chi li conosca, perciò sii attenta a lavorare e patire insieme con me, per il trionfo del regno della mia Divina Volontà."
21 Settembre 1927
L'anima che vive nel Voler Divino mette in esercizio gli atti di Esso. La verità è vita perenne e miracolo sostenuto.
Stavo girando per tutta la Creazione e chiedeva, in ciascuna cosa creata il regno del Fiat Supremo ed il mio adorato Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, siccome tutte le cose create sono fissate in Dio, come tu in ciascuna di esse chiedi il regno della mia Divina Volontà, così le cose create si muovono in Dio e chiedono il mio regno, ognuna di esse forma la sua onda supplicante, il moto incessante per chiedere ciò che tu vuoi. E siccome le cose create non sono altro che atti usciti dalla mia Divina Volontà, poiché a ciascun atto è stato dato un ufficio, così tu come chiedi in ogni cosa creata il regno mio, metti in esercizio tutti gli uffici degli atti del mio Supremo Volere intorno all'Ente Divino e fai chiedere dalla nostra bontà, dalla nostra potenza, dalla giustizia e misericordia nostra, dall'amore e dalla nostra sapienza il regno della nostra Volontà, perché ogni cosa creata contiene ciascuna (una) nostra qualità, e noi ci sentiamo arrivare, una dopo l'altra, onde di bontà, di potenza, di giustizia, di misericordia, d'amore, di Sapienza, che con modi Divini supplicano, pregano, scongiurano il regno del Fiat Divino in mezzo alle creature e noi, nel vederci tanto pregati dagli stessi atti del nostro Voler Divino, domandiamo: “Chi è colei che muove una Volontà sì grande con tutti i suoi atti innumerevoli e ci chiede che diamo il nostro regno alle creature?” Ed i nostri atti ci rispondono: “E’ la piccola figlia dell'Eterno Volere, è la figlia di noi tutti, che muove con tanto amore i nostri atti a chiedere ciò che tutti vogliamo.” E noi, nell'eccesso del nostro amore, diciamo: “Ah! è la piccola figlia del nostro Volere! Lasciatela fare, a lei è dato di penetrare dovunque, lasciatele libero il passo, perché essa non farà altro, né chiederà se non ciò che noi vogliamo."
Dopo di ciò stavo pensando a tutto ciò che il mio adorato Gesù mi aveva detto sulla sua Divina Volontà e, poiché mi sentivo come se volessi altre prove più certe che fosse Gesù a parlarmi, Gesù, uscendo dal mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, non c'è altra prova più certa e sicura e che può fare più bene tanto a te quanto agli altri, dell'averti manifestato tante verità; la verità è più del miracolo. Essa porta con sé la vita Divina permanente, e dove giunge e chi l'ascolta, biloca la verità insieme con la sua vita per darsi a chi la vuole. Quindi, le mie verità sono luci perenni non soggette a smorzarsi e vita che mai muore. Qual bene non può produrre una mia verità? Può formare i santi, può convertire le anime, può fugare le tenebre e ha virtù di rinnovare tutto il mondo. Perciò faccio più miracolo grande quando manifesto una mia verità, che quando do altre prove che son'io che vado dall'anima, o quando faccio altre cose miracolose, perché queste sono ombra della mia potenza, luce passeggera e, siccome è passeggera, non porta a tutti la virtù miracolosa, ma si riduce all'individuo che ha ricevuto il miracolo e molte volte, neppure chi ha ricevuto il miracolo si fa santo. Invece la verità contiene la vita e, come vita, porta la sua virtù a chiunque la vuole. Sii certa figlia mia, che se io nel venire sulla terra, non avessi detto tante verità nel Vangelo, anche se avessi fatto miracoli, la Redenzione sarebbe stata inceppata, senza sviluppo, perché le creature non troverebbero nulla, né insegnamenti, né luce di verità per apprendere i rimedi, per trovare la via che conduce al Cielo. Così sarebbe di te, se non ti avessi detto tante verità specie sulla mia adorabile Volontà, che è stato il più gran miracolo che ho fatto in questi tempi, qual bene porterebbe la tua missione sì grande a te affidata, di far conoscere il regno del Fiat Supremo? Invece coll'averti detto tante verità su di Esso, può conoscersi la mia Divina Volontà nel mondo, può essere restituito l'ordine, la pace, la luce, la felicità perduta, tutte queste verità porteranno l'uomo in grembo al suo Creatore perché si diano il primo bacio della Creazione e sia restituita l'immagine di Colui che l'ha creato. Se tu sapessi il gran bene che porteranno alle creature tutte le verità che ti ho detto, il cuore ti scoppierebbe di gioia, né puoi temere che il nemico infernale abbia potuto ardire manifestarti una sola verità sulla Divina Volontà, perché lui, innanzi alla luce di Essa, trema, fugge ed ogni verità sulla mia Volontà è per lui un inferno di più e, poiché non volle né amarla, né farla, si cambiò per lui in tormenti che non avranno fine, lui innanzi alla sola parola “Volontà di Dio” si sente talmente scottare che monta in furore ed odia quella Santa Volontà che lo tormenta più dell'inferno. Perciò puoi star sicura che Volontà di Dio e nemico infernale non vanno mai d'accordo, né insieme, né vicino, la sua luce lo eclissa e lo precipita nelle bolge dell'inferno. Quindi quello che ti raccomando (è) che tu non faccia sperdere alcuna verità o semplice parola sul mio Voler Divino, perché tutto deve servire a compiere la catena dei miracoli perenni, per far conoscere il regno di Esso ed a restituire la felicità perduta alle creature."
25 Settembre 1927
Chi vive nel Voler Divino non trova più vie per uscire da Esso. E chi vive in Esso contiene tutti i germi della gloria che possiede la Creazione. Gesù chiama Luisa insieme al lavoro del regno suo.
Mi sentivo sotto l'incubo della privazione del mio dolce Gesù e pensavo tra me: io non so perché il mio amato Gesù mi lascia, non pensa Lui che io posso diventare più cattiva senza Colui ch'è mia vita e che, solo Lui, mi può infondere la vita d'operare il bene? Non si dà più premura di nulla, né di vigilarmi, né di spingermi, né di correggermi. Ma mentre pensavo ciò, il mio adorato Gesù è uscito dal mio interno e mi ha detto:
"Figlia mia, sono sicuro che tu non puoi uscire dal gran mare della mia Divina Volontà, perché io ti ho messa in Essa e tu, con la tua piena adesione, hai voluto entrare, quindi, non ci sono vie donde tu possa uscire, perché di questo mare non si trovano i confini, per quanto vi camminerai, non troverai né il suo lido, né la sua fine. Onde io son sicuro che la mia piccola figlia non può uscire dal mare della mia Volontà, perciò io mi dilungo nello stesso mare e tu mi perdi di vista, ma siccome uno è il mare in cui stiamo, tutti gli atti che tu fai percorrono la via per giungere a me ed io, come mi giungono gli atti tuoi son sicuro che stai nel mio mare e perciò non mi do nessun pensiero. Mentre prima io non ero sicuro di te, perciò avevo tanta premura di vigilarti, di spingerti e non ti lasciavo mai, perché non ti vedevo nel fondo del mare della mia Divina Volontà, dalla quale non c'è timore di poter uscire, questo è il bello di vivere nel mio Divin Volere, che tutti i pericoli e i timori restano allontanati, invece chi vive rassegnato o fa la Volontà Divina, sta sempre in pericolo ed in timore e può trovare tante vie che l'allontanano dal mare immenso del Fiat Divino."
Ond'io mi sono tutta abbandonata in quel mare e mi sentivo felice di non poter uscire ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
"Figlia mia, il mio Fiat onnipotente nella Creazione creò tante cose mettendo in ciascuna di esse un bene per le creature, per ricevere, da parte loro, il contraccambio della gloria per quante cose metteva fuori alla luce del giorno. Ma sai tu in chi veniva depositata questa gloria che aspettava il tuo Creatore? In te, figlia mia, perché vivendo nel mio Volere e possedendolo, possiedi tutti i germi di ciascuna gloria che ciascuna cosa creata possiede e perciò, come giri nella Creazione, senti in te il bene che ciascuna cosa creata contiene e tu fai il tuo ufficio di sprigionare da te quella gloria che il tuo Creatore, con tanto amore, aspetta. Che armonia, che ordine, che amore, che incanto di bellezza passa tra l'anima che vive nella mia Volontà e tra tutte le cose da me create, sono talmente vincolate tra loro che sembrano inseparabili. L'anima che vive nel mio Divin Volere, vive in pieno giorno ed i suoi atti, i suoi pensieri, le sue parole, non sono altro che i riflessi di Esso. Il Sole del mio Volere riflette in lei più che dentro un cristallo ed essa pensa, riflette e parla, riflette ed opera, riflette ed ama, non c'è cosa più grande, né più bella di un'anima che vive dei riflessi di questo Sole, questi riflessi la tengono in comunanza cogli atti del suo Creatore ed in possesso dei suoi stessi beni. Oltre a ciò, tu devi sapere che come la mia Umanità racchiuse tutti i beni della Redenzione e li mise fuori a beni dei redenti, così volle racchiudere in sé tutti gli atti e i beni dei figli del regno del mio Fiat Divino, quindi come l'anima fa i suoi atti in Esso, io allargo la capacità in lei e vi metto i miei atti, e così mano mano che entra nel regno mio e va emettendo gli atti suoi, così io vado sempre allargando la sua capacità, per deporre in lei tutti gli atti che possiede la mia Umanità, per completare in essa il regno della mia Volontà.
Perciò io ti chiamo a lavorare insieme con me in questo mio regno, io lavoro col preparare la terra, è necessario purificarla, è troppo insozzata, ci sono certi punti che non meritano di esistere, tante sono le nefandezze, perciò è necessario che scompaiono tanto gli abitatori quanto la stessa terra insozzata. Il regno della mia Divina Volontà è il regno più santo, più puro, più bello ed ordinato, che deve venire sulla terra, perciò è necessario che la terra sia preparata, purificata. Quindi mentre io lavoro per purificarla e, se occorre, distruggerò luoghi e persone indegne d'un regno sì santo, tu lavorerai col muovere Cielo e terra cogli atti tuoi fatti nel mio Volere, l’eco che farai risuonare in tutta la Creazione perché chiedi il regno del mio Fiat, sarà incessante i tuoi atti continui e, se occorre, le tue pene e perfino la tua vita, per impetrare un sì gran bene ed un regno che porterà tanta felicità. Perciò non badare ad altro, ma al lavoro che ci tocca fare."
Ma con tutto il dire di Gesù sentivo un timore che Lui mi potesse lasciare oppure potesse allontanarsi tanto in questo mare del suo benedetto Volere, temevo che chissà quando sarebbe tornato alla sua piccola torturata per amor suo e Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Povera piccola figlia mia, si vede proprio che sei bambinella, che non si affligge di altro né si cura se non che di stare in braccio alla mamma, e se mai sia, la mamma la lascia per poco, piange, è inconsolabile ed è tutt'occhio per vedere la sua mamma e slanciarsi nelle sue braccia. Tale sei tu, povera mia piccina, ma tu devi sapere che può essere che la mamma lasci la sua bimba, ma io non lascerò mai la mia piccola bambinella, è mio interesse non lasciarti, ho la mia Volontà in te, ci sono gli atti miei, le mie proprietà, quindi avendo del mio in te, ho interesse a non lasciarti, anzi le stesse cose mie mi chiamano a te ed io vengo a godere le robe mie, la mia Volontà Divina regnante in te. Allora potresti temere che io ti lasci qualora ti dicessi: “dammi del mio, dammi la mia Volontà”, ma il tuo Gesù non ti dirà mai questo, perciò sta’ in pace."
28 Settembre 1927
Nella Divina Volontà non ci possono essere imperfezioni e si deve entrare in Essa del tutto nudi. Il non fare la Divina Volontà distrugge la vita Divina in sé ed è un delitto che non merita pietà. Solo Essa è riposo. Flagelli.
Mi sentivo tutta abbandonata nel Fiat Supremo, ma in mezzo alla santità d'un Volere sì santo mi sentivo imperfetta, cattiva e pensavo tra me: “come può essere che il mio amato Gesù mi dice che mi fa vivere dentro il suo Volere Divino ed io mi sento così cattiva?” Ed il mio adorato Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, nella mia Volontà Divina non ci possono essere né imperfezioni, né cattiverie. Essa ha la virtù purificatrice e distruggitrice di tutti i mali, la sua luce purifica, il suo fuoco distrugge perfino la radice del male, la sua santità santifica la creatura e l'abbellisce in modo che deve servire a felicitarla ed a prendersi tutte le sue delizie con chi vive in Essa, né ammette a vivere nel mio Volere Divino creature che possano portare in loro imperfezioni, amarezze, sarebbero cose contro la sua natura, e perciò mai potrebbe ammetterle a vivere in Essa. Piuttosto ciò che tu dici sono impressioni di bruttezze, di imperfezioni, di cattiverie e la mia Volontà se ne serve come sgabello o terra che si tiene sotto i piedi, e senza neppure guardarle, pensa a godersi la sua piccola figlia, ed a metterle in grembo i suoi atti, le sue gioie, le sue ricchezze per renderla felice, onde poter godere della felicità di lei. La mia Volontà dà ciò che ha e non ammette in Essa cose anche minime che non le appartengano. Perciò chi vuol vivere in Essa, deve entrarvi nuda del tutto, perché la prima cosa che fa il mio Volere è vestire l'anima di luce, la abbellisce con abbigliamenti divini, le imprime sulla fronte il bacio della pace perenne, della felicità e della fermezza; l'umano non ha a che fare in Esso, non ha né vita, né luogo, e l'anima stessa sente tale ribrezzo di ciò che non appartiene al mio Volere che metterebbe la vita anziché prendere parte a ciò che non appartiene alla santità della mia Divina Volontà."
Onde seguivo il mio abbandono nel Fiat Divino ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
"Figlia mia, la mia Divina Volontà fu data sin dal principio della Creazione come vita delle creature ed Essa prese l'impegno di mantenere in loro questa sua vita integra, bella, nel suo pieno vigore, somministrando in ogni atto della creatura un suo atto divino, un atto dell'altezza della sua santità, della sua luce, della sua potenza e bellezza. Essa si mette in aspettativa di aspettare il loro atto per dare il suo, in modo da farvi un portento di vita divina, degna della sua potenza e sapienza. Per comprendere basta solo dire che il mio Volere Divino avrebbe dovuto formare tante vite di se stessa in ciascuna creatura e perciò ha messo e mette in esercizio di lavoro tutta la sua abilità e le qualità infinite che possiede. Come sarebbero state belle queste vite divine nelle creature, noi guardandole, avremmo dovuto trovare in loro il nostro riflesso, la nostra immagine, l'eco della nostra felicità. Qual gioia, qual festa sarebbe stata la Creazione per noi e per le creature! Ora tu devi sapere che chi non fa la mia Divina Volontà e non vive in Essa, vuole distruggere la propria vita Divina che avrebbe invece posseduto in sé. Distruggere la propria vita, qual delitto! Chi non condannerebbe chi volesse distruggere la vita del proprio corpo, oppure chi non volesse prendere il cibo (e) si riducesse macilento, infermo, inabile a tutto? Ora chi non fa la mia Volontà distrugge la propria vita che la Bontà Divina vuol darle, e chi la fa, ma non vive sempre in Essa, siccome le manca il cibo continuo e sufficiente, è il povero malato, senza forza, macilento, inabile a fare il vero bene e se sembra che faccia qualche cosa è senza vita, stentato, perché è il mio Volere che solo può dargli vita; che delitto figlia mia, che delitto! Non merita alcuna pietà."
Il mio amabile Gesù si mostrava stanco e come irrequieto, tanto era il dolore per le tante vite distrutte nelle creature, anch'io sentivo una pena e dicevo a Gesù: “Amor mio, dimmi che hai? Tu soffri molto, la distruzione di queste vite divine della tua adorabile Volontà è il tuo più grande dolore, perciò ti prego, fa’ che venga il suo regno affinché questo tuo dolore si cambi in gioia, e così la Creazione non ti darà più irrequietezze e dolore, ma riposo e felicità. E vedendo che col mio dire non giungevo a quietarlo, ho chiamato in mio aiuto tutti gli atti della sua Volontà fatti nella Creazione ed emettendo i miei, ho circondato Gesù con gli atti di Essa. Una luce immensa si è fatta intorno a Gesù, quella luce ha eclissato tutti i mali delle creature e Lui ha preso riposo e poi ha soggiunto:
"Figlia mia, il solo mio Volere può darmi riposo. Se vuoi quietarmi quando mi vedi inquieto, presta te stessa allo svolgimento della vita della mia Volontà in te, e facendo tuoi gli atti suoi, io troverò in te la sua luce, la sua santità, le sue gioie infinite che mi daranno riposo e farò un po' di sosta nel castigare le creature, troppo meritevoli di castighi che distruggono queste vite divine in loro, perciò meritano che distrugga tutti i loro beni naturali ed anche la loro stessa vita, non vedi come il mare esce dal suo lido e cammina per strappare queste vite nel suo seno e seppellirle in esso? Il vento, la terra, quasi tutti gli elementi camminano per fare strappo delle creature e distruggerle. Sono gli atti della mia Volontà sparsi nella Creazione per amor loro, e che non essendo stati ricevuti con amore si convertono in giustizia."
Io son rimasta spaventata nel veder ciò e pregavo il mio Sommo Bene Gesù che si placasse e che venisse presto il regno del Fiat Divino.
2 Ottobre 1927
Adamo fu il più santo prima di peccare. Pienezza e totalità di beni degli atti fatti nel Divin Volere; come si estendono a tutti. La pupilla dell'occhio investita dal sole. La Divina Volontà come materia si presta e nasconde il suo Creatore. Esempio dell'Ostia.
Stavo facendo il mio giro nella Creazione, per seguire tutti gli atti della Divina Volontà che sono in essa e giunta nell'Eden dove Iddio creò il primo uomo Adamo, per unirmi con lui a quella unità di volontà che possedeva con Dio e nella quale faceva i suoi primi atti nella prima epoca della Creazione, pensavo tra me: chissà che santità possedeva il mio primo padre Adamo, qual valore contenevano i suoi primi atti fatti nel regno del Fiat Divino, e come posso io impetrare di nuovo sulla terra un regno sì santo, essendo io sola occupata per ottenere un sì gran bene? Ma mentre pensavo ciò, il mio sempre amabile Gesù è uscito dal mio interno mentre mandava raggi di luce e quella luce si convertiva in parole e mi ha detto:
"Figlia mia, figlia primogenita della mia Volontà, come figlia di Essa, voglio svelarti la santità di Colui che possedette il regno del mio Fiat Divino. Nel principio della Creazione questo regno ebbe la sua vita, il suo perfetto dominio ed il suo completo trionfo, sicché Esso non è del tutto estraneo all'umana famiglia e siccome non è estraneo, c'è tutta la speranza che ritorni di nuovo in mezzo a loro, per regnare e dominare. Ora tu devi sapere che Adamo possedeva tale santità quando fu creato da Dio ed i suoi atti anche minimi avevano tal valore, che nessun santo, né prima, né dopo la mia venuta sulla terra, può paragonarsi alla sua santità e tutti gli atti degli altri santi non giungono al valore d'un solo atto di Adamo, perché lui possedeva nella mia Volontà Divina la pienezza della santità, la totalità di tutti i beni divini; e sai tu che significa pienezza? Significa essere riempito fino all'orlo, fino a traboccare fuori in modo da poter riempire cielo e terra di luce, santità, amore, di tutte le qualità divine, di cui teneva il dominio e si stendeva il suo regno. Perciò ogni suo atto, fatto in questa pienezza di beni Divini, aveva tal valore, che nessun'altro, per quanto si sacrifichi, patisca ed operi il bene ma non possiede il regno della mia Volontà ed il suo totale dominio, può paragonarsi ad uno solo di questi atti nel regno di Essa. Quindi la gloria, l'amore che mi diede Adamo finché visse nel regno del mio Divin Volere, nessuno, nessuno me li ha dati, perché Lui, negli atti suoi, mi dava pienezza e totalità di tutti i beni e solo nella mia Volontà si trovano questi atti, fuori di Essa non esistono. Perciò Adamo aveva le sue ricchezze, i suoi atti di valore infinito, che le partecipava il mio Eterno Volere innanzi alla Divinità, perché Iddio, nel crearlo, nulla di vuoto aveva lasciato in lui, ma tutto era pienezza divina per quanto a creatura era possibile contenere. Onde, col cadere nel peccato, non furono distrutti questi atti, queste sue ricchezze, questa gloria ed amore perfetto che aveva dato al suo Creatore, anzi in virtù di essi e del suo operato fatto nel mio Fiat Divino, meritò la Redenzione. No, non poteva restare senza Redenzione chi aveva anche per poco posseduto il regno della mia Volontà. Chi possiede questo regno entra in tali vincoli e diritti con Dio, che Iddio stesso sente con lui la fortezza delle sue stesse catene, che, legandolo, Gli impediscono di disfarsi di lui. La nostra Maestà adorabile si trovava con Adamo nelle condizioni d'un padre che, avendo un figlio, che gli è stato causa di tante conquiste, di grandi ricchezze, di gloria incalcolabile, tanto che non c'è cosa che possiede il padre che non trova gli atti di suo figlio, dovunque si sente risuonare la gloria, l'amore del figlio suo. Ora questo figlio, per sua sventura, cade in povertà, può mai il padre non aver compassione di suo figlio, se sente dovunque e dappertutto l'amore, la gloria, le ricchezze con cui l'ha circondato il figlio suo? Figlia mia, Adamo col vivere nel regno della nostra Volontà, era penetrato nei nostri confini, che sono interminabili e aveva messo dovunque i suoi atti, la sua gloria, il suo amore per il suo Creatore e, come figlio nostro, con gli atti che emetteva, ci portava le nostre ricchezze, le nostre gioie, la gloria e l’amor nostro, l'eco suo era risuonante in tutto l'essere nostro, come il nostro nel suo, ora, vedendolo caduto in povertà, come il nostro amore poteva sopportare di non aver compassione di lui? Se la nostra stessa Volontà Divina ci guerreggiava amorosamente e perorava per colui che aveva vissuto in Essa? Vedi dunque che significa vivere nel mio Voler Divino, vedi la sua grande importanza? In Essa c'è pienezza di tutti i beni divini e totalità di tutti gli atti possibili ed immaginabili, abbraccia tutto l'Essere Divino. La creatura si trova nella mia Volontà come l'occhio si trova di fronte al Sole, e quindi resta tutto riempito dalla sua luce e mentre il Sole si riflette tutto intero nella pupilla dell'occhio, la sua luce rimane anche fuori investendo tutta la persona e percorrendo la terra, senza partirsi dalla pupilla e mentre la sua luce resta nell'occhio, vorrebbe portarsi la pupilla nel Sole per farle fare insieme il giro della terra e farle fare ciò che fa la luce e ricevere gli atti suoi dovunque per attestato di amore e gloria. Immagine di ciò è l'anima che vive nella mia Volontà, Essa la riempie di tale pienezza che non lascia alcun vuoto in lei e siccome non è capace di possedere tutta l'immensità Divina, la riempie per quanto (la) creatura può contenere e, senza separarsi, resta fuori di lei, portandosi nell'interminabilità della sua luce, la pupilla della volontà dell'anima, per farle fare ciò che fa la mia Divina Volontà, per ricevere il contraccambio dei suoi atti e del suo amore. Oh! potenza del mio Fiat Divino operante nella creatura, la quale, facendosi investire dalla sua luce, non gli ricusa il suo dominio ed il suo regno. E se Adamo meritò compassione fu perché il primo periodo della sua vita fu nel regno del Voler Divino. Se la Sovrana Celeste potette ottenere, ancorché fosse sola, la venuta del Verbo sulla terra, fu perché diede libero campo al regno del Fiat Divino in Lei. Se la mia stessa Umanità poté formare il regno della Redenzione fu solo perché possedeva tutta l'integrità e l’immensità del regno dell'Eterno Volere, perché Esso dovunque si estende, tutto abbraccia, tutto può, né c'è potenza contro di Lui che possa restringerlo. Sicché uno solo che possiede il regno della mia Volontà vale più che tutto e tutti e può meritare ed impetrare ciò che tutti gli altri insieme non possono né meritare, né ottenere. Perché tutti gli altri insieme, per quanto buoni, se non hanno la vita della mia Volontà in loro, sono sempre le piccole fiammelle, le pianticelle, i fiorellini, che al più servono ad ornare la terra, soggette a smorzarsi ed a seccarsi, la bontà Divina non può fare né grandi assegnamenti su di loro, né concedere portenti da far bene al mondo intero. Invece chi vive nella mia Volontà è più che Sole e, come il Sole, coll'impero della sua luce investe tutti, impera sulle piante e dà a ciascuna la vita, il colore, il profumo, la dolcezza, col suo tacito impero s'impone su tutto per dare i suoi effetti ed i beni che possiede, nessun altro pianeta fa tanto bene alla terra quanto ne fa il Sole. Così coloro che vivono nel mio Volere, sono più che Sole e con la luce che contengono s'abbassano e con rapidità s'innalzano, penetrano ovunque in Dio, nei suoi atti, con la Volontà Divina che posseggono imperano su Dio stesso, sulle creature, sono capaci di travolgere tutto, per porgere a tutti la vita della luce che posseggono, sono i portatori del loro Creatore e fanno camminare la luce avanti per impetrare, ottenere e dare ciò che vogliono. Oh! se le creature conoscessero un tanto bene, farebbero a gara e tutte le passioni si cambierebbero in passione di luce per vivere solo e sempre in quel Fiat Divino che tutto santifica, tutto dona e tutto impera."
La mia povera mente continuava a sperdersi nel Voler Divino ed era meravigliata della sublimità, della pienezza e della totalità degli atti fatti in Esso, ed il mio amato Gesù, muovendosi nel mio interno, ha soggiunto:
"Figlia mia, poni fine alla tua meraviglia, il vivere nel mio Fiat Divino e l'operare in Esso è la trasfusione del Creatore nella creatura, tra l'operato Divino e l'operato della creatura c'è una distanza infinita solo lei si presta al suo Dio come materia per fargli operare cose grandi, come si prestò la materia della luce al Fiat Divino nella Creazione per fargli formare il Sole, il cielo, le stelle, il mare, tutte materie in cui il Fiat Supremo risuonò e fabbricò la Creazione tutta. Prodigio di essa è il Sole, il cielo, il mare, la terra, che furono vivificati ed animati dal Fiat, vista perenne ed incantevole di chi sa fare e può fare la mia Volontà. Succede all'anima come agli accidenti dell'Ostia che si presta, sebbene materia, a farsi animare dalla mia vita Sacramentale, purché vengano pronunziate dal Sacerdote quelle stesse parole dette da me nell'istituire il Santissimo Sacramento; erano parole animate dal mio Fiat che conteneva la potenza creatrice, e perciò la materia dell'ostia subisce la transustanziazione della vita Divina. Si possono dire sull'ostia quante parole si vogliono, ma se non sono quelle poche parole stabilite dal Fiat, la mia Vita resta in Cielo e l'ostia resta la vile materia che è. Così succede all'anima, può fare, dire, soffrire, ciò che vuole, ma se non corre dentro il mio Fiat Divino sono sempre cose finite e vili; ma per chi vive in Esso, le sue parole, le sue opere, le sue pene, sono come veli che nascondono il Creatore e di questi veli si serve Colui che creò il Cielo e la terra, fa opere degne di Lui e mette la sua santità, la sua potenza creatrice, il suo amore infinito. Perciò nessun altro può giungere, per quanto faccia cose grandi, a confronto di quella creatura in cui vive, regna e domina la mia Volontà Divina. Anche tra le creature succede che, a seconda della materia che hanno nelle mani per formare i loro lavori, così cambia il valore che posseggono ed acquistano. Supponi che uno abbiaproprietà di ferro, quanto deve lavorare, sudare, stentare, per ridurre quel ferro morbido, per dargli la forma del recipiente che vuol fare! E l'acquisto che fa è tanto poco che appena può vivere. Invece un altro ha proprietà di oro, di pietre preziose, questo lavora oh! quanto meno, ma vi guadagna milioni. Sicché non è il lavoro che porta il molto guadagno, le ricchezze esuberanti, ma il valore della materia che possiede, uno lavora poco e guadagna molto, perché la materia che possiede contiene un grande valore, l'altro lavora molto ma siccome la materia che possiede è vile e di pochissimo valore, è sempre il povero cencioso e mezzo digiuno. Così succede per chi possiede la mia Divina Volontà, possiede la Vita, la virtù creatrice ed i suoi più piccoli atti contengono un valore divino ed interminabile, perciò nessuno può eguagliare le sue ricchezze, invece chi non possiede la mia Volontà come vita propria è senza vita, e lavora insieme con la materia del proprio volere e perciò è sempre il povero cencioso innanzi Dio e digiuno di quel cibo che forma in lui il Fiat Voluntas Tua come in Cielo così in terra."
6 Ottobre 1927
Chi lavora nella Divina Volontà lavora nelle proprietà divine. La Volontà Divina forma il Sole. Dio vuole trovare l'anima in tutte le cose create.
Stavo continuando i miei atti nel Fiat Divino ed il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, chi opera nella mia Volontà, lavora nelle mie proprietà divine e forma negli interminabili miei beni di luce, di santità, d'amore, di felicità senza fine, gli atti suoi, i quali si trasformano in tanti soli, riprodotti dalle mie stesse qualità che si prestano all'atto dell'anima per decoro di lei e per fare che siano atti degni del suo Creatore e che rimangano come atti perenni in Dio stesso, che lo glorifichino e, lo amino coi suoi stessi atti divini. Onde Adamo prima di peccare formò tanti soli nel suo Creatore per quanti atti fece, ora chi vive ed opera nella mia Volontà trova questi soli fatti da lui, quindi il tuo impegno di seguire i primi atti della Creazione, di prendere il tuo posto di lavoro vicino all'ultimo sole oppure atto che fece Adamo quando possedeva l'unità di volontà col suo Creatore, deve supplire a ciò che Lui non continuò a fare, perché uscì dalle le mie proprietà Divine ed i suoi atti non furono più Soli perché non aveva più in suo potere le mie qualità Divine che si prestavano a fargli formare i Soli, al più i suoi atti, per quanto buoni, si ridussero a piccole fiammelle, perché la volontà umana senza la mia, non ha virtù di poter formare Soli, le mancano le materie prime, sarebbe come se tu volessi formare un oggetto d'oro senza avere in tuo potere il metallo dell'oro, per quanta buona volontà possa avere, ti riuscirebbe impossibile. Solo la mia Volontà ha luce sufficiente per fare formare i soli alla creatura e dà questa luce a chi vive in Essa, nelle sue proprietà, non a chi vive fuori di Essa. Onde devi supplire a tutte le altre creature che non hanno posseduto l'unità con la mia Volontà, il tuo lavoro è grande e lungo, hai da fare molto negli interminabili miei confini, perciò sii attenta e fedele."
Quindi continuavo i miei atti nel suo Volere adorabile e, girando per tutta la Creazione, il mio Sommo Bene Gesù ha soggiunto:
"Figlia mia, come la mia Volontà Divina è sparsa in tutta la Creazione, così voglio trovare te unita con Essa, in tutte le cose create come sparsa in ciascuna di esse, sarai il cuore della terra per trovare la tua vita palpitante in essa, che col suo palpito continuo mi attesta l'amore di tutti i suoi abitatori. Sarai la bocca del mare, mi farai sentire la tua voce nelle sue onde altissime e nel suo mormorio continuo, con la quale mi lodi, mi adori, mi ringrazi, e nel guizzo dei pesci mi scocchi i tuoi baci affettuosi e puri, per te e per quelli che valicano il mare. Sarai le braccia del Sole e distendendoti ed allargandoti nella sua luce, farai in modo che dovunque senta le tue braccia che mi abbracciano, mi stringono forte per dirmi che cerchi solo me, vuoi ed ami solo me. Sarai i piedi del vento perché tu possa corrermi dietro e farmi sentire il dolce calpestio dei tuoi passi, non smetterai di correre ancorché non mi trovi; non sono contento se non trovo la piccola figlia mia in tutte le cose da me create per amor suo. A tutta la Creazione io domando: c'è la piccola figlia della mia Volontà? Perché voglio godermela e trattenermi con lei; e se non ti trovo, io perdo il mio godimento ed il mio dolce trastullo."
Dopo di ciò seguivo il mio amato Gesù negli atti che fece nella Redenzione, cercavo di seguirlo parola per parola, opera per opera, passo per passo, volevo che non mi sfuggisse nulla per premurarlo e chiedergli a nome di tutti gli atti suoi, lacrime, preghiere e pene sue, il regno della sua Volontà Divina in mezzo alle creature ed il mio adorato Gesù mi ha detto:
"Figlia mia, quando io stavo sulla terra, la mia Volontà Divina che per natura regnava in me e quella stessa Volontà Divina che esisteva e regnava in tutte le cose create, ad ogni incontro si baciavano e, sospirando il loro incontro, facevano festa e le cose create facevano a gara per incontrarsi con me e darmi gli omaggi che mi convenivano. La terra come sentiva i miei passi, per darmi omaggio, rinverdiva e fioriva sotto i miei piedi, voleva uscire dal suo seno tutte le bellezze che possedeva, l'incanto delle fioriture più belle al mio passaggio, tanto che io molte volte dovevo comandarle che non mi facesse queste dimostrazioni ed essa, per darmi omaggio, obbediva, così come fioriva per farmi onore. Il Sole cercava sempre d'incontrarsi con me per darmi gli omaggi della sua luce, sprigionando tutte le varietà delle bellezze dei colori dal suo seno solare innanzi alla mia vista, per darmi gli onori che meritavo. Tutto e tutti cercavano d'incontrarmi per farmi la loro festa: il vento, l'acqua, persino l'uccellino, per farmi gli onori dei suoi trilli, gorgheggi e canti, tutte le cose create mi riconoscevano e facevano a gara a chi più potesse onorarmi e farmi festa. Chi possiede la mia Divina Volontà ha la vista di conoscere ciò che appartiene alla mia stessa Volontà. Solo l'uomo non mi conobbe perché non possedeva la vista e l'odorato fino di Essa, dovetti dirglielo per farmi conoscere e molti, nonostante il mio dire, neppure mi credettero. Perché chi non possiede il mio Volere Divino è cieco e sordo e senza odorato per conoscere ciò che ad Esso appartiene. Il non possederlo è l'infelicità più grande della creatura, che è la povera cretina, cieca, sorda e muta, perché non possedendo la luce del mio Fiat Divino, si serve delle stesse cose create per prendere gli escrementi che esse gettano mentre lasciano dentro di esse il vero bene che contengono. Che dolore, vedere le creature senza la nobiltà della vita della mia Volontà Divina!"
10 Ottobre 1927
La Volontà Divina è molteplice nei suoi atti, mentre è una e resta concepita in chi vive in Essa. Per chi vive nella Divina Volontà la terra non è esilio, ma è esilio per chi non fa la Volontà di Dio.
La mia povera mente continua a seguire gli atti di Gesù fatti per amor nostro, e riandando al suo concepimento offre tutti i miei atti fatti nel suo Volere Divino con tutto l'essere mio per onore del suo concepimento, in questo mentre è uscita una luce da me che è andata a depositarsi nel seno dell'Immacolata Regina nell'atto che Lei concepiva ed il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
"Figlia mia, la mia Volontà Divina è molteplice nei suoi atti, ma non ne perde nessuno, l'unità che possiede ed il suo atto incessante mantengono l'unità negli atti suoi, come se fossero un solo, mentre sono innumerevoli e l’unità conserva negli atti suoi l'atto di farlo incessantemente, sempre, sempre, senza mai cessare, per conservarlo sempre nuovo, fresco e bello e pronto a darlo a chi lo volesse. Ma mentre dà l’atto non lo distacca dalla mia Volontà, perché Essa è luce e la virtù della luce si dà, si diffonde, si allarga, si prende quanta se ne vuole, ma non si separa, è inseparabile per virtù e per natura da chi possiede la luce. Vedi anche il Sole possiede questa virtù; supponi che tu avessi la stanza chiusa con le imposte, la luce non c'è in essa, ma se tu apri le porte, la luce riempie la tua stanza, si è forse distaccata la luce dal Sole? No, no, ma si è allungata ed allargata, senza distaccare una sola stilla dalla sua sorgente, ma anche se la luce non si è separata, tu hai posseduto il bene della luce come se fosse tua. Più che Sole è la mia Volontà Divina, Essa si dà a tutti ma non sperde una virgola degli atti suoi. Ora il mio concepimento ha sempre in atto il mio Fiat e tu hai visto come la luce dei suoi atti fatti in te si allungava fin nel seno della Sovrana Celeste, per fare concepire su di Essa il tuo Sommo Bene Gesù, è l'unità degli atti suoi che accentrandoli tutti ad un punto, forma i suoi portenti e la mia stessa Vita. Ecco perciò io resto concepito negli atti del mio Volere Divino, in quelli della Mamma Regina e dei tuoi, fatti in Esso. Anzi ti dico che (sono) concepito continuamente in tutti gli atti di quelli che possiederanno il regno della mia Volontà. Perché chi la possiede riceve tutta la pienezza dei beni della mia Vita, perché solo loro, con gli atti fatti in Essa, concorrono al mio concepimento ed allo svolgimento di tutta la mia Vita. Quindi è giusto che ricevano tutti i beni che Essa contiene. Invece chi non possiede la mia Volontà, prendono appena le briciole dei beni che portai sulla terra con tanto amore, e perciò si vedono creature macilente nel bene, leggere, incostanti, tutte intente e con gli occhi e col cuore alle cose passeggere, perché, mancando in loro la sorgente della luce del mio eterno Volere, non si cibano della mia Vita. Qual meraviglia se portano sul loro volto la pallidezza, si sentono morire per il vero bene e se fanno qualcosa, la fanno a stento e senza luce e crescono deformi da far pietà?"
Dopo ciò mi sentivo oppressa e sentivo tutto il peso del mio lungo e duro esilio e mi lamentavo col mio adorabile Gesù perché al duro martirio delle sue privazioni mi aggiunge l'allontanamento della mia Patria Celeste e gli dicevo: “Come non hai compassione di me? Mi lasci sola senza di Te, in preda solo del tuo amabile Volere? Mi lasci sì a lungo in questa terra d'esilio?” Ma mentre sfogavo il mio dolore, la mia Vita, il mio Tutto Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
"Figlia mia, la terra è esilio per chi non fa e vive nella mia Volontà, ma per chi vive in Essa non si può chiamare esilio ma un passo di distanza, e quando meno se l’aspetta, fatto quel passo, si troverà nella Celeste Patria, non come uno che viene dall'esilio, che non conosce nulla di Essa, ma come una che già sapeva ch'era sua e conosceva la bellezza, la sontuosità, la felicità, dell'Eterna Città. La mia Volontà non sopporterebbe di tenere nelle condizioni d'esiliata chi vive in Essa, per far ciò dovrebbe cambiare natura, regime, tra chi vive in Essa in Cielo e tra chi vive in terra, ciò che non può né vuol fare. Si dice forse esilio per chi esce da casa sua per allontanarsi un passo, certo che no, oppure si può dire esilio chi va ad un paese nella sua stessa patria? L'esilio, figlia mia, significa circonferenza di spazio senza poterne uscire, spogliamento di beni, lavori forzati, senza potersi esimere. La mia Divina Volontà non sa fare di queste cose e tu vedi, lo tocchi con mano, come l'animo tuo non ha circonferenza di luogo, di spazio, si porta dovunque, nel Sole, nel cielo, qualche volta hai fatto le tue scappatine fin lassù nelle regioni Celesti e quante volte non ti sei immersa nella stessa luce interminabile del tuo Creatore? Dove non sei tu libera d'andare? Nel mare, nell'aria, dovunque. Anzi la mia stessa Volontà gode, ti spinge, ti dà il volo di girare ovunque. Essa si sentirebbe infelice di vedere senza libertà e come inceppata chi vive in Essa. Il mio Fiat Divino invece di spogliare riempie fino all'orlo l'anima dei suoi beni, le dà il dominio di se stessa, converte le passioni in virtù, le debolezze in fortezza divina. Essa dà gioie e felicità senza numero, dà per grazia ciò che Essa è per natura, fermezza, irremovibilità perenne. Esilio è per chi è tiranneggiato dalle passioni, senza dominio di se stesso, senza poter spaziare nel suo Dio e se pensa qualche bene, è mischiato, circondato da tenebre. Sicché le virtù del povero esiliato sono forzate, incostanti, è schiavo delle sue stesse miserie e ciò lo rende infelice. Tutto al contrario per chi vive nella mia Volontà Divina, né io avrei tollerato di tenerti sì a lungo in vita se ti sapessi nell'esilio, il tuo Gesù ti ama troppo, come avrebbe potuto sopportare di tenerti esiliata? E se tollero è perché so che, come piccola figlia del mio Volere, Esso ti tiene non in condizioni d'esilio, ma nelle sue proprietà, nella sua luce, libera e dominante, coll'unico scopo di formare in te il suo regno e d'impetrarlo a pro dell'umana famiglia. E tu dovresti essere contenta di ciò, conoscendo che tutti i desideri, le brame, i sospiri del tuo Gesù sono per il regno della mia Volontà sulla Terra, la mia completa gloria l'aspetto dal Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra."
16 Ottobre 1927
La Divina Volontà come acqua fa le sue inondazioni. Chi sono coloro che si fanno inondare. Che significa unità. Come la Regina del Cielo gettò le fondamenta del regno della Divina Volontà.
Dopo aver passato vari giorni di privazione del mio dolce Gesù, mi sentivo amareggiata fin nelle midolle delle mie ossa, non ne potevo più, e stanca e sfinita, volevo rinfrancarmi per prendere forza. Onde mi sono abbandonata primo nel Supremo Volere e poi su di me stessa per poter almeno dormire, ma mentre facevo ciò la mia povera mente non era più in me stessa, ma fuori di me, mi sentivo due braccia che mi stringevano e che mi portavano in alto, in alto, sotto la volta del Cielo, ma non vedevo chi fosse; io temevo ed una voce mi ha detto: “Non temere, ma guarda in alto”; io ho guardato ed ho visto che si apriva il Cielo e scendeva verso di me il mio sospirato Gesù, ambedue ci siamo slanciati nelle braccia, io ho stretto Lui e Lui ha stretto me e, nel mio dolore, gli ho detto: “Gesù, Amor mio, come mi fai stentare, mi fai giungere agli estremi, si vede che la foga del tuo amore verso di me non è più quella che avevi prima per me. Ora mentre dicevo ciò, Gesù si è atteggiato a mestizia, come se non volesse sentire i miei lamenti e nel medesimo tempo, dall'altezza in cui stavamo vedevo scendere un'acqua a dirotto, molti luoghi restavano inondati, mari e fiumi si univano insieme a queste acque ed inondavano paesi e genti, seppellendoli nel loro seno, che terrore! E Gesù, tutto afflitto, mi ha detto:
"Figlia mia, come tu vedi queste acque che scendono a torrente dal Cielo, e inondando formano con la loro forza sepolcri per poter seppellire città intere, così la mia Divina Volontà, più che acqua fa le sue inondazioni, non a tempo o luoghi, ma sempre ed a tutta la terra e su ciascuna creatura versa le sue forti ed alte inondazioni; ma chi si fa inondare dalle sue inondazioni di luce, di grazia, d'amore, di santità e di felicità che possiede? Nessuno. Che ingratitudine, ricevere a torrenti i suoi beni e non prenderli, passare da sopra, forse bagnarsi solo, ma non farsi inondare e farsi affogare dai beni della mia Volontà Divina, che dolore! Ed io guardo per tutta la terra per vedere chi prende le inondazioni di Essa e trovo solo la piccola figlia del mio Volere, che riceve queste inondazioni, che si affoga in Essa e si fa trasportare dove vuole, restando nel suo seno in preda delle sue onde altissime. Non c'è spettacolo più bello, scena più commovente che vedere la piccolezza della creatura in preda a queste onde. Ora si vede in preda delle onde di luce e come sepolta dentro, ora affogata dall'amore, ora investita ed abbellita dalla santità, che piacere vederla! Perciò io scendo dal Cielo, per godermi queste scene rapitrici della tua piccolezza, portata dalle sue braccia nelle inondazioni del mio eterno Volere, e tu dici che il mio amore è scemato per te? Tu ti sbagli. Sappi che il tuo Gesù è fedele nell'amore, e come ti vede sotto le onde della mia Volontà ti ama sempre di più." Detto ciò è scomparso ed io son rimasta abbandonata nelle onde del Fiat Divino ed il mio amabile Gesù, ritornando, ha soggiunto:
"Figlia mia, la mia Volontà possiede l'unità e chi vive in Essa vive in questa unità, sai tu che significa unità? Significa uno, quest'uno che può abbracciare tutto e tutti, può dare tutto perché tutto racchiude. La mia Divina Volontà possiede l'unità dell'amore e di tutti gli amori uniti insieme. Possiede l'unità della santità e racchiude tutte le santità. Possiede l'unità della bellezza e racchiude in sé tutto ciò ch'è bello di possibile ed immaginabile. Insomma racchiude unità di luce, di potenza, di bontà, di sapienza; la vera e perfetta unità mentre è una deve possedere tutto e questo tutto, è tutto d'una forza eguale, tutto immenso ed infinito, eterno, senza principio e senza fine. Quindi chi vive in Essa, vive nelle onde immense ed altissime che possiede, in modo che l'anima sente l'impero della forza unica, di luce, di santità, d'amore, eccetera; sicché in questa forza unica tutto per lei è luce, tutto si cambia in santità, in amore, in potenza e tutte le portano la conoscenza della sapienza di questa unità. Perciò il vivere in Esso è il miracolo più grande e il perfetto svolgimento della vita Divina nella creatura. La parola unità significa tutto e l'anima prende tutto vivendo in Esso."
Dopo di ciò seguivo il mio giro negli atti del Fiat Divino e, giungendo nei mari che la Mamma mia Celeste aveva fatto nell'unità di Esso, pensavo tra me: la mia Sovrana Mamma non ebbe interesse d'impetrare il regno del Voler Divino perché l’aveva ottenuto in quest'unità che Lei viveva. Come ottenne il regno della redenzione avrebbe ottenuto quello della Volontà Divina. Ed il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, apparentemente pare che tutto l’interesse della nostra Mamma Regina fu per il regno della Redenzione, ma non è vero, la parte esterna fu quella, ma l'interno fu tutto per il regno della mia Divina Volontà, perché Essa che conosceva tutto il Valore e la gloria completa per il suo Creatore ed il bene massimo e completo alle creature, non poteva fare a meno di chiedere il regno dell'Eterno Fiat, anzi Lei, coll'ottenere la Redenzione, gettò le fondamenta del regno della mia Volontà, si può dire che preparò i materiali di Esso; è necessario che si facciano le cose minori per ottenere le maggiori, e perciò dovetti dare il campo prima alla Redenzione, come per costruire la fabbrica del Regno del Fiat Divino. Se non è formato un regno, come può dire un re che ha il suo regno e domina? Molto più che la Sovrana del Cielo è unica e sola nella gloria nella Patria Celeste, perché unica e sola che formò tutta la sua Vita nella mia Volontà ed una Madre ama e vuole che i suoi figli posseggano la stessa gloria, Lei nel Cielo non può comunicare tutta la sua gloria, grandezza e Sovranità che possiede, perché non trova chi ha fatto la sua stessa vita continuata nella stessa Volontà Divina, perciò sospira i figli del regno di Essa, per poter far riflettere tutta la sua gloria in essi e poter dire: “Ho i miei figli che mi pareggiano nella mia gloria, ora sono più che felice, perché la gloria mia è la stessa gloria dei figli miei. La felicità d'una madre è più quella dei figli che la propria, molto più per la Madre Celeste, che nel mio Divin Volere concepì più che Madre tutti i redenti e formò la stessa vita dei figli della mia Volontà Divina."
20 Ottobre 1927
Le potenze create non possono né abbracciare né esaurire la Potenza increata, neppure la Vergine né la stessa Umanità di Nostro Signore. La Divina Volontà possiede l'atto incessante e sempre nuovo e ha virtù di far sempre cose nuove. Esempio. Come aspetta il suo regno per comunicare quest'atto nuovo come compimento della sua gloria.
Continuo ciò che sta scritto sopra. Onde pensavo tra me: il mio amato Gesù dice che allora sarà completa la gloria sua da parte della Creazione e la gloria di tutti i beati, quando sarà conosciuta la sua Divina Volontà in terra e formato il regno di Essa ed i figli di questo regno prenderanno il posto nella Celeste Patria, riservato solo per loro, ed io pensavo: in Cielo c'è la Sovrana Regina che ebbe tutta la pienezza della vita della Volontà Divina e nessuno credo potrà raggiungerla, perciò dunque non è completa la gloria di Dio da parte della Creazione, mi venivano tanti altri dubbi e pensieri, che non è necessario dire sulla carta, dico solo quello che mi ha detto Gesù:
"Figlia mia, sei troppo piccina, e misuri con la tua piccolezza la grandezza interminabile e la mia sapienza inarrivabile. La creatura per quanto santa sia, è come fu la mia Diletta Madre, che, anche se possiede tutta la pienezza e totalità di tutti i beni del suo Creatore ed il regno della mia Volontà Divina ebbe in Lei il suo pieno dominio, nonostante ciò, non potette esaurire tutta l'immensità dei beni dell'Essere Divino, si riempì fino all'orlo, traboccò fino a formare mari intorno a sé, ma restringere in sé, abbracciare tutto ciò che contiene l'Ente Supremo, le fu impossibile, neppure la mia Umanità da sé sola poté racchiudere tutta l'immensità della luce Creatrice, ero tutto riempito dentro e fuori di me, ma oh! quanto rimaneva fuori di me, perché il cerchio della mia Umanità non aveva grandezza equivalente dove racchiudere una luce sì interminabile; questo è perché le potenze create, di qualunque genere siano non possono esaurire la potenza Increata, né abbracciarla e restringerla in esse. L'altezza della Regina del Cielo e la mia stessa Umanità, si trovarono col loro Creatore nelle condizioni in cui puoi trovarti tu se ti esponi ai raggi del Sole, puoi trovarti sotto l'impero della sua luce, esserne investita, sentire tutta l'intensità del suo calore, ma poter restringere in te e sopra di te tutta la sua luce e calore ti riuscirà impossibile. Ma nonostante ciò, non puoi dire che la vita della luce del Sole e del suo calore non è in te e fuori di te. Ora tu devi sapere che il nostro Essere Divino, la nostra Volontà creatrice, possiede il suo moto incessante e sempre nuovo, nuovo nelle gioie, nella felicità, nuovo nella bellezza, nuovo nel lavorio che la nostra Sapienza mette fuori nella formazione delle anime, nuovo nella santità che imprime, nuovo nell'amore che infonde. Quindi se possiede quest'atto nuovo continuato, ha virtù di far sempre cose nuove, e se tutta bella, pura e santa fu fatta la Mamma Regina, ciò non esclude che possiamo fare altre cose nuove e belle, degne delle opere nostre. Molto più che nella Creazione, come il nostro Fiat Divino uscì in campo nel creare tutte le cose, uscì anche in campo tutti gli atti nuovi con cui doveva formare le creature, le rarità di bellezza che doveva comunicare e la santità che doveva imprimere in chi fosse vissuto nel nostro Volere Divino. E siccome Esso non ebbe vita nelle creature, né ebbe il suo regno, lo ebbe solo nella Sovrana del Cielo, perciò fece il primo prodigio e miracolo che stupì Cielo e terra, onde aspetta le altre creature che abbiano la sua vita e formino altri suoi regni dove regnare, per formare col nostro atto nuovo altre rarità di santità, di bellezza e di grazia. Oh! come la mia Divina Volontà aspetta con ansia questo suo campo d'azione per mettere fuori questi atti nuovi! Essa è come un artefice che sa fare centinaia e migliaia di statue, una diversa dall'altra, sa imprimere in esse una finezza e rarità di bellezza, di atteggiamenti, di forme, ma non si può dire che una è come l'altra, non sa fare ripetizioni, ma sempre statue nuove e belle; ma non gli vien dato di mettere fuori la sua arte, qual dolore non sarebbe per un artefice simile la sua inoperosità? Tale è la mia Divina Volontà, perciò aspetta il suo regno in mezzo alle creature, per formare rarità di bellezze Divine in esse non mai viste, santità mai sentite, novità mai toccate, non basta alla sua Potenza che tutto può, alla sua immensità che tutto abbraccia, al suo amore che mai esaurisce, aver formato colle sue arti Divine la Gran Signora, la Regina del Cielo e della Terra, ma il seguito di Lei, in cui vuol vivere solo il mio Fiat e regnare per formare altre opere degne di Esso. Come può dunque essere completa la nostra gloria per parte della Creazione, e completa nel Cielo la gloria, la felicità dell'umana famiglia se il nostro lavoro non è compiuto nella Creazione? Ci sono da fare le statue più belle, le opere più importanti; lo scopo per cui fu creata la Creazione non è realizzato, né compiuto e ad un lavoro basta che manchi un punto, un piccolo fiorellino, una foglia, una sfumatura, e chi formò il lavoro non può avere tutto il suo valore, e riscuotere la gloria completa. Molto più che nel lavoro della nostra Creazione non (è) un punto che manca, ma le cose più importanti, le nostre svariate immagini divine di bellezze, di santità, di perfetta nostra somiglianza. E come la nostra Volontà incominciò l'opera della Creazione con tanta sontuosità di bellezze, d'ordine, d'armonia, di magnificenza, tanto nel formare la macchina di tutto l'universo, quanto nel creare l'uomo, così è giusto per decoro, gloria ed onore dell'opera nostra, che sia compiuta con più sontuosità e diversità di rare bellezze, tutte degne dell'atto incessante e nuovo che possiede la mia Divina Volontà. Coloro che vivranno nel regno di Essa, staranno sotto la forza d'un atto nuovo, d'una forza irresistibile continuata, sicché si sentiranno investiti di un atto nuovo di santità, di smagliante bellezza, di luce fulgidissima e mentre possiederanno questo, ne arriverà un altro nuovo, e poi un altro ancora, senza mai cessare, per cui sorpresi loro stessi diranno: com'è santo, bello, ricco, forte, felice, il nostro Fiat tre volte Santo, che mai si esaurisce, ci dà sempre santità, bellezze per sempre più abbellirci, nuove fortezze per farci più forti, nuove felicità in modo che quella di prima non è simile alla seconda, né alla terza, né a tutte le altre che ci darà. Onde queste creature fortunate saranno il vero trionfo del Fiat Divino, l'ornamento più bello di tutta la Creazione, i Soli più fulgidi che con la loro luce copriranno il vuoto di quelli che non sono vissuti nel regno di Esso. Ora la mia inseparabile Mamma che possiede come vita propria quest'atto nuovo continuato, comunicatole dalla mia Divina Volontà perché fece vita in Essa, è il primo Sole fulgidissimo che formò il mio Volere in Lei, che occupa il primo posto di Regina ed allieta tutta la corte celeste facendo riflettere in tutti i beati la sua luce, le sue gioie, la sua bellezza; ma Lei sa che non esaurì tutti gli atti nuovi ed incessanti che la mia Volontà Divina ha stabilito di dare alle creature, perché Essa è inesauribile, ed oh! quanti ne possiede, ed aspetta che siano formati altri soli da questo suo atto nuovo di nuove bellezze e di rara beltà, e come vera Madre, vuole circondarsi di tutti questi soli, affinché si riflettano e si felicitino a vicenda, e tutta la corte Celeste riceva non solo i suoi, ma i riflessi di tutti questi soli, come compimento a tutti della gloria dell'opera della Creazione del suo Creatore. Essa come Regina aspetta con tanto amore le proprietà della mia Volontà nelle creature, che sono come sue ed ebbe il principio di formare in Essa il regno della mia Volontà Divina. Supponi che nella volta dei Cieli invece d'un Sole venissero formati altri soli, nuovi nella bellezza e nella luce, non comparirebbe più bella, più ornata la volta del Cielo? Certo che sì. Ed i soli come luce non si rifletterebbero a vicenda, e tutti gli abitatori della terra non riceverebbero i riflessi, i beni di tutti questi soli? Così sarà nel Cielo. Molto più che quelli che hanno posseduto in terra il regno del Fiat Supremo, avranno beni comuni interminabili, perché una è la Volontà che li ha dominati. Ecco perciò che anche se nel Cielo c'è la Sovrana Imperatrice che possiede la pienezza della Vita del mio Voler Divino, da parte della Creazione la nostra gloria non (è) completa, perché, primo, la nostra Volontà non è conosciuta in mezzo alle creature e quindi né amata né sospirata; secondo, non essendo conosciuta, Essa non può dare ciò che ha stabilito di dare e quindi non può formare le tante rarità di opere che sa fare e può fare, mentre ad opera compiuta si canta vittoria e gloria."
23 Ottobre 1927
La piccola bambina. La Volontà Divina è regno di vita. Necessità delle sue conoscenze. Cielo e terra stanno riverenti ad ascoltare le conoscenze del Fiat Divino. Amore e tenerezza di Dio nel creare l'uomo.
Sentivo la mia povera mente inabissata nel Fiat Divino, e mentre continuavo i miei atti in Esso, vedevo innanzi a me una piccola bambina tutta timida, pallida, come se temesse di camminare nell'immensità della luce del Voler Divino, ed il mio adorato Gesù è uscito dal mio interno e, riempiendosi le sue sante mani di luce, ha messo quella luce nella bocca della bambina, volendola affogare di luce. Onde prendeva luce e metteva negli occhi, nelle orecchie, nel cuore, nelle mani e piedi della piccola piccina ed essa restava investita dalla luce, si coloriva tutta e restava come impicciata ed affannata nella stessa luce. Gesù si divertiva nell'affogarla di luce e si compiaceva nel vederla impicciata in essa e, rivolgendosi a me, ha detto:
"Piccola figlia mia, questa bambina è l'immagine dell'anima tua, timida nel ricevere la luce e le conoscenze della mia Volontà Divina, ma io ti affogherò con tanta luce affinché perda il residuo della timidezza dell'umana volontà, perché nella mia non ci sono queste debolezze, ma coraggio e fortezza Divina, insormontabile ed invincibile. Per formare il regno del mio Fiat nell'anima, distendo in essa come fondamenta tutte le conoscenze di Esso e poi prendo possesso, distendendovi la mia stessa Vita per avere il mio regno. Vedi che grande diversità fra il regno dei re della terra e il regno mio, i re non mettono a disposizione di ciascun individuo la propria vita, non rinchiudono la loro vita in quella dei popoli, né rinchiudono la vita dei popoli in loro e perciò il loro regnare è soggetto a finire, perché non è vita che intercorre tra loro, ma leggi ed imposizioni e, dove non c’è vita, non c'è amore, né vero regnare. Invece il regno della mia Volontà Divina è regno di vita, la vita del Creatore è rinchiusa nella creatura e quella della creatura è trasfusa ed immedesimata col Creatore. Perciò il regno della mia Divina Volontà è d'una altezza e nobiltà inarrivabile, l'anima viene costituita regina, e sai tu di che cosa vien fatta regina? Regina della santità, regina dell'amore, regina della bellezza, della luce, della bontà, della grazia, insomma regina della vita Divina e di tutte le sue qualità; che regno nobile e pieno di vita è questo regno della mia Volontà! Ora vedi dunque la grande necessità delle conoscenze di Essa, esse sono non solo la parte fondamentale, ma l'alimento, il regime, l'ordine, le leggi, la bella musica, le gioie, la felicità del regno mio. Ogni conoscenza possiede una felicità distinta, esse sono come tanti tasti divini che formeranno la bella armonia in Esso. Ecco perciò sto tanto largheggiando nel dirti tante conoscenze del mio Fiat Divino e richiedo da te somma attenzione nel manifestarle perché sono la base e sono come un esercito formidabile che manterranno la difesa e faranno da sentinella, affinché il mio regno sia il più bello, il più santo e l'eco perfetto della mia Patria Celeste."
Onde Gesù ha fatto silenzio e poi ha soggiunto di nuovo:
"Figlia mia, quando la mia Divina Volontà vuole mettere fuori una sua conoscenza o un atto nuovo, Cielo e terra, riverenti, la onorano e l'ascoltano, tutte le cose della Creazione sentono scorrere in loro un nuovo atto divino che, come umore vitale, le abbellisce e le rende doppiamente felici e si sentono come onorate dal loro stesso Creatore che col suo Fiat Onnipotente comunica loro le sue nuove conoscenze ed esse aspettano l'attitudine di quella conoscenza nella creatura per vedere l'atto nuovo del Voler Divino ripetuto nella creatura per avere la conferma di quel bene e la gioia e la felicità che porta la nuova conoscenza. Allora la mia Volontà si atteggia a festa, perché esce da sé una vita divina, la quale mentre è diretta ad una creatura, si spande e si comunica poi a tutte le creature."
Dopo di ciò, stavo seguendo il mio giro nel Voler Divino per portarmi nell'Eden ed essere presente quando la Maestà Divina, avendo formato la bella statua dell'uomo, gli stava dando la vita alitandolo col suo fiato onnipotente, per poter glorificare il mio Creatore in un atto così solenne, amarlo, adorarlo e ringraziarlo per un amore sì eccessivo e traboccante verso l'uomo ed il mio divino Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, questo atto di formare e d'infondere la vita nell'uomo col nostro alito onnipotente, fu sì tenero, commovente e di gioia sì grande per noi, che tutto il nostro Essere Divino traboccò tanto in amore che, con forza rapitrice, rapì le nostre qualità divine per infonderle nell'uomo, nell'alitarlo versammo tutto in lui, e nel fiatarlo mettemmo il nostro Essere Supremo in comunicazione con lui, in modo da renderlo inseparabile da noi. Questo nostro alito non cessò mai, perché se nella Creazione di tutto l'universo fu la nostra Volontà che si costituiva vita di tutto, nell'uomo non solo si dava il nostro Fiat, ma insieme col nostro alito si dava a lui la medesima Vita nostra. E questo nostro alito non cessa ancora per continuare la generazione delle altre creature e per renderle inseparabili da noi. È tanto il nostro amore quando facciamo un'opera, che fatta una volta, resta l'attitudine di farla sempre. Perciò l'ingratitudine dell'uomo è grande, perché disconosce, disprezza, offende questa nostra vita in lui medesimo. E siccome quando si respira si emette fiato e poi si inspira per poter di nuovo fiatare, nell’emettere il fiato diamo noi a lui e nel ritirare il fiato ritiriamo l’uomo in noi e non sentendolo venire in noi perché la sua volontà non è con noi, sentiamo tutto il peso dell'ingratitudine umana. Ecco perciò chiamiamo te per darti il nostro alito incessante affinché come lo ritiriamo per emetterlo di nuovo ti sentiamo venire in noi per ricevere il compimento della nostra Volontà nell'atto solenne di emettere il nostro alito rigeneratore per generare le creature."
30 Ottobre 1927
L'amor Divino rigurgitò nella Creazione. Liberalità e magnificenza nel creare la macchina dell'universo specie nel creare il suo amato gioiello senza merito di alcuno. Decisione della Divina Volontà nel voler venire a regnare in mezzo alle creature. La sua aria balsamica, la sua bellezza incantevole e rapitrice. Ciò che faranno le sue conoscenze.
Mi sentivo tutta abbandonata nel Fiat Divino e sentivo la mia povera mente come inzuppata dalla luce della sua santità, bellezza e felicità indescrivibile. Possedere la fonte di tutti i beni, godere il pelago dei mari infiniti di tutte le gioie e possedere tutte le attrattive delle bellezze inesauribili, delle bellezze divine, fino ad innamorare lo stesso Dio e vivere nel Voler Divino col farlo regnare nell'anima, è la stessa cosa. Volontà di Dio quanto sei amabile, adorabile, desiderabile, più della mia stessa vita. Il tuo regnare è regno di luce, che ha forza di vuotarmi (di) ciò che alla sua luce non appartiene, è regno di santità e mi trasforma non nella santità dei santi, ma nella santità del mio Creatore, è regno di felicità e di gioia e mi mette in fuga tutte le amarezze, i fastidi, le noie. Ma come mai possono disporsi le creature e meritare di ricevere un regno sì santo? Ora mentre pensavo ciò e la mia povera mente nuotava nel pelago del mare del Fiat Divino, il mio amabile Gesù è uscito dal mio interno e, stringendomi a sé, tutto tenerezza, mi ha detto:
"Mia piccola figlia, tu devi sapere che il nostro amore rigurgitò nella Creazione e, straripando fuori di noi, senza che nessuno avesse meritato un tanto bene, neppure con una sola parola, la nostra somma bontà e liberalità senza limiti, creò con tanta magnificenza, ordine ed armonia tutta la macchina dell'universo, per amor di chi non esisteva ancora. Dopo di ciò il nostro amore rigurgitò più forte e creammo colui per cui tutte le cose furono create. E siccome noi nell'operare operiamo sempre con magnanimità inarrivabile, siccome non esauriamo diamo tutto in modo che nulla manchi all'opera nostra di magnificenza, di grandezza e di tutti i beni. Nel creare l'uomo senza che lui avesse alcun merito, per dote, per fondamento, per sostanza di tutti i beni, gioie e felicità, gli demmo per regno la nostra Volontà, affinché nulla gli mancasse avendo a sua disposizione una Volontà Divina ed insieme con Essa il nostro Essere Supremo. Quale onore sarebbe stato per noi se l'opera della Creazione fosse stata povera, misera di luce, senza la molteplicità di tante cose create, senza ordine e senza armonia ed il nostro caro gioiello, il nostro caro figlio, qual è l'uomo, senza la pienezza dei beni di Colui che lo aveva creato? Non sarebbe stato onore per chi tutto possiede e tutto può, fare opera incompleta; molto più che il nostro amore, rigurgitando forte, forte, voleva dare più che onde impetuose, voleva sfoggiare quanto più poteva, fino a riempire il nostro amato gioiello di tutti i beni possibili ed immaginabili e formare dei mari intorno a lui che straripavano da lui stesso e che gli erano stati dati dal Creatore. E se l'uomo perdette ciò, fu perché lui respinse di sua propria volontà il regno della mia, la sua dote e la sostanza della sua felicità. Ora come nella Creazione il mio amore rigurgitò forte, così ha deciso che il regno della mia Volontà abbia la sua vita in mezzo alle creature, e perciò sfoggiando con tutta magnificenza senza guardare ai loro meriti, con magnanimità insuperabile, vuol dare di nuovo il suo regno. Vuole solo che le creature lo sappiano, conoscano i suoi beni, affinché, conoscendoli, sospirino e vogliano il regno della santità, della luce e della felicità e, come una volontà lo respinse, così un'altra lo chiami, lo sospiri, lo pressi a venire e regnare in mezzo alle creature. Ecco perciò la necessità delle sue conoscenze, se un bene non si conosce, né si vuole, né si ama; perciò esse saranno i messaggeri, i forieri che annunzieranno il regno mio. Le mie conoscenze sul mio Fiat si atteggeranno ora a Soli, ora a tuoni, ora a scoppi di luce, ora a venti impetuosi, che chiameranno l'attenzione dei dotti e degli ignoranti, dei buoni ed anche dei cattivi, come fulmine cadranno nei loro cuori e con forza irresistibile li atterrerà, per farli risorgere nel bene delle conoscenze acquistate, formeranno la vera rinnovazione nel mondo, prenderanno tutti gli atteggiamenti per allettare e vincere le creature, atteggiandosi ora a pacieri, che vogliono il bacio delle creature per dare il loro, per dimenticare tutto il passato e ricordarsi solo d'amarsi insieme e felicitarsi a vicenda; ora a guerrieri, certi della loro vittoria, per rendere certa la conquista che vogliono fare di chi le conosce; ora a preghiere incessanti, che cesseranno di supplicare solo quando (le creature), vinte dalle conoscenze del mio Volere Divino, diranno: “hai vinto, siamo già preda del regno tuo”; ora a re dominante e spirante amore, che piegheranno la fronte per farsi dominare. Che cosa non farà la mia Volontà? Metterà tutta la sua potenza in attitudine per venire a regnare in mezzo alle creature. Essa possiede una bellezza rapitrice, che se si fa vedere una sol volta con chiarezza, rapisce, abbellisce, gettando le sue onde di bellezze sull'anima, in modo che difficilmente potranno dimenticare una bellezza sì rara, rimarranno come nel labirinto della sua bellezza da non poterne uscire. Possiede una potenza incantevole e l'anima resta fissa nel suo dolce incanto. Possiede un'aria balsamica, respirata la quale, le creature sentiranno entrare in loro l'aria della pace, della santità, dell'armonia Divina, della felicità, della luce che tutto purifica, dell'amore che tutto brucia, della potenza che tutto conquista, in modo che quest'aria porterà il balsamo celeste a tutti i mali prodotti dall'aria cattiva, morbosa e micidiale dell'umana volontà. Vedi anche nella vita umana l'aria agisce in modo sorprendente: se l'aria è pura, buona, sana, profumata, la respirazione è libera, la circolazione del sangue è regolare, crescono forti, nutriti, coloriti e sani; invece se l'aria è cattiva, puzzolente ed infetta, la respirazione è inceppata, la circolazione del sangue è irregolare, e, gli esseri non ricevendo la vita dell'aria pura, sono deboli, pallidi, dimagriti e mezzo malati. L'aria è la vita della creatura, e senza di essa non possono vivere, ma c'è gran differenza tra l'aria buona e quella cattiva. Così è l'aria dell'anima: l'aria della mia Volontà mantiene la vita pura, sana, santa, bella e forte come uscì dal seno del suo Creatore. L'aria micidiale dell'umano volere deforma la povera creatura, la fa discendere dalla sua origine e la fa crescere malata, debole, da far pietà."
Poi più tenero, con enfasi ha soggiunto: "Oh! Volontà mia, quanto sei amabile, ammirabile, potente! La tua bellezza innamora i Cieli e mantiene l'incanto rapitrice a tutta la Corte Celeste, in modo che son felici perché da te non possono spostare lo sguardo, deh! con la tua bellezza incantevole che tutto rapisce, rapisci la terra, e col tuo dolce incanto incanta tutte le creature affinché una sia la Volontà di tutti, una la santità, una la vita, uno il tuo regno, uno il tuo Fiat come in Cielo così in terra."
2 Novembre 1927
Differenza che passa tra chi vive ed opera nel Voler Divino e chi fa il bene nella notte dell'umana volontà.
Il mio volo è continuo nel Voler Divino e la mia povera intelligenza è come fissata in Esso, nella sua luce comprendo la gran differenza tra l'operato nel Voler Supremo e l'operato umano, buono in se stesso, ma senza la vita del Fiat Divino nell’azione della creatura. Onde dico tra me: “possibile tanta differenza?” Ed il mio amato Gesù, muovendosi dal mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, l'umana volontà formò la notte all'umana famiglia e se le anime, fanno opere buone anche importanti, siccome il bene da per se stesso è luce, sprigionano tante piccole luci, può essere luce d'un fiammifero, luce d'una piccola lucerna, d'una lampadina elettrica, a seconda del bene che c'è nell’azione umana e della molteplicità di esse, così vengono formate luci piccole e luci un poco più grandi, e per quanto abbiano il bene, in virtù delle loro piccole luci, di non far rimanere all'oscuro loro e quelli che li circondano, non hanno però virtù di fare cambiare la notte in giorno. Sicché potranno essere pure come città o abitazioni che posseggono il bene di tanti luci elettriche, ma non solo sono soggette a spegnersi, ma sarà loro anche impossibile far cambiare la notte in giorno, perché non è natura della luce formata dall'industria umana, tanto nell'anima quanto nel corpo, poter formare il pieno giorno, solo il Sole ha questa virtù di fugare le tenebre notturne e formare il suo pieno giorno, che, sfolgorante di luce e calore allieta la terra con tutti i suoi abitatori, e dove splende produce i suoi effetti vitali a tutta la natura. Ora solo il vivere nel mio Volere e l'operare in Esso costituisce sempre giorno, e l'anima come opera, sia la sua azione, piccola o grande, agisce sotto il riflesso del Sole eterno e del mio Fiat immenso, riflettendo il quale viene formato, in virtù di Esso, il sole nell'azione umana, che perciò resta in possesso di questo sole che le fa godere il pieno giorno continuato. Siccome questi soli delle azioni umane sono stati formati in virtù dei riflessi del Sole del mio Volere Divino che possiede la sorgente della luce, l'azione umana, convertita in Sole, viene alimentata dalla sorgente della luce e perciò non è soggetta né a smorzarsi, né a diminuire di luce. Vedi dunque che gran differenza c'è tra chi opera e vive nella mia Volontà e tra chi opera il bene fuori di Essa, passa differenza come tra chi può formare il Sole o tanti Soli, e chi solo luce, per cui basta un Sole per eclissare tutte le luci, e tutte le luci insieme non hanno virtù, né forza di luce di potere sorpassare un Sole. Per comprendere con più chiarezza lo puoi vedere nell'ordine dell'universo, che tutte le luci di qualunque specie formate dall'industria umana non sono capaci di formare il giorno. Invece il Sole creato dalle mie mani creatrici, nonostante sia uno, forma il giorno, perché possiede la sorgente della luce messa dentro dal suo Creatore, e perciò non è soggetto a diminuire di luce. Simbolo di chi vive nel mio Volere Divino, che in tutti i suoi atti fa scorrere un atto di vita Divina, una forza creatrice che, ha virtù di formar Soli, né si abbassa, né vuole formare piccole luci, ma Soli che mai si estinguono. Da ciò puoi comprendere che il bene prodotto dall'umano volere, anche se non può formare il giorno è sempre un bene per l'uomo che riceve l'utile della luce nella notte dell'umana volontà e gli serve per non morire nelle fitte tenebre della colpa, quelle luci, sebbene piccole, gli indicano il passo, gli fanno vedere i pericoli ed attirano verso di loro la mia Paterna bontà, che vede che si servono della notte della loro volontà umana per formare almeno piccole luci, per segnare il passo per la via della salvezza. Fu proprio questo che attirò tutta la nostra tenerezza e la paterna nostra Bontà verso Adamo; lui aveva compreso che cosa significava vivere nel nostro Voler Divino e come correva dentro la nostra virtù creatrice, i suoi piccoli atti, come i più grandi, erano investiti dal Sole dell'Eterno Fiat che, essendo Sole, aveva virtù di poter formare quanti Soli voleva. Onde nel vedersi svuotato da questa forza creatrice non potette formare più soli, quindi poveretto, si sforzava quanto più poteva di formare piccole luci e vedendo la gran differenza fra il suo stato primiero e quello dopo la colpa, sentiva tal dolore che si sentiva morire in ogni suo atto. L'Ente Supremo si sentiva commosso ed ammirava l'industria del povero Adamo, che non potendo formare più soli, s'industriava di formare coi suoi atti piccole luci ed in virtù di ciò gli mantenne la promessa del futuro Messia."
6 Novembre 1927
Chi vive nella Divina Volontà non scende dalla sua origine e gli è dovuto lo stato di regina; invece chi vive fuori di Essa vive nello stato di servo. Il regno della Redenzione porta effetti differenti all'uno e all'altro . In ogni verità corre dentro una vita Divina.
Stavo seguendo il Voler Divino accompagnando tutti gli atti che il mio dolce Gesù aveva fatto stando sulla terra. Lui me li faceva presenti ed io l'investivo col mio “ti amo” e gli chiedevo coi suoi stessi atti il regno del Fiat Divino, lo pregavo che applicasse all'anima mia tutto ciò che aveva fatto nel regno della Redenzione, per darmi grazia di vivere sempre nel suo Volere Divino ed il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, chi vive nella mia Divina Volontà non scende dalla sua origine, e siccome tutto fu creato per chi doveva vivere in Essa, tutti i beni della Creazione che sono più estesi dei beni della Redenzione sono suoi. Perché a chi si mantiene nello stato d'origine, col vivere nel Fiat Supremo, è dovuto lo stato di regina e, come la regina terrena, conviene che possieda, molto più la regina che abita nel regio palazzo del nostro Volere, conviene che possieda regni, Soli, Cieli, mari, e che lo stesso Re faccia vita insieme con lei, felicitando la sua regina, e lei felicitando il suo Re. Ecco perciò che i beni della Creazione dovevano essere più estesi, altrimenti come poteva essere stato di regina, se non aveva dominio e regni da dominare? Invece col non vivere nel nostro Volere Divino, l'anima scende dalla sua origine, si snobilita e si mette nello stato di servo, quindi non le servono regni ed imperi. Molto più che io nella Redenzione venni sulla terra per risuscitare l'uomo dallo stato di morte, per sanarlo, per dargli tutti i rimedi possibili, per farlo ritornare di nuovo nello stato primiero della sua origine, sapendo che se lui fosse tornato nel nostro Volere, donde era uscito, già ero preparato per mantenerlo nello stato regale e dominante. Anzi tu devi sapere che per chi vive o vivrà in Esso, gli atti che io feci nella Redenzione serviranno non di rimedi ma di felicità, di gioia e come il più bello ornamento nel palazzo regio della mia Volontà, perché tutto ciò che io feci, non fu altro che parto suo, le sue viscere misericordiose partorirono nel grembo della mia Umanità tutti gli atti che io feci nel venire sulla terra, onde è giusto che come roba sua serva d'ornamento a se stessa. Onde in tutti gli atti che io feci stando sulla terra: se pregavo, se parlavo, se pativo, se benedivo i fanciulli, andavo rintracciando i figli miei, i figli della mia Volontà Divina, per dare a loro il primo atto, la roba che a loro apparteneva, la felicità che contenevano, e poi li davo in rimedio ai figli sventurati della colpa, servi della volontà umana, per la loro salvezza. Perciò tutti gli atti miei correvano come atto primo a chi doveva vivere nel Supremo Volere, come al loro centro di vita. Onde chi vive in Esso può dire: “tutto è mio”, ed io dico: “tutto è tuo."
Dopo di ciò, pensavo tra me: se il Fiat Divino ha il suo atto primo, in modo che nessun'altro atto può dire sono atto primo di Esso, come potranno trovarsi innanzi a Dio, come atto primo, coloro che verranno dopo a vivere in Esso, se già stanno i primi? Ed il mio divino Gesù ha soggiunto:
"Figlia mia, per chi vive o vivrà nel mio Volere, tutti saranno come atto primo innanzi a Dio, perché Esso ha un atto solo, un atto incessante, che parte sempre dal primo atto, ed in virtù di questo solo atto incessante eleva tutti gli atti fatti in Esso al primo suo atto, in modo che tutti coloro che vivranno nel mio Volere si troveranno nel suo atto solo e tutti come primo innanzi alla Maestà adorabile. Quindi nella mia Volontà Divina non ci sarà né primo né dopo, ma tutti fusi insieme in un atto solo; che onore, che gloria per la creatura poter tenere il posto in quest'atto solo della Volontà del suo Creatore, da cui, come sorgente, scaturiscono tutti i beni, tutte le felicità possibili ed immaginabili!"
Onde continuando a seguire gli atti del mio amato Gesù, mi son fermata quando ricevette la croce, e abbracciatala con tutta la tenerezza del suo amore, se la mise sulle sue spalle per portarla al Calvario, e Gesù ha soggiunto:
"Figlia mia, la croce maturò il regno della redenzione, lo completò e si mise a custodia di tutti i redenti, in modo che se la creatura si fa custodire dalla croce, riceve in sé gli effetti che contiene un frutto maturato, che contiene gusto, dolcezza ed umore vitale e fa sentire tutto il bene della redenzione, in modo che essa matura insieme col frutto della croce e si dispone a ritornare nel regno della mia Volontà, perché la croce maturò anche il regno della mia Volontà. Difatti chi ha disposto te a farti vivere in Essa? Non è stata forse la croce di tanti anni che ti maturò come un bel frutto, ti tolse tutti i gusti acerbi che contiene la terra, tutti gli attacchi delle creature, te li convertì in dolcezze divine e si mise a guardia, affinché nulla entrasse in te che non fosse santo e che non desse di Cielo. La croce non ha fatto altro, che facendo scorrere in te tutti gli umori vitali, formava in te il tuo Gesù ed il tuo Gesù, trovandoti matura, formava il regno della sua Volontà Divina nel fondo dell'anima tua. Ed atteggiandomi a Maestro con tutto amore ti parlavo e ti parlo di Essa, ti ho insegnato le sue vie, la vita che devi tenere in Essa, i prodigi, la potenza e la bellezza del regno mio. Tu devi sapere che ogni qualvolta il tuo Gesù si decide a manifestare una verità è tanto l'amore per essa, che biloco la mia stessa vita in ciascuna verità che io manifesto, per fare che ciascuna verità abbia la potenza di formare una vita divina nelle creature. Vedi dunque che significa manifestarti una verità di meno o una verità di più, mettere fuori una vita Divina a repentaglio, metterla in pericolo, perché se non viene conosciuta, amata ed apprezzata, è una vita Divina che non riceve il suo frutto e che non riceve gli onori che le convengono. Ecco perciò amo tanto le verità che manifesto, perché c'è vita mia che corre dentro ed amo tanto che siano conosciute. Com'è ben diverso il mio operato da quello delle creature, se esse parlano, insegnano, operano, non lasciano la vita loro nella parola e nell'opera, perciò non si dolgono tanto se le loro parole ed opere non hanno i loro frutti. Invece io mi dolgo assai assai, perché è vita che faccio correre in ciò che io manifesto."
10 Novembre 1927
L'anima sola con Gesù e Gesù solo con lei e come se la gode Lui solo. Ordine ed armonia della Creazione; come ogni cosa creata doveva subire l'azione di Adamo. Dio primo modello della Creazione, Adamo il secondo, il terzo chi deve far ritornare il regno del Fiat Divino.
Mi sentivo tutta abbandonata nell'Eterno Fiat e tutta sola, e sola per Gesù, come se nessun altro esistesse per me. Onde pensavo tra me: sono sola, dentro di me non sento scorrere altro che il gran mare della Volontà Divina, tutto il resto non esiste per me, Gesù stesso s'invola e si nasconde nella luce interminabile di Essa, e se per poco si fa vedere, i raggi del sole del Voler Divino gli piovono addosso e la mia povera vista, essendo troppo debole, resta eclissata e lo sperdo, e devo aspettare che il mio Gesù, la mia Vita, si sbarazzi di quella luce, oppure la renda meno fulgida per poterlo di nuovo ritrovare, perciò mi lamento della luce che mi eclissa la vista e mi nasconde Colui ch'è vita della povera anima mia; oh! se questa luce del benedetto Fiat fosse meno abbagliante, io avrei goduto il mio dolce Gesù, perché molte volte sento il suo tocco Divino, il suo alito refrigerante, altre volte le sue labbra che mi danno il suo bacio, e nonostante ciò non lo vedo, tutto a causa della benedetta luce che forma l’eclissi. Oh! Santa Volontà di Dio, quanto sei forte e potente se giungi a nascondermi il mio amato Gesù! Onde mentre pensavo ciò ed altro, il mio Sommo Bene Gesù è uscito da quella luce così abbagliante, così l'ho potuto vedere e mi ha detto:
"Figlia mia, tu sei sola con me ed io sono solo con te e siccome sei sola con me, io accentro in te tutto me stesso, perché essendo sola con me, ti posso riempire tutta di me, non c'è punto di te dove non prenda il mio posto, ti trasformi in me e, come in natura, entra in te la grazia straordinaria. Quando l'anima è sola con me io sono libero di fare ciò che voglio, la godo solo io ed il mio amore me ne fa fare tanto con lei che giungo fino alla follia, e faccio tanti di quegli stratagemmi amorosi, che se si potessero vedere o sentire tutte le creature direbbero: solo Gesù sa amare e può amare in modo sì sorprendente, sì ingegnoso e sì grande. Io faccio con chi vive sola con me, come farebbe il sole, se potesse accentrare tutta la sua luce su una pianta, questa pianta riceverebbe in sé tutta la vita del Sole e godrebbe di tutti i suoi effetti, mentre le altre piante ricevono ciascuna un solo effetto, che basta alla natura della sua pianta, invece la prima, siccome riceve tutta la vita del Sole, riceve insieme tutti gli effetti che contiene la luce. Così faccio io, accentro in lei tutta la mia Vita e non c'è cosa di me che non le faccia godere. Invece chi non è solo con me, siccome non posso accentrare la mia Vita, è senza luce, sente in sé il peso delle tenebre, il suo essere è diviso in tante parti, ci tiene a tante cose. Sicché se ama la terra si sente divisa con la terra, se ama le creature, i piaceri, le ricchezze, si sente come a brandelli divisa in modo che, chi la strappa da una parte e chi dall'altra, il povero cuore vive tra ansie, timori e disillusioni amare. Tutto al contrario chi vive sola con me."
Dopo di ciò, stavo seguendo il mio giro nel Voler Divino e, giunta nell'Eden, stavo glorificando il mio Creatore nell'atto che col suo alito onnipotente infondeva la vita nel corpo del mio primo Padre Adamo, ed il mio sempre amabile Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia, con che ordine ed armonia fu creato l'uomo; Adamo fu creato da noi re di tutta la Creazione e come re, aveva la supremazia su tutte le cose e se non avesse respinto il nostro Fiat, possedendo l'unità di Esso, in tutta la sua vita avrebbe riempito degli atti suoi tutte le cose create; come re e padrone aveva il diritto che ciascuna cosa creata subisse la sua azione, fosse investita dalla sua luce, perché ogni sua azione era un sole, uno più bello dell'altro. Sicché Lui doveva formare la corona a tutta la Creazione, non sarebbe stato vero re se non avesse conosciuto tutti i suoi domini e non avesse avuto il diritto di mettere gli atti suoi in tutte le cose da noi create. Succedeva quando un tale è padrone d'un terreno, perciò come padrone ha il diritto di passeggiare dentro, di piantare fiori, piante, alberi, insomma tutto ciò che vuole. Tale era Adamo, con la potenza del nostro Fiat Divino faceva ciò che voleva, si bilocava in tutte le cose create, e se parlava, se amava, se adorava ed operava, la sua voce risuonava in tutta la Creazione ed era investita dell'amore, dell'adorazione ed opera di Lui. Quindi la Divinità sentiva l'amore, l'adorazione, l'opera del suo primo figlio in tutte le opere sue. Ora tutto l'operato d'Adamo sarebbe rimasto in tutta la Creazione, come il primo modello a tutti i suoi discendenti, i quali avrebbero modellato tutti i loro atti ai riflessi di luce dei suoi atti che, come primo Padre, avrebbe dato in eredità a tutti i suoi posteri, i quali non solo avrebbero avuto il loro modello ma anche il possesso dei suoi stessi atti. Quale sarebbe stata la gloria nostra e sua, nel vedere l'operato del nostro caro figlio, del nostro prezioso tesoro, partorito dal nostro amore, fuso con le opere nostre! Qual felicità per lui e per noi! Ora se questo fu lo scopo nostro per cui fu creata tutta la Creazione ed il nostro caro gioiello, qual è l'uomo, che anche se Adamo cominciò e non finì, anzi finì nel dolore e nella confusione, perché respinse il nostro Volere Divino che gli serviva come atto primo e lo faceva operare nelle opere del suo Creatore, non è giusto che effettuiamo questo nostro scopo nei suoi discendenti? Ecco perciò ti chiamo in mezzo alle opere mie, in tutta la Creazione, per formare il modello in cui devono modellarsi le altre creature, per ritornare nel mio Fiat. Se tu sapessi qual gioia sento quando vedo che tu, facendo tuo il mio Volere Divino, vuoi animare la luce del Sole a dirmi che mi ama e chiedermi il regno mio, la rapidità del vento, il mormorio del mare, il fiore, il cielo disteso, perfino il canto del piccolo uccellino, vuoi dare la tua voce a tutti, animare tutti per dirmi che mi ami, mi adori e vuoi il regno del Fiat Supremo, sento un tal contento, che mi sento ripetere le prime gioie, il primo amore del mio caro gioiello e mi sento inclinare a mettere tutto da parte, a dimenticare tutto, per fare ritornare il tutto come fu da noi stabilito. Perciò, sii attenta figlia mia, si tratta di troppo. Tu devi sapere che il primo modello nella Creazione fu l'Ente Supremo, in cui l'uomo avrebbe dovuto modellare tutti i suoi atti col suo Creatore, il secondo fu Adamo, in cui avrebbero dovuto modellarsi tutti i suoi discendenti, ma siccome si sottrasse alla mia Volontà, mancando Essa, la sua unità in Lui, gli mancarono i pennelli, i colori e la materia prima per poter fare i modelli a somiglianza del suo Creatore; poveretto! Come poteva formare i modelli con la stessa forma Divina se non stava più in possesso di quella Volontà che gli somministrava abilità e tutto l'occorrente che ci voleva per poter formare gli stessi modelli di Dio? Respingendo il mio Fiat Divino, respinse la potenza che tutto può fare e tutto sa fare. Successe di Adamo come succederebbe di te se non avessi né carta, né penne, né inchiostro per scrivere, se ti mancasse ciò non saresti capace di vergare una sola parola, così Lui non fu più capace di formare i modelli sullo stampo Divino. Il terzo modello lo deve fare chi deve far ritornare il regno della mia Volontà. Perciò i tuoi doveri sono grandi, sui tuoi modelli saranno modellati tutti quelli degli altri, e perciò in tutti i tuoi atti fa’ che scorra la vita del mio Volere Divino, affinché ti somministri tutto l'occorrente che ci vuole e così il tutto andrà bene ed il tuo Gesù starà insieme con te, per farti eseguire bene i suoi modelli Divini."
13 Novembre 1927
Il Verbo stava nel centro dell(a sua)Umanità e operava. C'è gran differenza tra il regnare della Volontà Divina e la santità dei Santi ancorché ci fossero i miracoli.
Stavo seguendo il mio giro nel Voler Divino e, giunta agli atti che Esso fece nell'Umanità di Nostro Signore, il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, il Verbo Divino nella mia Umanità stava come centro di Vita in Essa, erano inseparabili l'uno dall'altra, ma siccome la mia Umanità aveva i suoi limiti ed il Verbo era senza limiti, immenso ed infinito, non potetti restringere dentro di Essa tutta la luce interminabile del Verbo, questa luce straripava, in modo che i suoi raggi straripando dal centro della mia Umanità, uscivano dalle mie mani, dai miei piedi, dalla bocca, dal cuore, dagli occhi, da tutte le parti della mia Umanità, quindi tutto il mio operato scorreva in questa luce, che più che raggi solari investiva tutto e rintracciava tutti gli atti delle creature, per dare i suoi, affinché i loro atti, investiti dalla sua luce, prendessero la forma dei suoi e, fusi insieme, acquistassero il valore, la bellezza degli atti suoi; ma quale non fu il dolore della mia Umanità, nel vedere che le creature respingevano gli atti suoi nella stessa luce del Verbo Eterno ed impedivano la trasformazione che voleva fare in esse? Ogni suo atto respinto era un dolore ed ogni atto delle creature si convertiva per la mia Umanità in amarezza ed offesa. Com'è duro voler fare del bene, farlo e non trovare chi riceva questo bene. Questo dolore dura ancora, perché tutto ciò che fece la mia Umanità, nella luce dell'Eterno Verbo, esiste ed esisterà sempre, e sta sempre in atto di fare ciò che una volta ha fatto, e sta come in agguato aspettando che la creatura riceva la trasmissione degli atti suoi, affinché uno sia l'atto, uno il valore, una la volontà, uno l'amore, d'ambo le parti, e solo regnando il mio Fiat l'operato che io feci nella Redenzione può avere il suo totale compimento, perché con la luce di Esso, le creature si toglieranno la benda e faranno scorrere in loro tutto il bene che il Verbo Eterno venne a fare nella mia Umanità per amore delle creature." Onde mentre diceva ciò, vedevo che dall’interno del mio dolce Gesù, usciva tanta luce che investiva tutto e tutti.
Onde seguivo il mio giro nel Fiat Divino e mentre accompagnavo col mio “ti amo” tutti i prodigi che Esso aveva fatto nei santi, Patriarchi e profeti dell'antico testamento, come quelli dopo la sua venuta sulla terra, per chiedere in virtù di tutti questi suoi atti il suo regno Divino in mezzo alle creature, pensavo tra me: se questo Santo Volere ha fatto tanti prodigi in tutti questi santi, non è questo dunque, il suo regnare almeno in questi santi sì prodigiosi? Ma mentre pensavo ciò, il mio amato Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, non c'è bene che non sia uscito dalla mia Volontà Divina, ma c’è gran differenza tra il regnare di Essa nelle creature e lo sprigionare un atto dall’interno di Essa e comunicarlo alle creature, come ad Abramo, sprigionò un atto di eroismo ed ebbi l'uomo eroico nel sacrificio, a Mosè un atto di potenza e fu l'uomo prodigioso, a Sansone un atto di fortezza e fu l'uomo forte, ai profeti rivelò ciò che riguardava il futuro Redentore e furono uomini profeti, e così di tutti gli altri che si sono distinti come prodigiosi e di virtù non comuni, a seconda l'atto che sprigionava il mio Voler Divino, se prestavano la loro adesione e corrispondevano ricevevano il bene dell'atto di Esso. Questo non è regnare figlia mia, né forma il regno del mio Volere, per formarlo non ci vuole un atto solo, ma l'atto continuato che Esso possiede, è questo che vuol dare alle creature per formare il suo regno: il suo atto continuato di potenza, di felicità, di luce, di santità, di bellezza inarrivabile; ciò che il mio Fiat è per natura, vuole rendere le creature in virtù del suo atto continuo che contiene tutti (i) beni possibili ed immaginabili. Diresti tu che un re regna solo perché ha fatto una legge, ha dato un bene al suo popolo? Certo che no; il vero regnare è formare la vita dei popoli con tutte le leggi, dando il regime decoroso, conveniente, retto e giusto alla vita di essi, dando loro tutti i mezzi necessari affinché nulla manchi per loro bene. Il re, per regnare, dovrebbe avere la sua vita in mezzo ai popoli e fare una la sua volontà ed i suoi beni con essi, in modo che il re formi la vita del popolo ed essi la vita del re; altrimenti non è vero regnare. Questo è il regnare della mia Volontà, rendersi inseparabile dai figli del suo regno, dare loro tutto ciò che possiede fino a traboccarne, per avere figli felici e santi della sua stessa felicità e santità. Ora da qui si vede che nonostante i tanti prodigi e miracoli che i santi, i profeti, i patriarchi, hanno fatto, non hanno formato il mio regno in mezzo alle creature, né hanno fatto conoscere il suo valore, né il gran bene che possiede la mia Volontà, né ciò che può fare e vuol dare e lo scopo del suo regno, perché mancava in essi il suo atto continuato, la sua vita permanente, e perciò, non conoscendola a fondo, si sono occupati di altro che riguardava la mia gloria ed il loro bene e hanno messo da parte la mia Volontà, aspettando altro tempo più propizio, quando la Paterna bontà si fosse compiaciuta di far conoscere prima e di dare poi un sì gran bene e un regno sì santo che loro neppure sognavano. Perciò, sii attenta e segui il tuo volo nel Fiat Divino."
18 Novembre 1927
Quando Iddio manifesta una nuova verità alla creatura è una nuova festa per Dio e per essa. Come l'anima si decide a fare il suo atto nel Voler Divino così chiama il Fiat Divino a riflettere con la sua luce nel suo atto. Il Fiat ha virtù di svuotare l’atto di tutto ciò che non è luce.
Mi sentivo afflitta per le solite privazioni del mio dolce Gesù, ma tutta abbandonata nel suo amabile Volere. Quindi pensavo tra me: in questi giorni il mio Sommo Bene Gesù non mi ha detto nulla, tutto è stato silenzio profondo, mi ha fatto sentire appena qualche moto di Lui nel mio interno, ma senza una sua parola. Onde mentre pensavo ciò, si è mosso nel mio interno, dicendomi:
"Figlia mia, quando Dio non manifesta altre verità, la Volontà Divina sta come sospesa, non aggiunge altri beni verso le creature, quindi per Dio e per la creatura non vi è la festa che la verità porta con sé."
Ed io nel sentire ciò ho detto: “Per te è sempre festa, perché hai con te tutte le verità, piuttosto la festa è interrotta per la povera creatura, perché non possiede la sorgente di tutte le verità, quindi quando il suo Creatore non le comunica altre verità, le nuove feste restano interrotte per lei, al più si gode quelle feste da te già comunicate, ma le sorprese delle nuove feste non sono in suo potere, ciò che non è per te. E Gesù ha soggiunto: "Figlia mia, certo per noi è sempre festa, né nessuno può ombrare menomamente il pelago delle nostre nuove gioie e felicità senza termine che il nostro Essere Divino contiene in se stesso, ma vi è una festa che viene formata nell'atto, quando il nostro Essere Divino, rigurgitando d'amore verso la creatura, manifesta le sue verità, vedere doppiamente felice la creatura, tante volte di più per quante verità di più le manifestiamo, è per noi una nuova festa. Mettere fuori le nostre verità che escono dalla sorgente delle nostre gioie, imbandire la mensa della nostra felicità alla creatura che contiene la verità, vederla festeggiare insieme con noi, seduta alla nostra stessa mensa, per cibarsi del nostro stesso cibo, è per noi una nuova festa. Le feste, le gioie, vengono formate nelle comunicazioni; il bene isolato non porta festa, la gioia da sola non sorride, la felicità da sola a sola non banchetta, non si mette in brio, e poi con chi deve festeggiare, sorridere, banchettare, se non trova qualcuno con cui fare questa festa, sorridere insieme, inebriarsi a vicenda? Perciò l'unione forma la festa, il rendere contenta un'altra creatura forma il contento proprio. Ecco perciò, se abbiamo le nostre nuove feste che non ci mancano mai, ci manca la nuova festa che non diamo alla creatura. Se tu sapessi la nostra gioia e felicità (nel) vedere la tua piccolezza sedersi alla mensa nostra, cibarsi delle verità del nostro Supremo Volere, sorridere di fronte alla sua luce, prendere le nostre gioie, per fare il deposito in te stessa delle nostre ricchezze, abbellirti della nostra bellezza e, come inebriata di tanta felicità, sentirti ripetere: “Voglio il regno del tuo Fiat.” Vorresti mettere sossopra Cielo e terra per chiedermi il mio Fiat, per ottener l'intento, e per far che? per rendere felice della tua stessa felicità tutta l'umana famiglia, pare che la tua festa non è completa, se non rende felici gli altri della tua stessa felicità che contieni in virtù della mia Volontà. Se tu potessi far conoscere a tutti tutto ciò che conosci di Essa e far gustare a tutti la felicità che possiede, non sarebbe per te una festa di più? Non ti sentiresti doppiamente felice della felicità altrui da te comunicata?"
Ed io: “Certo, Amor mio, se potessi travolgere tutti nel tuo Santo Volere, come sarei più felice e contenta!”
E Gesù: "Ebbene tale son io, alla nostra felicità che mai si esaurisce e che ci tiene sempre in festa, alla nostra festa si aggiungerebbe la felicità della creatura. Perciò quando ti vedo sospirare le mie verità per conoscerle, io mi sento tirato a manifestarle e dico: voglio godere la mia nuova festa con la piccola figlia mia, voglio sorridere insieme con lei ed inebriarla della mia stessa felicità. Sicché in questi giorni di silenzio è mancata a te la nuova festa nostra ed a noi la tua." Onde ha fatto silenzio e poi ha soggiunto:
"Figlia mia, come tu ti decidi a riversarti nel mio Fiat Divino e a formare in Esso i tuoi pensieri, parole ed opere, così fai la chiamata alla mia Volontà, ed Essa, sentendosi chiamata, risponde alla chiamata col riflettere la sua luce nell'atto tuo, e con la sua luce ha virtù di svuotare quell'atto di tutto ciò che ci può essere di umano e lo riempie di tutto ciò ch'è divino. Quindi il mio Voler Divino si sente chiamato dai tuoi pensieri, dalle tue parole, dalle tue mani, dai tuoi piedi e dal tuo cuore ed Esso riflette la sua luce in ciascuno di essi, svuota tutto e vi forma la sua vita di luce, e siccome la luce ha tutti i colori, così il mio Voler Divino mette un suo colore divino ai pensieri, un altro alle parole, un altro alle mani, e così di tutto il resto degli atti tuoi, e come tu li moltiplichi, così moltiplica i suoi colori divini investiti della sua luce, ed oh! com'è bello vederti investita di tante varietà di colori e sfumature divine, per quanti pensieri, atti e passi tu fai, tutti questi colori e luce Divina ti danno tale bellezza ch'è un incanto vederti e tutto il Cielo vorrebbe godere tali bellezze con cui il mio Fiat ha investito l'anima tua. Perciò il tuo richiamo alla mia Volontà Divina sia continuo."
23 Novembre 1927
Quando l'anima non dà il primato alla Divina Volontà Essa sta pericolante e come soffocata in mezzo alle creature. Quando l'anima prega che venga il regno della Divina Volontà, tutto il Cielo fa eco alla sua preghiera.
Il mio abbandono nel Fiat Divino è solo la mia vita, il mio appoggio, il mio tutto; il mio dolce Gesù si nasconde sempre più ed io resto solo con questo Volere sì Santo, immenso, sì potente che ad ogni suo moto getta e sprigiona da sé mare di luce, che forma le sue onde luminose, interminabili, la mia piccolezza si sperde, sebbene comprenda che ho molto da fare, per seguire i suoi atti innumerevoli in un mare sì vasto e, sperdendomi nel Fiat Divino, pensavo tra me: “oh se avessi con me il mio dolce Gesù che conosce tutti i segreti del suo Volere, non mi sperderei e seguirei meglio gli atti interminabili di Esso, sento che veramente non mi vuole più il bene di prima, sebbene mi dica che non è vero, ma io vedo i fatti e le parole, innanzi ai fatti, non hanno valore. Ah! Gesù! Gesù! non mi aspettavo da Te questo cambiamento che mi fa sentire una morte continua. Molto più che lo sai, il lasciarmi a lungo senza di te mi costa più della mia stessa vita; ma mentre pensavo ciò ed altro, il mio amato Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
"Figlia mia, mia piccola figlia, perché temi? perché dubiti del mio amore? E poi se ti sperdi è sempre nel mio Volere che resti, mai fuori di Esso, né io potrei tollerare che tu esca un sol passo dai suoi confini, no, no, la piccola figlia della mia Volontà starà sempre nelle sue braccia e poi, come posso non amarti se vedo in te, in tutti gli atti tuoi primeggiare il mio Fiat? Non lo vedo come nelle altre creature pericolante e soffocato in tutti i loro atti, perché non dandogli il primato, sta sempre in pericolo in mezzo a loro, chi gli ruba i suoi beni, chi offende la sua luce, chi lo disconosce e lo calpesta, non dandogli il primato sta come un re al quale i sudditi non danno gli onori dovuti, quindi lo malmenano e lo vogliono mettere fuori del proprio regno. Qual dolore! Invece nella mia piccola figlia, la mia Volontà Divina sta al sicuro, non soffre pericolo nei suoi sguardi, perché in tutte le cose create guarda i veli che nascondono la mia Volontà ed essa squarcia i veli e la trova regnante in tutta la Creazione, la bacia, l'adora, l'ama e segue i suoi stessi atti mettendosi a suo corteggio, non soffre pericolo nelle tue parole, nelle tue opere, in tutto, perché le dai l'atto primo negli atti tuoi; col darle l'atto primo le si danno gli onori Divini, la si stima re di tutto e l'anima, riceve come cose che le appartengono, i beni del suo Creatore. Sicché per lei la mia Volontà non si trova in stato pericolante, ma al sicuro, non si sente rubare la luce, l'aria, l'acqua, la terra, perché tutto è suo. Invece chi non la fa regnare la deruba da tutte le parti ed Essa sta in continuo pericolo."
Dopo di ciò avendo seguito il mio giro nel Fiat Divino raccoglievo tutte le cose create in cui sono dominanti tutti gli atti del Fiat Divino e, raccogliendo tutto insieme il cielo, il sole, il mare e tutta la Creazione, portavo tutto innanzi alla Maestà Suprema per circondarla di tutte le sue opere e far chiedere dagli atti della sua stessa Volontà il regno del Fiat Divino sulla terra, ma mentre facevo ciò, il mio amabile Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
"Figlia mia, senti come tutto il Cielo fa eco alla tua domanda e gli Angioli, i Santi, la Sovrana Regina ripetono tra loro: “Fiat! Fiat! Voluntas tua, come in Cielo così in terra.” Siccome è domanda di Cielo, è il regno che tutti interessa, si sentono tutti in dovere di chiedere ciò che vuoi tu, sentono in loro la stessa forza della potenza della mia stessa Volontà Divina da cui tutti sono animati e ripetono: la Volontà del Cielo sia una con la terra. Oh! come è bello, come risuona armonioso, quando un eco della terra investe tutto il Cielo e forma un solo eco, una sola Volontà, una sola domanda. Tutti i beati dicono tra loro, presi d'ammirazione,: Chi è costei che porta tutto il corteggio delle opere divine innanzi alla Divinità e con la potenza del Fiat Divino che possiede ci travolge tutti e ci fa chiedere un regno sì Santo? Nessuno ha avuto questa potenza, nessuno ha chiesto finora il regno del Fiat con tale potenza ed impero, al più c’è stato chi ha chiesto la gloria di Dio, chi la salvezza delle anime, chi la riparazione di tante offese, tutte cose che si riferiscono alle opere esterne di Dio, invece il chiedere il regno del Voler Divino riguarda le sue opere interne, gli atti più intimi di Dio, è la distruzione del peccato, non è la sola salvezza, ma la santità divina nelle creature, è la liberazione di tutti i mali spirituali e corporali, è il trasportare la terra in Cielo per poter far discendere il Cielo in terra. Perciò il chiedere il regno della mia Volontà Divina è la cosa più grande, più perfetta, più santa e perciò tutti, riverenti, rispondono al tuo eco e risuona nella Patria Celeste la bella armonia: “Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra."
27 Novembre 1927
Chi si fa dominare dalla Volontà Divina, in virtù di Essa, riceve in sé la fecondità Divina e può generare negli altri il bene che possiede. Ciò ch'è necessario per ottenere il regno della Divina Volontà: primo muovere Dio, secondo possedere come vita la Divina Volontà.
Il mio abbandono nel Voler Divino è continuo e sebbene molte volte mi nasconda ed eclissi il mio amato Gesù, la mia Vita, il mio Tutto, Essa non si nasconde mai, la sua luce è permanente in me e mi sembra che ancorché si volesse nascondere non può, perché trovandosi la sua luce dappertutto non trova il punto dove potersi cacciare, restringere, perché di sua natura è immensa, investe tutto, primeggia su tutto con tale impero, che la sento in ciascuna fibra del mio cuore, mi scorre nel respiro, in tutto ed io penso tra me che mi vuol più bene il Voler Divino che lo stesso Gesù, perché Lui spesso spesso mi lascia invece la sua adorabile Volontà non mi lascia mai, anzi di sua natura si trova in condizione che non può lasciarmi e col suo impero di luce mi domina e, trionfante, aspetta il primato degli atti miei. Oh! Volontà Divina, quanto sei ammirabile, la tua luce non si fa sfuggire nulla, e carezzando e giocando la mia piccolezza, ti rendi conquistatrice del mio piccolo atomo e godi di sperderlo nell'immensità della tua luce interminabile.”
Ma mentre mi sentivo tutta immersa in quella luce, il mio amato Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
"Figlia mia, chi si fa dominare dal mio Voler Divino, in virtù di Esso riceve la virtù della fecondità Divina e con questa fecondità può generare negli altri ciò che essa possiede, con questa fecondità Divina l'anima forma la più bella e lunga generazione, che le porterà la gloria, il corteggio d'aver generato tanti parti nei suoi stessi atti, vedrà uscire da lei la generazione dei figli della luce, della felicità, della santità Divina. Oh! com'è bella, santa e pura la fecondità del germe del mio Voler Divino! E’ luce e genera luce, è santa e genera la santità, è forte e genera la fortezza, possiede tutti i beni e genera pace, gioia e felicità. Se tu sapessi qual bene porterà a te e poi a tutti il germe fecondo di questo Volere sì Santo che sa e può generare ad ogni istante tutti i beni che possiede! Fu così che, l'Altezza della Sovrana Regina potette generare il Verbo Eterno senza opera altrui, perché non dando vita al suo volere umano, diede solo vita al Voler Divino e, con ciò, acquistò la pienezza del germe della fecondità Divina e poté generare Colui che Cielo e terra non potevano contenere e non solo lo poté generare in sé, nel suo seno materno, ma lo poté generare in tutte le creature; com'è nobile e lunga la generazione dei figli della Celeste Regina, Essa generò tutti in quel Fiat Divino che tutto può e tutto racchiude. Sicché la mia Divina Volontà innalza la creatura e la rende partecipe della fecondità della Paternità Celeste; che potenza, quanti sublimi misteri non possiede!"
Onde continuavo i miei atti nel Fiat Divino ed offrivo tutto per ottenere il suo regno sulla terra, volevo investire tutta la Creazione, animare tutte le cose create con la mia voce, affinché tutte dicessero insieme con me: “Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra, presto, presto venga il tuo regno.! Ma mentre facevo ciò pensavo tra me: come può venire questo regno sì Santo sulla terra, nelle creature non c'è alcun cambiamento, nessuno si occupa, il peccato, le passioni abbondano, come mai dunque potrà venire questo regno sulla terra? E Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, ciò che più è necessario per ottenere un bene sì grande qual è il regno del mio Fiat Divino è muovere Iddio a farlo decidere di dare la mia Volontà Divina regnante in mezzo alle creature; quando Iddio si muove e decide, tutto supera e vince anche gli stessi mali. E l'altra cosa necessaria (è) che la creatura che lo cerca e prega Iddio a dare un tanto bene possegga in sé la vita del regno che chiede per le altre creature. Chi lo possiede conoscerà l'importanza e non risparmierà sacrifici per impetrare agli altri il bene che possiede, conoscerà i segreti, le vie che deve tenere, si renderà importuna per vincere lo stesso Dio. Essa sarà come Sole che possiede, ristretta in sé, tutta la pienezza della sua luce e, non potendo contenerla in sé, sente il bisogno di spanderla fuori, per dare luce a tutti e far bene a tutti, per renderli felici della sua stessa felicità. Chi ha un bene ha virtù di chiederlo e darlo. Ciò successe nella Redenzione, il peccato allagava la terra, lo stesso popolo, chiamato popolo di Dio, era il più piccolo popolo, e anche se sembrava che si occupava di Dio lo faceva in modo superficiale, ma non possedevano in loro la vita di quel Redentore che domandavano, si può dire che si occupavano come si occupano oggi la Chiesa, le persone sacre e i religiosi col recitare il Pater noster, ma senza avere in loro la pienezza della vita della mia Volontà che domandano nel Pater Noster, quindi la domanda finisce in parole, non nei fatti. Onde quando venne la Regina del Cielo che possedeva la pienezza della vita Divina e tutto ciò che domandava per il bene dei popoli, mosse Dio, lo vinse, lo fece decidere e nonostante esistessero i mali venne il Verbo Eterno sulla terra per mezzo di Colei che già lo possedeva e formava tutta la sua vita; con la pienezza di questa vita Divina potette muovere Iddio e venne il bene della Redenzione. Ciò che tutti gli altri insieme non potettero ottenere, l'ottenne Colei, la Sovrana Regina che aveva conquistato prima in se stessa il suo Creatore, la pienezza di tutti i beni che domandava per gli altri ed essendo conquistatrice, aveva virtù di poter impetrare e dare il bene che possedeva. C'è gran differenza figlia mia, fra chi domanda e possiede e chi domanda e non possiede la vita Divina, la prima domanda con diritto, la seconda a titolo di elemosina, e a chi chiede a titolo di elemosina si danno i soldi, al più le lire, ma non regni interi. Chi chiede con diritto possiede, è già padrona, Regina e chi è Regina può dare il regno ed essendo regina ha il suo impero Divino presso Dio per impetrare il regno alle creature. Così succederà per il regno della mia Volontà, perciò ti raccomando tanto, sii attenta, fa’ che Essa formi la pienezza della sua Vita in te. Così potrai muovere Dio e quando si muove Dio non c'è chi lo resista..."
1 Dicembre 1927
Fortezza della Mamma Celeste nelle privazioni di Gesù, fortezza che deve avere la piccola figlia della sua Volontà. Potenza degli atti fatti nella Volontà Divina che sono lo sbocco di Dio.
Mi sentivo totalmente priva del mio Sommo Bene Gesù e per quanto lo chiedessi non mi riusciva di trovarlo. Onde mi sentivo torturata ed amareggiata in modo indicibile, le mie parole non hanno vocaboli per manifestare il mio dolore, perciò passo avanti. Quindi dopo lunghi giorni di martirio e di abbandono in quel Fiat Divino, il mio amato Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
"Figlia mia, voglio da te la stessa fortezza d'animo della Sovrana Celeste, che giunse ad amare più la Divina Volontà che la stessa Umanità del suo Figlio Gesù. Quante volte il Voler Divino ci comandava di separarci ed io dovevo andare lontano da Lei e Lei doveva restare senza di me, senza seguirmi. Ed Essa restava con tale fortezza e pace da posporre al Fiat Divino il suo stesso Figlio, tanto che Esso, rapito da tale fortezza, bilocava il Sole della mia Volontà Divina e mentre restavo con la Mamma mia accentrato in Lei restavo accentrato in me, il Sole si bilocava ma la luce restava una, allungandosi, ma senza mai separarsi dall'uno all'altro centro del Sole bilocato. La Sovrana Regina aveva ricevuto tutto dalla mia Volontà, la pienezza della grazia, la santità, la Sovranità su tutto, perfino la fecondità di poter dare la vita al Figlio suo, tutto le aveva dato e nulla le aveva negato, onde quando voleva che io mi allontanassi, con fortezza eroica ridava alla Volontà Divina ciò che aveva ricevuto. I Cieli stupivano nel vedere la fortezza, l'eroismo di Colei che pur sapevano che mi amava più della sua stessa vita. Tale vorrei vedere la piccola figlia della mia Volontà Divina, forte, pacifica, e con eroismo ridare ad Essa il tuo Gesù, quando vuole che ne resti priva, non vorrei vederti abbattuta, mesta, ma con la fortezza della Mamma Celeste e, come per la Sovrana del Cielo la separazione era esternamente ed apparentemente, ma internamente il mio Volere Divino ci teneva fusi insieme ed inseparabili, così succederà di te, il mio Volere ti terrà fusa in me e faremo insieme gli stessi atti, senza mai separarci."
Dopo di ciò seguivo i miei atti nel Fiat Divino e, pensando di non farli bene, pregavo la mia Mamma Celeste che venisse in mio aiuto, affinché potessi seguire quel Voler Supremo che Lei aveva tanto amato e dal quale riconosceva tutta la sua gloria ed altezza in cui si trova; ma mentre pensavo ciò il mio sempre amabile Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, tutti gli atti della mia Madre Regina fatti nella mia Volontà, stanno tutti in aspettativa perché vogliono il seguito degli atti della creatura fatti in Essa, sicché sono questi atti che tu fai nel mio Volere, che ti vengono in aiuto, anzi si schierano intorno a te, per somministrarti chi la luce, chi la grazia, chi la santità e chi l'atto stesso che tu fai, per poter avere il seguito di questi atti nobili, santi e divini; questi atti sono lo sbocco di Dio, prendendo i quali la creatura si riempie tanto che non potendoli contenere li sbocca di nuovo e dà i suoi atti divini al suo Creatore, perciò formano la gloria più grande che la creatura possa dare a Colui che la ha creata, non c'è bene che non discenda per mezzo di questi atti fatti nel Voler Divino, mettono tutto in moto, Cieli e terra e lo stesso Dio, sono il moto divino nella creatura, e (fu) in virtù di questi atti che la Celeste Sovrana fece muovere il Verbo a scendere sulla terra, perciò Essa aspetta il seguito degli atti suoi, per muovere Dio a far venire a regnare la nostra Suprema Volontà sulla terra. Essi sono il trionfo di Dio sulla creatura e le armi divine con cui la creatura vince Dio. Quindi segui i tuoi atti nella mia Volontà ed avrai in tuo potere gli aiuti divini, come pure quelli della Sovrana Regina."
6 Dicembre 1927
Stato dell'anima. Nella Volontà Divina non entrano il dolore e le amarezze perché sono parti umani. Modo divino. La Volontà Divina ha la sua vita in mezzo alle creature e come esse la inceppano. Ogni atto fatto nella Divina Volontà è una firma divina che corre; esempio.
Continuo il mio abbandono nel Fiat Divino ed essendo totalmente priva del mio Sommo Bene Gesù, sentivo tale amarezza e dolore da non saperlo esprimere, ma nel medesimo tempo sentivo pace imperturbabile e la felicità della luce del Supremo Volere. Onde pensavo tra me: che cambiamento nella povera anima mia, prima se il benedetto Gesù per poco, anche per ore mi privava di Lui, io smaniavo, deliravo, piangevo, mi sentivo la più infelice delle creature. Ora tutto al contrario, son priva non per ore, ma per giorni e sebbene senta un dolore intenso, penetrante fin nelle midolle delle ossa, sono senza smania, senza delirio, senza poter piangere, come se non avessi più lacrime, tutta pacifica, impavida e felice. Dio santo, che mutamento! A pensare d'essere felice senza Gesù mi sento morire, ma la mia felicità non viene toccata, sento che la felicità lascia libero il dolore ed il dolore lascia libera la felicità, ognuno di essi fa il proprio corso, la propria via, ha il proprio posto, ma non si mischiano insieme. Ah! Gesù! Gesù! come non mi aiuti? non hai pietà di me? Come non corri, alla tua piccola figlia non voli a colei, che tanto dicevi d'amare? Ma mentre sfogavo il mio dolore, ha fatto appena un moto nel mio interno e mi ha detto:
"Figlia del mio Volere, perché vuoi turbare la tua pace, la tua felicità? Sappi che dove regna la mia Volontà, Essa qual nobile Regina Divina, possiede gioie immense e felicità senza fine; il dolore, le lacrime, le amarezze, sono nate nel tempo, tutti parti della volontà umana, non sono nati nell'Eternità, né sono parti suoi, sono limitati e finiti, perciò non hanno potere d'entrare menomamente nel pelago delle felicità del mio Voler Divino. Questo è il modo Divino, in questo stato si trovò la Regina del Cielo, la mia stessa Umanità e tutti i nostri dolori, furono troppi e di tutte le specie, non potettero scemare né penetrare nel colmo delle nostre interminabili gioie e felicità. Sicché prima le tue smanie, le tue lacrime e i disturbi quando non mi vedevi per poco erano residui della tua volontà umana, la mia non ammette queste debolezze e siccome Essa per natura non le possiede, dove regna qual Regina se domina il dolore, lo fa correre, ma non ammette che entri nella sua felicità con cui ha riempito la sua creatura, col regnare in lei, il dolore non troverebbe posto dove mettersi nel mare interminabile della felicità della mia Adorabile Volontà. Non vuoi tu forse che Essa regni in te, perché ti impensierisci del mutamento che senti nell'anima tua?
La mia Volontà Divina ha la sua vita e quando l'anima apre le porte della sua volontà per farla entrare e dominare, Essa entra nell'anima e svolge in lei la sua vita tutta Divina e, qual Regina, forma in essa la sua vita di luce, di pace, di santità, di felicità e la creatura sente come sue proprietà tutti i beni suoi e se sente il dolore, lo sente in modo divino, che non porta alcun danno a tutto ciò che la mia Volontà Divina le ha comunicato. Invece se non le si aprono le porte per farla entrare e dominare, la vita di Essa resta sospesa nella creatura, inceppata, senza svolgimento. Succede per il mio Fiat Divino come potrebbe succedere per una creatura che vuol portare tutti i beni ad un'altra e questa, con ingratitudine orrenda, le lega i piedi, le mani per non farla avvicinare, le chiude la bocca per non farla parlare, le benda gli occhi per non farsi guardare, in tal modo ridotta, come può farle il bene che vorrebbe farle, se le lega i piedi per non farla avvicinare, le mani per non ricevere il bene che le porta, la bocca per non farle dire ciò che le porta, gli occhi per non farsi allettare dai suoi sguardi ad aprirle le porte, qual dolore non sarebbe di questa portatrice di tanto bene? In questo stato vien messa la mia Volontà da parte delle creature, quando non aprono le porte della loro per farle svolgere la sua vita. Qual dolore figlia mia, qual dolore!"
Dopo di ciò seguivo a pensare alla Divina Volontà portatrice di tanto bene, ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
"Figlia mia, è tanto l'amore verso chi fa regnare e dominare il mio Fiat Divino che per ogni atto che lei fa in Esso, la Divinità cede un diritto divino all'anima, cioè un diritto di santità, di luce, di grazia, di felicità e con questi diritti vincola l'anima e la rende posseditrice dei beni divini. Sicché ogni atto in più fatto nel mio Volere Divino è una firma che viene (e)seguita dal tuo Creatore, come se ti facesse scrittura che ti rende padrona della sua felicità, della sua luce, santità e grazia sua. Succede come quando un ricco ama una povera, la quale non esce mai dalla sua casa e se esce, è solo per visitare le proprietà del suo padrone, per portare al suo padrone i frutti dei suoi poderi, per renderlo felice dei suoi stessi beni. Il ricco guarda la povera, s'invaghisce di lei, la vede felice in casa sua, ma per essere sicuro della felicità di costei, fa pubblica scrittura dei beni suoi alla povera che gli ha ferito il cuore, che sta sempre in casa sua e si serve dei suoi stessi beni per rendere felice il suo amato padrone. Tale è per chi vive nella nostra Volontà Divina, vive in casa nostra, si serve dei beni nostri per glorificarci e felicitarci, la sua disparità tra lei e noi ci farebbe pena, peserebbe sul nostro Cuore Paterno, ma siccome nel nostro Voler Divino non ci possono entrare pene ed infelicità, agiamo da magnanimi, ad ogni suo atto mettiamo firma, scritturando i nostri beni, per renderla felice e ricca della nostra stessa felicità. Perciò ti ripeto spesso, sii attenta, figlia mia, non ti far sfuggire nulla, perché tutti i tuoi atti in Esso sono firme che corrono e firme Divine con cui viene assicurata che la Volontà Divina è tua e tu sei di Essa, i vincoli divini non vengono mai meno, sono vincoli eterni..."
8 Dicembre 1927
Chi vive nel Voler Divino resta rigenerato in Esso e viene dotato dei beni suoi. La Vergine, piccola luce, diventò Sole in virtù del Voler Divino.
Stavo facendo il mio giro in tutta la Creazione, per seguire tutti gli atti che il Fiat Divino esercita in essa, ma mentre facevo ciò pensavo tra me: sento che non posso fare a meno di girare in tutta la Creazione, è come se non posso stare se non faccio le mie piccole visitine al Cielo, alle stelle, al Sole, al mare ed a tutte le cose create, come se un filo elettrico mi tira in mezzo ad esse, per decantare la magnificenza di tante opere e lodare ed amare quella Volontà Divina che le creò e le tiene strette come nel suo pugno Divino per conservarle belle e fresche, come le fece uscire alla luce del giorno, per cui sento di voler chiedere quella stessa vita e dominio che il Fiat Divino tiene in esse, in mezzo alle creature; perché dunque non ne posso fare a meno? Ma mentre pensavo ciò, il mio amato Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
"Figlia mia, tu devi sapere che tu sei nata non una volta, ma due volte; una volta come le altre creature, l'altra volta sei stata rigenerata nella mia Volontà, ed essendo parto suo, tutto ciò che ad Essa appartiene è tuo. E come il padre e la madre dota(no) la figlia dei loro stessi beni, così il mio Volere Divino, come ti rigenerò, ti dotò delle sue proprietà Divine. Onde, chi non ama, chi non cerca di stare in mezzo alle sue proprietà? Chi non le visita spesso e forma il suo soggiorno in esse per godersele, amarle e non finire mai di decantare la gloria di Colui che l'ha dotata di tante vaste proprietà, che contengono tante svariate bellezze? Saresti troppo ingrata se essendo figlia del mio Volere Divino non facessi il tuo soggiorno nelle proprietà di chi ti ha generato. Sarebbe non amare chi con tanto amore ti ha partorita e non riconoscere le ricchezze di chi (ti) ha generato. Ecco perciò la necessità che tu senti di girare in tutta la Creazione, perché è roba tua e chi ti ha generato, col suo filo elettrico di luce e d'amore ti chiama a godere e ad amare ciò ch'è suo e tuo e gode di sentire ripetere i tuoi ripetuti ritornelli: “venga il regno del tuo Fiat sulla terra."
Dopo ciò, seguendo il mio giro in tutte le cose da Dio create, mi son fermata quando creò la Sovrana Regina, tutta bella, pura e senza macchia, il nuovo ed il più gran portento di tutta la Creazione ed il mio Sommo Bene Gesù ha soggiunto:
"Figlia mia, l'Immacolata Maria, piccola luce della stirpe umana, perché l'umana terra le diede l'origine, fu sempre figlia della luce perché nessuna macchia entrò in questa luce; ma sai tu dove sta tutta la sua grandezza, chi le diede la Sovranità, chi formò i mari di luce, di santità, di grazia, d'amore, di bellezza, di potenza, dentro e fuori di Lei? Figlia mia, l'umano non sa fare mai cose grandi, né dare cose grandi, sicché la Regina Celeste sarebbe rimasta la piccola luce, se Lei non avesse messo da parte il suo volere, ch'era la piccola luce, e se non facendosi investire dal mio Voler Divino, non avesse sperso la sua piccola luce in Esso, il quale non è piccola luce ma Sole interminabile, che, investendola tutta, formò mari di luce intorno a Lei, di grazia, di santità, l'abbellì tanto da renderla tutta bella, con tutte le tinte delle bellezze Divine, da innamorare Colui che l'aveva creata. L'immacolato suo concepimento, per quanto bello e puro, era sempre piccola luce, non avrebbe avuto né potenza, né luce sufficiente per poter formare mari di luce e di santità, se il nostro Voler Divino non avesse investito la piccola luce per convertirla in sole, e la piccola luce, qual era la volontà della Sovrana Celeste, non si fosse contentata di sperdersi nel Sole del Fiat Divino per farsi da Esso dominare. Fu questo il gran portento, il regno della mia Volontà Divina in Lei, con questa tutto ciò che faceva diventava luce, si nutriva di luce, niente usciva da Lei che non fosse luce, perché aveva in suo potere il Sole del mio Volere Divino, per cui quanta luce voleva attingere tanta ne attingeva. E siccome la proprietà della luce è diffondersi, dominare, fecondare, illuminare, riscaldare, ecco perciò che l'altezza della Sovrana Regina col Sole della mia Volontà Divina che possedeva, si diffuse in Dio e, dominandolo, lo piegò a farlo scendere sulla terra, restò feconda del Verbo Eterno, illuminò e riscaldò il genere umano. Si può dire che tutto fece in virtù del regno del mio Volere che possedeva; tutte le altre prerogative si possono chiamare ornamenti di questa Madre Regina, ma la sostanza di tutti i suoi beni, della sua altezza, bellezza, grandezza e Sovranità, fu che possedette il regno della mia Volontà. Perciò di Lei si dice il meno, e del più non si fa parola. Ciò significa che della mia Volontà poco o nulla conoscono, perciò sono quasi tutti muti per Essa."
14 Dicembre 1927
La volontà umana formò il germe attivo, la Volontà Divina regnante nella creatura formerà il germe buono e santo. Iddio, nel dare un bene alla creatura, racchiude prima in una sola tutto il valore di quel bene e poi lo dà alle altre creature.
Continuando il mio abbandono nel Voler Divino e sentendomi tutta circondata dal mare interminabile della sua luce, pregavo il mio amato Gesù che affrettasse, che facesse presto a far conoscere la sua Volontà, affinché, conoscendola, tutti potessero sospirare il suo regno per farsi dominare da Essa, ed il mio amabile Gesù mi ha detto:
"Figlia mia, la volontà umana formò il germe cattivo ed il tarlo nelle generazioni umane. Ora il Sole della luce della mia Volontà Divina deve tanto abbattere questo germe cattivo, investirlo e distruggerlo a via di luce, di calore e di conoscenze, sicché ogni conoscenza che manifesto sul mio Fiat Divino è un colpo che do al voler umano, in modo che tutte le conoscenze sopra di Esso formeranno tante battiture per farlo morire e la luce e il calore di Esso lo polverizzeranno, bruceranno il germe cattivo e formeranno il germe buono e santo della mia Volontà nelle umane generazioni. E come vado manifestando le conoscenze sopra di Essa, così getto nell'anima tua il suo germe, preparo la terra e lo sviluppo del germe, e la luce e il calore del mio Volere Divino distende le sue ali di luce sul germe, più che una madre nasconde il suo parto nel proprio seno, per fecondarlo, moltiplicarlo e farlo crescere nel suo seno di luce.
E siccome una creatura, col fare la sua volontà umana, produsse il germe cattivo e formò la rovina all'umana famiglia, così un'altra creatura, col far morire l'umano volere, produrrà il germe del Fiat Divino, dandogli vita e dominio in Lei, restituirà ciò che perdettero le creature e formerà la loro salvezza, santità e felicità; se una creatura potette formare tanti mali col fare la sua volontà, perché un'altra creatura non potrà formare tutti i beni col fare la mia, e dare libertà al mio Volere di formare la sua vita e formarvi il suo regno?"
Onde continuavo a pensare al Fiat Divino e dicevo tra me: ma come mai può venire questo regno del Voler Divino in mezzo alle creature se il peccato abbonda, nessuno si dà pensiero a volere questo regno, anzi pare che pensino a guerre, a rivoluzioni, a mettere sossopra tutto il mondo e pare che si rodano di rabbia perché non giungono del tutto ai loro perversi disegni, stando in agguato ad aspettare l'occasione, tutto questo non allontana la grazia d'un bene sì grande? Ed il mio amato Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, ho te che vali più di tutto, e mettendo da parte tutti guarderò il tuo valore, cioè il valore della mia Volontà Divina in te e disporrò il regno mio in mezzo alle creature; una persona vale a seconda il valore che le viene affidato, se la mia Volontà contiene un valore infinito che supera tutto il valore di tutte le creature insieme, chi la possiede, innanzi alla Maestà Divina ha il valore che supera tutto. Quindi per ora ho te e mi basta per disporre il regno della mia Volontà. Perciò tutti i mali di questi tempi, e son troppi, non equivalgono al gran Valore della mia Volontà Divina operante in una sola creatura, ed Essa si servirà di questi mali per farne mucchio e con la sua potenza spacciarli dalla faccia della terra. Ciò successe nella Redenzione, i mali non erano allontanati dalla terra, anzi più che mai abbondavano, ma siccome venne sulla terra la Sovrana Regina, la creatura che possedeva una Volontà Divina in Lei, che racchiudeva tutto il Valore del bene della Redenzione, non guardando gli altri, né i loro mali, guardai il valore di questa Celeste creatura, sufficiente ad impetrare la mia discesa sulla terra, ed in vista di Lei sola, che possedeva le nostre prerogative ed il valore d'una Volontà Divina ed infinita, diedi e formai il regno della Redenzione in mezzo alle creature. Perciò nel disporre il bene della Redenzione volli trovare nella Mamma mia tutto il valore di essa, volli mettere al sicuro nel suo Cuore Materno, tutti i beni che doveva racchiudere la mia venuta in mezzo alle creature, e poi concedetti il bene che la Sovrana del Cielo mi domandava. Feci come un principe quando deve partire per destinazione di altre conquiste, sceglie il più fido, affida i suoi segreti, mette nelle sue mani tutto il valore delle spese che ci vogliono per le conquiste volute e, fidandosi di questo solo che conosce e possiede tutto il valore delle desiderate conquiste, parte trionfante sapendo certa la vittoria. Così faccio io, quando voglio dare un bene alle creature prima mi fido d'una sola, metto in Lei tutto il valore di quel bene, e poi, come certo, do il bene che essa mi domanda per le altre creature. Perciò pensa a racchiudere in te tutto il valore che deve contenere il regno della mia Volontà ed io penserò a disporre tutto il resto che ci vuole per un bene sì grande."
18 Dicembre 1927
La Vergine possedeva il regno del Fiat Divino. Come si tuffarono le luci e potette concepire. Gesù dal velo della sua Umanità, come Sole che sorge, andava rintracciando tutte le creature. Ogni manifestazione Divina è un compromesso che fa Dio alle creature.
Stavo pensando al grande amore quando il mio Sommo Bene Gesù s'incarnò nel seno dell'altezza della Sovrana Signora e a come una creatura, sebbene senza macchia alcuna, potesse contenere un Dio; ed il mio sempre amabile Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, la mia Mamma Celeste possedeva la mia Volontà, n'era talmente piena che rigurgitava di luce, ma tanto che le sue onde di luce s'innalzavano fin nel seno della nostra Divinità e, facendosi vincitrice con la potenza del nostro Voler Divino che possedeva, vinse il Padre Celeste e nella sua luce rapì la luce del Verbo e lo fece discendere fin nel suo seno nella stessa luce che s'era formato in virtù della mia Volontà Divina; mai avrei potuto scendere dal Cielo se non avessi trovato in Lei la nostra stessa luce, la nostra stessa Volontà regnante in Lei, se ciò non fosse sarebbe scendere fin dal primo momento in casa estranea, invece io dovevo scendere in casa mia, dovevo trovare dove far scendere la mia luce, il mio Cielo, le mie gioie senza numero e la Sovrana Celeste, col possedere la mia Volontà Divina, mi preparò questo soggiorno, questo Cielo per niente dissimile dalla Patria Celeste; non è forse la mia Volontà che forma il Paradiso di tutti i beati? Onde, come la luce del mio Fiat mi tirò nel suo seno e la luce del Verbo discese, le luci si tuffarono insieme e la Vergine pura, Regina e Madre, con poche gocce di sangue che fece scorrere dal suo Cuore ardente, formò il velo della mia Umanità intorno alla luce del Verbo e la racchiuse dentro. Ma la mia luce era immensa e mentre la mia Mamma Divina racchiuse la sua sfera nel Velo della mia Umanità che mi formò, non potette contenere i raggi, perché essi straripavano. Più che Sole che dall'altezza della sua sfera quando sorge spande i suoi raggi sulla terra per rintracciare le piante, i fiori, il mare, le creature tutte, per dare a tutti gli effetti che contiene la sua luce, e trionfante, dall'altezza della sua sfera guarda il bene che fa e la vita che infonde in ciascuna cosa che investe, così feci Io, più che Sole che sorge. Dal velo della mia Umanità i raggi che straripavano andavano rintracciando tutte le creature, per dare a ciascuna la mia Vita ed i beni che ero venuto a portare sulla terra. Questi raggi dalla mia sfera battevano ogni cuore, picchiavano forte per dire: “Apritemi, prendete la vita che son venuto a portarvi”. Questo mio Sole non tramonta mai e continua ancora a fare la sua via spandendo i suoi raggi, picchiando e ripicchiando il cuore, la volontà, le menti delle creature per dare la mia Vita, ma quanti mi chiudono le porte e giungono a ridersi della mia luce? Ma è tanto il mio amore che, nonostante ciò, non mi ritiro, continuo il mio sorgere continuo, per dar vita alle creature."
Dopo di ciò stavo seguendo il mio giro nel Voler Divino ed il mio amato Gesù ha soggiunto:
"Figlia mia, ogni profezia che facevo ai miei Profeti sulla mia venuta sulla terra, era come un compromesso che facevo alle creature, di venire in mezzo a loro ed i Profeti, manifestandole, disponevano i popoli a desiderare e volere un tanto bene ed essi, nel ricevere queste profezie, ricevevano il deposito del compromesso ed a seconda che andavo manifestando il tempo ed il luogo della mia nascita, così andavo aumentando la caparra del compromesso. Così sto facendo per il regno della mia Volontà, ogni manifestazione che faccio riguardante il mio Fiat Divino è un compromesso che faccio, ogni sua conoscenza è una caparra di più che aggiungo e, se faccio i miei compromessi, è segno che come venne il regno della Redenzione, così verrà il regno della mia Volontà. Le mie parole sono vite che metto fuori di me e la vita deve avere il suo soggiorno e produrre i suoi effetti. Credi tu che sia cosa da nulla una manifestazione di più o una di meno? È un compromesso di più che fa un Dio ed i nostri compromessi non possono andar perduti, e quanti più compromessi facciamo, tanto più è vicino il tempo di realizzare i nostri compromessi e di metterli tutti al sicuro. Perciò richiedo da te somma attenzione e che nulla ti faccia sfuggire. Altrimenti ti faresti sfuggire un compromesso divino che porterebbe delle conseguenze."
22 Dicembre 1927
Sacrifici di scrivere. Chi opera solo per Dio racchiude nel suo atto una vita Divina. Chi è eletto per una missione racchiude tutti i beni che devono ricevere gli altri. Tutti i redenti girano intorno alla Mamma Celeste. La Creazione specchio dell'uomo.
Dopo essere stata quasi una notte intera a scrivere, mi sentivo sfinita di forza e pensavo tra me: quanti sacrifici, quanto mi costa questo benedetto scrivere, ma quale sarà l'utile, il bene, la gloria che do al mio Creatore? Se con questi sacrifici potrò fare conoscere il regno del Fiat Divino sarà tanto guadagnato, ma se non otterrò questo, i miei sacrifici di scrivere saranno inutili, vuoti e senza effetti.
Ora mentre pensavo ciò, il mio amabile Gesù è uscito dal mio interno e, stringendomi a sé per darmi la forza, mi ha detto:
"Figlia diletta del mio Voler Divino, coraggio nell'andare avanti, niente è inutile di ciò che si fa per me, perché quando l'anima fa un atto solo per me, viene a racchiudere nel suo atto tutto me stesso e, racchiudendo me stesso, il suo atto acquista il valore d'una vita Divina, la quale è più che Sole ed il Sole per natura sua, primeggia su tutte le altre cose nel dar luce, calore ed effetti di beni innumerevoli a tutta la terra. Onde tutto ciò che si fa per me, per sua natura deve portare gli effetti del gran bene che la Vita Divina contiene. Oltre a ciò tu devi sapere, che tutte le conoscenze e le manifestazioni che ti faccio sulla mia Volontà e che tu scrivi sulla carta, non si partono da te, ma restano accentrate in te, come raggi nella sua sfera e questa sfera è la mia stessa Volontà Divina che regna in te, la quale si diletta con tanto amore di aggiungere sempre nuovi raggi, che fa delle sue conoscenze, in questa sfera, per fare che le creature possano trovare luce sufficiente per conoscerla ed attrattiva rapitrice per amarla. In questa sfera saranno racchiusi tutti i raggi per formare il regno del Voler Divino, tutti i raggi partendo da dentro una sola sfera, avranno uno scopo unico: formare il mio regno; ma ogni raggio avrà un ufficio distinto, un raggio racchiuderà la santità del mio Fiat Divino e porterà santità, un altro felicità e gioia ed investirà coloro che vorranno vivere in Esso di felicità e gioia, un altro raggio racchiuderà pace e rassoderà tutti nella pace, un altro fortezza, un altro luce e calore ed i figli del regno mio saranno forti, avranno luce per fare il bene e per fuggire il male, ed amore ardente per amare ciò che posseggono e così di tutti gli altri raggi che partiranno da dentro questa sfera. Ora tutti i figli della mia Volontà saranno investiti da questi raggi, si aggireranno intorno ad essi, anzi ogni raggio imboccherà le loro anime e succhieranno da essi la vita del mio Fiat. Onde qual sarà la tua felicità nel veder scendere dalla tua sfera, in virtù di questi raggi, tutto il bene, la felicità, la santità, la pace e tutto il resto in mezzo ai figli del regno mio? E vedere risalire negli stessi raggi la gloria completa che, queste creature daranno al loro Creatore, per aver conosciuto il regno della mia Volontà? Non ci sarà bene che non scenderà per mezzo tuo, in virtù della sfera della mia Volontà messa in te, né gloria che non risalirà sulla stessa via. Quando eleggo una creatura ad una missione che deve portare il bene universale in mezzo all'umana famiglia, prima fisso e racchiudo tutti i beni nella eletta, la quale deve contenere tutto il bene sovrabbondante che devono ricevere gli altri, i quali forse neppure prenderanno tutto ciò che la eletta creatura racchiude. Ciò successe nell'Immacolata Regina, che fu eletta per Madre del Verbo Eterno e quindi Madre di tutti i redenti, tutto ciò che essi dovevano fare e tutto il bene che dovevano ricevere fu racchiuso e fissato, come dentro una sfera di Sole, nella Sovrana del Cielo, in modo che tutti i redenti si aggirano intorno al Sole della Mamma Celeste, in modo che Lei, più che Madre tenerissima, non fa altro che imboccare i suoi raggi ai figli suoi per nutrirli con la sua luce, con la sua santità, col suo amor materno; ma quanti raggi che spande non sono stati presi dalle creature, perché ingrate non si stringono tutti intorno a questa Madre Celeste? Dunque chi è eletto deve possedere di più di quello che dovrebbero possedere tutti gli altri insieme. Come tutti trovano luce nel Sole, in modo che tutte le creature non prendono tutta l'estensione della luce e l'intensità del calore, così successe della Mamma mia, sono tali e tanti i beni che Essa contiene, che più che Sole spande i benefici effetti dei suoi raggi vitali e vivificanti. Così sarà per chi è stata eletto per il regno della mia Volontà. Vedi dunque come ti sarà ricompensato il sacrificio di scrivere, primo: viene fissato in te il bene del raggio di quella conoscenza, e poi, vedrai scendere, per mezzo tuo, quel bene in mezzo alle creature e di ricambio risalire la gloria in quella stessa luce del bene che faranno. Come nel Cielo sarai contenta e mi ringrazierai dei sacrifici che ti ho fatto fare! Figlia mia, quando un'opera è grande, universale e racchiude molti beni che possono tutti fruire, ci vogliono più grandi sacrifici e chi è eletto per primo dev'essere disposto a dare e sacrificare tante volte la sua vita per quanti beni racchiude, per dare insieme con quei beni la sua stessa vita, a bene degli altri suoi fratelli. Non feci altrettanto io nella Redenzione, non vorresti tu forse imitarmi?"
Dopo di ciò seguivo il mio giro nella Creazione, per seguire gli atti della Divina Volontà che ci sono in essa ed il mio amato Gesù ha soggiunto:
"Figlia mia, prima che fosse creato l'uomo, volli creare prima tutta la Creazione, che doveva servire come specchio dell'uomo, specchiandosi nella quale, doveva poter come copiare in se stesso le opere del suo Creatore, doveva essere tale e tanta la copia che doveva fare in sé di tutta la Creazione, che si dovevano vedere nell'uomo, come specchio, tutti i riflessi di essa e nella Creazione tutti i riflessi di Lui, sicché l'una doveva specchiarsi nell'altro. Iddio amò l'uomo più che tutta la Creazione, perciò volle prima formargli lo specchio delle opere sue, dove rimirandosi, avrebbe copiato l'ordine, l'armonia, la luce, la fermezza delle opere di Colui che lo aveva creato. Ma, ingrato, l'uomo non guardò questo specchio per copiarlo, e perciò è disordinato, le sue opere sono senza armonia, stonato come uno che vuol suonare senza imparare la musica e che invece di dar piacere a chi ascolta dà fastidio e scontento, il bene che fa è senza luce e calore e perciò senza vita, ed incostante ad ogni soffiar di vento. Ecco perciò che chiamo chi deve vivere nel mio Voler Divino a specchiarsi nella Creazione, affinché spaziando in essa, trovi la scala per salire nell'ordine della mia Volontà."
25 Dicembre 1927
Gesù bambino appena nato fissa il suo sguardo alla Mamma sua ed in chi doveva possedere la sua Volontà. Iddio nella Creazione metteva la sua Volontà come materia prima.
Mi sentivo tutta abbandonata nel Supremo Volere, ma tutta straziata per la privazione totale del mio dolce Gesù, oh! come mi sentivo fare a brandelli la povera anima mia, che strappi senza misericordia e senza pietà, perché Colui che solo può rimarginare strappi sì crudeli è lontano e pare che non si curi di Colei che, per amor suo, è straziata sì crudelmente. Ma mentre nuotavo nel mio dolore, stavo pensando quando il mio dolce Gesù stava per uscire dal seno della sua Diletta Mamma per slanciarsi nelle sue braccia. Oh! come avrei voluto anch'io stringerlo fra le mie braccia per formargli dolci catene per fare che non più si partisse da me, ma mentre pensavo ciò, ho sentito la mia povera mente fuori di me stessa e ho visto la mia Madre Celeste tutta velata di luce e nelle sue braccia il bambinello Gesù fuso nella stessa luce; sono stati appena pochi istanti poi tutto è scomparso, ed io son rimasta più afflitta di prima, ma dopo è ritornato e, stringendo le sue piccole manine al mio collo, mi ha detto:
"Figlia mia, non appena uscii dal seno della mia Mamma io fissai i miei sguardi innanzitutto alla mia cara Mamma, né potei fare a meno di guardarla perché c'era in Lei la forza rapitrice della mia Volontà Divina ed il dolce incanto della bellezza e la luce fulgidissima del mio Fiat, che eclissandomi la pupilla, mi faceva restare fissato in Colei che possedeva in virtù di Esso la mia stessa vita; nel vedere la mia vita bilocata in Lei mi sentivo rapire e non potevo spostare il mio sguardo dalla Celeste Regina, perché la mia stessa forza Divina mi costringeva a fissarla. Fissai l'altro sguardo in chi doveva fare e possedere la mia Volontà, erano due anelli congiunti in uno: la Redenzione ed il Regno della mia Volontà Divina, inseparabili tutti e due. La Redenzione doveva preparare, soffrire, fare; il regno del Fiat doveva compire e possedere, l'uno e l'altro di somma importanza, quindi alle elette a cui venivano affidate l'uno e l'altra, venivano fissati i miei sguardi perché c'era il loro la mia stessa Volontà che rapiva la mia pupilla. Perché dunque temi se hai lo sguardo del tuo Gesù che sempre ti guarda, ti difende, ti protegge? Se sapessi che significa essere guardato da me non temeresti più di nulla."
Onde dopo di ciò seguivo a pensare alla Divina Volontà ed il mio sempre amabile Gesù ha soggiunto:
"Figlia mia, quando la nostra Divinità formò la Creazione mise come materia prima in tutte le cose la Divina Volontà, e perciò tutte le cose ebbero la loro forma, solidità, ordine e bellezza, e tutto ciò che fa l'anima con questa materia prima della mia Volontà, scorrendo in Essa un atto vitale, dà a tutto ciò che fa la forma delle belle opere, tutte ordinate e solide, coll'impronta in ciascun opera della vita del Fiat Divino. Invece chi non fa la mia Volontà e non la mette come materia prima nelle sue opere, forse farà molte cose, ma tutte disordinate, senza forma, senza bellezza, tutte sparpagliate, tanto che essa stessa non saprà raccapezzarle insieme. Succederebbe come se uno volesse fare il pane senza dell'acqua, potrebbe avere forse molta farina, ma mancando l'acqua, mancherebbe la vita per poter formare il pane. Un altro potrebbe avere molte pietre per fabbricare ma non ha la calce che riunisce e cementa le pietre insieme, quindi avrà un disordine di pietre ma mai un'abitazione. Tali sono le opere senza la materia prima della mia Volontà, ingombrano solo, danno fastidio, disturbo, e se fanno qualche bene è apparente, se si toccano si trovano fragili e vuote d'ogni bene."
30 Dicembre 1927
Gesù fa vedere che semina nel campo dell'anima piccole luci. Cagione del silenzio di Gesù. Valore immenso delle manifestazioni sulla Divina Volontà. Caratteri Divini ed umani.
Stavo secondo il mio solito tutta abbandonata nel Voler Divino seguendo i suoi atti, ma mentre facevo ciò pensavo tra me: il mio amato Gesù si è ridotto quasi al silenzio, anche del suo amabile Volere parla così poco, come se non volesse dire più nulla, chissà che non mette un limite e cessa di parlare anche su ciò che riguarda il suo Fiat? In questo mentre si è fatto vedere nel mio interno da piccolo bambino vestito di luce, in mezzo ad un campo, mentre prendeva luce dal suo grembo e seminava quel campo con tante goccioline di luce, tutto silenzioso ed intento al lavoro e, vedendo che io restavo meravigliata, mi ha detto:
"Figlia mia, tutto ciò che pensi adesso lo pensavi da quando stavi scrivendo il 16º Volume, e cioè che io avrei smesso di parlare della mia Volontà; ma io non facevo altro che seminare il campo dell'anima tua con tante gocce di luce, che germogliate e fecondate nel tuo campo, da piccole luci si son cambiate in Soli, questi Soli sono le tante manifestazioni sorprendenti che d'allora fin qua ti ho fatto conoscere sulla mia Volontà. Oh! come era bello il campo dell'anima tua investita da questi Soli uno più bello dell'altro, si è trasformato tutto in campo divino, tutto il Cielo era invaghito da questo campo e, guardandolo, si sentiva duplicare la sua felicità. Ora chi ha seminato ha il diritto di raccogliere ed essendo campo Divino, io sono Padrone non solo di raccogliere ma di seminarlo di nuovo. Quindi non sto facendo altro che seminarlo di nuovo, non vedi come sto tutto intento al lavoro nel gettare semi di luce in questo campo, affinché, germogliando, escano i nuovi Soli delle conoscenze sulla mia Volontà? Onde il lavoro porta il silenzio ed il mio silenzio è calore, maturazione e fecondità per trasformare le piccole semenze di luce in Soli più fulgidi. Io lavoro sempre in te, or in un modo ed or in un altro, il lavoro della mia Volontà Divina è lungo e perciò sto sempre occupato e ti tengo occupata; quindi lasciami fare e seguimi."
Ond'io sentivo tutto il peso del silenzio di Gesù, mi sentivo venir meno e priva di forze e pensavo tra me: perché queste conoscenze sul Fiat Divino richiedono tanto lavoro di Gesù e tanti sacrifici? E Gesù, ritornando, mi ha stretto forte fra le sue braccia per rafforzarmi ed ha soggiunto:
"Figlia mia, se io volessi lavorare tutta un'Eternità per manifestare una sola conoscenza sulla mia Divina Volontà non sarebbe sufficiente, perché è tale e tanto il Valore di una sola di Essa, che se tu volessi fare un confronto per stabilire chi contiene più valore: il cielo stellato, il Sole, il mare, la terra, ha più valore una sola mia conoscenza che tutta la Creazione insieme, perché la mia conoscenza è di valore immenso, infinito e senza limite e, come esce da noi, dove giunge genera e moltiplica all'infinito il bene e la luce che contiene, è la vera rigeneratrice della vita Divina, invece la Creazione non contiene una virtù immensa ed è limitata. Ecco perciò non risparmio né lavoro né sacrifici, perché so tutto il valore che contiene e, dove la depongo, diventa per me il mio campo Divino, il mio trono, il mio altare, ed è tanta la mia gelosia d'amore, che non la lascio mai libera e lavoro sempre per tenerla tutta intenta a me; che dire poi, se invece di una sola manifestazione sulla mia Divina Volontà, ne facessi tante da tempestarla più che cielo di tanti Soli, pensa ciò, figlia mia, ed apprezza un tanto bene, un germe sì fecondo nel campo dell'anima tua."
Onde continuavo i miei atti nel Voler Divino e siccome era il sorgere del giorno, stavo dicendo al mio amabile Gesù: il tuo Volere involge tutto ed oh! come il Sole sorge ed investe di luce tutta la terra, così vorrei che il Sole della tua Volontà sorgesse nelle intelligenze, nelle parole, nei cuori, nelle opere e nei passi di tutte le creature, affinché ciascuna di esse senta sorgere in sé il Sole del tuo Fiat e, facendosi investire dalla sua luce, tutti la facciano dominare e regnare nelle anime loro! In questo mentre, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
"Figlia mia, nell'anima ci sono due caratteri, l'umano ed il Divino, il Divino scende dall'unità e l'anima, per ricevere il carattere Divino, deve vivere nell'unità del mio Volere; in questa unità, come lei forma i suoi atti, questi salgono nell'unità del suo Creatore, in quell'atto solo di Dio, che mentre in Dio stesso viene formato un solo atto, la luce di quest'atto solo scende nel basso, investe tutti e tutto e, abbracciando tutto, dà a ciascuno l'atto che ci vuole, col moltiplicare all'infinito la molteplicità di tutti gli atti possibili ed immaginabili. Quindi come la creatura fa i suoi atti in questa unità questi acquistano i caratteri divini, e anche se fa un solo atto, racchiude tutti gli atti insieme. Oh! come è bello fare tutto con un solo atto. Solo Dio ha questa virtù sì potente che con un solo atto fa tutto, abbraccia tutto, dà l'operato a tutto. Che gran differenza tra il carattere Divino e l'umano! L'umano fa molti atti, molte opere, ma resta sempre la creatura accerchiata negli atti suoi che pare non abbiano luce per allungarsi e diffondersi a tutti, né piedi per camminare, per cui restano là dove si fanno. Sicché per quanto una creatura possa fare i suoi atti sono numerati, ristretti, perciò il carattere dell'operato umano è tanto dissimile dall'operato dell'unità Divina e di chi opera in Essa che facilmente resta cancellata e senza germe di fecondità. Ecco perciò voglio che l'anima viva nell'unità della mia Volontà, per fare acquistare i caratteri Divini che sono incancellabili ed eterni e, come luce, si diffondono, si allargano, si moltiplicano, si danno a tutti, anzi hanno il primato sugli atti di tutti. Se tu sapessi quanto la Divinità prova piacere nel vedere la tua piccolezza salire nell'unità dell'atto solo Divino che mai cessa, per unire i tuoi atti nel solo atto nostro, tu per darci il tuo e noi per darti il nostro, ed imprimere in te il carattere del nostro atto solo, ci metti in festa e sentiamo la felicità, la gioia d'aver creato la Creazione. Onde, per essere più attenta, devi essere convinta che il tuo vivere nel nostro Volere è la festa che può portare la creatura al suo Creatore e quanti atti fai in Esso, tante volte rinnovi le nostre gioie e le nostre felicità da parte tua e portandoci in grembo la Creazione tutta, ci dai la gloria ed il ricambio dell'amore, per cui fu da noi creata."
6 Gennaio 1928
La Divina Volontà è immensa e nel mettere alla luce le creature le tiene in sé come tante piccole abitazioni. Ingratitudine di chi non la fa regnare. Armonia tra Dio e l'uomo; l’uomo doveva sempre ricevere da Dio per dargli sempre.
Mi sentivo tutta abbandonata nel Voler Divino, la sua luce mi investiva dappertutto e mentre facevo il mio giro nei suoi atti, il mio adorabile Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
"Figlia mia, la mia Volontà è immensa e, nell'uscire le creature alla luce del giorno, restavano nella mia stessa Volontà, come tante piccole abitazioni formate in Essa, nelle quali il mio Volere per diritto avrebbe dovuto avere il regime e lo svolgimento della sua vita in ciascuna di queste piccole abitazioni, ma mentre per bontà e liberalità sua ha dato lo spazio e tutto ciò che occorreva per formare queste piccole abitazioni in Esso, le creature, con ingratitudine orrenda, non vogliono dare il diritto di fare abitare il mio Volere Divino in loro e, nonostante le tante abitazioni che ha fatto formare in Esso per quante sono le creature, ha il dolore di restare senza abitazioni, perché non le danno l’accesso per abitare in loro. Succede per la mia Volontà come potrebbe succedere se si volessero formare tante abitazioni nel mare, oppure nella luce del Sole e mentre il mare o la luce del Sole danno lo spazio per formare queste abitazioni, non si volesse far primeggiare né l'acqua, né la luce del Sole in queste abitazioni, né dare loro il campo di abitare e di tenere il primo posto di regime. Se il mare e la luce avessero ragione sentirebbero tale dolore, che il mare, colle sue onde, avrebbe investito queste abitazioni e, atterrandole, le avrebbe disfatte e sepolte nel suo seno; la luce del Sole le avrebbe incenerite col suo calore, per sgombrarsi di queste indegne ed ingrate abitazioni che gli negano l'ingresso. Eppure né il mare, né il sole ha dato loro la vita, ma solo lo spazio; invece la mia Volontà Divina ha dato vita e spazio a queste abitazioni delle creature in Essa, perché non c'è punto dove non si trovi, né vita che da Essa non esca, quindi il dolore della mia Volontà per chi non la fa dominare in lei è immenso ed incalcolabile, è un affronto sentire queste vite in se stessa palpitanti, formare lo stesso palpito e starsene fuori come estranea, come se non le appartenessero, e la mostruosità di coloro che non la fanno regnare è tanto grande, che meriterebbero l'ergastolo e la distruzione. Figlia mia, il non fare la mia Volontà sembra alle creature cosa da nulla, invece è un male tanto grande ed una ingratitudine così nera, che non c'è altro male che gli somigli."
Dopo di ciò stavo seguendo il mio giro nel Fiat Divino e, giunto al punto quando Iddio creava l'uomo, pensavo tra me: perché gioì tanto nel crearlo, ciò che non fece in tutte le altre cose che creò? Ed il mio amato Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, nel creare tutta la Creazione con tanto ordine ed armonia noi demmo del nostro, senza che nulla dovessimo ricevere da essa, invece nel creare l'uomo, mentre demmo del nostro gli demmo la capacità di darci i nostri stessi doni come beni suoi, in modo che noi avremmo sempre dato tanto, avrebbe dovuto formarsi una gara tra lui e noi, noi a dare e lui a ricevere, lui a darci e noi a soprabbondarlo di più con i nostri doni. Questo dare e ricevere, ricevere e dare, apriva le feste, i giuochi, le gioie, la conversazione tra Creatore e creatura. Onde nel vedere la piccolezza della creatura festeggiare con la nostra Altezza Suprema, trastullarsi, gioire, conversare con noi, sentimmo tale gioia, tale enfasi d'amore nel creare l'uomo che tutte le altre cose create ci parvero nulla al confronto della creazione dell'uomo e se tutte ci parvero belle e degne delle opere nostre e corse il nostro amore in tutte le cose create, fu perché dovevano servire per largheggiare in doni verso l'uomo, e perché da lui aspettavamo il ricambio dell'amore di tutte le cose create. Perciò tutta la nostra gioia e gloria si accentrò nell'uomo e, nel crearlo, mettemmo tra lui e noi armonia d'intelligenza, armonia di luce, armonia di parole, armonia d'opere e di passi, e nel cuore armonia d'amore, sicché da noi passavano in lui come tanti fili elettrici d'armonia in cui noi scendevamo in lui e lui saliva a noi. Ecco perciò gioimmo tanto nel creare l'uomo, ed il dolore che ci diede quando si sottrasse alla nostra Volontà fu tanto grande, perché ruppe tutte queste armonie, cambiò la nostra festa in dolore per noi e per lui, distrusse i nostri più alti disegni, deformò la nostra immagine che avevamo creato in lui. Perché solo la nostra Volontà Divina aveva virtù di mantenere bella l'opera nostra con tutte le armonie da noi volute, tolta questa, l'uomo è l'essere più vile e degradevole in tutta la Creazione. Perciò, figlia mia, se vuoi che tutti i tuoi sensi armonizzino con noi, non uscire mai dalla mia Volontà; se vuoi ricevere sempre dal tuo Creatore ed aprire le feste con noi, sia Essa sola la tua vita, il tuo tutto."
13 Gennaio 1928
Iddio nel creare l’uomo accentrò tutto in lui e nella storia della Creazione ritorna all'assalto ed accentra in una di questa stirpe il primo atto della creazione, per formare il regno della sua Volontà.
Continuo il mio abbandono nel Voler Divino, con lo strazio quasi continuo della privazione del mio dolce Gesù. Oh! Dio, che pena tremenda! Oh! come rimpiango il mio passato, il suo dolce sorriso, i suoi baci affettuosi, la soavità della sua voce, la sua bellezza incantevole e rapitrice, i suoi casti abbracci, i suoi teneri palpiti che con tanto amore faceva palpitare nel mio cuore tanto che mi divinizzava e trasformava la sua vita in me, ogni atto di Gesù, ogni parola ed ogni sguardo, erano tanti paradisi di più che formava nella sua piccola figlia, ed ora, ricordandoli, sono ferite, dardi acuti, frecce infuocate d'intenso dolore, di martirio e di morte continua. Ma non sta qui tutto il mio dolore; forse il dolermi sarebbe stato di sollievo, perché il dolore mi avrebbe detto a chiare note che, il mio amore verso Colui che io amavo e che tanto mi aveva amato, formava il mio strazio, ma neppure questo mi viene concesso, perché mentre le ferite stanno per sanguinare, i dardi per scoccare, le frecce per bruciarmi, la luce del Santo Voler Divino scorre in esse ed eclissando tutta la forza del mio duro martirio, fa scorrere la pace, la felicità, la rugiada benefica sulla povera anima mia, sicché non posso avere neppure il bene di dolermi per una perdita sì grande. Oh! se mi potessi dolere come prima, io credo che il mio Sommo Bene Gesù non avrebbe tardato tanto a ritornare, ma non è ciò in mio potere, sono in balìa del Fiat Divino che non lascia alcun vuoto in me e vuole padroneggiare anche sul mio dolore della privazione di Gesù.
Ora mentre nuotavo nei due mari: nel mare del dolore d'essere priva di Gesù e nel mare della luce del Voler Divino, tanto che pareva che uno si fondeva nell'altro e seguivo il mio giro in Esso, mi son soffermata alla Creazione dell'uomo, ed il mio dolce Gesù, muovendosi appena nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, la nostra Divinità nel creare l'uomo accentrò tutto in Lui, come se nulla avessimo fatto in tutto il resto della Creazione, mettemmo tutto da parte e ci occupammo solo di Lui, il nostro amore giunse all'eccesso, lo guardammo e riguardammo per vedere s'era bello, se traspariva la nostra bellezza in Lui, il nostro Essere Divino pioveva come pioggia dirotta su di Lui, e sai che pioveva? santità, luce, sapienza, grazia, amore, bellezza, fortezza, e mentre ci scaricavamo su di Lui, i nostri sguardi erano fissi sull’uomo, per vedere se tutte le nostre qualità erano accentrate in Lui, in modo che nulla dovesse mancare per amarlo e per essere riamato, tanto che la sua bellezza ci rapiva, il suo amore ci investiva, tutte le nostre qualità, messe in Lui, facevano eco nel nostro Essere Divino e ci legavano e ci portavano a Lui. Che tempo solenne, che punto indimenticabile, che foga d'amore fu la Creazione dell'uomo! Tutte le nostre qualità Divine strariparono e festeggiarono la sua Creazione. E per compimento della nostra festa, gioia e felicità, scossi dal nostro stesso amore, guardammo la macchina di tutto l'universo e gli facemmo dono di tutto, costituendolo re di tutte le cose create, per poter dire a noi e a Lui: re e dominanti siamo noi, re e dominante è l'opera delle nostre mani, cioè il caro figlio partorito nello sbocco del nostro amore; sarebbe stato disdicevole e non decoroso per noi, fare del nostro figlio un servo dissimile da noi nella somiglianza e nel dominio. Non sarebbe forse disdicevole ed indegno per un re fare del suo figlio un vile servo, metterlo fuori della sua reggia, in un povero tugurio? Questo re meriterebbe il biasimo di tutti e si terrebbe non come padre e re, ma come tiranno. Molto più il nostro parto che usciva dal fondo del nostro amor Divino, perciò volevamo il decoro e l'impronta della regalità nell'opera nostra. Ora questo nostro amore fu spezzato dall'uomo che, col sottrarsi alla nostra stessa Volontà Divina, si tolse da solo l'impronta della regalità e le divise di re. Ma da parte nostra nulla cambiò e persistemmo nella Volontà nostra a fare dell'opera delle nostre mani il figlio re, non servo, e perciò in tutta la storia della Creazione ritorniamo all'assalto ed al compimento del nostro Volere, chiamiamo uno di questa stirpe e, mettendo tutti da parte come se nessun altro esistesse, rinnoviamo la solennità della Creazione del primo uomo. La foga del nostro amore forma onde altissime e ci fa vedere tutto amore e mettendo costei in queste onde, anche se la nostra onniveggenza vede tutto, mettiamo tutto da parte e, con questa, rinnoviamo il gran prodigio del primo atto della Creazione. Ciò facemmo con la Sovrana Regina, e poiché Lei non spezzò il nostro amore e conservò la vita del nostro Volere, ha il titolo ed il diritto di Regina. Oh! come il nostro amore gioisce, fa festa, nel vedere in Lei la prima Regina delle opere delle nostre mani creatrici. Ma il nostro amore non (fu) contento d'avere una sola Regina, né fu questa la nostra Volontà nella Creazione, ecco perciò il nostro amore, rigurgitando forte, forte e mettendo fuori le sue onde contenute, chiama Colei ed accentra in essa tutta l'opera della Creazione, piove su di lei come pioggia dirotta, straripa le sue qualità Divine, per avere la seconda figlia Regina, per farle formare le fondamenta del regno della nostra Volontà, e così poter avere il seguito dei nostri figli tutti re e regine. Ecco perciò sto mettendo tutto da parte per operare in te il primo atto della Creazione, il mio amore mi forma l'incanto, e mentre guardo gli altri mi fa tenere lo sguardo fisso su di te, e mi fa piovere tutto ciò che ci vuole per farmi formare il regno della mia Volontà in te. Io faccio come un Padre, che avendo collocati altri figli e dovendo collocare un altro, non pensa né a quelli di prima né a quelli che deve collocare dopo, ma mettendo tutti gli altri da parte, pensa solo a colui che sta per collocare, e se il figlio è buono e colei che ha scelto è degna di lui, il padre non bada a spese, lo dota di maggiori ricchezze, gli prepara un'abitazione sontuosa, insomma mette fuori tutto il suo amore Paterno. Così faccio io quando si tratta di realizzare lo scopo della Creazione, qual è il regno della mia Volontà in mezzo alle creature, a colei che chiamo per prima non risparmio nulla, accentro tutto in lei, sapendo che il tutto sarà ereditato da coloro che la seguiranno."
18 Gennaio 1928
La Vergine sta isolata nella sua gloria e aspetta il corteggio delle altre regine per avere il suo seguito. Le opere di Dio si danno la mano tra loro. Le manifestazioni sulla Divina Volontà saranno il Vangelo del regno suo. Questione degli scritti. Necessità dei primi Sacerdoti del regno del Fiat.
Stavo seguendo gli atti nel Voler Divino e dicevo tra me: oh! come vorrei chiudermi nell'atto primo di Dio, per fare, con un solo atto, tutto, per poter dare al mio Creatore tutto l'amore, tutta la gloria, le sue stesse beatitudini e gioie infinite, per poterlo amare e glorificare come si glorifica ed ama se stesso, che cosa non gli darei se ci fosse in quell'atto primo del Fiat Divino? Nulla mi mancherebbe per felicitare il mio Creatore con la sua stessa felicità. E, vedendomi impotente, pregavo la mia Mamma Sovrana che venisse in mio aiuto e con le sue stesse mani materne, mi chiudesse in quell'atto primo dove Essa aveva avuto il suo perenne soggiorno, perché vivendo nel Divin Volere, il primo atto di Dio era suo, perciò poteva dargli ciò che voleva. Ma mentre pensavo ciò dicevo tra me: quanti spropositi sto dicendo. Ma il mio amabile Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, la Regina del Cielo nella sua gloria e grandezza è come isolata, perché essendo vissuta Lei sola nel primo atto di Dio, cioè nella pienezza e totalità del Voler Divino, Essa è Regina isolata, non ha il corteggio delle altre regine che la circondino e la pareggino nella gloria e grandezza che possiede. Essa si trova nelle condizioni d'una Regina che, sebbene circondata da damigelle, da paggi, da fidi amici, che le fanno onore e le tengono compagnia, non ha regina alcuna pari a Lei che le faccia il grande onore di circondarla e di tenerle compagnia; sarebbe più onore ad una regina della terra, essere circondata da altre regine pari a lei oppure da persone inferiori di condizione, di gloria, di grandezza e di bellezza? Passa una tal distanza d'onore e di gloria tra chi è circondata da regine e tra chi è solo circondata da altri, che nessun paragone regge al confronto. Ora la Mamma Celeste vuole, desidera, aspetta il regno della Volontà Divina sulla terra, nel quale ci saranno le anime che, vivendo in Esso, formeranno la vita nel primo atto di Dio ed acquisteranno la regalità ed il diritto di regine, tutti vedranno impresso in loro con carattere incancellabile che, sono figlie del re Divino e, come figlie, spetta loro il titolo ed il diritto di regine. Queste anime avranno la loro dimora nella reggia Divina, perciò acquisteranno nobiltà di modi, di opere, di passi, di parole, possederanno tale scienza che nessuna le potrà eguagliare, saranno investite di tale luce che la luce stessa annunzierà a tutti che sono regine che sono vissute nella reggia della mia Volontà. Onde la Regina Sovrana non sarà più sola nel suo regio trono, avrà le altre regine che la circonderanno, la sua bellezza si rifletterà in esse, la sua gloria e grandezza troverà in chi potrà versarsi, oh! come si sentirà onorata, glorificata! Perciò desidera chi vuol vivere nel Fiat Divino per formarsi le regine nell'atto primo di Esso, per poter avere nella Patria Celeste il seguito delle altre regine che la circonderanno e le daranno gli onori dovuti."
Dopo di ciò, stavo pensando: “A che serviranno questi scritti sulla Divina Volontà?” Ed il mio Sommo ed unico Bene Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, tutte le mie opere si danno la mano, e questo è il segno che sono opere mie, che una non si oppone all'altra, anzi sono tanto legate tra loro che si sostengono a vicenda. Tanto è vero che, dovendo formare il mio popolo eletto da cui, ed in cui, sarebbe nato il futuro Messia, formai da quello stesso popolo il Sacerdozio, il quale istruiva il popolo e lo preparava al gran bene della Redenzione, diedi loro leggi, manifestazioni ed ispirazioni, sulle quali venivano formate le sacre scritture cioè la Bibbia e tutti erano intenti allo studio di Essa. Onde con la mia Venuta sulla terra io non distrussi le sacre scritture, anzi le sostenni ed il mio Vangelo annunziato in nulla si opponeva ad Esse, anzi si sostenevano a vicenda in modo mirabile e, col formare la nuova Chiesa nascente, formai il nuovo Sacerdozio, i quali non si discostano né dalle sacre scritture, né dal Vangelo, tutti sono attenti ad esse, per istruire i popoli, e se qualcuno non volesse attingere a questa fonte salutare, si può dire che non mi appartiene, perché esse sono la base della mia Chiesa e sono la stessa vita con la quale vengono formati i popoli. Ora ciò che io manifesto sulla mia Volontà Divina e che tu scrivi, si può chiamare il Vangelo del regno della Volontà Divina, nulla si oppone né alle sacre scritture né al Vangelo che io annunziai stando sulla terra, anzi si può chiamare il sostegno dell'uno e dell'altro. E perciò permetto e chiamo i Sacerdoti che vengano, che leggano il Vangelo tutto di Cielo del regno del mio Fiat Divino, per dire come dissi agli Apostoli: predicatelo per tutto il mondo; perché io mi servo delle mie opere del Sacerdozio e come ebbi il Sacerdozio prima della mia venuta per preparare il popolo, il Sacerdozio della mia Chiesa per confermare la mia venuta e tutto ciò che io feci e dissi, così avrò il Sacerdozio del regno della mia Volontà. Ecco a che serviranno le tante cose che ti ho manifestato, le tante verità sorprendenti, le promesse dei tanti beni che devo dare ai figli del Fiat Voluntas tua, saranno il Vangelo, la base, la sorgente inesauribile cui tutti attingeranno la vita celeste, la felicità terrestre ed il ripristino della loro Creazione. Oh! come si sentiranno felici coloro che con ansia berranno a larghi sorsi in queste sorgenti delle mie conoscenze, perché esse contengono la virtù di portare la vita del Cielo e di allontanare qualunque infelicità."
Onde, nel sentir ciò, pensavo tra me alla grande questione degli scritti sulla Divina Volontà che si trovavano in Messina, portati lì dalla benedetta memoria del Venerabile Padre di Francia, io ed altri miei Superiori li vogliamo assolutamente qua, ma i Superiori di Messina, raccomandati rigorosamente dal Venerabile Padre prima di morire, se li vogliono tenere là, per la pubblicazione quando a Dio piacerà, quindi non si fa altro che inviare lettere di fuoco a parte a parte, quelli per trattenerli e noi per riaverli ed io mi sentivo tutta impensierita, annoiata e stanca e dicevo tra me: come il buon Gesù ha potuto permettere tutto questo, chissà che non si dispiaccia anche Lui? Ed Egli, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, tu sei impensierita, ma io affatto, né sono dispiaciuto, anzi godo nel vedere l'interesse che prendono i Sacerdoti di questi scritti, che formeranno il regno della mia Volontà, ciò significa che apprezzano il gran bene di essi ed ognuno vorrebbe tenere con sé un sì grande tesoro per essere i primi a comunicarlo agli altri e, mentre dura la questione di chi deve vincere, l'uno avvicina l'altro per consigliarsi sul da farsi ed io godo che altri miei ministri conoscono che c'è questo tesoro sì grande di far conoscere il regno del mio Voler Divino, ed io mi servo di ciò per formare i primi Sacerdoti del mio regno venturo del mio Fiat. Figlia mia, è una grande necessità formare i primi Sacerdoti, essi mi serviranno come mi servirono gli Apostoli per formare la mia Chiesa; coloro che si occuperanno di questi scritti per pubblicarli, mettendoli fuori per stamparli, per farli conoscere, saranno i nuovi evangelisti del regno della mia Suprema Volontà. E come quelli di cui si fa più nome nel mio Vangelo sono i quattro evangelisti che lo scrissero, con sommo loro onore e mia gloria, così sarà per quelli che si occuperanno a scrivere le conoscenze sulla mia Volontà per pubblicarle, come nuovi evangelisti, di loro si farà più nome nel regno della mia Volontà, con sommo onor loro e della mia grande gloria di veder ritornare nel mio grembo l'ordine della creatura, la vita del Cielo sulla terra, unico scopo della Creazione. Perciò in queste circostanze io allargo il giro e, come pescatore, pesco quelli che mi devono servire per un regno sì santo. Quindi lasciami fare e non ti dar pensiero."
22 Gennaio 1928
Insistenze nel chiedere il regno del Fiat Divino, segno che Esso vuole regnare. Martirio della privazione di Gesù. La volontà umana è la profanatrice della creatura.
Stavo facendo il mio giro nel Fiat Divino e volevo travolgere tutto, Cielo e terra, affinché tutti avessero una sola volontà, una sola voce, un sol palpito, volevo animare tutti con la mia voce, affinché tutti dicessero insieme a me: “vogliamo il regno del tuo Volere”; e per ottenere ciò volevo essere mare per far parlare le acque, Sole per dare la mia voce alla luce, Cielo per animare le stelle e far dire a tutti: “venga il tuo regno, sia conosciuto il tuo Fiat”; volevo penetrare nelle regioni celesti per far dire a tutti gli Angeli e Santi, alla stessa Mamma Celeste: “Trinità adorabile, fate presto, non indugiate più, vi preghiamo, vi pressiamo, che il tuo Volere scenda sulla terra, si faccia conoscere e vi regni come in Cielo così in terra.” Ora mentre facevo ciò ed altro tanto che sarei troppo lunga nel dirle sulla carta, pensavo tra me: perché tante mie insistenze e premure che, pare che non so far nulla, se non chiedo il suo Fiat dominante sulla terra? E Gesù, benedetto muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, se tu sapessi chi è che ti spinge, chi ti fa tanto insistere, chi vorrebbe muovere tutto in te a chiedere la vita, il regno della mia Volontà sulla terra, tu ne resteresti meravigliata."
Ed io: “Dimmi chi è, Amor mio?” E Lui, tutto tenerezza, ha soggiunto:
"Vuoi saperlo? È la mia stessa Volontà che ti spinge a ciò, perché Essa vuol farsi conoscere, vuol regnare, ma vuole l'insistenza della sua piccola figlia che, pressandola in tutti i modi e muovendo tutto, la chiama con tutti e coi mezzi più potenti a venire sulla terra; le tue insistenze sono segno ed immagine dei suoi sospiri e delle sue infinite premure e insistenze che vuol darsi alle creature. E come tu vuoi muovere tutto, così Essa vorrebbe muovere tutto, il mare, il Sole, il Cielo, il vento, la terra, affinché tutti muovano le creature a riconoscerla, riceverla ed amarla ed Essa, non appena si vedrà desiderata, romperà i veli di tutte le cose create e, qual Regina e Madre che sospira i suoi figli, uscirà dal seno di esse, in cui era nascosta e, svelandosi, abbraccerà i figli suoi e regnerà in mezzo a loro, dando ad essi beni, pace, santità e felicità."
Dopo di ciò, son passati lunghi giorni di privazione del mio dolce Gesù, mi sentivo torturata, priva di forza, tanto che, avendo provato a scrivere ciò che mi aveva detto nei giorni passati, mi sentivo impossibilitata a farlo e Lui, vedendo che non ne potevo più e vedendo i grandi sforzi che facevo per scrivere, è uscito dal fondo del mio interno, come uno che si sveglia da un lungo sonno e, con un accento pietoso, mi ha detto:
"Povera figlia, coraggio, non ti abbattere, è vero che il martirio della mia privazione è terribile e se io di nascosto non ti sostenessi tu non avresti potuto sopportarlo in vita. Molto più che Colei che ti martirizza è la mia Volontà Divina, ed essendo Essa immensa ed eterna, la tua piccolezza sente tutto il peso della sua immensità e si sente stritolare sotto di Essa. Ma sappi, figlia mia, ch'è il suo grande amore per te, piccola figlia sua, e perciò la sua luce non solo vuole ripristinare l'anima tua, ma anche il tuo corpo, vuole come polverizzarlo e, animando gli atomi della tua polvere, con la sua luce, col suo calore, vuole togliere qualunque germe e umori di volontà umana, per fare che tanto la tua anima quanto il tuo corpo, tutto sia sacro in te, nulla vuol tollerare, neppure un atomo del tuo essere che, non sia animato e consacrato alla mia Volontà. Quindi il tuo duro martirio non è altro che la consumazione di ciò che non Le appartiene. Non sai tu che la volontà umana è la profanatrice della creatura? Essa quando ha le sue piccole vie, i buchi più piccoli per entrare in lei, profana le cose più sante, le più innocenti. Ed il mio Volere che fece dell'uomo il suo sacro e vivo tempio, dove poter mettere il suo trono, la sua dimora, il suo regime, la sua gloria, sente che se la creatura dà le piccole entrate all'umano volere, profana il suo tempio, il suo trono, la sua dimora, il suo regime e la sua stessa gloria. Perciò il mio Volere vuol toccarti tutto, anche la mia stessa presenza, per vedere se il suo dominio è assoluto su di te ed è contenta che Essa sola domini e primeggi in te. Tutto dev'essere in te “Volontà Divina” per poter Essa dire: son sicura, nulla mi ha negato, neppure il sacrificio della presenza del suo Gesù, che amava più che se stessa, quindi il mio regno è al sicuro."
Io, nel sentir ciò, mi sentivo rafforzata dalla sua presenza e nel medesimo tempo amareggiata dalle sue parole e, nel mio dolore, gli ho detto: “Amor mio, sicché tu non devi venire più alla piccola e povera esiliata? Ed io come farò, come potrò vivere senza di te?”
E Gesù: "no, no, e poi da dove devo venire se sto dentro di te? Sii in pace e quando meno te lo aspetti io mi svelerò, perché non parto da te ma resto con te."
27 Gennaio 1928
Nella Redenzione sta rinchiuso il regno del Fiat Divino. Iddio, nell'operare, sceglie una dove deporre la sua opera.
Stavo seguendo il mio giro nel Voler Supremo e, giunta agli atti che il mio amato Gesù fece nella Redenzione, cercavo di seguire passo passo, tutto ciò che aveva fatto con tanto amore e dolore e pensavo tra me: Gesù un’altra volta mi disse che Lui mi amava tanto, che mi faceva proprietaria delle sue opere, delle sue parole, del suo Cuore, dei suoi passi, delle sue pene, non c'era atto fatto da Lui che non mi facesse un dono e questo, solo Gesù poteva e voleva farlo, perché amava Dio, invece le creature se danno, danno i beni esterni, le ricchezze della terra, ma nessuno la propria vita, ciò significa ch'è amore di creatura, amore finito. Sicché, pensavo tra me, il mio amabile Gesù, se è ciò, dovrebbe chiamarmi visto che sto per fare gli atti suoi, per farmene la consegna. E Lui, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, tu devi sapere che nella Redenzione fu rinchiuso il regno della mia Volontà Divina, per cui non ci fu atto che io feci che non rinchiudesse l'uno e l'altro, con questa sola differenza, che esternai gli atti che apparteneva alla Redenzione, li feci conoscere e ne feci dono, perché dovevano servire come preparativo al regno della mia Divina Volontà. Invece quelli che appartenevano al regno del mio Fiat li ritenni in me stesso, come sospesi nella stessa mia Volontà Divina. Ora tu devi sapere che quando la nostra Divinità decide di mettere fuori di se stessa un atto, di fare un'opera, un bene, prima sceglie la creatura in cui deporre l'opera nostra, perché non vogliamo che ciò che noi facciamo resti nel vuoto e senza effetto, e che nessuna creatura sia depositaria dei beni nostri. Perciò chiamiamo almeno una, ché se le altre creature, ingrate, non vorranno ricevere i nostri beni, almeno in questa vengono depositate le opere nostre e, quando siamo sicuri di ciò, allora operiamo. Quindi nella Redenzione la depositaria di tutti gli atti miei fu la mia inseparabile Mamma, si può dire che come dovevo respirare, piangere, pregare, patire, e tutto il resto che io feci, chiamavo prima Lei a ricevere i miei respiri, le mie lacrime, il mio patire, eccetera, per deporli in Lei e poi respiravo, piangevo e pregavo. Mi riuscirebbe insopportabile e di dolore superiore ad ogni altro dolore se non avessi la Mamma mia nella quale potevo deporre gli atti miei. Ora poiché erano rinchiusi in tutti gli atti della Redenzione quelli del regno della mia Volontà Divina, fin d'allora chiamavo te e, come deponevo nella Sovrana del Cielo tutto ciò che riguardava il regno della Redenzione, così deponevo in te ciò che riguardava il regno del Fiat Supremo. Ecco perciò voglio che mi segua passo passo e, se piccolo bambinello piango, ti voglio vicino per darti il dono delle mie lacrime con le quali t'impetrai il gran dono del mio regno Divino, se parlo ti voglio vicino per farti il dono della parola della mia Volontà, se cammino per farti il dono dei passi di Essa, se opero per dotarti delle sue opere, se prego per darti il dono della mia preghiera per impetrare il suo regno all'umana famiglia, se faccio miracoli per darti il dono del gran miracolo della mia Volontà, perciò se do la vista ai ciechi ti tolgo la cecità del tuo volere umano per darti la vista della mia, se do l'udito ai sordi ti faccio il dono di acquistare l'udito del mio Volere, se do la lingua ai muti ti snodo dal mutismo del mio, se raddrizzo gli zoppi ti raddrizzo in Esso, se quieto la tempesta col mio impero, comando alla tempesta della tua volontà umana che non ardisca più agitare il mare pacifico della mia. Insomma non c'è cosa che faccio e soffro e di cui non ti faccio un dono per deporre in te il regno del mio Volere da me tanto amato e formato in me stesso. Sarebbe stato per me il più grande dei miei dolori se mentre formavo in me, nella mia Umanità, con tanto amore il regno del mio Voler Divino, scopo primo per cui venni sulla terra e formavo questo mio regno per ripristinarlo nelle creature, non fossi sicuro come lo fui per la Redenzione che, almeno una creatura avrebbe ricevuto il ripristino del regno del Fiat Divino. E perciò io guardavo i secoli come un solo punto e trovavo te, la eletta, e fin d'allora dirigevo e deponevo i miei atti in te per disporre in te il regno mio, e come per il regno della Redenzione non risparmiai nulla, né fatiche, né pene, né preghiere, né grazie, neppure la stessa morte, per poter dare a tutti, grazie e mezzi sufficienti ed abbondanti perché tutti potessero salvarsi e santificarsi quindi mettevo e deponevo al sicuro il tutto nella Celeste Regina, così per il regno del mio Volere metto tutto al sicuro in te, sto dando tanto, non risparmio nulla, né insegnamenti, né luce, né grazie, né allettamenti, né promesse, in modo che se tutti vogliono ricevere il gran bene della mia Volontà per farla regnare in loro, tutti troveranno mezzi ed aiuti sovrabbondanti per vivere un sì gran bene. Perciò la tua venuta sulla terra nel tempo era aspettata da me con tanto amore, con tale ansia, che tu non puoi neppure immaginare, perché volevo deporre i tanti atti sospesi fatti dalla mia Umanità per formare il regno del Fiat Supremo. Se tu sapessi che significa un atto sospeso fatto dal tuo Gesù! Oh! come t'affretteresti a ricevere tutto il deposito degli atti miei per dar vita a questi atti sospesi, perché essi contengono tante vite divine e t'affretteresti a farle conoscere."
29 Gennaio 1928
Valore immenso degli scritti sulla Divina Volontà che sono caratteri trasmessi dalla Patria Celeste e metteranno l'assedio all'uman volere. Desiderio del Cuore di Gesù. I suoi atti, esercito che chiedono il regno del Fiat.
Stavo leggendo nel volume 20º ciò che riguarda la Divina Volontà e sentivo tale impressione come se vedessi scorrere nelle parole scritte una vita divina, viva e palpitante, sentivo la forza della luce, la vita del Calore del Cielo, la virtù operante del Fiat Divino in ciò che leggevo e ringraziavo di cuore il mio Gesù che, con tanto amore, si era benignato di farmi scrivere. Ma mentre facevo ciò, il mio amato Gesù, come non potendo contenere Lui stesso i sussulti del suo Cuore, è uscito dal mio interno e, gettandomi le sue braccia al collo, mi ha stretta forte al suo Cuore per farmi sentire i suoi palpiti ardenti e mi ha detto:
"Figlia mia, tu ringrazi me che ti ho fatto scrivere ciò che riguarda la mia Volontà, dottrina tutta di Cielo che ha virtù di comunicare la vita palpitante e tutta celeste di Essa a chi leggerà questi scritti. La mia Volontà è palpitante in mezzo alle creature, ma vive soffocata dall'umano volere, questi scritti fara(nno) sentire tanto forte il suo palpito che soffocherà l'umano volere e prenderà il suo primo posto di vita che le spetta, perché la mia Volontà è il palpito e la vita di tutta la Creazione. Perciò il valore di questi scritti è immenso, contengono il valore d'una Volontà Divina; se fossero scritti di oro supererebbero di gran lunga il gran valore che in se stessi contengono, questi scritti sono soli, impressi a caratteri di luce fulgidissima nelle pareti della Patria Celeste e formano il più bell’ornamento di quelle mura della Città Eterna, in cui i beati tutti restano rapiti e sorpresi nel leggere i caratteri della Suprema Volontà. Perciò grazia più grande non potevo fare in questi tempi, di trasmettere i caratteri della Patria Celeste per mezzo tuo alle creature, i quali porteranno la vita del Cielo in mezzo a loro. Onde come ringrazi me, io ringrazio te che ti sei prestata a ricevere le mie lezioni ed a fare il sacrificio di scrivere sotto la mia dettatura. Era la mia Volontà Divina che faceva scorrere, mentre tu scrivevi, la viva virtù del suo palpito ardente, eterno e vivificante e che io imprimevo nei tuoi caratteri. Perciò tu, rileggendoli, senti in essi impressa la rinnovazione tutta celeste. Oh! come riuscirà difficile a chi leggerà questi scritti non sentire la vita palpitante del mio Volere e non scuotersi con la virtù del suo palpito vivificante, dal letargo in cui si trovano. Questi scritti sul mio Supremo Fiat, con la forza della sua luce eclisseranno l'umana volontà, saranno balsamo alle umane ferite, saranno oppio a tutto ciò ch'è terra, le passioni si sentiranno morire e dalla morte di esse risorgerà la vita del Cielo in mezzo alle creature. Saranno il vero esercito Celeste, che mentre metteranno in stato d'assedio l'umana volontà e tutti i mali da essa prodotti, faranno risorgere la pace, la felicità perduta, la vita della mia Volontà in mezzo alle creature. L'assedio che metteranno non farà danno a nessuno, perché la mia Volontà è quella di mettere in stato d'assedio l'umano volere, affinché non tiranneggi più le povere creature, ma le lasci libere nel regno della mia Volontà. Perciò ho tanto insistito ed insisto nel farti scrivere, ti ho tenuta in croce, ti ho sacrificata, era necessario, si trattava della cosa più importante, era l'eco del Cielo, la vita di lassù che voglio formare sulla terra. Ecco la causa del mio continuo ritornello: “Sii attenta, non omettere nulla, ed il tuo volo nella mia Volontà sia continuo."
Dopo di ciò stavo seguendo il mio giro nel Fiat Divino ed accompagnavo i sospiri, le lacrime, i passi di Gesù e tutto il resto da Lui fatto e patito, dicendogli: “Amor mio, Gesù, metto l'esercito di tutti gli atti tuoi intorno a te ed investendo le tue parole, i tuoi palpiti, i tuoi passi, le tue pene e tutti gli atti tuoi col mio “ti amo”, ti chiedo il regno della tua Volontà. Senti oh Gesù, se non mi dai ascolto per mezzo dell'esercito degli atti tuoi che ti pregano, ti pressano, che altro potrei fare per muoverti a concedermi un regno sì santo? Ma mentre dicevo ciò pensavo tra me: “Il mio dolce Gesù aveva i suoi desideri mentre stava su questa terra oppure non ne aveva affatto?” E Lui, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, come Dio, non esisteva in me alcun desiderio, perché il desiderio nasce in chi non possiede tutto, ma chi possiede tutto e non manca di nulla, il desiderio non ha ragione di esistere, però come uomo ebbi i miei desideri, perché il mio Cuore si affratellò in tutto alle altre creature e, facendo miei i desideri di tutti, desiderai per tutti, con tutto l'ardore, di dare il regno del mio Fiat Divino a tutte le creature, sicché se sospiravo, sospiravo il regno del mio Volere, se pregavo, piangevo e desideravo era solo per il regno mio che volevo in mezzo alle creature, perché, essendo Esso la cosa più santa, non poteva fare a meno la mia Umanità di volere e desiderare la cosa più santa per santificare i desideri di tutti e dare ciò che era santo e di bene più grande e perfetto per loro. Perciò tutto ciò che tu fai non è altro che l'eco mio che, risuonando in te, ti fa chiedere in ogni atto mio il regno della mia Volontà. Quindi perciò ti faccio presente ogni mio atto, ogni pena che soffro, ogni lacrima che verso, ogni passo che faccio, perché amo che tu, investendoli, ripeta dopo ogni atto mio: “Gesù ti amo e perché ti amo, dammi il regno del tuo Volere Divino.” Voglio che mi chiami in ogni cosa che faccio, per farmi risuonare il dolce ricordo che gli atti miei dicono Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra in modo che, nel vedere la tua piccolezza e che la piccola figlia del mio Volere fa il suo eco a tutti gli atti miei, mettendoli come un esercito intorno a me, io mi affretti a concedere il regno della mia Volontà."
31 Gennaio 1928
Giro nella Volontà Divina. Assalto alla Maestà Divina. Attrattive della piccolezza, il segreto di essa. La volontà umana è nauseante. Esempio.
Stavo raccogliendo insieme tutti gli atti della Divina Volontà fatti nella Creazione, i mari della Regina Celeste, quelli del mio amato Gesù, insomma tutti gli atti che il Fiat Divino ha messo fuori di se stesso, stavo quindi riepilogando tutto per portarli innanzi all'altezza della Maestà Suprema, per darle per mezzo di ciò l'ultimo assalto e costringerla a darmi il suo regno sulla terra, ma mentre facevo ciò pensavo tra me: son piccola, sono un atomo appena, come posso portare la vastità del Cielo, la molteplicità delle stelle, l'immensità della luce del Sole, e poi tutti i mari della Mamma mia e quelli di Gesù che sono interminabili? Il mio piccolo atomo non resta sperduto in mezzo a tante opere sì grandi? Credo che tutto il Cielo sorriderà nel vedere la mia piccolezza che vuol dare questo assalto come ultimo ritrovato del suo giro nella Volontà Divina, perché essendo piccola, io non solo resto sperduta, ma anche accoppata da una sola opera del Voler Divino, quindi il mio assalto sarà senza effetto e forse servirà a far sorridere tutta la Corte Celeste alle mie povere spalle. Ma mentre pensavo ciò, il mio dolce Gesù è uscito dal mio interno e mi ha detto tutto tenerezza:
"Piccola figlia mia, la tua piccolezza ha tale attrattiva che chiama l'attenzione di tutto il Cielo per vedere che cosa vuol fare e sa fare la tua piccolezza, veder fare cose grandi da una persona grande non riscuote l'attenzione, né porta la gioia, se si vedesse fare da una piccola bambina la stessa cosa grande, questa desta tal stupore e meraviglia, che tutti vorrebbero vedere l'opera grande della piccola piccina, ciò che non succede se la stessa opera la facesse una persona grande. Se tu sapessi come lo sguardo Divino e quello di tutto il Cielo si fissa su di te nel vederti riunire in fretta, tutte insieme, tutte le opere della Divina Volontà per portare l'assalto al Creatore, portando le sue stesse armi per fargli la santa guerra di farti cedere il regno suo! Si può dire che il tuo affannarti, il riunire tutto è il vero sorriso del Cielo, è la nuova festa che porta la tua piccolezza alla Patria Celeste e tutti aspettano l'assalto della piccola piccina. Ma vuoi sapere tu dove sta il segreto della tua fortezza? Nella tua piccolezza, perché mentre resti sperduta ora nella luce del sole, ora in mezzo alle stelle, ora nei mari miei e in quelli della Mamma Celeste, il tuo atomo non si arresta, si svincola ed esce di nuovo in campo per compiere il suo riepilogo di tutte le opere del Fiat Divino, tutto il segreto è rinchiuso in Esso che ti muove, ti investe, ti dà la corda per farti girare e per farti racchiudere tutti gli atti suoi, per farsi da sé stessa, per mezzo della tua piccolezza, dare l'assalto per farsi incitare a venire a regnare sulla terra. Che cosa non può l'atomo animato dal mio Volere? Tutto, perché esso diventa un atto in mezzo a tutti gli atti suoi di Volontà Divina e ciò basta per poter fare di tutti gli atti suoi un solo atto, per dire: tutto è mio e tutto mi deve servire per poter strappare il regno del Fiat Divino sulla terra."
Dopo di ciò stavo pensando quanto male ha fatto la volontà umana alle povere creature, quindi io l’aborrisco, né voglio più conoscerla, né guardarla perché è troppo nauseante, ma mentre pensavo ciò, il mio amato Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
"Figlia mia, la volontà umana da sola è nauseante, ma unita con la mia è la cosa più bella che creai, molto più che dalla Divinità mai poteva uscire una cosa creata da noi che facesse nausea, essa unita con la nostra terrebbe il moto continuo del bene, della luce, della santità, della bellezza, e col nostro moto continuo che mai cessa sarebbe stata il prodigio più grande della Creazione, il nostro moto l’avrebbe purificata da ogni ombra di macchia, sarebbe successo come al mare, che, perché mormora continuamente e ha il suo moto perenne, le sue acque sono pure e cristalline, oh! se le acque del mare stessero ferme, le acque perderebbero la purezza e si renderebbero talmente nauseanti, che nessuno lo guarderebbero, le acque sarebbero tanto sozze e piene di lordure che le navi non potrebbero valicare il mare, e nessuno farebbe suo cibo di quei pesci d'acque sì putride. Sicché il mare sarebbe un peso alla terra e produrrebbe il contagio di tutti i mali alle umane generazioni. Invece solo perché mormora e ha il suo moto continuo, quanto bene non fa alle creature! E mentre nel suo seno nasconde chissà quante sozzure, col suo mormorio ha il dominio di tenerle seppellite nel fondo di esso e padroneggia la purezza delle sue acque pure e svuotate da qualunque sozzura. Tale è la umana volontà, più che mare, per cui se il moto divino mormora in essa è bella e pura, tutti i mali restano sepolti e senza vita, invece se la mia Volontà non mormora in essa e non tiene il suo primo moto, tutti i mali rinascono e si rende dalla più bella, la più brutta da far pietà. Un'altra immagine è la natura umana, unita coll'anima è bella, vede, sente, cammina, opera, parla, non puzza; disunita dall'anima imputridisce, puzza orribilmente, fa schifo a vederla, si può dire che non si riconosce più, chi ha fatto un cambiamento sì differente dal corpo vivo al corpo morto? La mancanza del mormorio dell'anima, del suo moto continuo che primeggiava nella natura umana. Tale fu messa la mia Volontà per l’umano volere, come anima da cui doveva ricevere la vita, il suo mormorio continuo. Sicché finché sta unita con la mia è un prodigio di vita, di bellezza. Disunita dalla mia perde le gambe, le mani, la parola, la vista, il calore, la vita, di conseguenza diventa talmente orrida, più che cadavere, da meritare che si seppellisca nel più profondo dell'abisso, perché la sua puzza è intollerabile. Perciò chi non sta unita con la mia Volontà perde la vita della sua anima, perciò non può fare nulla di bene e tutto ciò che fa è senza vita."
2 Febbraio 1928
Luisa deve supplire per chi non ha operato nell'unità del Fiat Divino. Per chi non lo possiede è un linguaggio estraneo. Ragione per cui finora non hanno parlato di Essa. Chi non vive nell'unità riceve gli effetti dalla Volontà Divina, non la vita di Essa. Esempio del Sole e della terra.
Stavo seguendo il mio giro nel Fiat Supremo e, giunta nell'Eden, stavo dicendo tra me: “Mio Gesù, faccio mia l'unità del tuo Volere per supplire a quell'unità che perdette il mio Padre Adamo, quando si sottrasse ad Esso e per supplire a tutti quegli atti che, tutti i suoi discendenti non hanno fatto nell'unità di Esso. Ma mentre dicevo ciò, pensavo tra me: ed io sto nell'unità del Fiat Divino? Se non sto, come posso supplire per gli altri? Quindi il mio dire finisce in parole, ma non nei fatti, ed il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, quando Adamo peccò, ci fu la ritirata dell'unità della mia Volontà da ambo le parti, l'uomo si ritirò da Essa ed Essa si ritirò da lui, e col ritirarsi la mia, l'uomo perdette la mia unità, tutti i suoi pregi ed i diritti che Dio gli aveva dato nel crearlo, perché lui fu il vero disertore dal regno della mia Volontà ed il disertore perde tutti i diritti ed il possesso dei suoi stessi beni. Ora come la mia Volontà si ritirò dall'uomo, perché fu lui a ritirarsi per primo, così può di nuovo darsi a chi, ritirandosi dall'umano volere, rientra nel suo regno come nuova conquistatrice di quell'unità del mio Fiat Divino. Molto più che tra te e la Divinità c'è stato un accordo, il mio Volere a farti il gran dono della sua Unità, chiamandoti al primo atto della Creazione, e tu non solo a riceverlo, ma a fargli il dono della tua volontà. Sicché da ambo le parti c'è stato lo scambio, ma non in semplici parole, ma coi fatti, tanto è vero che la mia ti sta mettendo a giorno ciò che riguarda il dono grande che ti ha fatto, affinché conosca ciò che possiedi, goda dei suoi beni e, apprezzandolo, lo impetri all'umana famiglia. E tu avendo fatto il dono della tua volontà non vuoi più riconoscerla e senti terrore solo a ricordarla. Ora è giusto che faccia il tuo dovere e supplisca a quell'unità perduta dall'uomo, quando la mia fece la sua ritirata, ritirandosi nelle sue regioni Celesti. Non è forse padrona la mia Volontà di darsi di nuovo, purché trovi di nuovo chi non più vuol vivere della sua volontà umana? E poi tu devi sapere che se non ci fosse la mia Volontà in te, non avresti potuto comprendere il suo linguaggio Celeste, sarebbe stata per te come un dialetto a te estraneo, come una luce senza calore, come un cibo senza sostanza e ti sarebbe stato difficile scrivere le sue conoscenze sulla carta, per trasmetterle ai tuoi fratelli. Tutto ciò è segno che la mia Volontà, padroneggiandoti in tutto, si fa pensiero nella tua mente, parola sulle tue labbra, palpito nel tuo cuore, Maestro che sa che la sua alunna comprende le sue lezioni ed ama ascoltarlo. Perciò era necessario farti il dono della mia Volontà Divina per darti grazia necessaria per farti conoscere e trascrivere tutte le più belle prerogative del regno del mio Fiat Divino. Ed è anche questa la ragione per cui nessuno finora ha parlato a lungo della mia Volontà, per far comprendere i mari immensi di bene che contiene e che vuol dare e può dare alle creature, al più hanno tentato con poche parole e con parole quasi mezzo spezzate, come se non avessero che dire sul mio Fiat sì lungo ed esteso, che contiene ed abbraccia tutta l'eternità, non possedendolo come dono e cosa propria, per tutti era come estraneo il linguaggio di parlare dell'importanza e dei suoi pregi infiniti, se non la conoscevano a fondo come potevano parlare d'una Volontà Divina che contiene tanto che non bastano tutti i secoli a parlare di Essa? Perciò, sii attenta, figlia mia e, mentre valichi il suo mare, prendi sempre qualcosa di nuovo per farla conoscere alle umane generazione."
Dopo di ciò stavo pensando all'unità del Fiat Divino e dicevo tra me: “Come, tutti quelli che hanno fatto il bene, tante opere grandi, come potevano farle se non possedevano la sua Unità?” E Gesù, sempre benigno, ha soggiunto:
"Figlia mia, tutto il bene fatto finora dalle creature è stato fatto in virtù degli effetti della mia Volontà Divina, perché non c'è bene senza di Essa, ma nessuno finora è vissuto totalmente e pienamente nella sua Unità, solo la mia Mamma Regina, e perciò attirò il gran prodigio dell'incarnazione del Verbo, se ciò non fosse, la terra sarebbe ritornata allo stato dell'Eden, e poi colui che avesse posseduto l'Unità del mio Volere, non avrebbe potuto né contenerla, né resistere senza parlarne, sarebbe stato come se il Sole si volesse racchiudere dentro un vaso di cristallo senza spandere i suoi raggi, non avrebbe piuttosto col suo calore rotto il vetro, per essere libero nello spandere i suoi raggi? Possedere l'unità del mio Fiat e non parlarne e non spandere i suoi raggi, la bellezza delle sue conoscenze, sarebbe stato impossibile, le scoppierebbe il cuore se non desse sfogo a manifestare in parte la pienezza della sua luce e dei beni di Esso. Quindi il bene è stato fatto in virtù degli effetti di Esso. Succede ciò anche quando, il Sole, in virtù degli effetti che contiene la sua luce, fa germogliare le piante e fa produrre tanto bene alla terra, pare che la terra e gli effetti del Sole lavorino insieme per produrre piante, frutti e fiori alle creature, ma la terra non si eleva nella sfera del Sole, se facesse ciò, il Sole avrebbe tanta forza di togliere la sua parte oscura e convertirebbe in luce tutti i suoi atomi di polvere e la terra diventerebbe Sole. Ma siccome la terra non si eleva, né la sfera del Sole scende nel basso, la terra rimane terra, ed il Sole non la trasforma in Esso, pare che l'uno e l'altra si guardino da lontano, si aiutano e lavorano insieme per mezzo degli effetti della luce che dall'altezza della sua sfera spande sulla terra che riceve tanti mirabili effetti, produce le più belle fioriture, ma passa gran distanza tra la terra ed il Sole, non si rassomigliano tra loro, né la vita dell'uno diventa vita dell'altra, perciò la terra non sa parlare del Sole, né dire tutti gli effetti che contiene, né quanto calore e luce possiede. Così si trova la creatura che non possiede l'unità della mia Volontà, non si eleva nella sua sfera altissima per diventare Sole, né il mio Sole divino scende per formare la vita di Essa, ma volendo fare il bene si aggira intorno alla sua luce ed Essa comunica gli effetti per fare germogliare il bene che vogliono. Perché il mio Fiat non si nega a nessuno, anzi con la sua luce risveglia la natura umana per farla rinverdire e farle produrre frutti d'opere buone."
5 Febbraio 1928
Promessa nell'Eden del futuro Redentore. Promessa solenne nel Pater Noster del regno della Volontà Divina. Come Iddio si sente ripetere la gioia della Creazione.
La mia povera mente si sente come fissata nel Fiat Supremo ed io mi sento come una piccola bambina, alla quale, siccome piacciono le belle lezioni della sua amata Maestra, le si gira sempre intorno facendole mille domande, per avere il piacere di sentirla parlare ed apprendere altre lezioni più belle, e mentre la maestra parla, essa se ne sta con la bocca aperta ad ascoltarla, tante sono le belle sorprese che le fa delle sue lezioni. Tale son io, una piccola piccina, che si aggira intorno alla luce della Divina Volontà, più che maestra, e vuole attingere la sua vita dalle belle lezioni che fa alla piccola anima mia, ed Essa, perché (sono) piccola, si compiace di contentarmi, dandomi tali sorprese di lezioni Divine, da me pensate mai. Onde mentre pensavo al regno della Divina Volontà e mi sembrava difficile il suo regnare sulla terra, il mio amato Gesù, uscendo dal mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, come Adamo peccò, Dio gli fece promessa del futuro Redentore, passarono secoli, ma la promessa non venne meno, e le generazioni ebbero il bene della Redenzione. Ora, come venni dal Cielo e formai il regno della Redenzione, prima di partire al Cielo, feci un'altra promessa più solenne, quella del regno della mia Volontà, e questa fu fatta nel Pater Noster e, per darle più valore e per ottenerlo prima, feci questa promessa formale nella solennità della mia preghiera, pregando il Padre che facesse venire il suo regno e la Volontà Divina come in Cielo così in terra; mi misi io a capo di questa preghiera, conoscendo che tale era la sua Volontà e che pregato da me, non mi avrebbe nulla negato, molto più che con la sua stessa Volontà io pregavo e chiedevo una cosa voluta dal mio stesso Padre. E dopo aver formato questa preghiera innanzi al mio Padre Celeste, sicuro che mi sarebbe stato accordato il regno della mia Volontà Divina sulla terra, la insegnai ai miei Apostoli, affinché la insegnassero a tutto il mondo, perché uno fosse il grido di tutti: "Sia fatta la Volontà tua, come in Cielo così in terra." Promessa più certa e solenne non potrei fare; i secoli per noi sono come un punto solo, ma le nostre parole sono atti e fatti compiuti. Il mio stesso pregare al Padre Celeste: "Venga, venga il regno tuo, sia fatta la Volontà tua, come in Cielo così in terra", significava che con la mia venuta sulla terra il regno della mia Volontà non era stabilito in mezzo alle creature, altrimenti avrei detto: "Padre mio, il regno nostro che già ho stabilito sulla terra sia confermato e la nostra Volontà domini e regni", invece dissi: "Venga", ciò significava che deve venire e le creature devono aspettarlo con quella certezza con cui aspettarono il futuro Redentore, perché c'è la mia Volontà Divina legata e compromessa in quelle parole del Pater Noster, e quando Essa si lega, è più che certo ciò che promette. Molto più che il tutto fu da me preparato, non ci voleva altro che le manifestazioni del regno mio e lo sto facendo. Credi tu che le tante verità che ti sto facendo sul mio Fiat sia per darti una semplice notizia? No, no, è perché voglio che tutti conoscano che il suo Regno è vicino e che conoscano le sue belle prerogative, affinché tutti amino, sospirino d'entrare a vivere in un regno sì santo, pieno di felicità e di tutti i beni. Quindi, ciò che a te sembra difficile, alla potenza del nostro Fiat è facile, perché Esso sa smuovere tutte le difficoltà e conquistare tutto come vuole e quando vuole."
Onde stavo, secondo il mio solito, facendo il mio giro nell'Eterno Fiat e girando per tutta la Creazione, portavo tutte le opere innanzi alla Divinità, per darle il più bell'omaggio e la gloria grande di tutte le opere loro; ma mentre facevo ciò, pensavo tra me: ma qual è la gloria che do al mio Creatore col portargli tutte le opere sue? E Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, col far ciò, ci porti la gioia delle nostre opere compiute, perché prima di creare la Creazione stavano dentro di noi, come in deposito nella nostra Volontà, e non avevamo la gloria, la gioia di vedere le nostre opere formate e compiute fuori di noi, in modo che le nostre opere furono formate quando fu creata la Creazione, chi gira in mezzo ad esse, le guarda e vuole raccoglierle tutte insieme intorno a noi e dirci: “Come son belle le opere vostre, perfette e sante, la loro armonia, l'ordine perfetto dicono chi tu sei e narrano la gloria vostra.” Noi ci sentiamo ripetere la gioia, la gloria, come se stessimo di nuovo stendendo il Cielo, formando il Sole e tutte le opere nostre. Sicché la Creazione sta sempre in atto e come parlante per mezzo della piccola figlia del nostro Volere. Ciò può succedere anche a te, se tu avessi deciso nella tua volontà di fare tante belle opere, tu non godresti, ma la tua gioia incomincerebbe qualora vedessi le opere compiute e se una persona, amandoti, spesso te le portasse intorno per dirti: vedi come sonelle le opere tue, non ti sentiresti gloriosa e ripetere la gioia di quando le compisti? Tale son io, le ripetizioni formano le mie più belle sorprese."
9 Febbraio 1928
La Sovrana del Cielo, riflettore di Gesù. Gradimenti di Gesù nel chiedere il suo Fiat. Come Gesù raccolse tutti i beni e consumò tutti i mali, come accese il rogo dentro di sé.
Continuando a seguire gli atti di Gesù, fatti nella sua Divina Volontà quando stava sulla terra, seguivo Madre e Figlio quando fuggirono in Egitto e pensavo tra me, come doveva essere bello vedere il caro bambinello in braccio alla sua Mamma Divina, che pur essendo così piccino, racchiudendo in sé l'Eterno Fiat, racchiudeva Cielo e terra, tutto usciva da Lui come Creatore, e tutto da Lui pendeva e la Regina Sovrana, trasfusa nel piccolo Gesù in virtù dello stesso Fiat che l'animava, formava il riflettore di Gesù, il suo eco, la sua stessa vita, quante bellezze nascoste possedevano, quanti varietà di Cieli più belli di quello che si vede nel nostro orizzonte, quanti Soli più fulgidi contenevano! Eppure nessuno vedeva nulla, non si vedeva altro che tre poveri fuggiaschi. Gesù, Amor mio, voglio seguire passo passo i passi della mia Mamma Celeste e come cammina, voglio animare i fili dell'erba, gli atomi della terra, e farti sentire sotto alle sue piante il mio “ti amo”, voglio animare tutta la luce del Sole e come ti splende sul viso, voglio che ti porti il mio “ti amo”, tutte le ondate del vento, le sue carezze, tutte ti dicano “ti amo”, son'io che, nel tuo Fiat, ti porto il calore del Sole per riscaldarti, le ondate di vento per carezzarti, il suo sibilo per parlarti e dirti: “Caro piccino, fai conoscere a tutti il tuo Voler Divino, fallo uscire dalla tua piccola Umanità affinché prenda il suo dominio e formi il suo regno in mezzo alle creature; ma mentre la mia mente si perdeva dietro a Gesù e sarei troppo lunga se volessi dire tutto, il mio Sommo ed unico Bene Gesù si è mosso nel mio interno e, tutto bontà, mi ha detto:
"Figlia mia, io e la Mamma mia eravamo come due gemelli nati dallo stesso parto, perché avevamo una sola Volontà che ci dava la vita, il Fiat Divino metteva in comune gli atti nostri in modo che il Figlio rifletteva in Lei e la Mamma rifletteva nel Figlio. Sicché il regno della Volontà Divina aveva il suo pieno vigore, il suo dominio perfetto in noi e mentre fuggivamo in Egitto portavamo il Volere Divino come passeggiando per quelle regioni e sentivamo il suo gran dolore perché non regnava nelle creature e, guardando i secoli, sentivamo la grande gioia del suo regno che si sarebbe formato in mezzo ad esse, ed oh! come ci giungevano graditi sulle ali del nostro Fiat i tuoi ripetuti ritornelli nel vento, nel Sole, nell'acqua, sotto i nostri passi: “Ti amo, ti amo, venga il regno tuo”. Era l'eco nostro che sentivamo in te, non volevamo altro che la Volontà Divina regnasse e fosse la conquistatrice di tutti. Perciò fin d'allora amavamo la nostra piccola piccina che non chiedeva e voleva se non che ciò che volevamo noi."
Onde seguitavo a pensare a tutto ciò che il mio dolce Gesù aveva fatto stando sulla terra e Lui ha soggiunto:
"Figlia mia, quando venni sulla terra io guardai tutti i secoli passati, presenti e futuri, per raccogliere nella mia Umanità tutto ciò che di bene e di buono avrebbero potuto fare tutte le generazioni, per mettere il suggello e la conferma del bene, nulla distrussi di ciò ch'era buono, anzi volli racchiudere tutto in me per dare vita Divina ed aggiungendo il bene che mancava e che io feci per completare tutti i beni della umane creature, sulle ali dei secoli mi portavo alle umane creature, per dare a ciascuna il mio operato completo, come pure raccolsi tutti i mali per consumarli ed a forza di dolori e pene che volli soffrire, accesi il rogo nella mia stessa Umanità, dove bruciare tutti i mali, volli sentire ciascuna pena per far rinascere tutti i beni opposti ai mali, per far rinascere a vita novella le umane generazioni. E come io per formare tutti i rimedi possibili ed immaginabili per tutti i redenti, per poi disporli a ricevere il gran bene della mia Volontà regnante in mezzo a loro, feci tutto, soffrii tutto e consumai tutto, così tu per preparare il mio regno alle creature, devi racchiudere tutto ciò ch'è santo e buono, ed per mezzo delle pene devi consumare tutti i mali per far rinascere la vita della mia Volontà Divina in mezzo alle creature. Tu devi essere il mio eco in cui devo fare il deposito da dove deve sorgere il regno del mio Fiat. Seguimi passo, passo e sentirai la vita, il palpito, la felicità di questo regno che contengo in me e che vuole uscire per regnare in mezzo alle creature. Ed è tanto l'amore mio per Esso, che se permisi al nemico infernale che penetrasse nell'Eden, non permetterò che metta piede nell'Eden del regno del Fiat, perciò permisi che si avvicinasse a me nel deserto, per debilitarlo e mettergli la via perché non ardisse entrarvi. Non senti tu stessa come la tua presenza terrorizza il nemico e si mette in fuga per non vederti? È la forza della mia vittoria che lo precipita e, sentendosi confuso, fugge. Tutto è preparato, non resta altro che farlo conoscere."
12 Febbraio 1928
Lamenti dell'anima. Come Gesù racchiuse dentro di sé tutti gli atti respinti dalle creature e formò il suo regno. Chi possiede il Fiat Divino possiede la forza bilocatrice e può dare a Dio, come suo, ciò ch'è di Dio.
La mia povera mente va sempre spaziando nei confini interminabili del Fiat Supremo ed il mio povero cuore è sotto l'incubo del dolore straziante della privazione del mio amato Gesù, le ore sono secoli, le notti interminabili senza di Lui e siccome è un dolore Divino che piomba sulla mia piccola anima, la sua immensità mi affoga, mi schiaccia, e sento tutto il peso d'un dolore eterno. Oh! Dio Santo!, come mi togli quella vita che tu stesso vuoi che possegga? Come mai mi metti nell'impossibilità di vivere e vivere morendo, perché la fonte della tua vita non è in me? Ah! Gesù ritorna, non abbandonarmi a me stessa, non posso vivere senza vita, Gesù! Gesù! quanto mi costa l'averti conosciuto, quanti strappi hai fatto alla mia vita umana per darmi la tua ed ora vivo sospesa, non trovo più la mia, perché coi tuoi stratagemmi me l'hai rubata, sento appena la tua, ma come strappata dall’eclissi forte della luce della tua Volontà, sicché tutto per me è finito e son costretta a rassegnarmi ed a sentire la tua vita per mezzo dei raggi di luce, dei riflessi che mi porta la tua adorabile Volontà, non ne posso più; Gesù, ritorna a colei che tanto amasti e dicevi d’amare e che ora hai avuto la forza di abbandonare, ritorna una volta per sempre e deciditi a non lasciarmi più; ma mentre sfogavo il mio dolore, si è mosso nel mio interno e, mitigando la luce che lo eclissava, mi ha steso le braccia stringendomi forte e mi ha detto:
"Figlia mia, povera mia piccina, coraggio, è la mia Volontà che vuole il suo primo posto in te, ma io non devo decidermi a non lasciarti, la mia decisione fu presa quando tu decidesti di non lasciarmi più, allora ci fu un rubarci la vita a vicenda, io la tua e tu la mia, con questa differenza, che prima tu mi vedevi senza l’eclissi della luce del mio Fiat, Esso era come rinchiuso dentro di me, ora volendo prendere vita in te, è venuto fuori di me e, bilocandosi, ha rinchiusa la mia Umanità nella sua luce, perciò tu senti la mia vita attraverso i riflessi della sua luce. Dunque perché temi che ti lasci? Ora tu devi sapere che la mia Umanità rifece in Essa tutti gli atti respinti dalle creature e che invece la mia Volontà Divina, dandosi a loro, voleva che facessero. Io li rifeci tutti e li depositai in me stesso, per formare il suo regno, aspettando il tempo propizio per metterli fuori di me e depositarli nelle creature come fondamento di questo regno, se io non avessi fatto ciò, il regno della mia Volontà non avrebbe potuto effettuarsi in mezzo alle creature, perché solo io, come uomo e Dio, potevo supplire all'uomo e ricevere dentro di me tutto l'operato d'una Volontà Divina che dovevano ricevere e fare le creature, e per mezzo mio comunicarlo a loro. Perché nell'Eden le due volontà, l’umana e la divina, restarono come in cagnesco perché l'umana si oppose alla Divina, tutte le altre offese furono come conseguenza, perciò dovetti prima rifare in me tutti gli atti opposti al Fiat Divino, far distendere in me il suo regno, se non avessi riconciliato queste due volontà in cagnesco, come avrei potuto formare la Redenzione? Perciò tutto ciò che io feci sulla terra, il primo atto era di ristabilire l'armonia, l'ordine tra le due volontà per formare il mio regno, la Redenzione fu conseguenza di questo. E perciò fu necessario togliere le conseguenze del male che aveva prodotto l'umano volere e quindi diedi rimedi efficacissimi per poi manifestare il gran bene del regno della mia Volontà. Onde i riflessi della luce di Essa non fanno altro che portarti gli atti che contiene la mia Umanità per fare che tutto sia Volontà Divina in te. Perciò, sii attenta a seguirla e non temere."
Dopo ciò stavo seguendo il mio giro nella Creazione per dare al mio Creatore tutti gli omaggi delle qualità Divine che ciascuna cosa creata contiene, perché essendo uscito tutto dal Fiat Divino, di conseguenza ne mantiene la vita, anzi è l'atto primo di ciascuna cosa creata; ma mentre facevo ciò pensavo tra me: le cose create non sono mie, come posso dire con diritto: ti offro gli omaggi della luce del Sole, la gloria del Cielo stellato e via via? Ma mentre pensavo ciò il mio sempre amabile Gesù, muovendosi nel mio interno mi ha detto:
"Figlia mia, chi possiede la mia Volontà e vive in Essa, può con diritto dire: il Sole è mio, il Cielo, il mare, tutto è mio e, come mio, porto tutto intorno alla Maestà Divina, per dargli la gloria che ciascuna cosa creata contiene. Difatti non è forse tutta la Creazione opera del mio Fiat onnipotente? Non scorre la sua vita palpitante, il suo calore vitale, il suo moto incessante che muove tutto, ordina ed armonizza tutto, come se fosse tutta la Creazione un atto solo? Onde chi possiede il mio Voler Divino come vita, Cieli, Sole, mari e tutto non sono cose a lei estranee, ma tutto è suo, come tutto è del mio Fiat, perché lei, col possederlo, non è altro che un parto suo, che ha tutti i diritti su tutti i parti di Esso, qual è tutta la Creazione. Quindi con diritto e con verità può dire al suo Creatore: “Ti offro tutti gli omaggi della luce del Sole con tutti i suoi effetti, simbolo della tua luce eterna, la gloria dell'immensità dei Cieli” e così di tutto il resto. Il possedere la mia Volontà è vita Divina che l'anima svolge nell'anima sua, sicché tutto ciò che esce da lei, contiene potenza, immensità, luce, amore, sentiamo in essa la nostra forza bilocatrice che, bilocandoci, mette in attitudine tutte le nostre qualità Divine e, come sue, ce le offre come omaggi divini, degne di quel Fiat Divino che sa e può bilocarsi per richiamare la creatura al primo atto della Creazione quando facemmo l'uomo a nostra immagine e somiglianza."
20 Febbraio 1928
Come chi deve racchiudere un bene per darlo alle creature, deve racchiudere in sé tutto quel bene. Ciò successe alla Vergine ed a Nostro Signore. Che significa unità.
Le privazioni di Gesù si fanno più lunghe e vivo solo in balìa del Fiat Divino, che ha costituito vita nella piccola anima mia, per cui mi sembra che il mio amato Gesù, affidandomi ad Esso, si nasconda dietro le cortine della sua luce, solo per far la spia e stare sull'attenti se io seguo sempre la sua adorabile Volontà. Oh! Dio, che pena stare in un'immensità si luce e non saper trovar la via e muovere i passi per trovar Colui che amo, che mi ha formato, che mi ha detto tante verità che le sento in me come tante vite divine palpitanti e che mi fanno comprendere chi è Colui che voglio e non trovo. Ah! Gesù! Gesù! ritorna, come? Mi fai sentire il tuo palpito nel mio cuore e ti nascondi? Ma mentre sfogavo, pensavo tra me: forse Gesù non trova né in me, né in altri, le disposizioni per ricevere la vita delle altre sue verità e per non far restare sospese queste vite tace e si nasconde; ma mentre pensavo ciò, il mio Sommo Bene Gesù si è mosso nel mio interno in atto di muovere i passi per uscire fuori di me e mi ha detto:
"Povera piccola figlia mia, ti sei perduta nella luce e non sai trovare Colui che, con tanto amore, tu cerchi, la luce ti forma le onde altissime e forma le sbarre per trovarmi, ma non sai tu che la luce son'io, la vita, il palpito che tu senti, sono io, come avrebbe potuto mai la mia Volontà aver la sua vita in te se non fosse stato il tuo Gesù in te, per dare il campo a svolgere l'operato del mio Volere nell'anima tua? Perciò quietati. Or tu devi sapere che chi deve essere portatore d'un bene, deve accentrare in sé tutta la pienezza di quel bene, altrimenti il bene non troverebbe la via da dove uscire. Ora dovendo accentrare in te il regno della mia Volontà, nulla deve mancare di Essa, perché la sua luce ti dispone a ricevere tutte le verità necessarie per formare il regno suo, e se le altre creature sono indisposte a ricevere tutte le vite delle verità del Fiat, al più non ti darò capacità di manifestarle, come tante volte succede, ma a te, come depositaria, nulla deve mancare. Ciò successe nella Regina del Cielo, dovendo essere Lei la depositaria del Verbo incarnato, che doveva darmi alle umane generazioni, accentrai in Lei tutti i beni dei redenti e tutto ciò che conveniva per poter ricevere la vita d'un Dio. Quindi l'Altezza della Mamma mia possiede la Sovranità su tutte le creature e su ciascuno degli atti e beni che possono fare, in modo che se esse pensano santamente, Lei è come canale dei santi pensieri e quindi ha la Sovranità su di esse, se parlano, se operano, se camminano santamente, il principio di tutto ciò scende dalla Vergine e perciò ha il diritto e la Sovranità sulle parole, passi, opere, non c'è bene che si faccia che da Lei non discenda, perché se Lei fu causa primaria dell'incarnazione del Verbo, era giusto che fosse il canale di tutti i beni e avesse i diritti di Sovranità su tutto.
Ciò successe anche di me, che dovendo essere il Redentore di tutti, dovevo contenere in me tutti i beni della Redenzione, io sono il canale, la fonte, il mare, da me partono tutti i beni dei redenti e posseggo per natura il diritto di Sovrano su tutti gli atti e il bene che fanno le creature, il nostro regnare non è come il regnare delle creature che dominano e regnano sugli atti esterni di esse, e neppure su tutti gli atti esterni, ma non sanno nulla degli interni, né hanno diritto di Sovranità, perché non esce da loro la vita, il pensiero, la parola dei loro dipendenti. Invece da me esce la vita di tutto l'operato interno ed esterno delle creature. Perciò le creature dovrebbero agire in modo che su ciascuno atto loro penda quello della Madre Celeste ed il mio e, come sovrani, lo formino, lo dirigano e gli diano la vita."
Dopo di ciò, continuavo a seguire il mio giro nella Divina Volontà ed unendomi all'unità che possedeva il mio primo Padre Adamo prima di peccare, il mio dolce Gesù ha soggiunto:
"Figlia mia, tu non hai compreso bene che significa unità. Unità significa accentramento e principio di tutti gli atti delle creature, passate, presenti e future. Sicché Adamo prima di peccare quando possedeva la nostra unità, racchiudeva nei suoi pensieri l'unità di tutti i pensieri delle creature, l'unità di tutte le parole, opere e passi. Quindi io trovavo in Lui nella mia unità il principio, il seguito e la fine di tutti gli atti delle umane generazioni; Lui nella mia unità racchiudeva tutti e possedeva tutto. Onde figlia mia, salendo tu a quella stessa unità lasciata da Lui, prendi il suo posto e mettendoti nel principio di tutti e di tutto, racchiudi in te gli stessi atti di Adamo, con tutto il seguito di tutti gli atti delle creature. Vivere nella mia Volontà significa poter dire: sono il principio di tutti, da me tutto discende, come tutto discende dal Fiat Divino, sicché sono il pensiero, la parola, l'opera ed il passo di tutti, tutto prendo e tutto porto al mio Creatore. Si intende che Adamo avrebbe dovuto possedere e racchiudere tutti se non si fosse sottratto alla nostra Volontà e fosse vissuto sempre nell'unità nostra, quindi le umane generazioni, se ciò fosse, sarebbero vissuti tutti nel nostro Volere, onde una sarebbe stata la Volontà, una l'unità, uno l'eco di tutti e, mettendo in comune tutto, ciascuno avrebbe racchiuso tutto in se stesso."
25 Febbraio 1928
Il Volere Divino sta come centro di vita in mezzo alle creature. Come il palpito è il re della natura e il pensiero è il re dell'anima.
Il mio volo nel Fiat Divino è continuo, mi sembra che Gesù, le sue comunicazioni, tutto sia finito, molto più che non sono in mio potere, se il buon Gesù non si benigna di dirmi altro, io resto sempre la piccola ignorantella, perché senza di Lui non so inoltrarmi, non son capace né di concepire, né di dire un(a) sola ac(ca) di più. Sicché devo contentarmi ed abituarmi a vivere solo col Voler Divino perché Esso non mi lascia mai, anzi sento ch'è incapace di potermi lasciare perché lo trovo in me, fuori di me, in ogni mio atto, coll'immensità della sua luce si presta a dar vita all'atto mio, non c'è punto dove non lo trovi, anzi non c'è punto né spazio, né in Cielo, né in terra, dove non primeggi la sua vita, la sua luce in atto di darsi alla creatura. Sicché mi trovo nella condizione in cui la Volontà Divina non può lasciarmi ed io neppure posso separarmi da Essa, siamo inseparabili, non mi fa le scappatine che mi fa Gesù, anzi se non la prendo come atto primo degli atti miei, Essa resta dolente e si lamenta che nell'atto mio non abbia primeggiato l'atto suo, la sua luce, la sua vita. Oh Volontà Divina quanto sei adorabile, amabile, ed insuperabile! Quanto più sto in Te, più ti comprendo e ti amo! Ma mentre la mia povera mente si perdeva nel Fiat, il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, la mia Volontà si trova in mezzo alle creature come centro di vita, come il cuore umano si può chiamare re della natura, perché se palpita il cuore, la mente pensa, la bocca parla, le mani operano, i piedi camminano, se non palpita il cuore, d'un colpo finisce tutto, perché manca il re alla povera natura, quindi manca chi regge e dà vita al pensiero, alla parola ed a tutto ciò che può fare la creatura. Come re dell'anima è il pensiero, la sede, il trono dove l'anima svolge la sua attività, la sua vita, il suo regime. Ora se la natura umana volesse soffocare il palpito del cuore, fare a meno del suo re, per parlare, pensare ed altro, che cosa succederebbe? Essa stessa darebbe morte a tutti gli atti suoi, sicché sarebbe suicida di se stessa. E se l'anima volesse soffocare il pensiero, non troverebbe la via dove svolgere la sua attività, quindi sarebbe come un re senza regno e senza popoli. Ora ciò ch'è il cuore per la vita umana, ed il pensiero per l'anima, è la mia Volontà Divina in ciascuna creatura, Essa è come centro di vita e dal suo incessante ed eterno palpito, palpita e la creatura pensa, palpita e parla, cammina ed opera, ma le creature non solo non pensano ma la soffocano, soffocano la sua luce, la sua santità, la sua pace, il retto operare, il giusto e santo parlare e alcuni la soffocano tanto, che si rendono suicide delle loro anime. E la mia Volontà nel basso mondo è come un re senza regno e senza popoli, e le creature vivono come se non avessero né re, né vita Divina, né regime, perché manca il re del loro palpito alla loro natura ed il re del pensiero alle loro anime. E siccome per la sua immensità coinvolge tutto e tutti, è costretta a vivere come soffocata in se stessa perché manca chi riceva la sua vita, la sua attitudine, il suo regime. Ma Essa vuol formare il suo regno sulla terra, vuole avere il suo popolo eletto e fedele, e perciò anche se sta in mezzo alle creature, vive sconosciuta e soffocata, ma non si arresta, non parte per le sue regioni celesti, ma persiste a stare in mezzo a loro per farsi conoscere, vorrebbe far sapere a tutti il bene che vuol fare, le sue leggi celesti, il suo amore insuperabile, il suo palpito che palpita luce, santità, amore, doni, pace, felicità e così vuole i figli del regno suo. Perciò la sua vita in te, le sue conoscenze affinché facci(a) conoscere che significa la Volontà Divina ed io godo e mi sto nascosto nella mia stessa Volontà per darle tutto il campo e lo svolgimento della sua vita in te."
28 Febbraio 1928
Come Iddio ha nel Cielo la Gerarchia degli Angeli con nove cori distinti, così avrà la Gerarchia dei figli del suo regno con altri nove cori. Condizione dei Confessori defunti e come la memoria del Padre di Francia non sarà spenta in quest'opera.
Stavo pensando al santo Voler Divino e mille pensieri si affollavano nella mia povera mente, pareva che sorgessero come tante luci più forti , che poi si unificavano nella stessa luce del Sole eterno di quel Fiat che non conosce tramonto; ma chi può dire ciò che pensavo? Pensavo alle tante conoscenze dette da Gesù sulla Divina Volontà e come ciascuna di esse porta nell'anima una vita divina, coll'impronta d'una rarità di bellezza, di felicità, ma distinta l'una dall'altra, che mette in comune con chi ha il bene di conoscerla e di amarla. Sicché pensavo tra me, per una conoscenza di più o di meno ci sarà gran differenza tra un'anima e l'altra. Onde sentivo pena nel ricordarmi dei miei Confessori defunti, che tanto avevano avuto interesse di farmi scrivere ciò che il benedetto Gesù mi diceva sulla Divina Volontà, sentivo pena del Ven. P. di Francia che aveva fatto tanti sacrifici a venir da lontano affrontando spese per la pubblicazione e nel più bello invece di andare avanti (nell’apprendere le conoscenze), fu portato da Gesù al Cielo, quindi non conoscendo tutto ciò riguarda il Fiat, questi non possederanno tutte le vite e rarità di bellezza e felicità che queste conoscenze contengono; ma mentre la mia mente si perdeva in tanti pensieri, che a voler dire tutto sarei troppo lunga, il mio dolce Gesù ha steso le sue braccia dentro il mio interno e spandendo luce mi ha detto:
"Figlia mia, come ho la Gerarchia degli Angeli, con nove cori distinti, così avrò la gerarchia dei figli del regno del mio Fiat Divino. Esso avrà i suoi nove cori e si distingueranno l'uno all'altro per le varietà delle bellezze, che avranno acquistato col conoscere chi più e chi meno le conoscenze che al mio Fiat appartengono. Perciò ogni conoscenza di più del mio Volere Divino è una nuova creazione che forma nelle creature, di felicità e di bellezza inarrivabile, perché è una vita Divina che corre dentro, che porta in sé tutte le sfumature delle bellezze di Colui che le manifesta e tutti i tasti e suoni delle gioie e felicità del nostro Essere Divino. Onde se la nostra Paterna bontà espone la sua Vita, la sua bellezza e felicità fino a crearla in mezzo alle creature ed esse non s'interessano di conoscerla per prenderla, per mezzo delle nostre conoscenze già date a loro, non è giusto che ricevano né la bellezza, né i suoni delle nostre gioie come doti proprie, prenderanno quello che avranno conosciuto, perciò ci saranno vari cori nella gerarchia del regno della mia Volontà Divina. Se sapessi che differenza passerà tra chi porta le mie conoscenze dalla terra e chi le acquisterà nel Cielo! I primi le terranno come doti proprie e si vedrà in loro la natura delle bellezze Divine e si sentiranno gli stessi suoni delle gioie e felicità che fa sentire e forma il loro Creatore. Invece nei secondi non sarà né natura in loro, né doti proprie, ma li riceveranno per effetto di comunicazione degli altri, quasi come la terra che riceve gli effetti del Sole, ma non possiede la natura del Sole. Quindi quelli che possederanno tutte le conoscenze formeranno il coro più alto e così, a seconda che conosceranno, verranno formati i diversi cori. Però tutti quelli che avranno acquistato queste conoscenze sia in tutto, sia in parte, avranno il titolo nobile dei figli del mio regno, perché queste conoscenze sul mio Fiat, per chi ha il bene di conoscerle per farne vita propria, hanno virtù di nobilitare la creatura, di far scorrere nell'anima gli umori vitali della vita Divina e di elevarla alla sua origine primiera, sono come il pennello del “Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza” e dipingono l'immagine del Creatore nella creatura. In riguardo poi a chi conoscerà di più e chi meno, non sarà distrutta la loro nobiltà, succederà come per esempio d'una famiglia nobile che ha molti figli, alcuni di questi si danno allo studio, altri alle belle arti, quindi questi si elevano di più, hanno posti alti e decorosi, sono più conosciuti, amati e stimati, perché per le scienze che posseggono fanno più bene in mezzo alle gente, ciò che non fanno gli altri fratelli, ma nonostante che questi coi loro sacrifici si elevino tanto, ciò non distrugge che gli altri fratelli siano nobili, perché portano tutti in loro il sangue nobile del loro Padre, quindi vestono nobilmente, hanno modi nobili nell'operare e nel parlare, in tutto. Tali saranno i figli del mio Fiat, tutti nobili, perderanno la ruvidezza dell'umano volere, i miseri cenci delle passioni, le tenebre dei dubbi, dei timori, saranno messe in fuga dalla luce delle mie conoscenze che getterà tutti in un mare di pace. Quindi i tuoi Confessori passati all'altra vita saranno come il preludio dei figli della mia Volontà, perché il primo si sacrificò tanto e lavorò per aiutare il piccolo campicello dell'anima tua, e sebbene io allora ti parlassi poco del mio Fiat, perché dovevo prima disporti, Lui sarà come il primo foriero, come l'alba che annunzia il giorno del regno della mia Volontà; il secondo e terzo tuo Confessore, che tanto presero parte e conobbero in gran parte le conoscenze di Essa e fecero tanto sacrificio, specie il terzo, che amava tanto che fossero conosciuti e che tanto si sacrificò nello scrivere, saranno come Sole che spunta e che, mettendosi in corso, forma il giorno pien di luce. Quelli che seguono saranno come il pieno meriggio del gran giorno della mia Volontà, a seconda l'interesse che hanno avuto ed avranno, saranno messi chi alla prim'ora del giorno del mio Volere, chi alla seconda, chi alla terza e chi al pieno meriggio. E credi tu che la memoria del Padre di Francia, i tanti i suoi sacrifici e desideri di far conoscere la mia Volontà, fino ad iniziare la pubblicazione, solo perché l'ho portato al Cielo, sarà spenta in questa grand'opera del mio Fiat Divino? No, no, anzi Lui avrà il primo posto, perché Lui col venire da lontano, andò come in cerca della cosa più preziosa che possa esistere in Cielo ed in terra, dell'atto che più mi glorifica, anzi mi darà gloria completa da parte delle creature e loro riceveranno beni completi. Lui preparò il terreno per fare che fosse conosciuta la mia Volontà Divina, tanto è vero che non risparmiò nulla, né spese, né sacrifici ed anche se non ebbe compimento la pubblicazione, solo coll'iniziarla, preparò le vie, per fare che un giorno possa essere conosciuta ed aver vita l'opera della mia Volontà in mezzo alle creature. Chi mai potrà distruggere il fatto che il Padre di Francia sia stato il primo iniziatore a far conoscere il regno della mia Volontà? Temi solo perché la sua vita si spense, non ebbe il compimento la pubblicazione? Sicché quando si conoscerà questa grand'opera, il suo nome, la sua memoria, sarà piena di gloria e di splendore e avrà il suo atto primo in un'opera sì grande, tanto in Cielo come in terra. Difatti, perché esiste una battaglia e quasi ognuno spera la vittoria di vincere per ritenere gli scritti sul mio Fiat Divino? Perché Lui si portò gli scritti per pubblicarli, se ciò non fosse, chi ne avrebbe parlato? Nessuno e se Lui non avesse fatto comprendere l'importanza, il gran bene di questi scritti, nessuno si sarebbe interessato. Perciò, figlia mia, la mia bontà è tanta che premio giustamente e sovrabbondantemente il bene che fa la creatura, specie in quest'opera della mia Volontà, che tanto m'interessa, che cosa non darò a chi si occupa e si sacrifica per mettere in salvo i diritti del mio eterno Fiat. Eccederò tanto nel dare che farò meravigliare il Cielo e la terra."
Ond'io, nel sentir ciò, pensavo tra me: se tanto bene contengono queste conoscenze, se Gesù benedetto continuerà dopo la mia morte altre conoscenze del suo Fiat ad altre anime, non si attribuirà a quell'opera una importanza sì grande? E Gesù, come muovendosi in fretta nel mio interno ha soggiunto:
"No, no figlia mia, come del Padre di Francia si dirà ch'è stato il primo propagatore, i tuoi Confessori cooperatori, così si dirà che la piccola figlia della mia Volontà è stata la prima e la depositaria d'un tanto bene, a cui veniva affidata e scelta con missione speciale. Supponi un tale che abbia fatto una invenzione importante, forse gli altri la propagano, la diffondono di più, la imitano, la ingrandiscono, ma nessuno potrà dire: io sono l'inventore di questa opera; si dirà sempre l'inventore fu il tale. Così sarà di te, si dirà che l'origine del regno del mio Fiat, la depositaria è stata la Piccola Figlia della mia Volontà."
3 Marzo1928
Come tutte le cose partono da un punto. Sublimità dello stato d'Adamo. Perché N. Signore finora non ha manifestato il suo stato felice. Chi possiede l'unità possiede la sorgente del bene.
Il mio povero cuore nuotava nel dolore della privazione del mio dolce Gesù, ero impensierita, mi sentivo soffocare dal dolore ed a qualunque costa avrei voluto trovare Colui per cui sono tanto torturata, per dire le mie angustie, ma mentre pensavo ciò, il mio amabile Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
"Figlia mia, non temere ciò che senti nell'anima tua, perché non è altro che il lavorio che sta facendo in te il mio Fiat Divino. Esso sta racchiudendo tutto in te, tutti e tutto in te, tutti i secoli, passati ed i futuri, per fare che tutto ciò che ha fatto il Supremo Volere nella Creazione, getti in te il suo germe per ricevere da te le soddisfazioni ed il contraccambio a tutti gli atti suoi che gli devono le creature, perciò non ti impensierire, perché in ogni tua ora della vita, sono secoli che la mia Volontà racchiude. Quindi è necessario che chi deve avere il suo atto primiero nella mia Volontà regnante, abbia l'origine di Essa, per poter svolgere la sua vita Divina. Tutte le cose partono da un punto e da quel punto si allargano e si diffondono a tutti; vedi anche il Sole ha il suo primo punto, il suo centro di luce, la sua sfera e dal suo centro riempie di luce tutta la terra. Perciò segui la mia Volontà e non ti dar pensiero."
Onde seguivo il mio giro nella Divina Volontà e, giungendo nell'Eden, per unirmi allo stato d'Adamo prima di peccare, quando possedeva l'unità col suo Creatore per ricominciare i miei atti insieme con Lui e per supplire e continuarla quando la perdette col cadere in peccato, pensavo tra me: perché Gesù benedetto non ha manifestato a nessuno lo stato sublime, le meraviglie che passavano tra Adamo innocente ed il suo Creatore, il pelago delle felicità, delle bellezze che possedeva? Tutto era accentrato in Lui, tutto da Lui partiva, oh! se si conoscesse lo stato di Adamo, le sue grandi prerogative, forse tutti sospirerebbero di ritornare alla sua origine donde l'uomo uscì, ma mentre pensavo ciò, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e, tutto bontà, mi ha detto:
"Figlia mia, la mia paterna bontà allora manifesta un bene quando deve portare un'utile alla creatura, se non vedo ciò, a che pro manifestarlo? La storia dell'uomo innocente mi è troppo tenera, al solo ricordarla il mio amore sorge, rigurgita e forma le sue onde altissime, per riversarsi come si riversava su Adamo innocente e, non trovando a chi riversarlo, perché non trova un altro Adamo che li riceva, capace di ridarmi i suoi sbocchi d'amore, perché il mio Fiat Divino integro in lui manteneva la vita reciproca di corrispondenza tra l'infinito ed il finito, il mio amore ne soffre e, poiché non trova nessuno su cui riversarlo, le mie stesse onde d’amore ritornano in me ed io resto soffocato dal mio stesso amore. Ecco perché non ho manifestato finora lo stato d'Adamo innocente, né Lui manifestò quasi nulla del suo stato felice, perché al solo ricordarlo si sentiva morire di dolore ed io mi sentivo soffocare dal mio amore. Ora figlia mia, volendo ripristinare il regno della mia Divina Volontà, vedo l'utile di manifestare lo stato d'Adamo innocente. Ed è questa la causa per cui spesso ti parlo del suo stato sublime, perché voglio ripetere ciò che facevo con Lui ed in virtù del mio Volere, voglio levarti allo stato primiero della Creazione dell'uomo. Che cosa non può darmi la creatura che possiede il mio Fiat, l'unità di Esso? Tutto può darmi ed io tutto posso dare. Onde potendo dare ciò che manifesto, il mio amore non soffoca le mie onde, anzi me le mette fuori e, vedendole riprodotte nella creatura, gode e mi sento di manifestare ciò che non si conosce per utile e bene loro. Se tu sapessi quanto godo nel dare, come il mio amore festeggia quando vedo disposta la creatura che vuol ricevere i miei beni, saresti più attenta a farmi sfogare il mio amore contenuto."
Detto ciò, ha fato silenzio ed io mi sentivo come inabissata nel Voler Divino, le sue maraviglie, ciò che può fare l'anima col possedere la sua Volontà mi rapivano ed io piccola piccina nuotavo nel mare di luce del Fiat e come mi muovevo così si alzavano le onde di luce, investite di tinte di svariate bellezze e si andavano a scaricare nel seno del mio Creatore, e la Paterna bontà Celeste, vedendosi investita dalle onde della sua piccina, muoveva le sue onde verso di me. Oh! Volontà Suprema, quanto sei ammirabile, amabile, desiderabile più che la stessa vita! Tu mi ami tanto che mi metti a gara col mio Creatore, volendo che pareggi con Colui che mi ha creata; ma mentre la mia mente si perdeva nel Fiat, il mio dolce Gesù ha soggiunto:
"Figlia mia, chi possiede l'unità del mio Volere è padrona d'agire e di fare quanto bene vuole, perché ha in sé la sorgente del bene, la tiene a sua disposizione, sente in sé i tocchi continui del suo Creatore, le onde del suo Paterno amore e si sentirebbe troppo ingrata se non formasse le sue onde, molto più che si sente scorrere nell'anima sua, il suo piccolo mare del mare immenso di Colui che l'ha creata. Invece chi non possiede la sua Unità, non possiede sorgente, quindi ha bisogno, se vuol fare il bene, della liberalità Divina in ogni atto buono che vuol fare, quasi atto per atto deve chiedere grazia per poter compiere il bene che vuole. Invece per chi possiede la mia Unità, il bene si converte in natura e, solo che vuol operare, trova la sorgente del bene in sé ed opera."
8 Marzo 1928
Iddio creò l'uomo per tenerlo sulle sue ginocchia e farlo essere il ripetitore degli atti Suoi. Gesù faceva vedere che metteva tutti i volumi scritti sul suo Volere tutti ordinati nel suo Cuore. Amore di Gesù per gli scritti ed il bene che faranno. Chi si decide a vivere nel Fiat viene legata con catene di luce.
Continuavo a stare tutta abbandonata nel santo Voler Divino, seguendo, come più potevo, i suoi innumerevoli atti, che son tanti, che molte volte per la loro molteplicità non posso né seguirli, né numerarli tutti e devo contentarmi di guardarli, ma non di abbracciarli; la sua attività supera in modo incredibile l'attitudine umana e perciò alla mia piccolezza non vien dato di fare tutto, ma di fare quanto più posso e di non uscire mai da dentro le opere del Fiat Divino. Onde mentre la mia mente si sperdeva nelle opere del Voler Divino, il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, la nostra Paterna Bontà creò l'uomo per tenerlo sulle nostre Paterne ginocchia, per godercelo continuamente e perché lui godesse in modo perenne col suo Creatore, e perché fossero stabili i suoi ed i nostri godimenti, lo tenevamo sulle nostre ginocchia; e siccome la Volontà nostra doveva essere anche la sua, Essa portava l'eco di tutti i nostri atti nel fondo dell'uomo che amavamo come figlio nostro ed il nostro figlio, nel sentire l'eco nostro, era il ripetitore degli atti del suo Creatore. Quali contenti non si formavano tra lui e noi, nel risuonare nel fondo del cuore del nostro figlio questo nostro eco creante che formava in lui l'ordine degli atti nostri, l'armonia delle nostre gioie e felicità, l'immagine della nostra santità! Che tempi felici per lui e per noi! Ma sai tu chi strappò dalle nostre ginocchia paterne questo figlio tanto amato da noi? Il voler umano, ce l'allontanò tanto che perdette il nostro eco creante, per cui non seppe più nulla di ciò che faceva il suo Creatore e noi perdemmo la felicità di vedere il nostro figlio felice e trastullarsi sulle nostre ginocchia paterne. Perché in lui sottentrò l'eco del suo volere che lo amareggiava, tiranneggiava, con le passioni più degradanti, tanto da renderlo infelice da far pietà. È proprio questo che significa vivere nel nostro Volere, vivere sulle nostre ginocchia Paterne, a cura nostra, a spese nostre, nell'opulenza delle nostre ricchezze, gioie e felicità. Se tu sapessi il contento che sentiamo nel vedere la creatura vivere sulle nostre ginocchia, tutta attenta a sentire l'eco della nostra parola, l'eco delle nostre opere, l'eco dei nostri passi, l'eco del nostro amore, per farne la ripetitrice, tu saresti più attenta per fare che nulla ti sfugga dell'eco nostro, per darci il contento di vedere la tua piccolezza far da ripetitrice agli atti del tuo Creatore."
Ond'io, nel sentir ciò, gli ho detto: Amor mio, se si deve vivere nel tuo Volere, vivendo sulle tue ginocchia Paterne non si deve far nulla, né operare, né camminare, altrimenti come si può stare sulle tue ginocchia? E Gesù:
"No, no, si può fare tutto, la nostra immensità è tanta che dovunque troverà le nostre ginocchia paterne sempre pronte agli atti suoi, che si prestano a tenerlo dovunque stretto sulle ginocchia Divine, molto più che ciò che essa fa, non è altro che l'eco di ciò che noi facciamo."
Dopo di ciò, mi sentivo preoccupata per questi scritti sulla Divina Volontà ed il mio dolce Gesù, si è fatto vedere nel mio interno che teneva tutti i volumi scritti su di Essa e che prendeva uno per uno nelle sue mani, li guardava con tale tenerezza amorosa, come se stesse per scoppiargli il Cuore, e come li prendeva così se li metteva tutti ordinati nel suo Cuore Santissimo, io son rimasta meravigliata nel vederlo con quanto amore amava quegli scritti e con quanta gelosia se li chiudeva nel suo Cuore per custodirli e Gesù, nel vedere la mia meraviglia, mi ha detto:
"Figlia mia, se tu sapessi quanto amo questi scritti, essi mi costano più della stessa Creazione e Redenzione, quanto amore e lavoro ci ho messo in questi scritti, mi costano assai assai, c'è dentro tutto il valore della mia Volontà, sono la manifestazione del mio regno e la conferma che voglio il regno della mia Volontà Divina in mezzo alle creature. Il bene che faranno sarà grande, saranno come soli che sorgeranno in mezzo alle tenebre fitte dell'umano volere, come vite che metteranno in fuga la morte alle povere creature, essi saranno il trionfo di tutte le opere mie, la narrazione più tenera, più convincente di come amai ed amo l'uomo. Perciò l'amo con tale gelosia che li custodirò nel mio Cuore Divino, né permetterò che neppure una parola vada perduta. Che cosa non ho messo in questi scritti? Tutto, grazia sovrabbondante, luce che illumina, riscalda, feconda, amore che ferisce, verità che conquistano, allettamenti che rapiscono, vite che porteranno la resurrezione del regno della mia Volontà. Perciò anche tu apprezzali e fanne quella stima che meritano e godi del bene che faranno."
Dopo ciò, seguivo il mio abbandono nel Fiat, mi sentivo tutta investita dalla sua luce interminabile ed il mio adorabile Gesù ha soggiunto:
"Figlia mia, come l'anima si decide a vivere nella mia Volontà Divina, senza più dar vita alla sua, io per essere sicuro e per dare sicurezza ad essa, la lego con catene di luce e faccio ciò per non togliere il libero arbitrio, dono datole nella Creazione, ciò che io do una volta non tolgo, a meno che la stessa creatura non rigetti i doni miei, perciò la lego di luce per cui, volendo, se ne può uscire quando vuole, ma per uscire deve fare uno sforzo incredibile, perché queste catene di luce investiranno gli atti suoi ed in ogni suo atto sentirà e vedrà la bellezza, la grazia, la ricchezza che questa luce comunica ai suoi atti, formerà l'incanto ed il vero eclissi all'umano volere, in modo che si sentirà felice ed onorata di essere legata con catene sì nobili che le portano tanto bene, ambirà che l'umano non abbia più vita negli atti suoi e sospirerà con ardore che il Voler Divino prenda il suo posto. Sicché si sentirà libera e legata ma non forzata, ma spontanea di sua libera volontà, allettata dal gran bene che le viene, in modo che vedrà i suoi atti circondati da tanti anelli di luce che, formando catene, la trasformano nella stessa luce. Ed in ogni suo atto l'anima farà uscire tante voci armoniose e belle come suoni argentini che, ferendo l'udito di tutto il Cielo, farà conoscere che la mia Volontà Divina sta operando nella creatura."
11 Marzo 1928
Differenza tra Gesù e la Vergine. Tutta la vita nascosta di Gesù in Nazareth fu il richiamo del regno della Volontà Divina sulla terra. La volontà umana è la fonte del bene o del male.
Stavo pensando a quale differenza passava tra la Vergine Santa ed il mio amabile Gesù, visto che in tutti e due il Volere Divino aveva la sua vita, il suo pieno dominio, il suo regno ed il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
"Figlia mia, tra me e la Regina Celeste, una era la Volontà che ci animava, una la vita, però tra Lei e me passava questa differenza: un'abitazione in cui da tutte (le) parti entra la luce del Sole, in modo che la luce la investe, la domina, non c'è parte di questa abitazione in cui la luce non faccia da regina, quindi essa è preda della luce, riceve sempre luce e cresce sotto l'influsso della luce. Invece un'altra abitazione possiede dentro di sé la sfera del Sole, quindi non riceve da fuori la sorgente della luce ma la possiede dentro, non c'è differenza tra l'una e l'altra? Ora questa differenza passa tra me e la Mamma mia, Essa è l'abitazione investita dalla luce, si fece sua preda, ed il Sole della mia Volontà le dava sempre, sempre, la nutriva di luce e cresceva nei raggi interminabili del Sole eterno del mio Fiat. Invece la mia Umanità possedeva in se stessa la sfera del Sole Divino, la sorgente che sempre sorge senza mai scemare e la Sovrana Regina attingeva da me la luce che le dava la vita e la gloria di Regina della luce, perché chi possiede un bene si può chiamare regina di quel bene."
Dopo di ciò seguivo il mio Fiat Divino facendo il mio giro in Esso e, giunta nella casa di Nazareth, dove il mio amabile Gesù aveva fatto la sua vita nascosta, per seguire gli atti suoi, gli dicevo: Amor mio, non c'è atto che tu fai che il mio “ti amo” non ti segue, per chiederti, per mezzo degli atti tuoi, il regno della tua Volontà, il mio “ti amo” ti segue ovunque, nei passi che fai, nelle parole che dici, nel legno che batti e mentre batti il legno, batti il volere umano affinché sia disfatto e risorga il tuo Voler Divino in mezzo alle creature, il mio “ti amo” scorre nell'acqua che bevi, nel cibo che prendi, nell'aria che respiri, nei fiumi d'amore che passano tra te, la tua Mamma e San Giuseppe, nelle preghiere che fai, nel tuo palpito ardente, nel sonno che prendi, oh! come vorrei starti vicino per sussurrarti all'orecchio: “Ti amo, ti amo, deh! Fa’ che venga il regno tuo.” Ora mentre avrei voluto che il mio “ti amo” facesse corona a tutti gli atti di Gesù, si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
"Figlia mia, tutta la mia vita nascosta fu così lunga e non fu altro che il richiamo del regno della mia Volontà Divina sulla terra, volli rifare in me tutti gli atti che avrebbero dovuto fare le creature in essa, per poi porgerli a loro e lo volli fare insieme con la Mamma mia, la volli sempre insieme nella mia vita nascosta per formare questo regno. Due persone avevano distrutto questo regno del mio Fiat Divino, Adamo ed Eva, altre due: io e l'Altezza della Sovrana Regina avremmo dovuto rifarlo. Sicché innanzitutto pensai al regno della mi Volontà Divina, perché la volontà umana era stata la prima ad offendere la mia col sottrarsi ad Essa, tutte le altre offese venivano in secondo grado come conseguenza del primo atto. La volontà umana è la vita o la morte delle creature, la sua felicità o la sua tirannia e sventura in cui si precipita, il suo Angelo buono che la porta al Cielo o, trasformandosi in demonio, la precipita all'inferno, tutto il male sta nella volontà, come pure tutto il bene, perché essa è come fonte di vita, messa nella creatura, che può zampillare gioie, felicità, santità, pace, virtù, oppure getta da sé fontanine di guai, di miserie, di peccati, di guerre che distruggono tutti i beni. Perciò prima pensai al regno della mia Volontà, in questa vita nascosta per ben trent'anni, e poi con la piccola vita pubblica, appena tre anni, pensai alla Redenzione e, mentre nel formare il regno del mio Fiat Divino ebbi con me sempre vicino la Mamma Celeste, nella vita pubblica feci a meno, almeno corporalmente, della sua presenza, perché per il regno del mio Fiat mi costituivo io re e la Vergine Regina, per essere primo io e poi Lei il fondamento del regno distrutto dalla volontà umana. Vedi dunque come il regno del mio Voler Divino per necessità, per ragione e per conseguenza veniva formato con la mia venuta sulla terra in primo ordine, né avrei potuto formare la Redenzione se non avessi soddisfatto il mio Padre Celeste al primo atto offensivo che gli aveva fatto la creatura. Quindi il regno della mia Volontà è formato, non resta altro che farlo conoscere. E perciò, non faccio altro che seguire insieme con te e porgerti gli atti miei che feci per formarlo, accompagnare gli atti tuoi, perché scorra in essi il fondamento dei miei, sto sull'attenti perché il tuo volere non abbia vita, affinché il mio sia libero. Insomma sto facendo come ad una seconda mia Madre, sto richiamando tutti gli atti fatti insieme con la Vergine per deporli in te. Perciò sii attenta a seguire in tutto la mia Volontà."
Sia tutto a gloria di Dio ed a compimento della sua Santissima Volontà.