Volume 11

Volume 11


I.M.I.
Viva Gesù, viva Maria.
L’addio della sera a Gesù sacramentato.
Oh! mio Gesù, prigioniero celeste, già il sole è al tramonto e le tenebre invadono la terra e Tu resti solo nel tabernacolo d’amore.
Parmi di vederti atteggiato a mestizia per la solitudine della notte, non avendo attorno a te la corona dei tuoi figli e delle tue tenere spose, che almeno ti facciano compagnia nella tua volontaria prigionia.
Oh! mio divin prigioniero, anch’io mi sento stringere il cuore nel dovermi allontanare da te e son costretta a dirti addio, ma che dico, oh! Gesù, mai più addio, non ho il coraggio di lasciarti solo, addio con le labbra ma non col cuore, anzi il mio cuore lo lascio insieme con te nel tabernacolo, conterò i tuoi palpiti e vi corrisponderò con un mio palpito d’amore, numererò i tuoi affannosi sospiri e, per rinfrancarti, ti farò riposare nelle mie braccia. Ti farò da vigile sentinella, starò tanto attenta a guardare se qualcosa t’affligge o ti addolora, non solo per non lasciarti mai solo, ma per prendere parte a tutte le tue pene.
Oh! cuore del mio cuore, oh! amore del mio amore, lascia quest’aria di mestizia e consolati, non mi dà il cuore di vederti afflitto, mentre con le labbra ti dico addio, ti lascio i miei respiri, i miei affetti, i miei pensieri, i miei desideri e tutti i miei movimenti che inanellando tra loro continui atti d’amore, uniti ai tuoi ti formeranno corona e ti ameranno per tutti, non sei contento oh! Gesù? Pare che mi dici di sì, non è vero?
Addio, oh! amante prigioniero, ma non ho finito ancora, prima che io parta voglio lasciare anche il mio corpo innanzi a te, intendo delle mie carni, delle mie osse, fare tanti minutissimi pezzi per formare tante lampade per quanti tabernacoli esistono nel mondo e del mio sangue tante fiammelle per accendere queste lampade, ed in ogni tabernacolo intendo mettere la mia lampada, che unendosi alla lampada del tabernacolo che ti rischiara la notte, ti dirà: “Ti amo, ti adoro, ti benedico, ti riparo e ti ringrazio per me e per tutti.” Addio oh! Gesù, ma senti un’altra parola ancora, patteggiamo, ed il patto sia che ci ameremo di più, mi darai più amore, mi chiuderai nel tuo amore, mi farai vivere d’amore e mi seppellirai nel tuo amore, stringiamo più forte il vincolo dell’amore, sarò sol contenta se mi darai il tuo amore per poterti amare davvero.
Addio oh! Gesù, benedici me, benedici tutti, stringimi al tuo cuore, imprigionami nell’amor tuo, ti lascio con lo scoccarti un bacio sul cuore, addio addio.
Il buon dì a Gesù.
Oh! mio Gesù, dolce prigioniero d’amore, eccomi a Te di nuovo, ti lasciai dicendoti addio, ora ritorno col dirti: “Buon dì.” Mi bruciava l’ansia di rivederti in questo carcere d’amore per darti i miei anelanti ossequi, i miei palpiti affettuosi, i miei respiri infuocati, i miei desideri ardenti e tutta me stessa per trasfondermi tutta in Te e rimanere tutta in Te, in perpetuo ricordo e pegno del mio amore costante verso di Te.
Oh! mio sempre amabile amor sacramentato, sai? Mentre son venuta per darti tutta me stessa, son venuta pure per ricevere da Te tutto Te stesso, io non posso stare senza una vita per vivere e perciò voglio la tua, a chi tutto dona tutto si dona, non è vero oh! Gesù? Quindi oggi amerò col tuo palpito d’amante appassionato, respirerò col tuo respiro affannoso in cerca d’anime, desidererò coi tuoi desideri immensurabili la gloria tua ed il bene delle anime. Nel tuo palpito divino scorreranno tutti i palpiti delle creature, li prenderemo tutti, li salveremo, non faremo sfuggire nessuno, a costo di qualunque sacrificio, anche se dovessi portare io tutta la pena. Se Tu mi caccerai, mi getterò più dentro, griderò più forte per perorare insieme con Te la salvezza dei tuoi figli e dei miei fratelli.
Oh! mio Gesù, mia vita e mio tutto, quante cose mi dice questa tua volontaria prigionia, ma l’emblema con cui ti vedo tutto suggellato, è l’emblema delle anime, le catene, che ti avvincono tutto forte forte: L’amore. Sembra che le parole: “anime ed amore” ti fanno sorridere, ti debilitano e ti costringono a cedere a tutto; ed io, ponderando bene questi tuoi eccessi amorosi, starò sempre intorno a Te ed insieme con Te coi miei soliti ritornelli: “Anime ed amore.” Perciò voglio tutto Te stesso quest’oggi, sempre insieme con me nella preghiera, nel lavoro, nei piaceri e dispiaceri, nel cibo, nei passi, nel sonno, in tutto e son certa che non potendo ottenere nulla da me, con Te otterrò tutto e tutto ciò che faremo servirà a lenirti ogni dolore, a raddolcirti ogni amarezza, a ripararti qualunque offesa, a compensarti di tutto e ad impetrare qualunque conversione, sia pure difficile e disperata; andremo mendicando un po’ d’amore da tutti i cuori per renderti più contento e più felice, non è buono così oh! Gesù?
Oh! caro prigioniero d’amore, legami con le tue catene, suggellami col tuo amore, deh! fammi vedere il tuo bel volto. Oh! Gesù, quanto sei bello, i tuoi biondi capelli rannodano e santificano tutti i miei pensieri; la tua fronte calma e serena in mezzo a tanti affronti, mi rappacifica e mi mette nella più perfetta calma, anche in mezzo alle più grandi tempeste, alle tue stesse privazioni, ai tuoi capricci che mi fanno costar la vita, ah! Tu lo sai, ma passo innanzi, questo te lo dice il cuore perché te lo sa dire meglio di me. Oh! amore, i tuoi begli occhi cerulei, sfavillanti di luce divina mi rapiscono al Cielo e mi fanno dimenticare la terra, ma ahimè! con mio sommo dolore il mio esilio si prolunga ancora, presto, presto oh! Gesù, sì, sei bello oh! Gesù, mi par di vederti in quel tabernacolo d’amore, la beltà e maestà del tuo volto m’innamora e mi fa vivere in Cielo, la tua bocca graziosa mi sfiora i suoi baci ad ogni istante, la tua voce soave mi chiama ed invita ad amarti ogni momento, le tue ginocchia mi sostengono, le tue braccia mi stringono con legame indissolubile, ed io a mille a mille stamperò i miei baci cocenti sul tuo volto adorabile. Gesù, Gesù, sia uno il nostro volere, uno l’amore, unico il nostro contento, non lasciarmi mai sola ché sono un nulla ed il nulla non può stare senza del tutto; me lo prometti oh! Gesù? Pare che mi dici di sì. Ed ora benedici me, benedici tutti, ed in compagnia degli angeli, dei santi, della dolce Mamma e di tutte le creature ti dico: “Buon dì oh! Gesù, buon dì.”
Ora, dopo aver scritto le preghiere scritte qui sopra sotto l’influsso di Gesù, la notte nel venire Gesù mi ha fatto vedere che teneva conservato nel suo cuore l’addio ed il buon dì e mi ha detto:
“Figlia mia, sono uscite proprio dal mio cuore, chiunque le reciterà con la intenzione di stare con Me, come è espresso in queste preghiere, Io lo terrò con Me ed in Me a fare ciò che faccio Io e non solo lo riscalderò col mio amore, ma ogni qualvolta aumenterò il mio amore verso quell’anima, ammettendola all’unione della vita divina e dei miei stessi desideri di salvare tutte le anime.”
Vorrei Gesù nella mente, Gesù sulle labbra, Gesù nel mio cuore, vorrei guardare solo Gesù, sentire solo Gesù, stringermi solo a Gesù, vorrei far tutto insieme con Gesù, amare con Gesù, patire con Gesù, scherzare con Gesù, piangere con Gesù, scrivere con Gesù e senza Gesù non voglio neppure tirare il respiro, starò come una bambina capricciosa senza far niente, affinché Gesù venga a fare tutto insieme con me, contentandomi d’essere il suo trastullo, abbandonandomi al suo amore, alle sue sferze, alle sue croci ed ai suoi amorosi capricci purché faccia tutto insieme con Gesù.
Sai, oh! mio Gesù? Questa è la mia volontà e non mi sposterai, hai sentito? Sicché ora vieni a scrivere con me.
14 Febbraio 1912
Gesù dice che nella sua Volontà, tutte le cose hanno lo stesso valore e parlano della sua Volontà.
Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù è venuto ed io Gli ho detto: “Dimmi oh! Gesù, come mai dopo che hai disposto l’anima al patire, essa, conoscendo il bene che c’è nel patire, ama il patire, patisce quasi con passione e mentre crede che il suo retaggio sia il patire, all’improvviso tu le togli questo tesoro?”
E Gesù: “Figlia mia, il mio amore è grande, il mio regime è insuperabile, i miei insegnamenti sono sublimi, le mie istruzioni divine, creatrici ed inimitabili, quindi, per fare che tutte le cose, siano esse grandi o piccole, tipiche del patire o del godere, naturali o spirituali, acquistino un solo colore ed abbiano un solo valore, permetto che quando l’anima si è addestrata a patire e giunge ad amarlo, Io faccio passare questo patire come proprietà propria nella volontà, sicché ogni qualvolta Io le manderò il patire, tenendo la proprietà, le disposizioni nella volontà, l’anima si troverà sempre disposta a patire e ad amarlo. Quindi, Io guardo le cose nella volontà, ed è per l’anima come se sempre patisse, anche se non patisce; ed affinché il godere avesse il valore dello stesso patire e il pregare, l’operare, il mangiare, il sonno, insomma, tutto, perché è importante che le cose siano di mia Volontà, per fare che tutte le cose avessero un solo valore, permetto che l’anima si addestri a tutte le cose nella mia Volontà con santa indifferenza. Sicché all’anima pare che mentre Io do una cosa, poi la tolgo, ma non è vero; piuttosto è che in principio, quando l’anima non è ben addestrata, sente la sensibilità nel patire, nel pregare, nell’amare, ma quando, con l’addestrarsi passano come proprietà proprie nella volontà, cessa la sensibilità. Se si presenta l’occasione d’aver bisogno di servirsi di queste proprietà divine che le ho fatto acquistare, l’anima con passo fermo e con animo imperturbabile si mette ad esercitarsi nell’occasione che si presenta; per esempio: si presenta il patire? Trova in sé la forza, la vita del patire. Deve pregare? Trova in sé la vita della preghiera e così, di tutto il resto.”
A me sembra così, secondo quello che dice Gesù: suppongo che io abbia ricevuto un dono; fino a tanto che non mi decido dove devo conservare quel dono, io lo guardo, lo apprezzo, sento una certa sensibilità d’amare quel dono; ma se lo conservo sotto chiave, non guardandolo più, la sensibilità cessa, ma con ciò non posso dire che il dono non è più mio, anzi certamente è più mio, perché lo tengo sotto chiave, mentre prima stava in pericolo e me lo potevano rubare.
Gesù continua: “Nella mia Volontà tutte le cose si danno la mano tra loro, tutte si rassomigliano, tutte sono d’accordo, sicché il patire dà il luogo al godere e dice: “Ho fatto la mia parte nella Volontà di Dio, fa’ ora la tua e, solo se Gesù vorrà, mi metterò di nuovo in campo.” Il fervore dice al freddo: “Tu sarai più ardente di me se ti contenterai di stare nella Volontà del mio eterno amore.” La preghiera all’operare, il sonno alla veglia, l’infermità alla sanità, tutte, tutte fra loro, pare che uno ceda il posto all’altra a stare in campo, ma tutte hanno il loro posto distinto. Poi, chi vive nella mia Volontà non è necessario che faccia la via per mettersi in attitudine a fare quello che voglio, ma come filo elettrico già si trova in Me a fare quello che voglio.”
Febbraio, 1912
Offerta d’una vittima.
Continuando il mio solito stato, il mio adorabile Gesù si è fatto vedere crocifisso con un’anima vicina, la quale si offriva vittima a Gesù e Gesù le ha detto:
“Figlia mia, ti accetto vittima del dolore, tutto ciò che potrai soffrire, lo soffrirai come se stessi con Me sulla croce e, con le tue sofferenze, mi solleverai; molte volte ti sfugge questo di sollevarmi con le tue sofferenze, sappi però che Io fui vittima ed ostia pacifica, così anche tu, non ti voglio vittima oppressa, ma pacifica ed allegra, sarai come un’agnellina docile ed il tuo belare, cioè le preghiere, le sofferenze, le opere tue serviranno a raddolcire le mie piaghe inasprite.”
18 Febbraio 1912
Chi vive della vita di Gesù può dire che la sua vita è finita.
Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre e tutto amabile Gesù è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, tutto ciò che fai per Me, anche un respiro, entra in Me come pegno del tuo amore per Me ed Io, in contraccambio, do a te i miei pegni d’amore, sicché l’anima può dire: Io vivo dei pegni che mi dà il mio diletto Gesù.”
Poi ha soggiunto: “Figlia diletta mia, vivendo tu della mia vita, si può dire che la tua vita è finita, non vivi più, onde, non vivendo più tu, ma Io, tutto ciò che ti fanno, piaceri o dispiaceri, Io ricevo come fatto a Me proprio; e ciò lo puoi comprendere da questo: di ciò che ti fanno, o piaceri o dispiaceri, tu non senti niente, ciò significa che ci deve essere un altro che deve sentire quel piacere o dispiacere e chi altro lo può sentire se non Io che vivo in te e che ti amo tanto, tanto?”
24 Febbraio 1912
L’anima che fa la mia Volontà, perde il suo temperamento ed acquista il mio. Sorriso di Gesù.
Avendo visto varie anime intorno a Gesù, specie una più sensibile, Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, le anime di temperamento sensibile, se si indirizzano al bene, fanno più progresso delle altre, perché la loro sensibilità le porta ad imprese ardue e grandi.”
Io l’ho pregato che le togliesse quel po’ di sensibilità umana che le restava, che la stringesse più a Sé, che le dicesse che l’amava, ché a sentirsi dire che l’amava sarebbe stata conquistata del tutto: “vedrai che riuscirai, non hai vinto me così, dicendomi che mi amavi tanto, tanto?”
E Gesù: “Sì, sì, lo farò, ma voglio la sua cooperazione, che sfugga quanto più può alle persone che le eccitano la sensibilità.”
Onde io ho soggiunto: “Mio amore, dimmi, qual è il mio temperamento?”
E Gesù: “Chi vive nella mia Volontà perde il suo temperamento ed acquista il mio. Sicché nell’anima che fa la mia Volontà si scorge un temperamento piacevole, attraente, penetrante, dignitoso ed insieme semplice, d’una semplicità infantile, insomma, mi rassomiglia in tutto. Anzi, di più ancora, ha in suo potere il temperamento come lo vuole e come ci vuole; siccome vive nella mia Volontà prende parte alla mia potenza, quindi ha le cose e se stesso a sua disposizione, quindi, a seconda delle circostanze e delle persone con cui tratta, prende il mio temperamento e lo svolge.”
Ed io: “Dimmi, mi dai un primo posto nel tuo Volere?”
Gesù ha sorriso: “Sì, sì, te lo prometto, dalla mia Volontà non ti farò uscire giammai e prenderai e farai ciò che vuoi.”
Ed io: “Gesù, voglio essere povera, povera e piccola, piccola, delle stesse cose tue non voglio niente, è meglio che le abbia Tu stesso, voglio solo Te e come mi serviranno le cose, Tu me le darai, non è vero, oh! Gesù?”
E Gesù: “Brava, brava, la figlia mia, finalmente ho trovato una che non vuole niente. Tutti vogliono qualcosa da Me, ma non il tutto, cioè Me solo, mentre tu, col non voler niente, hai voluto tutto e qui sta tutta la finezza e l’astuzia del vero amore.”
Io ho sorriso e Gesù è scomparso.
26 Febbraio1912
Il mendicante d’amore. La creatura è fatta solo d’amore.
Ritornando il mio tutto e sempre amabile Gesù mi ha detto: “Figlia mia, Io sono amore e feci le creature tutto amore: i nervi, le ossa, le carni, sono tessuti d’amore, dopo averli tessuti d’amore feci scorrere il sangue in tutte le particelle, come coprendole d’una veste, per dar loro vita d’amore, sicché la creatura non è altro che un complesso d’amore e non si muove per altro che per amore; al più ci possono essere diversità d’amori, ma sempre per amore si muove. Ci può essere: amore divino, amore di se stesso, amore per le creature, amor cattivo, ma sempre amore, né la creatura può fare diversamente, perché la sua vita è amore, creata dall’amore eterno, quindi, portata da una forza irresistibile all’amore; sicché anche nel male, nel peccato, in fondo ci dev’essere un amore che ha spinto la creatura a fare quel male. Ah! figlia mia, quale non dev’essere il mio dolore, nel vedere nelle creature la proprietà del mio amore che ho messo fuori, profanato, contaminato in altro uso! Io, per custodire questo amore uscito da Me e dato alle creature, me ne sto intorno ad esse come un povero mendicante e come la creatura si muove, palpita, respira, opera, parla, cammina, le vado mendicando tutto e la prego, la supplico, la scongiuro che dia tutto a Me, dicendole: “Figlia, non ti chiedo se non ciò che ti ho dato, è per tuo bene, non mi rubare ciò che è mio, il respiro è mio, respira solo per Me; il palpito, il movimento è mio, palpita e muoviti solo per Me e così del resto.” Ma, con sommo mio dolore, son costretto a vedere che il palpito prende una via, il respiro un’altra, ed Io, il povero mendicante, resto digiuno, mentre l’amore di se stesso, delle creature, delle stesse passioni, resta satollo, ci può essere torto maggiore di questo? Figlia mia, voglio sfogare con te il mio amore ed il mio dolore, solo chi mi ama mi può compatire.”
28 Febbraio 1912
Segni per conoscere se si ama solo il Signore.
Questa mattina, nel vedere il mio adorabile Gesù, Gli ho detto: “Oh cuor mio, vita mia e mio tutto, come si può conoscere se si ama Te solo o anche altri?”
“Figlia mia, se l’anima è tutta piena di Me fino all’orlo, fino a sovrabbondare fuori, cioè, non pensa, non cerca, non parla, non ama che Me solo, tutto il resto pare che non esista per lei, anzi il resto la annoia, l’infastidisce, tutt’al più cede la feccia e l’ultimo posto a ciò che non è Dio, come fosse l’ultimo pensiero, una parola, un atto per una cosa necessaria della vita naturale; questo non è altro che dare la scoria alla natura, questo lo fanno i santi, lo feci anch’Io con Me, con gli apostoli, dando qualche disposizione su dove si doveva pernottare o su che mangiare. Quindi, dare questo alla natura non nuoce né all’amore né alla santità vera ed è segno che ama Me solo.
Se poi l’anima è intramezzata da varie cose, ora pensa a Me, ora ad altro; ora parla di Me e poi a lungo parla di altro e così del resto, è segno che non ama Me solo ed Io non ne sono contento; se poi, l’ultimo pensiero, l’ultima parola, un ultimo atto è solo per Me, è segno che non mi ama e se mi dà qualcosa non è altro che la feccia che mi dà, eppure questo fa la maggioranza delle creature. Ah! figlia mia, quelli che mi amano sono con Me uniti come i rami sono uniti al tronco dell’albero, ci può essere mai separazione, dimenticanza, nutrimento diverso tra i rami ed il tronco? Una è la vita, uno lo scopo, unanimi i frutti, anzi il tronco è la vita dei rami, i rami la gloria del tronco, uno e l’altro sono la stessa cosa. Così sono con Me le anime che mi amano.”
3 Marzo 1912
La Volontà di Gesù forma il suo temperamento e l’anima che fa la Volontà di Dio prende parte a tutte le qualità del suo temperamento.
Continuando il mio solito stato, è venuto il mio adorabile Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, chi fa la mia Volontà perde il suo temperamento e prende il mio e siccome nel mio temperamento ci sono tante musiche che formano il paradiso dei beati, cioè, musica è il mio temperamento dolce, musica la bontà, musica la santità, musica la bellezza, la potenza, la sapienza, l’immensità e così di tutto il resto del mio Essere, onde l’anima prendendo parte a tutte le qualità del mio temperamento, riceve in sé tutte le varietà di queste musiche e come va facendo anche le più piccole azioni, mi fa una musica ed Io, nel sentirla, conosco subito che è musica che l’anima ha preso dalla mia Volontà, cioè dal mio temperamento e corro e vado a sentirla e mi piace tanto che ne resto ricreato e rinfrancato da tutti gli affronti che mi fanno le altre creature. Figlia mia, che sarà quando queste musiche passeranno in Cielo? Metterò l’anima di fronte a Me, Io farò la mia musica e lei la sua, ci saetteremo a vicenda, il suono dell’uno sarà l’eco del suono dell’altro, le armonie si confonderanno insieme, a chiare note si conoscerà da tutti i beati che quest’anima non è altro che frutto del mio Volere, portento della mia Volontà e tutto il Cielo godrà un paradiso di più. Queste sono le anime a cui vado ripetendo: “Se non avessi creato il cielo, per te sola lo creerei.” Distendo il cielo del mio Volere in loro e vi faccio le mie vere immagini ed in questi cieli Io vado spaziando, divertendomi e scherzando con loro; a questi cieli Io ripeto: “Se non fossi rimasto nel sacramento, per voi sole sarei rimasto.” Perché esse sono le mie vere ostie, ed Io, come non potrei vivere senza il mio Volere, così non posso vivere senza questi cieli della mia Volontà, anzi non solo sono le mie vere ostie, ma il mio calvario e la mia stessa vita. Questi cieli del mio Volere mi sono più cari, più privilegiati dei tabernacoli e delle stesse Ostie consacrate, perché nell’Ostia, col consumarsi le specie la mia vita finisce, invece in questi cieli del mio Volere la mia vita non finisce mai, anzi mi servono da ostie in terra e saranno ostie eterne in Cielo. A questi cieli del mio Volere aggiungo: “Se non mi fossi incarnato nel seno di mia Madre, per queste sole anime mi sarei incarnato, per queste avrei sofferto la passione.” Perché in loro trovo il vero frutto della mia incarnazione e passione.”
8 Marzo 1912
Cosa significa vittima.
Questa mattina il padre G. si è offerto vittima a Nostro Signore, ed io stavo pregando ed offrendo ché lo accettasse. Onde il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, Io lo accetto di buon cuore e digli che la sua vita non sarà più la sua, ma la mia, anzi lo scelgo vittima della mia vita nascosta. La mia vita nascosta fu vittima di tutto l’interno dell’uomo, sicché soddisfece per i pensieri, i desideri, le tendenze, gli affetti cattivi. Tutto ciò che fa l’uomo all’esterno, non è altro che lo sbocco dell’interno, se tanto male si vede all’esterno, che sarà dell’interno? Quindi, molto mi costò il rifacimento dell’interno dell’uomo, basta dire che vi impiegai la prolissità di trent’anni; il mio pensiero, il mio palpito, il respiro, i desideri, erano sempre intenti a correre verso il pensiero, il palpito, il respiro, il desiderio dell’uomo, per ripararlo, per soddisfarlo, per santificarlo; così scelgo lui vittima per questo punto della mia vita nascosta, sicché voglio tutto il suo interno unito a me ed offerto a Me per soddisfarmi l’interno cattivo delle altre creature; ed a bella posta lo scelgo per questo, ché essendo lui sacerdote, conosce più degli altri l’interno delle anime, il marciume, la melma che c’è dentro di loro e da ciò può conoscere di più quanto mi costò questo mio stato di vittima, a cui voglio che prenda parte, non solo lui, ma anche quelli che lui avvicina. Figlia mia, digli che grazia grande gli faccio accettandolo come vittima, perché il farsi vittima, non è altro che un secondo battesimo, anzi più del battesimo, perché si tratta di risorgere nella mia stessa vita e dovendo la vittima vivere con Me e di Me, mi è necessario lavarla da ogni macchia dandole un nuovo battesimo, raffermarla nella grazia per poterla ammettere a vivere con Me, sicché d’ora in poi, tutto ciò che farà non dirà più che è cosa sua, ma mia, sicché, se prega, se parla, se opera, dirà che sono cose mie.”
Poi, Gesù pareva che guardasse intorno ed io: “Che guardi oh! Gesù? Non siamo soli?”
E Lui: “No, ci sono persone, le attiro attorno a te per averle più strette a Me.”
Ed io: “Vuoi loro bene?”
E Lui: “Sì, ma le vorrei più sciolte, più fiduciose, più ardite e più intime con Me, senza alcun pensiero di loro stesse, perché devono sapere che le vittime non sono più padrone di loro stesse, altrimenti annullano lo stato di vittima.”
Ond’io, sentendomi un po’ di tosse ho detto: “Gesù, fammi venire presto, fammi morire di tisi, presto, presto, fammi venire, portami con Te.”
E Gesù: “Non mi far vedere che resti scontenta, altrimenti Io soffro. Sì, morrai di tisi, un altro poco e se non morrai di tisi corporale, morrai di tisi di amore. Deh! non uscire dalla mia Volontà, ché la mia Volontà sarà il tuo paradiso, anzi il paradiso del mio Volere. Quanti giorni starai in terra, altrettanti paradisi di più ti darò in Cielo.”
13 Marzo 1912
Effetti dello stato di vittima.
Gesù continua a parlare sullo stato di vittima dicendomi:
“Figlia mia, il battesimo della nascita è di acqua, perciò ha virtù di purificare, ma non di togliere le tendenze, le passioni, ma il battesimo di vittima è battesimo di fuoco, perciò ha virtù di purificare, non solo, ma di consumare tutte le passioni e le tendenze cattive, anzi, Io stesso le vado battezzando parte per parte: il mio pensiero battezza il pensiero dell’anima, il mio palpito il suo palpito, il mio desiderio il suo desiderio e così del resto. Ma, questo battesimo si svolge tra Me e l’anima a seconda che si dà a Me e non riprende più quello che mi ha dato, ecco perciò, figlia mia, non avverti tendenze cattive ed altro, questo ti deriva dallo stato di vittima e te lo dico per tua consolazione, perciò di’ al padre G. che stia bene attento, ché questa è la missione delle missioni, è l’apostolato degli apostolati, sempre con Me lo voglio e tutto intento in Me.”
15 Marzo 1912
Chi fa la Volontà di Dio agisce alla divina. La Divina Volontà è la Santità delle santità.
Continuando il mio solito stato, mi sentivo un desiderio grande di fare la Volontà santissima di Gesù benedetto e Lui, nel venire, mi ha detto:
“Figlia mia, la mia Volontà è la Santità delle santità, sicché l’anima che fa la mia Volontà, per quanto piccola, ignorante, ignota, lascia dietro gli altri santi, nonostante i loro portenti, le conversioni strepitose e i miracoli, anzi confrontandole, le anime che fanno la mia Volontà sono regine e tutte le altre le stanno come a servizio. L’anima che fa la mia Volontà pare che faccia niente e fa tutto, perché stando nella mia Volontà agisce alla divina, nascostamente ed in modo sorprendente, sicché è luce che illumina, è vento che purifica, è fuoco che brucia, è miracolo che fa fare i miracoli, quelli che li fanno sono i canali, in questa, invece, risiede la potenza, sicché è il piede del missionario, la lingua dei predicatori, la forza dei deboli, la pazienza degli infermi, il regime dei superiori, l’ubbidienza dei sudditi, la tolleranza dei calunniati, la fermezza nei pericoli, l’eroismo degli eroi, il coraggio dei martiri, la santità dei santi e così di tutto il resto, perché stando nella mia Volontà concorre a tutto il bene che ci può essere in Cielo ed in terra. Ecco come posso ben dire che queste anime sono le mie vere ostie, ma ostie vive, non morte, perché gli accidenti che formano l’ostia non sono pieni di vita, né influiscono sulla mia vita, ma l’anima è piena di vita e facendo la mia Volontà influisce e concorre a tutto ciò che faccio Io, ecco perciò mi sono più care queste ostie consacrate dalla mia Volontà che le stesse ostie sacramentali e, se ho ragione di esistere nelle ostie sacramentali, è per formare le ostie sacramentali della mia Volontà. Figlia mia, è tanto il piacere che prendo della mia Volontà, che al solo sentirne parlare gongolo di gioia e chiamo tutto il Cielo a fare festa, immagina tu stessa che sarà di quelle anime che la fanno, Io trovo tutti i contenti in esse e do loro tutti i contenti, la loro vita è la vita dei beati, a loro due sole cose stanno a cuore, desiderano e agognano: la Volontà mia e l’amore. Poco hanno da fare, mentre fanno tutto, le stesse virtù restano assorbite nella mia Volontà e nell’amore, sicché non hanno più a che fare con loro, perché la mia Volontà contiene, possiede, assorbe tutto, ma in modo divino, immenso ed interminabile, questa è la vita dei beati.”
20 Marzo 1912
Il tutto sta nel darsi tutto a Gesù e fare in tutto e sempre il suo Volere.
Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù si è fatto vedere tutto dolente e mi ha detto:
“Figlia mia, non vogliono capire che il tutto sta nel darsi tutto a Me e fare in tutto e sempre il mio Volere, quando Io ho ottenuto questo, Io stesso vado spingendo le anime dicendo ad ognuna: figlia mia, prendi questo gusto, questa comodità, questo sollievo, questo ristoro, con questa differenza, che prima di darsi tutta a Me e di fare in tutto e sempre la mia Volontà, se prendevano queste cose erano umane, invece dopo sono divine, ed Io, essendo cose mie, non prendo più gelosia e dico tra Me: “Se prende il lecito piacere lo prende perché lo voglio Io, se tratta con persone, se lecitamente conversa, è perché lo voglio Io, se Io non lo volessi sarebbe pronta a smettere tutto e per questo Io metto le cose a sua disposizione, perché tutto ciò che fa, è tutto effetto del mio Volere, non più del suo. Dimmi, oh! figlia mia, che cosa ti ha mancato dacché ti desti tutta a Me? Ti ho dato i miei gusti, i piaceri e tutto Me stesso per tuo contento, questo nell’ordine soprannaturale e nell’ordine naturale neppure ti ho fatto mancare niente: confessori, comunioni e tutto il resto, anzi tu, volendo solo Me, non volevi i confessori così spesso ed Io, volendo che abbondasse di tutto a chi di tutto si voleva privare per Me, non ti ho dato retta. Figlia, che dolore sento nel mio cuore al vedere che le anime non vogliono comprendere ciò, ed anche quelle che si dicono le più buone.”
4 Aprile 1912
La Divina Volontà dev’essere il centro di tutto.
Questa mattina il mio sempre amabile Gesù è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, la mia Volontà è il centro, le altre virtù sono la circonferenza. Immaginati una ruota, dove nel mezzo sono accentrati tutti i raggi, se uno di quei raggi volesse distaccarsi dal centro, che ne sarebbe? Primo farebbe una cattiva figura, secondo resterebbe inoperoso perché non stando più attaccato al centro, non riceverebbe più vita e resterebbe morto e la ruota, col camminare, si disfarebbe di lui, così è la mia Volontà per l’anima, la mia Volontà è il centro, qualunque cosa, anche santa, virtù, opere buone che non sono fatte nella mia Volontà e solo per adempire il mio Volere, sono come raggi distaccati dal centro della ruota e sono opere e virtù senza vita, quindi mai possono piacermi, anzi faccio di tutto per disfarmi e punirle.”
10 Aprile 1912
Le anime che hanno più fiducia sono lo sfogo ed il trastullo dell’amore di Gesù.
Continuando il mio solito stato, per breve tempo è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, le anime che più risplenderanno, come fulgide gemme nella corona della mia misericordia, sono le anime che hanno più fiducia, perché quanto più fiducia hanno, tanto più danno campo all’attributo della mia misericordia di versare qualunque grazia esse vogliono; mentre l’anima che non ha vera fiducia mi chiude le grazie dentro di Me e rimane sempre povera e sprovvista, il mio amore resta contenuto in Me e ne soffro grandemente e, per non soffrire tanto e per poter più liberamente sfogare il mio amore, mi intendo più con quelle anime che hanno fiducia che con le altre, perché con queste posso sfogare il mio amore, posso scherzare, posso prendere amorosi contrasti, perché non c’è da temere che si adontino, che si mettano in timore, anzi si fanno più ardite e fanno di tutto per amarmi di più. Sicché le anime di fiducia sono lo sfogo ed il trastullo del mio amore, le più aggraziate e le più ricche.”
20 Aprile 1912
Come la natura è portata alla felicità.
Continuando il mio solito stato, per breve tempo è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, la natura è portata da una forza irresistibile alla felicità, ma con ragione, perché è stata fatta per essere felice e di una felicità divina ed eterna, ma con suo gran danno si va attaccando, ora ad un gusto, ora a due, ora a tre e ora a quattro, ed il resto della natura resta, o vuota e senza gusto, oppure amareggiata, infastidita e nauseata, perché i gusti umani ed anche i gusti santi sono mescolati con un po’ d’umano, non hanno la forza d’assorbire tutta la natura e di travolgerla tutta nel gusto. Molto più che Io vado amareggiando questi gusti per poterle dare tutti i miei gusti, che essendo innumerevoli, hanno forza d’assorbire tutta la natura nel gusto. Si può dare amore più grande, dal momento che per dare il più tolgo il poco e per dare il tutto tolgo il nulla? Eppure questo mio operato è preso a male dalle creature.”
23 Aprile 1912
Come in tutte le cose Gesù ci attesta il suo amore. La vera santità sta nel fare la Divina Volontà e nel riordinare tutte le cose in Gesù.
Trovandomi nel mio solito stato, per poco è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, qualche volta permetto la colpa in qualche anima che mi ama per stringerla più forte a Me e per obbligarla a fare cose maggiori per la gloria mia, perché quanto più le dono, permettendo la stessa colpa per intenerirmi di più delle sue miserie e per maggiormente amarla colmandola dei miei carismi, tanto più la spingo a fare cose grandi per Me; questi sono gli eccessi del mio amore. Figlia mia, il mio amore per la creatura è grande, vedi come la luce del sole invade la terra? Se tu potessi fare di quella luce tanti atomi, in quegli atomi di luce sentiresti la mia voce melodiosa che ti ripeterebbe uno presso l’altro: “Ti amo, ti amo, ti amo.” In modo che non ti darebbe tempo a numerarli, resteresti affogata nell’amore, difatti ti amo, ti amo, ti amo nella luce che riempie il tuo occhio, ti amo nell’aria che respiri, ti amo nel sibilo del vento che percuote il tuo udito, ti amo nel calore e nel freddo che sente il tuo tatto, ti amo nel sangue che scorre nelle tue vene, ti amo nel palpito del tuo cuore che ti dice il mio palpito, ti ripeto “ti amo” in ogni pensiero della tua mente, ti amo in ogni azione delle tue mani, ti amo in ogni passo dei tuoi piedi, ti amo in ogni parola, perché niente succede dentro e fuori di te se non concorre un mio atto d’amore verso di te; sicché un mio “ti amo” non aspetta l’altro; e i tuoi “ti amo”, quanti sono per Me?”
Io sono rimasta confusa, mi sentivo assordata dentro e fuori ed a pieni cori dal ti amo del mio dolce Gesù e i miei ti amo erano così scarsi, così limitati, che ho detto: “Oh! mio amante Gesù, chi mai può farti fronte?” Ma di ciò che ho detto, pare che non ho detto nulla rispetto a quello che Gesù mi faceva comprendere.
Poi ha soggiunto: “La vera santità sta nel fare la mia Volontà e nel riordinare tutte le cose in Me; come Io tengo tutto ordinato per la creatura, così la creatura dovrebbe ordinare tutte le cose per Me ed in Me, la mia Volontà fa stare in ordine tutte le cose.”
9 Maggio 1912
Come ci possiamo consumare nell’amore.
Questa mattina trovandomi nel solito mio stato, stavo pensando come ci possiamo consumare nell’amore ed il benedetto Gesù, nel venire, mi ha detto:
“Figlia mia, se la volontà non vuole altro che Me solo, se l’intelletto non si occupa d’altro che di conoscere Me, se la memoria non si ricorda di altro che di Me, eccoti consumate le tre potenze dell’anima nell’amore. Così dei sensi: se si parla solo di Me, se si sente solo ciò che riguarda Me, se si gustano le sole cose mie, se si opera e si cammina solo per Me, se il cuore ama Me solo, se i desideri desiderano solo Me, eccoti la consumazione nell’amore formata nei sensi. Figlia mia, l’amore ha un dolce incanto e rende l’anima cieca a tutto ciò che non è amore e la rende tutt’occhi di fronte a tutto ciò che è amore, sicché per chi ama, qualunque cosa la volontà incontra, se è amore, diventa tutt’occhi, se no, diventa cieca, stupida e non capisce nulla; così la lingua, se deve parlare d’amore si sente scorrere nella sua parola tanti occhi di luce e diventa eloquente, se no, diventa balbuziente e finisce coll’ammutolirsi; così di tutto il resto.”
22 Maggio 1912
Il vero amore non è soggetto a scontenti.
Trovandomi nel solito mio stato, per poco è venuto il benedetto Gesù e, sentendomi un certo scontento, mi ha detto:
“Figlia mia, il vero amore non è soggetto a scontenti, anzi, dagli stessi scontenti prende occasione per cambiarli nei più bei contenti per virtù dell’amore, molto più, che essendo Io il contento dei contenti, non posso tollerare alcuno scontento nell’anima che mi ama, sentendo Io il suo scontento, più se fosse mio che suo, son costretto a darle quella cosa che la rende contenta, per averla tutta uniforme a Me, altrimenti ci starebbero delle fibre, dei palpiti, dei pensieri scordanti, dissimili, che farebbero perdere il più bello della nostra armonia, ed Io non posso tollerare tutto questo in chi veramente mi ama. Poi, il vero amore per amore opera e per amore non opera, per amore chiede e per amore cede, sicché il vero amore finisce tutto nell’amore, per amore muore e per amore risorge.”
Ed io: “Gesù, pare che voglia sfuggirmi con questo parlare, ma sappi che io non cedo; per ora, per amore cedi Tu a me, fammi un atto d’amore e cedi a ciò che mi è tanto necessario e per cui tanto sono obbligata, del resto cedo tutto a Te, altrimenti sarò scontenta.”
E Gesù: “Vuoi vincere a vie di scontenti.”
Ha sorriso ed è scomparso.
25 Maggio 1912
L’anima nella Volontà di Dio è un oggetto morbido.
Questa mattina, il mio sempre amabile Gesù, vedendomi molto oppressa, mi ha fatto succhiare al suo cuore e poi mi ha detto:
“Figlia mia, se un oggetto è duro e si vuol fare un buco o dargli un altra forma si guasta o resta frantumato, invece se è morbido o è fatto di molle pasta, si può fare il buco, si può dare la forma che si vuole senza timore che si possa frangere e se si volesse dare la forma primaria, senza alcuna difficoltà l’oggetto si presterebbe a tutto, tale è l’anima nella mia Volontà, è un oggetto morbido ed Io ne faccio quello che voglio, ora la ferisco, or l’abbellisco, ora l’ingrandisco, in un istante la rifaccio di nuovo e l’anima mi si presta a tutto, non si oppone a nulla, ed Io la porto sempre nelle mie mani e mi diletto di lei continuamente.”
30 Maggio 1912
Per l’anima che veramente ama Gesù, non ci può essere separazione da Lui.
Continuando il mio solito stato, mi sentivo oppressa per la privazione del mio sempre amabile Gesù e, venendo, mi ha detto:
“Figlia mia, quando sei priva di Me serviti della mia stessa privazione per rendere duplici, triplici, centuplici gli atti d’amore verso di Me, in modo da formarti un ambiente dentro e fuori tutto d’amore, in modo che in questo ambiente mi troverai più bello e come rinato a nuova vita, perché dove c’è amore, là Io ci sono e perciò, per l’anima che veramente mi ama non ci può essere separazione, anzi formiamo la stessa cosa, perché l’amore pare che mi crei, mi dia vita, mi alimenti, mi faccia crescere, nell’amore trovo il mio centro e mi sento ricreato, rinato, mentre sono eterno, senza principio e senza fine, ma per cagione dell’anima che mi ama, mi piace tanto l’amore, che mi sento come rifatto. Oltre a ciò, in questo amore Io trovo il mio vero riposo, si riposa la mia intelligenza nell’intelligenza che mi ama, si riposa il mio cuore, il mio desiderio, le mie mani, i miei piedi, nel cuore che mi ama, nel desiderio che mi ama e desidera solo Me, nelle mani che operano per Me, nei piedi che camminano solo per Me, sicché parte per parte Io vado riposando nell’anima che mi ama e l’anima, col suo amore, mi trova in tutto e dappertutto e si riposa tutta in Me e nel mio amore resta rinata, abbellita e cresce in modo mirabile nel mio stesso amore.”
2 Giugno 1912
Solo le cose estranee a Gesù ci possono separare da Lui.
Continuando il mio solito stato, mi lamentavo con Gesù delle sue privazioni e Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, quando nell’anima non c’è nulla di estraneo a Me o che non mi appartiene, non ci può essere separazione tra Me e l’anima, anzi ti dico che se non c’è alcun pensiero, affetto, desiderio, palpito che non sia mio, Io tengo l’anima con Me in Cielo, oppure rimango con lei in terra, mi può dividere dall’anima solo questo: se ci sono cose a Me estranee, se non avverti questo in te, perché temi che Io mi possa separare da te?”
9 Giugno 1912
Per l’anima che fa la Divina Volontà e vive del Voler Divino, non c’è né vi sono morti.
Sentendomi un po’ sofferente stavo dicendo al mio sempre amabile Gesù: “Quando mi porterai con Te? Deh! presto Gesù, fa’ che la morte mi tagli questa vita e mi ricongiunga con Te in Cielo.”
E Gesù: “Figlia mia, per l’anima che fa la mia Volontà e vive del mio Volere non c’è né vi sono morti. La morte sta per chi non fa la mia Volontà, perché deve morire a tante cose: a se stesso, alle passioni, alla terra; ma chi fa la mia Volontà non ha a che cosa morire, già è abituato a vivere di Cielo, la morte non è altro che deporre le sue spoglie, come se una deponesse le vesti di povera per vestire le vesti di regina, per lasciare l’esilio e prendere la patria, perché l’anima che fa la mia Volontà non è soggetta a morte, non ha giudizio, il suo vivere è eterno, ciò che avrebbe dovuto fare la morte l’ha fatto anticipatamente l’amore ed il mio Volere l’ha riordinata tutta in Me, in modo che non ho di che giudicarla. Quindi rimani nella mia Volontà e quando meno te l’aspetti ti troverai nella mia Volontà in Cielo.”
28 Giugno 1912
Nell’anima che è cielo, Gesù è il Sole.
Continuando il mio solito stato, per poco è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, l’anima che fa la mia Volontà è cielo, ma cielo senza sole e senza stelle, perché il Sole sono Io e le stelle che abbelliscono questo cielo, le mie stesse virtù. Bello questo cielo, da innamorare chiunque lo può conoscere e molto più ne resto innamorato Io, che, come Sole, mi metto nel centro di questo cielo e lo vado saettando continuamente di nuova luce, di nuovo amore, di nuove grazie. Bello questo cielo a vedersi se splende il Sole, cioè quando mi manifesto e carezzo l’anima e la colmo dei miei carismi, l’abbraccio e, toccato dal suo amore, vengo meno e mi riposo in lei, tutti i santi vengono a Me intorno mentre riposo e restano sorpresi nel guardare questo cielo dove Io sono il Sole e restano estatici per questo portento prodigioso, che né in terra né in Cielo si può trovare cosa più bella, più piacevole per Me e per tutti. Bello questo cielo se il Sole si nasconde, cioè se privo l’anima di Me, oh! come si ammira l’armonia delle stelle, perché l’aria di questo cielo non è soggetta a nubi, a temporali, a tempeste, perché il Sole nascosto, è nascosto nel centro dell’anima ed il suo calore è tanto bruciante da distruggere le nubi, i temporali e le tempeste, l’aria di questo cielo è sempre calma, serena, odorifera, le stelle che più risplendono sono pace perenne, amore senza termine. Se nascosta, lei nel sole scompaiono le stelle, se nascosto il sole in lei allora si vede l’armonia delle stelle. Bello in tutti i modi, questo cielo è il mio contento, il mio riposo, il mio amore, il mio paradiso.”
4 Luglio 1912
La Divina Volontà dev’essere il sepolcro dell’anima.
Stamani dopo la comunione, stavo dicendo al mio sempre amabile Gesù: “In che stato mi son ridotta! pare che tutto mi sfugga: patire, virtù, tutto.”
E Gesù: “Figlia mia, che c’è? Vuoi perdere il tempo? Vuoi uscire dal tuo nulla? Mettiti al tuo posto, al tuo nulla, affinché il tutto possa tenere il posto in te. Sappi però, che devi morire tutta nella mia Volontà: Il patire, le virtù, tutto, il mio Volere dev’essere la tomba dell’anima e come nella tomba la natura si consuma fino a scomparire affatto e dalla stessa consumazione risorgerà a vita più bella e novella, così l’anima, sepolta nella mia Volontà come dentro una tomba, morrà al patire, alle sue virtù, ai suoi beni spirituali e risorgerà in tutto alla vita divina.
Ah! figlia mia, pare che tu voglia imitare i mondani che son portati a ciò che è nel tempo e finisce e non fanno conto di ciò che è eterno. Diletta mia, perché non vuoi imparare a vivere solo del mio Volere? Perché non vuoi vivere solo della vita del Cielo, anche stando sulla terra? Il mio Volere è l’amore, quello che non muore mai, sicché per te il sepolcro dev’essere la mia Volontà, il coperchio che ti deve serrare, incalcinare, senza darti più speranza di uscire è l’amore. E poi, ogni pensiero che riguarda se stesso, anche sulle stesse virtù, è sempre guadagnare per sé e sfuggire alla vita divina, mentre se l’anima pensa solo a Me, riguarda Me, prende in sé la vita divina e, prendendo la vita divina, sfugge l’umana e prende tutti i beni possibili. Ci siamo intesi?”
19 Luglio 1912
Il vero amore dev’essere solo.
Questa mattina trovandomi nel solito mio stato, per breve tempo è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, sento il tuo alito e ne sento refrigerio e non solo quando sto vicino a te il tuo alito mi reca refrigerio, ma anche quando gli altri parlano di te e delle cose dette da te per loro bene, sento per mezzo loro il tuo alito e me ne compiaccio e il mio refrigerio si replica e dico: “Anche per mezzo degli altri la mia figlia mi manda il suo refrigerio, perché se non fosse stata attenta ad ascoltarmi, mai avrebbe potuto fare il bene agli altri, quindi è sempre lei che mi manda questo bene.” Perciò ti voglio più bene e mi sento spinto a venire a conversare con te.”
Poi ha soggiunto: “Il vero amore deve essere solo, invece quando è appoggiato a qualche altro, fosse anche santo, a persona spirituale, mi nausea, ed invece di contento provo amarezza e fastidio, perché l’amore, solo quando è solo, mi dà padronanza e posso fare quello che voglio dell’anima, ed è della natura del vero amore; invece quando non è solo, una cosa si può fare, l’altra no, è una padronanza impicciata che non dà piena libertà, quindi l’amore si trova a disagio e ristretto.”
23 Luglio 1912
Il cuore dev’essere vuoto di tutto.
Trovandomi col mio sempre amabile Gesù mi lamentavo con Lui, ché oltre alle sue privazioni, sentivo anche il mio povero cuore insensibile, freddo, indifferente a tutto e come se non avesse più vita.” Che stato lacrimevole è il mio! Eppure non so piangere io stessa la mia sventura e giacché io stessa non so aver compassione di me stessa, abbi Tu compassione di questo cuore cui hai voluto tanto bene e che tanto ti promettevi di ricevere.”
E Gesù: “Figlia mia, non t’affliggere per cosa che non merita alcuna afflizione, ed Io, invece d’aver compassione di questi lamenti e del tuo cuore, Io mi compiaccio e ti dico: “Rallegrati meco, perché ho fatto perfetto acquisto del tuo cuore e non sentendo più nulla dei tuoi stessi contenti e della vita del tuo cuore, vengo Io solo a godere del tuo contento e della tua stessa vita.” Onde, devi sapere che quando non senti nulla del tuo cuore, Io tiro il tuo nel mio cuore e lo tengo a riposo in dolce sonno e me lo vado godendo, se poi lo senti, allora il godimento è insieme. Se tu mi lasci fare, Io, dopo averti dato riposo nel mio cuore e goduto di te, verrò Io a riposare in te e ti farò godere dei contenti del mio cuore. Ah! figlia, questo stato è necessario per te, per Me e per il mondo.
Per te: perché se tu stessi sveglia, avresti molto sofferto nel vedere i castighi che sto mandando e gli altri che manderò, quindi è necessario che ti addormenti per non farti tanto soffrire.
E’ necessario per Me: quanto avrei sofferto se non ti avessi reso contenta, se non avessi condisceso a ciò che tu vuoi, tu non mi avresti permesso che Io mandassi castighi, onde era necessario addormentarti. In certi tristi tempi e di necessità di castighi è necessario scegliere le vie di mezzo per renderci meno infelici.
E’ necessario per il mondo: Se Io volessi sfogarmi con te e farti patire come facevo una volta e quindi poi contentarti a risparmiare il mondo dai castighi, la fede, la religione, la salvezza, sarebbero allontanate di più dal mondo, specie come si trovano disposti gli animi in questi tempi.
Ah! figlia mia, lascia fare a Me e quando ti devo tenere sveglia e quando addormentata; non mi hai detto che avrei potuto fare di te ciò che avessi voluto? Vuoi forse ritirare la parola?”
Ed io: “Mai, oh! Gesù, piuttosto temo che sono diventata cattiva e perciò mi sento in questo stato.”
E Gesù: “Senti figlia mia, è forse entrato in te qualche pensiero, affetto desiderio che non è per Me? Se fosse entrato questo dovresti temere, ma se questo non c’è, è segno che tengo il tuo cuore in Me e lo faccio dormire. Verrà, verrà il tempo in cui lo farò svegliare e allora vedrai che prenderai l’attitudine di prima e siccome sei stata a riposo, l’attitudine sarà maggiore.”
Poi ha soggiunto: “Io ne faccio di tutte le specie, faccio le assonnate d’amore, le ignoranti d’amore, le pazze d’amore, le dotte d’amore; ma di tutto questo, sai quale è la cosa che più mi importa? Che il tutto sia amore, tutto ciò che non è amore, neppure è degno d’uno sguardo.”
12 Agosto 1912
L’amore di Dio è simboleggiato dal sole.
Questa mattina, il mio sempre amabile Gesù per breve tempo è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, il mio amore simboleggia il sole, il sole sorge maestoso, ma mentre sorge, lui è sempre fisso e non sorge mai, con la sua luce invade tutta la terra, col suo calore feconda tutte le piante, non c’è occhio che di lui non goda, si potrebbe dire che quasi non c’è bene sulla terra che non venga dal suo benefico influsso, quante cose non avrebbero vita senza di lui? Eppure fa tutto ciò senza strepito, senza dire neppure una parola, senza pretendere nulla, non dà fastidio a nessuno, anzi non occupa spazio della stessa terra che invade con la sua luce; gli uomini possono fare quello che vogliono, anzi, mentre godono del bene del sole non gli usano alcuna attenzione e lo tengono inosservato in mezzo a loro. Tale è il mio amore simboleggiato dal sole, come sole maestoso sorge in mezzo a tutti, non c’è mente che non sia irradiata con la mia luce, non c’è cuore che non senta il mio calore, non c’è anima che non sia abbracciata dal mio amore. Più che sole me ne sto in mezzo a tutti, ahi! quanti pochi mi fanno attenzione, sto quasi inosservato in mezzo a loro, non sono corrisposto e continuo a dar luce, calore, amore. Se qualche anima mi fa attenzione, Io vado in follia, ma senza strepito, perché il mio amore, essendo sodo, fisso, verace, non è soggetto a debolezze. Tale vorrei il tuo amore verso di Me e se ciò fosse, verresti ad essere anche sole per Me e per tutti, perché il vero amore ha tutte le qualità del sole, invece l’amore non sodo, non fisso, non verace, è simbolo del fuoco di quaggiù, soggetto a varietà, la sua luce non è capace d’illuminare tutti, è come una luce molto fosca, mista a fumo, il suo calore è ristretto e se non si alimenta con la legna si smorza e diventa cenere e se la legna è verde, fa strepito e fumo. Tali sono le anime che non sono tutte per Me e mie vere amanti, se fanno un po’ di bene, sono più gli strepiti che fanno e più il fumo che esce dalle loro azioni che la luce, se non sono alimentate da qualche impiccio umano, anche sotto aspetto di santità, di coscienza, si smorzano e diventano fredde più che cenere, la loro caratteristica è l’incostanza: ora fuoco, ora cenere.”
14 Agosto 1912
Con la sua vita nascosta, Gesù santificò e divinizzò tutte le azioni umane.
Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, per potere l’anima dimenticare se stessa, dovrebbe fare in modo che tutto ciò che fa e che le è necessario, lo fa come se Io lo volessi fare in lei; se prega dovrebbe dire, è Gesù che vuol pregare, ed Io prego insieme con lei; se deve lavorare, è Gesù che vuole lavorare, è Gesù che vuole camminare, è Gesù che vuole prendere cibo, che vuole dormire, che vuole alzarsi, che vuole divertirsi e così di tutto il resto della vita. Solo così l’anima può dimenticarsi di se stessa, perché non solo farà tutto perché lo voglio Io, ma perché lo voglio fare Io, necessita a Me proprio.”
Ora, un giorno stavo lavorando e stavo pensando: “Come può essere che mentre io lavoro è Gesù che lavora in me, è Lui proprio che vuol fare questo lavoro?”
E Gesù: “Io proprio, le mie dita stanno nelle tue e lavorano, figlia mia, quand’Io stavo sulla terra, le mie mani non si abbassavano a lavorare legna, a ribattere i chiodi, ad aiutare nei lavori fabbrili il mio padre putativo Giuseppe? E mentre facevo ciò, con quelle mani medesime, con quelle dita, creavo le anime e richiamavo altre anime all’altra vita, divinizzavo tutte le azioni umane, le santificavo dando a ciascuna un merito divino, nei movimenti delle mie dita chiamavo in rassegna tutti i movimenti delle tue dita e degli altri e se vedevo che le facevano per Me o perché Io li volessi fare in loro, Io continuavo la vita di Nazareth in loro e mi sentivo come rinfrancato da parte loro per i sacrifici, le umiliazioni della mia vita nascosta, dando loro il merito della mia stessa vita. Figlia, la vita nascosta che feci in Nazareth non viene calcolata dagli uomini, mentre non potevo far loro più bene di quella, dopo la Passione, perché abbassandomi Io a tutti quegli atti piccoli e bassi, a quegli atti che gli uomini vivono alla giornata, come il mangiare, il dormire, il bere, il lavorare, accendere fuoco, spazzare, ecc., atti tutti di cui nessuno può fare a meno, Io facevo scorrere nelle loro mani una monetina divina e di prezzo incalcolabile. Sicché, se la Passione li redense, la vita nascosta corredava ogni azione umana, anche la più indifferente, di merito divino e di prezzo infinito.
Vedi, mentre tu lavori, lavorando perché Io voglio lavorare, le mie dita scorrono nelle tue e mentre lavoro in te, vedi nel medesimo istante con le mie mani creatrici, quanti sto mettendo alla luce di questo mondo? Quante altre anime chiamo? Quante altre santifico, altre correggo, altre castigo, ecc.? Ora, tu stai con Me a creare, a chiamare, a correggere ed altro, sicché come tu non sei sola, neppure lo sono Io nel mio operare; ti potrei dare onore più grande?”
Ma chi può dire quello che comprendevo, il bene che si può fare a noi ed agli altri facendo le cose perché Gesù le vuole fare in noi? La mia mente si perde e perciò faccio punto.
16 Agosto 1912
Il pensare in se stesso acceca la mente, il pensare solo in Dio è luce alla mente.
Questa mattina, il mio sempre amabile Gesù mi ha detto: “Figlia mia, il pensiero di voi stessi acceca la mente e forma una specie d’incanto umano e questo incanto umano forma una rete intorno all’uomo e questa rete è formata da debolezze, oppressioni, malinconie, timori e tutto ciò che di male contiene l’umana natura e quanto più si pensa a se stesso, anche sotto aspetto di bene, più fitta si fa la rete e l’anima resta più accecata. Mentre il non pensare a se stesso ed il pensare a Me solo, solo ad amarmi, qualunque cosa sia, è luce alla mente e forma un dolce incanto divino e questo incanto divino fa pure la sua rete e questa rete è formata tutta di luce, di fortezza, di gaudio, di fiducia, insomma di tutti i beni che posseggo Io stesso e quanto meno si pensa a se stesso, più fitta si forma la rete, sicché non si riconosce più. Quanto è bello vedere l’anima ravvolta in questa rete che vi ha tessuto l’incanto divino, come è piacevole, graziosa e cara a tutto il Cielo, al contrario l’anima che pensa a se stessa.”
17 Agosto 1912
Il pensiero di se stesso impicciolisce l’anima.
Mentre pregavo, il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, il pensiero di se stesso impicciolisce l’anima e dalla sua piccolezza misura la mia grandezza e quasi vorrebbe restringermi, invece chi non pensa a se stesso, pensando a Me, s’ingrandisce nella mia immensità e rende l’onore a Me dovuto.”
20 Agosto1912
Si deve chiamare Gesù in tutto, per operare insieme con Lui. L’uomo propone e Dio dispone.
Continuando nel mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù appena si è fatto sentire e mi ha detto:
“Figlia mia, quanto mi dispiace vedere l’anima rannicchiata in se stessa, nel vederla operare da sola, mentre le sto vicino Io la guardo e, vedendo molte volte che non sa far bene ciò che fa, Io sto aspettando che mi chiami e mi dica: “Io voglio fare questa cosa e non so farla, vieni Tu a farla insieme con me e tutto saprò far bene.” Per esempio: “Voglio amare, vieni insieme con me ad amare; voglio pregare, vieni Tu a pregare insieme; voglio fare questo sacrificio, vieni Tu a darmi la tua forza, che io mi sento debole, e così di tutto il resto. Io volentieri, con sommo mio piacere, mi presterei a tutto, Io sono come un maestro, che avendo dato il tema ad un suo alunno, gli sta vicino per vedere che fa il suo scolaro e se l’alunno, non sapendolo far bene, si corruccia, si affanna, si turba, se occorre piange, ma non dice: “Maestro, insegnami, come devo fare qui?” Qual è la mortificazione del maestro vedendosi trattato dallo scolaro come un nonnulla? Tale è la mia condizione.”
Poi ha soggiunto: “Si dice: “L’uomo propone e Dio dispone.” Appena l’anima si propone di fare un bene, di essere santa, Io subito dispongo intorno a lei le cose che ci vogliono: luce, grazie, conoscenza di Me, spogliamenti e se non giungo con ciò, per mezzo delle mortificazioni niente le faccio mancare, per darle la cosa che l’anima si è proposta. Ma oh! quante anime a via di forza se ne escono da mezzo a questo lavorio che il mio amore ha tessuto loro intorno! Poche sono quelle che resistono e fanno compiere il mio lavoro.”
28 Agosto 1912
L’amore è quello che trasforma l’anima in Dio e vuol trovare le anime sgombrate di tutto.
Continuando il mio solito stato, per breve tempo è venuto il mio sempre amabile Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, le altre virtù, per quanto alte e sublimi, fanno sempre distinguere la creatura e il Creatore, solo l’amore è quello che trasforma l’anima in Dio e forma una sol cosa. Sicché il solo amore è quello che trionfa (su) tutte le imperfezioni umane, che consuma ciò che impedisce per far passare l’anima a prendere vita divina in Dio. Ma non si può dare vero amore se non riceve vita, alimento della mia Volontà, sicché la mia Volontà congiunta all’amore è quella che forma la vera trasformazione in Me, sta a continuo contatto con la mia potenza, santità e con tutto ciò che Io sono, sicché può dire che è un altro Me, tutto è prezioso, tutto è santità per quell’anima, si può dire che il suo respiro, il contatto con la terra che calpesta è prezioso, è santo, perché non sono altro che effetti del mio Volere.”
Poi ha soggiunto: “Oh! se tutti conoscessero il mio amore ed il mio Volere, finirebbero d’appoggiarsi a loro stessi e molto più agli altri, gli appoggi umani finirebbero. Oh! quanti li troverebbero insignificanti, dolorosi, scomodi, tutti si appoggerebbero al solo mio amore, che essendo spirito purissimo, non contenendo materia, si troverebbero al loro bell’agio appoggiati a Me e con gli effetti da loro voluti. Figlia mia, l’amore vuol trovare le anime sgombrate di tutto, altrimenti non può vestirle con la veste dell’amore, succederebbe come a quel tale che volendo vestire un abito, se quell’abito è ingombrato di dentro, non se lo può assestare, fa per uscire un braccio e trova l’ingombro, sicché il poveretto, o deve rimetterlo o fare una cattiva figura. Così l’amore, quando la vuol vestire di sé, se non trova l’anima sgombrata di tutto, si ritira amareggiato.”
31 Agosto 1912
L’amore è simboleggiato dal sole abbagliante.
Pregando per una persona, il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, siccome l’amore è simboleggiato dal sole, succede come a quelle persone che fino a tanto che tengono gli occhi bassi, la luce del sole scende blanda nei loro occhi, quindi possono fare benissimo le loro azioni, ma se vogliono fissare gli occhi nel sole, specie se è al meriggio, la vista resta abbacinata e son costretti ad abbassarli, altrimenti perderebbero l’attitudine delle loro azioni e il peggio sarebbe per loro, non farebbero alcun danno al sole, che continuerebbe con la sua maestà il suo corso. Tale è, figlia mia, per chi mi ama davvero, l’amore per loro è più che sole maestoso, imponente; se le persone lo guardano da lontano, la luce dell’amore scende blanda nei loro occhi, quindi possono progettare, tramare insidie, dirne male, ma se fanno per avvicinarlo, fissarlo, la luce dell’amore risplenderà nei loro occhi e finiranno coll’allontanarsi e col non pensarci più e l’anima amante continuerà il suo corso senza neppure pensarci se la guardano o non la guardano, perché sa che l’amore la difenderà in tutto e la terrà al sicuro.”
2 Settembre 1912
Le riflessioni, le cure personali, anche sul bene, per chi ama Dio sono tanti vuoti che forma all’amore.
Stavo dicendo al mio sempre amabile Gesù: “L’unico mio timore è che Tu mi possa lasciare, ritirandoti da me.”
E Gesù: “Figlia mia, non posso lasciarti, perché tu non rifletti su di te, né prendi alcuna cura di te; le riflessioni, le cure personali, anche sul bene, per chi mi ama davvero sono tanti vuoti che forma all’amore, quindi la mia vita non riempie tutta l’anima, sto come da banda, ad un angolo e mi dà occasione di fare le mie ritiratine, mentre per chi non è portato alle riflessioni delle cure proprie e pensa solo ad amarmi, prende cura di Me, Io la riempio tutta, non c’è punto della sua vita in cui non trovi la mia e volendo fare le mie ritiratine, dovrei distruggere Me stesso, ciò che non può essere mai.
Figlia mia, se sapessero le anime quale male fanno le riflessioni proprie! incurvano l’anima, l’abbassano, le fanno tenere la faccia rivolta a se stessa e, più si guardano, più umane diventano, più riflettono, più sentono le miserie e più ammiseriscono, mentre il solo pensiero di Me, d’amarmi, di stare tutta abbandonata in Me, fa dritta l’anima e col tenere la faccia intenta a guardare solo Me, s’innalzano e crescono; più mi guardano più diventano divine, quanto più riflettono su di Me più si sentono ricche, forti, coraggiose.”
Poi ha soggiunto: “Figlia mia, le anime che stanno unite col mio Volere, che mi fanno fare la mia vita in loro e pensano solo ad amarmi, sono unite con Me come i raggi al sole; chi forma i raggi? Chi dà loro vita? Il sole; se il sole non potesse formare i raggi, non potrebbe stendere la sua luce, il suo calore; sicché i raggi aiutano il sole a fare il suo corso e lo abbelliscono di più. Così Io, per mezzo solo di questi raggi che formano una sola cosa con Me, Io mi distendo su tutte le regioni e do luce, grazia, calore e mi sento più abbellito che se non li avessi.
Or, si potrebbe domandare ad un raggio di sole quante vie ha fatto, quanta luce, quanto calore ha dato? Se avesse ragione risponderebbe: “Non mi voglio prendere la briga di ciò, lo sa il sole e basta; solo che se avessi altre terre da dare luce e calore, lo darei, perché il sole che mi dà vita, a tutto può giungere.” E se il raggio volesse riflettere, rivolgersi indietro per guardare ciò che ha fatto, perderebbe il suo corso e si oscurerebbe. Tali sono le mie anime amanti, sono i miei raggi viventi, non riflettono su ciò che fanno, tutto il loro intento è stare nel Sole divino e se volessero riflettere succederebbe a loro come al raggio del sole, perderebbero molto.”
6 Settembre 1912
Per ricevere i benefici della presenza di Gesù, bisogna avvicinarsi a Lui con la volontà.
Continuando il mio solito stato, per breve tempo il benedetto Gesù è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, Io sto con le anime, dentro e fuori, ma chi esperimenta gli effetti? Chi si avvicina con la sua volontà alla mia, chi mi chiama, chi prega, chi conosce il mio potere e il bene che posso fargli, altrimenti succede come a quel tale che ha l’acqua in casa e non si avvicina per prenderla e bere, anche se c’è l’acqua, non gode il beneficio dell’acqua e brucia dalla sete; così se sente freddo e nonostante ci sia il fuoco, non si avvicina a riscaldarsi, non godrà il beneficio del calore e così di tutto il resto. Quale non è il mio dispiacere, ché mentre voglio dare non c’è chi prenda i miei benefici?”
29 Settembre 1912
L’anima preferita di Gesù.
Scrivo cose passate. Stavo pensando tra me: “Il Signore, a un’anima ha parlato della Passione, a un’altra del suo cuore, a chi della croce e di tante altre cose, io vorrei sapere chi è stata la più preferita da Gesù.” Ed il mio amabile Gesù, nel venire, mi ha detto:
“Figlia mia, sai chi è stata più preferita da Me? L’anima a cui ho manifestato i prodigi, la potenza del mio Santissimo Volere. Tutte le altre cose sono parte di Me, invece la mia Volontà è il centro e la vita, il reggitore di tutto; sicché la mia Volontà ha diretto la Passione, ha dato vita al mio cuore, ha sublimato la croce, la mia Volontà comprende tutto, afferra tutto e dà effetto a tutto, sicché la mia Volontà è più di tutto, di conseguenza quella a cui ho parlato del mio Volere, è stata la più preferita di tutti e sopra tutto. Quanto dovresti ringraziarmi per averti ammessa ai segreti del mio Volere! Molto più, chi sta nella mia Volontà è la mia Passione, è il mio cuore, è la mia croce, ed è la mia stessa Redenzione, non ci sono cose dissimili tra Me e lei, perciò, tutta nella mia Volontà ti voglio se vuoi prendere parte a tutti i miei beni.”
Per chi opera nella Divina Volontà, Gesù dispone le intenzioni.
Stavo un’altra volta pensando come sarebbe meglio offrire le nostre azioni, preghiere, ecc., per riparazioni, per adorazioni, ecc. Ed il mio sempre benigno Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, chi sta nella mia Volontà e fa le sue cose perché le voglio Io, non è necessario che disponga lei le sue intenzioni, stando nella mia Volontà, come opera, prega, soffre, così Io stesso dispongo le intenzioni come più mi piace, mi piace la riparazione e la metto per riparazione; mi piace per amore e la prendo come amore, essendo Io il padrone faccio quello che voglio, non così per chi non sta nella mia Volontà, dispongono loro e sto alla volontà loro.”
Uso dei beni naturali nella Divina Volontà.
Un altro giorno, avendo letto nel libro di una santa, che prima non aveva quasi bisogno di cibo e poi doveva nutrirsi spesso spesso, ed era tanta la necessità che giungeva a piangere se non le davano nulla, io sono rimasta impensierita pensando al mio stato, ché prima prendevo pochissimo cibo ed ero costretta a rimetterlo, ed ora ne prendo di più e non rimetto e dicevo tra me: “Gesù benedetto, come va questo? Io, io penso che ciò sia dovuto a mancanza di mortificazione, la mia cattiveria mi porta a queste miserie.” E Gesù benedetto, nel venire, mi ha detto:
“Figlia mia, vuoi sapere il perché? Eccomi a contentarti. Prima, per fare l’anima tutta mia, per vuotarla di tutto il sensibile e metterle tutto il celeste, il divino, la distacco anche dalla necessità del cibo, in modo che non ha quasi bisogno, sicché trovandosi in queste condizioni, tocca con mano che solo Gesù basta, nulla le è più necessario e l’anima si eleva in alto, disprezza tutto, non si cura più di nulla, la sua vita è celeste. Dopo averla ben bene fondata per anni ed anni, non avendo Io più timore che il sensibile le porti l’ombra delle impressioni, perché dopo aver gustato il celeste è quasi impossibile che l’anima gusti le fecce, lo sterco, Io la restituisco alla vita ordinaria, perché voglio che i miei figli prendano parte alle cose da Me create per loro amore secondo la mia Volontà, non secondo la loro, ed è solo per amore di questi figli che sono costretto a nutrire gli altri; non solo, ma vedere questi figli celesti prendere le cose necessarie con sacrificio, con distacco e secondo la mia Volontà è per Me la più bella riparazione per tutti quelli che usano delle cose naturali non secondo la mia Volontà,. Come vuoi dire tu che per questo c’è cattiveria in te? Nulla affatto, che male c’è nel prendere un po’ di feccia di più o di meno nella mia Volontà? Nulla, nulla, nella mia Volontà nulla ci può essere di male, ma sempre bene, anche nelle cose più indifferenti.”
14 Ottobre 1912
Quello che Gesù opera nelle anime è eterno.
Trovandomi nel mio solito stato mi lamentavo con Gesù benedetto del mio povero stato e dicevo: “A che mi giova il fatto che nel passato mi hai fatto tante grazie, sei giunto persino a crocifiggermi con Te, se ora tutto è finito?”
E Gesù: “Figlia mia, che dici? Come, nulla ti giova? Tutto è finito? Falso, t’inganni, niente è finito e tutto ti giova. Tu devi sapere che tutto ciò che faccio all’anima è suggellato col suggello dell’eterno e non c’è potenza che possa togliere all’anima l’operato della mia grazia. Sicché tutto ciò che ho fatto all’anima tua, tutto esiste e ha vita in te e ti dà alimento continuo, sicché se ti ho crocifissa, la crocifissione esiste ed esiste per quante volte ti ho crocifisso. Io molte volte mi diletto ad operare nelle anime e a mettere a deposito e poi rinnovo di nuovo il mio operato senza togliere ciò che ho fatto prima. Quindi, come puoi dire che nulla ti giova e tutto è finito? Ah! figlia mia, i tempi sono tanto tristi che la mia giustizia giunge a rigettare le anime che prendono i fulmini su di loro e impediscono che essi cadano sul mondo, queste sono le più care vittime del mio cuore, ed il mondo mi costringe a tenerle quasi inoperose, ma la loro non è inoperosità, perché stando nella mia Volontà, mentre pare che fanno nulla, fanno tutto, anzi abbracciano l’immenso, l’eterno, solo che il mondo per la sua cattiveria non ne gode tutti gli effetti.”
18 Ottobre 1912
Gesù e Luisa piangono insieme.
Questa mattina, per breve tempo è venuto il mio sempre amabile Gesù tutto afflitto e piangente, io ho pianto insieme a Lui, poi ha detto:
“Figlia mia, chi ci fa piangere e ci opprime tanto? La causa del mondo, è vero?”
Ed io: “Sì”
E Lui: “Noi piangiamo per una causa sì santa e sì disinteressata, eppure, chi è che la calcola? Anzi ridono della afflizione che ci prendiamo di loro. Ahi! le cose sono ancora al principio, laverò la faccia della terra col loro stesso sangue.”
Ed io vedevo tanto sangue umano spargersi che ho detto: “Ah! Gesù, che fai? Gesù, che fai?
1 Novembre 1912
Chi pensa a se stesso impoverisce e sente necessità di tutto.
Stando molto afflitta per la privazione del mio adorabile Gesù, stavo pregando e riparando per tutti e nell’estrema mia amarezza ho volto il pensiero a me e ho detto: “Pietà di me, perdona quest’anima, il tuo sangue, le tue pene non sono anche mie? Valgono forse meno per me?” Mentre dicevo ciò, il mio amabile Gesù dal mio interno mi ha detto:
“Ah! figlia mia, che fai pensando a te? Tu ora scendi e da padrona ti riduci alla misera condizione di chiedere. Povera figlia! Col pensare a te stessa t’impoverisci, perché stando nella mia Volontà tu sei padrona e da te stessa puoi prendere ciò che vuoi; se c’è da fare nella mia Volontà, è sola da pregare, riparare per gli altri.”
Ed io: “Dolcissimo Gesù, Tu ami tanto che chi sta nella tua Volontà non può pensare a se stesso e Tu pensi a Te stesso? (Che domanda spropositata)”
E Gesù: “No, non penso a Me stesso, pensa a se stesso chi ha bisogno di qualcosa, Io non ho bisogno di nulla, Io sono la stessa santità, la stessa felicità, la stessa immensità, altezza, profondità; nulla, nulla mi manca, il mio Essere contiene in Se stesso tutti i beni possibili ed immaginabili. Se pensiero mi potesse occupare, sarebbe per il genere umano, ché essendo uscito da Me, voglio che ritorni in Me. Ed in tale condizione metto le anime che vogliono fare veramente la mia Volontà, sono una sola cosa con Me, le rendo padrone dei miei beni, perché nella mia Volontà non ci sono schiavitù, ciò che è mio è loro e ciò che voglio Io vogliono loro. Onde, se uno sente bisogno di qualcosa, significa che non sta davvero nella mia Volontà, o al più fa delle discese, come ora stai facendo tu, niente meno! Non ti pare strano che chi ha formato una sola cosa, un solo volere con Me, mi domandi pietà, perdono, sangue, pene, mentre l’ho costituito padrona insieme con Me? Io non so quale pietà o perdono darle, mentre le ho dato tutto, al più dovrei aver pietà, perdonare Me stesso di qualche fallo, ciò che non può essere mai. Quindi ti raccomando non uscire dalla mia Volontà e seguita a non pensare a te stessa, ma agli altri, come hai fatto finora, altrimenti verresti ad impoverirti ed a sentire bisogno di tutto.”
2 Novembre 1912
Come dobbiamo riconoscerci solo in Dio.
Continuando la mia afflizione dicevo tra me: “Non mi riconosco più, dolce vita mia, dove sei? Che cosa dovrei fare per ritrovarti? Mancando Tu, amor mio, non trovo la bellezza che mi abbellisce, la fortezza che mi fortifica, la vita che mi vivifica, mi manca tutto, tutto è morte per me e la stessa vita senza di Te è più straziante di qualunque morte, ah! è sempre morire, vieni oh! Gesù, non posso più! Oh! luce suprema, vieni, non più farmi aspettare, mi fai sentire i tocchi delle tue mani e mentre faccio per prenderti mi sfuggi, mi fai vedere la tua ombra e mentre faccio per guardare nell’ombra la maestà, la bellezza del mio Sole Gesù, perdo ombra e Sole. Deh! pietà. Il mio cuore è straziato, è lacerato a brani, non posso più vivere. Ah! potessi morire almeno!” Mentre dicevo ciò, appena è venuto il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, sono qui dentro di te, se vuoi riconoscerti vieni in Me e vieni a riconoscerti dentro di Me. Se verrai a riconoscerti in Me ti metterai nell’ordine, perché in Me troverai la tua immagine fatta da Me e simile a Me, troverai tutto ciò che serve a conservare e ad abbellire questa immagine e venendo a riconoscerti in Me, riconoscerai anche il prossimo in Me e vedendo come Io amo te e come amo il prossimo, salirai al grado del vero amor divino e, dentro e fuori di te, tutte le cose prenderanno il vero ordine, che è l’ordine divino. Invece, se ti vuoi riconoscere dentro di te, primo, non ti riconoscerai davvero, perché ti mancherà il lume divino; secondo, troverai tutte le cose in disordine e cozzeranno tra loro; la miseria, la debolezza, le tenebre, le passioni e tutto il resto, sarà il disordine che troverai dentro e fuori di te, ché non solo guerreggeranno te, ma anche tra loro, a chi più potrà farti male e immagina tu stessa in che ordine ti metteranno il prossimo. E non solo voglio che debba riconoscerti in Me, ma se vuoi ricordarti di te, devi venire a farlo in Me, altrimenti se vuoi ricordarti di te senza di Me, farai più male che bene.”
25 Novembre 1912
Le azioni delle anime che fanno la loro vita nella vita di Gesù, sono tutte d’oro e di prezzo incalcolabile perché sono divine.
Questa mattina il mio sempre amabile Gesù pare che è venuto secondo il solito come prima, ma mi pareva come se fosse di passaggio e aveva un’ansia di rivedermi e trattenersi con me alla familiare. Io, vedendolo così buono, dolce, benigno, ho dimenticato tutti i suoi crucci, le privazioni e vedendolo con una corona di spine grande e ben folta gli ho detto: “Dolce amor mio e vita mia, mostrami che continui a volermi bene, togli da Te questa corona che ti cinge la testa e mettila a me con le tue stesse mani.” E l’amabile Gesù subito se l’è tolta e con le sue stesse mani me l’ha premuta sulla mia testa. Oh! come mi sentivo felice con le spine di Gesù, pungenti, sì, ma dolci. Lui mi guardava con amorosa tenerezza, ed io, vedendomi così teneramente guardata, prendendo ardire ho soggiunto: “Gesù, cuor mio, non mi bastano le spine per essere certa che mi vuoi il bene di prima, non hai i chiodi per inchiodarmi? Presto oh, Gesù, non tenermi più in dubbio, che il solo dubbio di non essere da Te sempre più amata mi dà morte continua, inchiodami.”
E Lui: “Figlia mia, non trovo chiodi, ma per contentarti ti trapasserò con un ferro.”
E così, prendendo le mani e poi i piedi me li ha squarciato tanto; soffrivo, sì, sentivo che nuotavo in un mar di dolore, ma pur d’amore e di dolcezza insieme e Gesù pareva che non potesse staccare da me i suoi teneri ed amorosi sguardi e mettendomi e coprendomi tutta col suo manto regale mi ha detto:
“Dolce figlia mia, cessa ormai ogni dubbio sul mio amore per te, anzi ti dico per farti coraggio, che in qualunque stato possa trovarti, o che mi vedi corrucciato, o che mi vedi a lampo, o che non ti parli, ricordati che basterà che ti faccia solo una rinnovazione di spine, di chiodi, per metterci di nuovo nelle strettezze amorose e d’intimità più che prima, perciò rimani contenta ed Io continuerò i flagelli nel mondo.”
Mi ha detto altre cose, ma la forza dei dolori non me le fa ricordare bene.
Onde sono rimasta di nuovo sola, senza Gesù, e mi sono sfogata con la dolce Mamma mia piangendo e pregandola che mi facesse ritornare Gesù e la Mamma mia mi ha detto:
“Dolce figlia mia, non piangere, devi ringraziare Gesù per come si comporta con te e per la grazia che ti dà, perché in questi tempi di flagelli non ti fa spostare dalla sua Santissima Volontà, grazia più grande non poteva darti.”
Onde dopo Gesù è ritornato e, vedendo che avevo pianto, mi ha detto:
“Perché hai pianto?”
Ed io: “Ho pianto con la Mamma mia, non è che ho pianto con qualcun altro, ho pianto perché Tu non c’eri.” E Gesù prendendo le mie mani nelle sue pareva che mi mitigasse i dolori e poi mi ha fatto vedere due scale alte dalla terra al Cielo, in una c’erano più genti, nell’altra pochissime. Quella su cui erano poche genti era d’oro massiccio e quei pochi che vi salivano parevano altrettanti Gesù, sicché ognuno di loro era un Gesù; nell’altra, dove erano più genti, pareva di legno e si distinguevano le persone, quasi tutte basse e senza grande sviluppo. Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, nella scala d’oro salgono quelli che fanno la lor vita nella mia vita, sicché posso dire: “Sono i miei piedi, le mie mani, il mio cuore, tutto Me stesso. Come tu vedi sono un altro Me, loro sono tutto per Me ed Io sono vita loro, le loro azioni sono tutte d’oro e di prezzo incalcolabile, perché sono divine, nessuno potrà raggiungere la loro altezza, perché sono la mia stessa vita, quasi nessuno li conosce, perché nascosti in Me, solo in Cielo si avrà perfetta conoscenza di loro. La scala di legno in cui sono più, sono le anime che camminano per la via delle virtù, sì, ma non con l’unione della mia vita e col connesso continuo della mia Volontà, le loro azioni sono di legno, perché solo l’unione con Me forma l’azione d’oro, quindi di prezzo minimo, sono basse d’altezza, quasi rachitiche, perché nelle loro azioni buone mescolano molti fini umani e i fini umani non danno crescenza, sono conosciuti da tutti, perché non nascoste in Me, ma in loro stesse, quindi nessuno li copre, al Cielo non faranno alcuna sorpresa, perché erano conosciute anche in terra. Perciò figlia, tutta nella mia vita ti voglio, nulla nella tua e ti raccomando quelli che tu sai e vedi, che si mantengano forti e costanti nella scala della mia vita.”
E mi additava qualcuno che io conosco, ed è scomparso. Sia tutto a gloria sua.
Dicembre 14, 1912
Chi sta nella Divina Volontà abbracciando tutto, pregando e riparando per tutti, riprende in sé sola l’amore che Dio ha per tutti. Chi sta del tutto nella Divina Volontà non è soggetto a tentazione.
Questa mattina il mio sempre amabile Gesù nel venire mi ha legato con un filo d’oro dicendomi:
“Figlia mia, non ti voglio legare con funi e catene; ai ribelli si usano ceppi e catene di ferro, ma ai docili, a chi non vuole altra vita che la mia Volontà e non prende altro cibo che il mio amore, appena un filo ci vuole per tenerle unite a Me e molte volte neppure mi servo di questo filo, tanto stanno addentrati in Me, da formare una sol cosa con Me e, se l’uso, è quasi per scherzare intorno a loro.”
Onde, mentre Gesù mi legava io mi son trovata nel mare interminabile della Volontà del mio dolce Gesù e di conseguenza in tutte le creature, ed andavo ripassando nella mente di Gesù, negli occhi di Gesù, nella bocca, nel cuore e così nella mente, negli occhi ed in tutto il resto delle creature e facevo tutto ciò che faceva Gesù. Oh! come con Gesù si abbraccia tutto, non resta escluso nessuno. Poi Gesù ha soggiunto:
“Chi sta nella mia Volontà abbracciando tutto, pregando e riparando per tutti, riprende in sé sola l’amore che ho per tutti, sicché l’amore che ho per tutti lo racchiude lei sola; e per quanto l’amo, altrettanto mi è cara, altrettanto bella, sicché tutto lascia dietro di sé.”
Ond’io, avendo letto che chi non è tentato non è caro a Dio e parendo a me che da molto tempo non so che sia tentazione, l’ho detto a Gesù e Lui mi ha detto:
“Figlia mia, chi sta del tutto nella mia Volontà non è soggetto a tentazione, perché il demonio non ha il potere d’entrare nella mia Volontà, non solo, ma lui stesso non vuole entrarci perché la mia Volontà è luce e l’anima innanzi a questa luce conoscerebbe benissimo le sue astuzie, quindi si farebbe beffe del nemico, il quale non ama queste beffe che sono per lui più terribili dello stesso inferno e, a tutto potere, le sfugge. Prova ad uscire dalla mia Volontà e vedrai quanti nemici ti piomberanno addosso. Chi sta nella mia Volontà porta sempre in alto la bandiera della vittoria e nessuno dei nemici ardisce far fronte a questa bandiera inespugnabile.”
Dicembre 20, 1912
Più sostanza di Divina Volontà l’anima contiene, più amore produce.
Nei giorni passati il mio sempre amabile Gesù pareva che avesse voglia di parlare del suo Santo Volere, veniva, diceva due parole e fuggiva. Onde ricordo che una volta mi disse:
“Figlia mia, a chi fa la mia Volontà mi sento come in dovere di dare le mie virtù, la mia bellezza, la mia fortezza, in una parola tutto quello che Io sono e se non lo dessi, lo negherei a Me stesso.”
Un’altra volta, avendo letto la terribilità del giudizio ed essendo rimasta io molto contristata, il mio dolce Gesù mi disse:
“Figlia mia, perché vuoi contristarmi?”
Ed io: “Non intendo contristare Te, ma me.”
E lui: “Ah! non lo vuoi capire, che i dispiaceri, i contristamenti e qualunque cosa possa soffrire chi fa la mia Volontà, cadono su di Me e li sento come miei propri e posso dire a chi fa la mia Volontà: “Le leggi non sono per te, per te non ci sono giudizi.” E se volessi giudicarla andrei come uno che vuole andare contro se stesso, anzi, chi fa la mia Volontà invece d’essere giudicato, entra nel diritto di giudicare gli altri.”
Poi ha soggiunto: “La buona volontà dell’anima nel fare il bene è una potenza sul mio cuore e questa potenza mi gioca tanto che mi costringe a forza di gioco a darle ciò che vuole.”
Stavo pensando se al benedetto Gesù piacerà più l’amore o la sua Volontà.”
E Gesù: “Figlia mia, su tutto deve primeggiare il mio Volere. Vedi un po’ tu stessa, hai un corpo, un’anima, composta d’intelligenza, di carne, di ossa, di nervi, ma non sei di freddo marmo, contieni anche un calore, sicché l’anima, l’intelligenza, il corpo, la carne, le ossa, i nervi, devono essere la mia Volontà e il calore che contiene, l’amore. Vedi la fiamma, il fuoco; la fiamma e il fuoco devono essere la mia Volontà, il calore che producono la fiamma e il fuoco, l’amore. Sicché in tutte le cose la sostanza dev’essere la mia Volontà, gli effetti, l’amore; l’uno e l’altra sono tanto connessi, che l’uno non può stare senza dell’altra; sicché quanta più sostanza di mia Volontà l’anima contiene, più amore produce.”
22 Gennaio 1913
Le tre Passioni di Gesù.
Stavo pensando alla Passione del mio sempre amabile Gesù, specie a ciò che soffrì nell’orto; mi son trovata tutta immersa in Gesù che mi ha detto:
“Figlia mia, la mia prima Passione fu l’amore, perché l’uomo nel peccare, il primo passo che dà nel male è per la mancanza d’amore, quindi, mancando l’amore precipita nella colpa; onde l’Amore per rifarsi in Me di questa mancanza d’amore delle creature, mi fece soffrire più di tutti, quasi mi stritolò più che sotto un torchio, mi dette tante morti per quante creature ricevono la vita.
Il secondo passo che succede nella colpa è defraudare la gloria di Dio, ed il Padre per rifarsi della gloria tolta dalle creature, mi fece soffrire la Passione del peccato, cioè, ogni colpa mi dava una Passione speciale; se la Passione fu una, il peccato, invece, produsse tante Passioni per quante colpe si commetteranno fino alla fine del mondo; e così si rifece la gloria del Padre.
Il terzo effetto che produce la colpa è la debolezza nell’uomo e perciò volli soffrire la Passione per mano dei giudei, cioè la mia terza Passione, per rifare nell’uomo la forza perduta.
Sicché con la Passione dell’amore si rifece e si mise a giusto livello l’Amore, con la Passione del peccato si rifece e si mise a livello la gloria del Padre, con la Passione dei giudei si mise a livello e si rifece la forza delle creature. Fu tale e tanta la sofferenza che soffrii nell’orto, le morti che subii, gli spasimi atroci, che sarei morto davvero se fosse giunta la Volontà del Padre che Io morissi.”
Poi mi sono soffermata a pensare quando il mio amabile Gesù fu gettato dai nemici nel torrente Cedron. Il benedetto Gesù si è fatto vedere in un aspetto che muoveva a pietà, tutto bagnato da quelle acque sporche e mi ha detto:
“Figlia mia, nel creare l’anima l’ammantai d’un manto di luce e di bellezza, il peccato toglie questo manto di luce e di bellezza e vi mette un manto di tenebre e bruttezza, rendendola schifosa e nauseante; Io per togliere questo manto così lurido che il peccato mette all’anima, permisi che i giudei mi gettassero in questo torrente, ove restai come ammantato dentro e fuori di Me, perché queste acque putride mi entrarono fin nelle orecchie, nelle narici, nella bocca, tanto, che i giudei provavano schifo a toccarmi. Ah! quanto mi costò l’amore delle creature, fino a rendermi nauseante a Me stesso!”
5 Febbraio 1913
Chi non fa la Volontà di Dio ruba tutto a Dio.
Questa mattina, il mio sempre amabile Gesù ad ombra ed a lampo è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, chi non fa la mia Volontà non ha ragione di vivere sulla terra, la vita si rende senza scopo, senza mezzi e senza fine. E’ proprio come un albero che non sa e non può produrre alcun frutto, o al più produce frutti velenosi, con i quali avvelena sempre più se stesso e chiunque imprudentemente li possa mangiare, questo albero non fa altro che rubare le povere fatiche dell’agricoltore, che con stenti e sudori gli è intorno a zappargli il terreno. Così l’anima che non fa la mia Volontà sta in continua attitudine di derubarmi, e converte i furti che mi fa in veleno; sicché mi è intorno a derubarmi, mi ruba l’opera della Creazione, della Redenzione e della Santificazione, a suo riguardo; mi ruba la luce del sole, il cibo che prende, l’aria che respira, l’acqua che la disseta, il fuoco che la riscalda, il terreno che calpesta, perché tutto questo è di chi fa la mia Volontà, tutto ciò che è mio è loro; invece, chi non fa la mia Volontà non ha alcun diritto e quindi mi sento continuamente derubato. Sicché chi non fa la mia Volontà si deve tenere come straniero nocivo e fraudolento e quindi è necessario incatenarlo e gettarlo nelle carceri più profonde.”
E detto ciò è scomparso come lampo. Un altro giorno, venendo mi ha detto:
“Figlia mia, vuoi sapere che differenza passa tra la mia Volontà e l’amore? La mia Volontà è sole, l’amore è fuoco. La mia Volontà come sole, non ha bisogno di alimento, né cresce né decresce nella luce e nel calore, è sempre eguale a se stesso, la sua luce è sempre purissima. Invece il fuoco, che simboleggia l’amore, ha bisogno di legna per alimentarsi e se la legna manca giunge anche a smorzarsi, cresce e decresce a seconda che si mette la legna, quindi è soggetto ad instabilità e la sua luce è sempre fosca, mista con fumo, specie se l’amore non è regolato dalla mia Volontà.”
Detto ciò è scomparso e mi è rimasta nella mente una luce in cui comprendevo che la Volontà di Dio per l’anima è come un sole, perché le azioni che si fanno come volute da Dio formano una sol cosa con la Volontà Divina, ed ecco si forma il sole, la legna che mantiene questo sole è l’azione umana e tutto l’essere proprio unito all’azione ed all’Essere Divino, sicché l’anima diventa legna essa stessa, somministrata dalla Volontà Divina e questa legna non può mancare, perciò questo sole non ha bisogno d’alimento, né cresce, né decresce, è sempre eguale a se stesso, la sua luce è purissima, perché prende parte a tutto e l’Essere Divino e le legna divine non vengono mai meno e non sono soggette a fumo. Non mi spiego di più, perché credo che il resto si comprenda da se stesso in riguardo all’amore.
19 Febbraio 1913
La Volontà di Dio è oppio che addormenta l’umano nell’anima.
Continuando il mio solito stato ed avendo fatto la santa comunione, il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, la mia Volontà è come l’oppio al corpo. I poveri pazienti, dovendo subire un’operazione, un taglio d’una gamba, d’un braccio, vengono addormentati con l’oppio, con ciò non vengono a sentire l’acerbità del dolore e dopo svegliati si trovano con gli effetti dell’operazione fatta e se non hanno sofferto tanto, la virtù è stata tutta dell’oppio. Tale è la mia Volontà, è oppio dell’anima che addormenta l’intelligenza, l’amor proprio, la propria stima, tutto ciò che è umano e non fa penetrare fino in fondo un dispiacere, la calunnia, la sofferenza, uno stato di pene interne dell’anima, perché l’oppio della mia Volontà la tiene come addormentata, ma con ciò si trova gli stessi effetti, gli stessi meriti, anzi, oh! quanto li supera, come se avesse sentito ben bene quella sofferenza. C’è però questa differenza: l’oppio del corpo si compra e non si può usare spesso, tutti i giorni e se si volesse abusare, la persona resterebbe istupidita, specie se è di costituzione debole; invece Io do gratis l’oppio della mia Volontà che si può prendere tutti i momenti e quanto più spesso la creatura lo prende, tanta più luce di ragione acquista e se è debole acquista la fortezza divina.”
Dopo ciò mi pareva di vedere intorno a me persone, ed io ho detto a Gesù: “Chi sono?”
E Gesù: “Sono quelli che ti affidai da qualche tempo, te li raccomando, vigila su di loro, perciò voglio formare questo nodo d’unione tra te e loro, per averli sempre intorno a Me.”
E m’indicava una in modo speciale. Ed io: “Ah! Gesù, hai dimenticato la mia miseria e nullità e il bisogno estremo che ho? Che farò?”
E Gesù: “Figlia mia, tu non farai nulla, come nulla mai hai fatto, Io solo parlerò, farò in te e parlerò per mezzo della bocca tua, solo che lo voglia tu fare e che ci sia buona disposizione in loro, Io mi presterò a tutto ed ancorché ti tenessi addormentata nella mia Volontà, quando sarà necessario ti sveglierò e ti farò parlare a riguardo loro, Io mi delizierò più in te sentendoti parlare nella veglia e nel sonno della mia Volontà.”
16 Marzo 1913
Il fervore nel pregare. Il ghiaccio nella Volontà di Dio è fuoco. Alimento delle anime.
Scrivo piccole cosette che il benedetto Gesù mi ha detto in tutti questi giorni passati. Ricordo che sentendomi indifferente, fredda, nonostante ciò facevo quello che sono solita fare, pensavo tra me: “Chissà quanta gloria di più davo a Nostro Signore quando mi sentivo l’opposto di come che mi sento oggi?” E Gesù benedetto mi ha detto:
“Figlia mia, quando l’anima prega con fervore è incenso col fumo, invece quando prega fredda, ma senza che abbia fatto entrare in essa cosa a Me estranea, è incenso senza fumo, sicché l’uno, o l’altro è a Me gradito, ma di più l’incenso senza fumo, perché il fumo dà sempre qualche molestia agli occhi.”
Sentendomi sempre la stessa, l’amabile Gesù mi ha detto: “Figlia mia, il ghiaccio nella mia Volontà è più ardente del fuoco. Che farebbe a te più impressione: vedere che il ghiaccio ha virtù di bruciare e di distruggere qualunque cosa possa toccarlo, o vedere il fuoco che converte le cose in fuoco? Certo, il ghiaccio. Ah! figlia mia, nella mia Volontà le cose cambiano natura, sicché il ghiaccio nella mia Volontà ha virtù di distruggere qualunque cosa che non è degna della mia santità e rende l’anima pura, nitida e santa, a seconda che piace a Me, non a seconda che piace a lei. Questa è la cecità delle creature, ed anche di quelle che si dicono buone, nel sentirsi fredde, misere, deboli, oppresse ed altro, quanto più si sentono male, tanto più si rannicchiano nella volontà loro e si tessono il labirinto per ravvolgersi di più nei loro mali, invece di fare un salto nella mia Volontà, dove troverebbero il gelo fuoco, la miseria ricchezza, la debolezza fortezza, l’oppressione gioia, Io a bella posta le faccio sentire così male, per dar loro nella mia Volontà il contrario dei mali che hanno ma le creature non volendolo capire una volta per sempre, mandano a vuoto i miei disegni su di loro. Che cecità! che cecità!”
Un altro giorno Gesù mi disse: “Figlia mia, vedi un po’ di che si nutre chi fa la mia Volontà,.”
In questo mentre vidi un sole che spandeva raggi innumerevoli e splendidissimi tanto che il nostro pareva appena un’ombra e poche anime immerse in questa luce e stavano con la bocca in questi raggi, a succhiare come se fossero mammelle, estranee a tutte le altre cose, come se nulla facessero e mentre pareva che facessero nulla, da loro usciva tutto l’operato divino. Il mio sempre amabile Gesù ha soggiunto:
“Hai visto la felicità di chi fa la mia Volontà e come solo da queste esce la ripetizione delle mie opere? Sicché chi fa la mia Volontà si nutre di luce, cioè di Me e mentre fa nulla, fa tutto; onde può essere certa che ciò che pensa, opera e dice è effetto dell’alimento che prende, cioè, che il tutto è frutto del mio Volere.”
21 Marzo 1913
L’abbandono dell’anima nella Volontà di Dio è oppio a Gesù. L’aria delle anime.
Continuando il mio solito stato, stavo dicendo al dolce Gesù che si benignasse farmi parte delle sue pene e Lui mi ha detto:
“Figlia mia, l’oppio dell’anima è la mia Volontà, l’oppio mio è la volontà dell’anima abbandonata nella mia, unita al puro amore. Quest’oppio che l’anima mi dà fa in modo che le spine perdano in Me la virtù di pungere, i chiodi di traforare, le piaghe di dare dolore, tutto mi attutisce ed addormenta, sicché se tu mi hai dato l’oppio, come vuoi che ti faccia parte delle mie pene? Se non le ho per Me, neppure per te.”
Ed io: “Ah! Gesù, come te ne sai uscire, pare che Tu voglia burlarmi e per non contentarmi te ne esci in questi termini.”
E Lui: “No, no, è vero, è proprio così. Ho bisogno di molto oppio e ti voglio tanto abbandonata in Me, da non sentire più te stessa, sicché non riconoscerò più che sei tu, ma riconoscerò Me solo in te, sicché ti dirò che sei la mia anima, la mia carne, le mie ossa. In questi tempi ho bisogno di molto oppio, ché se mi sveglio farò cadere a diluvi i flagelli.”
Ed è scomparso. Dopo poco è ritornato ed ha soggiunto:
“Figlia mia, molte volte succede alle anime ciò che succede nell’aria. Per i fetori che esala la terra l’aria s’ingrassa e si sente un’aria doppia, pesante, opprimente e nauseante, in modo che sono necessari i venti per sgrassare l’aria, in modo che purificata l’aria spira poi un venticello finissimo, tanto che si starebbe a bocca aperta per respirare quell’aria purificata. Tutto ciò succede nelle anime, molte volte la compiacenza, la stima propria, l’io e tutto ciò che è umano, ingrassano l’aria dell’anima, ed Io son costretto a mandarle il vento della freddezza, il vento della tentazione, dell’aridità, della calunnia, in modo che questi venti sgrassano l’aria dell’anima e la purificano, la riducono al nulla, ed il nulla apre la porta al tutto, a Dio, ed il tutto fa spirare tanti venticelli profumati, in modo che a bocca aperta ingoia quell’aria e rimane tutta santificata.”
24 Marzo 1913
Gesù è il contento dei contenti.
Mi sentivo un certo scontento per le privazioni del mio sempre amabile Gesù e Lui venendo per un po’, mi ha detto:
“Figlia mia, che fai? Io sono il contento dei contenti; stando in te e sentendo degli scontenti, vengo a riconoscere che sei tu e quindi non mi riconosco solo Io in te, perché gli scontenti sono parte della natura umana, non divina, mentre la mia Volontà è che l’umano non esista più in te, ma solo la mia vita divina.”
Aggiungo che pensavo tra me alla dolce Mamma e Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, alla mia cara Mamma mai sfuggì il pensiero della mia Passione, ed a forza di ripeterla si riempì tutta tutta di Me. Così succede all’anima, a forza di ripetere ciò che Io soffrii, viene a riempirsi di Me.”
2 Aprile 1913
L’anima che fa la Volontà di Dio è il suo respiro.
Stando tutta afflitta per le privazioni del mio dolce Gesù, Gesù venendo da dietro le mie spalle mi ha steso la mano alla bocca, allontanandomi le lenzuola che mi stavano tanto vicino che impedivano al respiro di uscire libero e poi mi ha detto:
“Figlia mia, chi fa la mia Volontà è il mio respiro e siccome il mio respiro contiene tutti i respiri delle creature, attraverso l’anima che fa la mia Volontà somministro il respiro a tutti, ecco perciò ti ho allontanato le lenzuola, ché sentivo anch’Io inceppata la respirazione.”
Ed io: “Ah! Gesù, che dici? Sento piuttosto che mi hai lasciato e hai dimenticato tutto, le tante promesse fattemi.”
E Lui: “Figlia mia, non mi dire così perché mi offendi e mi costringi a farti provare davvero che significa lasciarti.”
Poi ha soggiunto con un’aria tutta dolcezza: “Chi fa la mia Volontà rappresenta al vivo il periodo della mia vita sulla terra, che mentre esternamente sembravo uomo, nel medesimo tempo ero sempre il Figlio diletto del mio caro Padre. Così l’anima che fa la mia Volontà, esternamente ha la pelle dell’umanità, al di dentro si trova la mia persona, inseparabile come Me nell’amore e nella Volontà della Triade Sacrosanta, sicché la Divinità dice: “Questa è un’altra figlia che abbiamo sulla terra, per amor di questa sosteniamo la terra, ché fa in tutto le nostre veci.”
10 Aprile 1913
Effetti dell’esercizio delle ore della Passione.
Questa mattina il mio sempre amabile Gesù è venuto ed abbracciandomi il cuore mi ha detto:
“Figlia mia, chi pensa sempre alla mia Passione forma nel suo cuore una sorgente e quanto più vi pensa, tanto più questa sorgente s’ingrandisce e siccome le acque che sorgono sono acque comuni a tutti, così questa sorgente della mia Passione che si forma nel cuore, serve a bene dell’anima, a gloria mia e a bene delle creature.”
Ed io: “Dimmi mio bene, che cosa darai in compenso a quelli che faranno le ore della Passione come tu mi hai insegnato?”
E Lui: “Figlia mia, non le guarderò come cose vostre, ma come fatte da Me, darò i miei stessi meriti, e gli stessi effetti come se stessi soffrendo in atto la mia Passione, a seconda della disposizione delle anime, questo in terra, premio maggiore non potrei dare loro e poi in Cielo me le metterò di fronte, e le saetterò con saette d’amore e di contenti per quante volte hanno fatto le ore della mia Passione e loro saetteranno Me. Che dolce incanto sarà questo per tutti i beati!”
Poi ha soggiunto: “Il mio amore è fuoco, ma non come il fuoco materiale che distrugge le cose e le riduce in cenere, il mio fuoco vivifica, perfeziona e brucia e consuma solo tutto ciò che non è santo: i desideri, gli affetti, i pensieri che non sono buoni, questa è la virtù del mio fuoco: brucia il male e dà vita al bene. Sicché se l’anima non sente in sé alcuna tendenza al male, può essere certa che c’è il mio fuoco, se poi sente in sé fuoco e mescolamento di male, c’è molto da dubitare che sia il mio vero fuoco.”
9 Maggio 1913
Gesù e la sua Mamma furono inseparabili. Ciò succede anche alle anime quando sono unite veramente con Gesù.
Mentre pregavo stavo pensando al momento in cui Gesù si licenziò dalla Madre Santissima per andare a soffrire la sua Passione e dicevo tra me: “Come è possibile che Gesù si potette separare dalla cara Mamma e Lei da Gesù?” Ed il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, certo che non ci poteva essere separazione tra Me e la mia dolce Mamma, la separazione fu solo apparente, Io e Lei eravamo fusi insieme, ed era tale e tanta la fusione che Io restai con Lei e Lei venne con Me, sicché si può dire che ci fu una specie di bilocazione. Succede ciò anche alle anime quando sono unite veramente a Me e, se pregando fanno entrare nelle loro anime la preghiera come vita, succede una specie di fusione e di bilocazione, Io dovunque mi trovo porto loro con Me ed Io resto con loro.
Figlia mia, tu non puoi comprendere bene ciò che fu la mia diletta Mamma per Me; Io venendo in terra non potevo stare senza Cielo, ed il mio Cielo fu la mia Mamma. Tra Me e lei passava tale elettricità, che neppure un pensiero sfuggiva che non l’attingesse dalla mia mente e questo attingere da Me la parola e la volontà, ed il desiderio e l’azione ed il passo, insomma tutto, formava in questo Cielo il sole, le stelle, la luna e tutti i godimenti possibili che può darmi la creatura e che può essa stessa godere. Oh! come mi deliziavo in questo Cielo, oh! come mi sentivo rinfrancato e rifatto di tutto, anche i baci che mi dava la mia Mamma mi racchiudevano il bacio di tutta l’umanità e mi restituiva il bacio di tutte le creature; dovunque sentivo la mia dolce Mamma, me la sentivo nel respiro e se era affannoso me lo sollevava; me la sentivo nel cuore e se era amareggiato me lo raddolciva; nel passo e se era stanco mi dava lena e riposo e chi può dire come me la sentivo nella Passione? Ad ogni flagello, ad ogni spina, ad ogni piaga, ad ogni goccia del mio sangue, dovunque la sentivo e mi faceva l’ufficio di mia vera Madre. Ah! se le anime mi corrispondessero, se attingessero tutto da Me, quanti Cieli e quante madri avrei sulla terra!”
21 Maggio 1913
Come si forma la vera consumazione.
Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, Io voglio la vera consumazione in te, non fantastica, ma vera, ma in modo semplice ed attuabile. Supponi che ti venisse un pensiero che non è per Me, tu devi distruggerlo e sostituirlo col divino e così avrai fatto la consumazione del pensiero umano ed avrai acquistato la vita del pensiero divino; così se l’occhio vuol guardare una cosa che mi dispiace o che non si riferisce a Me e l’anima si mortifica, ha consumato l’occhio umano e ha acquistato l’occhio della vita divina e così il resto del tuo essere. Oh! come sento scorrere in Me queste novelle vite divine, esse prendono parte a tutto il mio operare, amo tanto queste vite, che per amor loro cedo a tutto. Queste anime sono le prime innanzi a Me e se le benedico, attraverso loro vengono benedetti gli altri, sono le prime beneficiate, amate e per mezzo loro vengono beneficiati ed amati gli altri.”
12 Giugno 1913
La Santissima Trinità nelle anime.
Mentre pregavo stavo unendo la mia mente a quella di Gesù, gli occhi miei a quelli di Gesù e così di tutto il resto, intendendo fare ciò che faceva Gesù con la sua mente, coi suoi occhi, con la sua bocca, col suo cuore e così di tutto e siccome pareva che la mente di Gesù, gli occhi, ecc., si diffondessero a bene di tutti, così pareva che anch’io mi diffondessi a bene di tutti unendomi e immedesimandomi con Gesù. Ora pensavo tra me: “Che meditazione è questa? Che preghiera? Ah! non sono più buona a nulla, non so neppure riflettere nulla!” Ma mentre pensavo ciò, il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, come ti affliggi di questo? Invece di affliggerti dovresti rallegrarti, perché quando tu meditavi e tante belle riflessioni sorgevano nella tua mente, tu non facevi altro che prendere di Me parte delle mie qualità e delle mie virtù; ora, essendoti rimasto solo il poterti unire ed immedesimarti a Me, mi prendi tutto e non essendo buona a nulla, con Me sei buona a tutto, perché con Me vuoi il bene di tutti e solo il desiderare, il volere il bene, produce nell’anima una fortezza tale che la fa crescere e la stabilisce nella vita divina. Poi, con l’unirsi a Me e con l’immedesimarsi con Me si unisce con la mia mente, così produce tante vite di pensieri santi nelle menti delle creature; come si unisce coi miei occhi, così produce nelle creature tante vite di sguardi santi; così se si unisce con la mia bocca darà vita alle parole; se si unisce al mio cuore, ai miei desideri, alle mie mani, ai passi, così ad ogni palpito darà una vita, vita ai desideri, alle azioni, ai passi, ma vite sante, perché contenendo in Me la potenza creatrice, l’anima crea insieme con Me e fa ciò che faccio Io. Ora, questa unione con Me parte per parte, mente per mente, cuore per cuore, ecc., produce in te, in grado più alto, la vita della mia Volontà e del mio amore ed in questa Volontà viene formato il Padre, nell’amore lo Spirito Santo e dall’operato, dalle parole, dalle opere, dai pensieri e da tutto il resto che può uscire da questa Volontà e da questo amore, viene formato il Figlio, ed ecco la Trinità nelle anime, sicché se dobbiamo operare, è indifferente operare nella Trinità in Cielo, o nella Trinità delle anime in terra. Ecco perciò vado togliendoti tutto il resto, sebbene buono, santo, per poterti dare il più buono ed il più santo, qual sono Io stesso e poter fare di te un altro Me stesso, quanto a creatura è possibile. Credo che non ti lamenterai più, non è vero?”
Ed io: “Ah! Gesù, Gesù, io sento invece che son diventata cattiva cattiva, ed il maggior male è che non so trovare questa mia cattiveria, ché almeno farei il possibile per toglierla.”
E Gesù: “Basta, basta, tu vuoi inoltrarti troppo nel pensiero di te stessa, pensa a Me ed Io penserò anche alla tua cattiveria, hai capito?”
24 Giugno 1913
Senza titolo.
Le anime che non appetiscono il bene sentono come una nausea ed un rifiuto del detto bene e perciò dette anime sono il rifiuto di Dio.
20 Agosto 1913
Per vivere nella Volontà Divina, si deve far finire la vita della propria volontà.
Mentre pregavo, vedevo in me il mio sempre amabile Gesù e tante anime intorno a me che dicevano: “Signore, hai messo tutto in quest’anima?” E stendendomi le mani, mi dicevano: “Giacché Gesù è in te e con Lui tutti i beni, prendi e dà a noi.” Io sono rimasta confusa ed il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, nella mia Volontà ci sono tutti i beni possibili perciò è necessario che l’anima che vive in Essa stia con fiducia operando insieme con Me da padrona. Le creature aspettano tutto da quest’anima e se non hanno si sentono defraudate; e come può quest’anima dare se non sta con tutta fiducia operando insieme con Me? Perciò all’anima che vive nella mia Volontà è necessaria la fiducia per dare, la semplicità per comunicarsi a tutti, col disinteresse di sé per poter vivere tutta a Me ed al prossimo. Tale sono Io.”
Poi ha soggiunto: “Figlia mia, a chi fa davvero la mia Volontà succede come a quell’albero innestato, la forza dell’innesto ha virtù di far distruggere la vita dell’albero che riceve l’innesto, sicché non si vedono più i frutti, le foglie del primo albero, ma quelli dell’innesto e se il primo albero dicesse all’innesto, voglio ritenermi almeno un piccolo ramoscello per poter dare anch’io qualche frutto, per poter far conoscere a tutti che io esisto ancora, l’innesto direbbe: “Tu non hai più ragione di esistere, dopo che ti sei sottomesso a ricevere il mio innesto la vita sarà tutta mia.” Così l’anima che fa la mia Volontà può dire: “La mia vita è finita, non usciranno più da me le mie opere, i miei pensieri, le mie parole, ma le opere, i pensieri, le parole di Colui la cui Volontà è mia vita.” Sicché Io dico a chi fa il mio Volere: “Tu sei vita mia, sangue mio, ossa mie.” Onde succede la vera e reale, sacramentale trasformazione, non in virtù delle parole del sacerdote, ma in virtù della mia Volontà. Come l’anima si decide a vivere del mio Volere, così la mia Volontà crea Me stesso nell’anima e come il mio Volere scorre nella volontà, nelle opere, nei passi dell’anima, tante mie creazioni subisce, succede proprio come ad una pisside piena di particole consacrate, quante particole ci sono, tanti Gesù stanno in ciascuna particola. Così l’anima, in virtù della mia Volontà mi contiene in tutto ed in ciascuna parte del suo essere. Chi fa la mia Volontà fa la vera comunione eternale, la comunione con frutto completo.”
27 Agosto 1913
Il nemico cerca di turbare l’anima per via indiretta.
Trovandomi nel solito mio stato, stavo lamentandomi col mio sempre amabile Gesù del mio povero stato presente e con tutta l’amarezza dell’anima mia Gli dicevo: “Vita della mia vita, non vuoi più avere compassione di me, a che pro il vivere? Non vuoi più servirti di me, tutto è finito, è tale e tanta la mia amarezza, che per il dolore mi sento impietrita e quel che è più, mentre io sto tutta abbandonata nelle tue braccia, come se neppure mi dessi pensiero della mia grande sventura, gli altri e tu sai chi sono, mi sussurrano all’orecchio: “E come? E perché? Hai commesso ancora peccati? Ti sei distratta.” E quel che è peggio, mentre mi dicono ciò, sento che non voglio sentirli, è come se mi rompessero il sonno che tu mi fai fare nelle braccia della tua Volontà. Ah! Gesù, Tu forse non hai badato quanto mi è duro questo dolore, altrimenti verresti a soccorrermi.” E Gli dicevo tante altre sciocchezze. Onde il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, povera mia figlia, ti vogliono contristare, non è vero? Ah! figlia mia, faccio tanto per tenerti in pace e loro ti vogliono turbare! no, no, sappi che il primo a dispiacersi se tu ardissi offendermi sarei Io, quindi sarei il primo a dirtelo e se niente ti dico non ti dar pensiero; ma vuoi sapere chi è proprio causa di ciò? E’ il demonio, lui si rode di rabbia ed ogni qualvolta tu parli degli effetti della mia Volontà a chi si avvicina a te, monta in furore e non potendo lui avvicinarsi a chi fa la mia Volontà direttamente, fa il giro, va da chi ti può avvicinare sotto aspetto di bene, per avere almeno il misero intento di turbare il cielo sereno dell’anima in cui mi delizio d’abitare, quindi da lontano tuona e lampeggia, credendo di fare qualcosa, ma poveretto, la forza della mia Volontà rompe le sue gambe e fa cadere tuoni e lampi su lui stesso e resta più infuriato di prima. Oltre a ciò, non è vero come tu dici: “A che pro il mio stato?” Devi sapere che quando l’anima fa davvero la mia Volontà, è tale e tanta la virtù del mio Volere, che in quel luogo dove sta dett’anima, se Io mi avvicino per mandare castighi, trovando la mia Volontà ed il mio stesso amore, non mi sento di castigare Me stesso in quell’anima, anzi resto ferito e vengo meno ed invece di castigare mi vado a gettare nelle braccia di quell’anima che contiene il mio Volere ed il mio amore e mi riposo e ne resto tutto rinfrancato. Ah! se tu sapessi in quali strette d’amore mi metti e quanto soffro quando ti vedo menomamente dispiaciuta o turbata per causa mia, staresti più contenta e gli altri farebbero a meno di recarti disturbo.”
Ed io: “Vedi oh Gesù, quanti mali faccio io, fino a farti soffrire tanto!” E Gesù subito:
“Figlia mia, non ti turbare per questo, le sofferenze che mi vengono dall’amore dell’anima, contengono insieme grandi gioie, perché l’amore vero, per quanto porti sofferenze, non è mai separato da grande gioia e da indicibili contenti.”
3 Settembre 1913
Quando Gesù mette l’anima nella sua Volontà e l’anima fa stabile soggiorno nel suo Volere, si mette nelle sue stesse condizioni.
Mentre stavo pregando, io non so spiegarmi bene, può essere pure una mia fine superbia, ma io non penso mai a me stessa, alle mie grandi miserie, ma prego sempre per riparare, per consolare Gesù, per i peccatori, per tutti, ma non ci penso prima, no, basta solo che mi metta a pregare e mi trovo in quel punto. Ora io stavo pensando a ciò ed il mio sempre amabile Gesù, venendo, mi ha detto:
“Figlia mia, come? Ti dai pensiero per questo? Tu devi sapere che quando Io metto l’anima nella mia Volontà e lei fa stabile soggiorno nel mio Volere, siccome la mia Volontà contiene tutti i beni possibili ed immaginabili, perciò l’anima sente che abbonda di tutto e si mette nelle mie stesse condizioni, cioè sente necessità di dare anziché di ricevere, sente che lei di nulla ha bisogno e se vuole può prendere ciò che vuole, non chiedere. E siccome la mia Volontà contiene una forza irresistibile di voler dare, allora è contenta quando dà e mentre dà resta più assetata di dare, ed a quali strette si trova quando vuol dare e non trova a chi dare! Figlia, Io metto l’anima che fa la mia Volontà alle mie stesse condizioni ed a parte delle mie grandi gioie ed amarezze e tutto il suo operato è suggellato col disinteresse di se stessa. Ah! sì, chi fa il mio Volere è il vero sole che dà luce e calore a tutti e sente la necessità di dare questa luce e calore; e mentre dà a tutti il sole non prende nulla da nessuno, perché lui è superiore a tutto e non c’è sulla terra chi possa eguagliarlo nella luce e nel gran fuoco che contiene. Ah! se potessero vedere un’anima che fa la mia Volontà, la vedrebbero più che sole maestoso in atto di far bene a tutti e quel che è più, scorgerebbero in questo sole Me stesso. Sicché il segno che l’anima è giunta a fare la mia Volontà è se si sente in condizioni di dare. Hai capito?”
6 Settembre 1913
Le ore della Passione sono le stesse preghiere di Gesù.
Stavo pensando alle ore della Passione scritte e al fatto che sono senza indulgenza e quindi chi le fa non guadagna, mentre ci sono tante preghiere arricchite di tante indulgenze. Mentre pensavo ciò, il mio sempre amabile Gesù, tutto benignità, mi ha detto:
“Figlia mia, con le preghiere indulgenziate si guadagna qualcosa, invece le ore della mia Passione, che sono le stesse mie preghiere, le mie riparazioni e tutto amore, sono proprie uscite proprio dal fondo del mio cuore, hai tu forse dimenticato quante volte mi sono unito a te per farle insieme e ho cambiato i flagelli in grazie su tutta la terra? Quindi è tale e tanto il mio compiacimento, che invece dell’indulgenza do una manata d’amore, che contiene prezzi incalcolabili d’infinito valore. Poi, quando le cose sono fatte per puro amore, il mio amore vi trova lo sfogo e non è indifferente che la creatura dia sollievo e sfogo all’amore del Creatore.”
12 Settembre 1913
L’estasi dell’umanità di Gesù e l’estasi della Divina Volontà.
Stavo pensando a come Gesù benedetto ha cambiato le cose, anche venendo non resto impietrita come prima, ma appena se ne va, mi sento allo stato naturale, io non so cosa mi sia successo e quel che è più, mi sento infastidita se mi viene il pensiero, oppure se chi ha autorità su di me volesse conoscere le cose mie. Onde il buon Gesù che vigila ogni mio pensiero e vuole che neppure uno dimentichi, nel venire mi ha detto:
“Figlia mia, vorresti tu forse che Io usassi funi e catene per tenerti legata? Un tempo erano necessarie ed Io con tutto amore ti tenevo avvinta e facevo il sordo a qualche tuo lamento, ricordati. Ma ora non le vedo più necessarie, sono più di due anni che con te voglio usare catene più nobili, qual è la mia Volontà, perciò in questo tempo ti ho parlato sempre del mio Volere e degli effetti sublimi ed indescrivibili che detto Volere contiene, e che a nessuno finora ho manifestato. Guarda quanti libri vuoi e vedrai che in nessuno troverai quello che ho detto a te della mia Volontà. Ciò era necessario per disporre l’anima tua allo stato presente in cui ti trovi, dopo averti tenuta sempre con Me, sapevo benissimo che non avresti potuto continuare a soffrire la mancanza della mia presenza continua se non l’avessi sostituita con una cosa mia stessa, che invadendo tutta l’anima tua, ti avrebbe tenuta rapita, più della stessa mia presenza; la mia Volontà sostituendo Me tiene rapito ogni tuo pensiero, affetto, desiderio, parola, tanto che la tua lingua parla della mia Volontà con tale eloquenza ed entusiasmo, perché è rapita dal mio Volere. Perciò tu senti fastidio quando ti si chiede e come e perché Gesù non viene come prima, perché sei rapita dalla mia Volontà e l’anima tua soffre quando ti vogliono rompere il dolce incanto del mio Volere.”
Ed io: “Gesù, che dici? Vattene, vattene, sono le mie cattiverie che mi hanno ridotto in questo stato.” Gesù ha sorriso nel sentirsi dire “vattene” e, stringendomi più a Sé, ha soggiunto:
“Non posso andarmene, posso forse separarmi dalla mia Volontà? Se tu hai la mia Volontà devo stare sempre con te, il mio Volere ed Io siamo uno solo, non siamo due, ma andiamo ai fatti, dimmi, quali sono queste tue cattiverie?”
Ed io: “Amor mio, non lo so, Tu stesso hai detto che la tua Volontà mi tiene rapita, come posso conoscerle?”
E Gesù: “Ah! non le conosci?”
Ed io: “Non posso conoscerle, perché Tu mi tieni sempre rapita e non mi dai tempo di pensare a me stessa e nel momento in cui voglio pensare a me, Tu or mi rimproveri severamente, fino a dirmi che dovrei vergognarmi di far ciò, ora amorosamente mi tiri a Te con tale forza, da farmi dimenticare me stessa, come posso farlo?”
E Gesù: “E se non puoi farlo significa che Io mi compiaccio più di quanto possa fare tu, tenendo tu in luogo di tutto la mia Volontà, questa se si vede tolta qualcosa di suo, ti sta sopra e t’impedisce di pensare a te stessa, sapendo che dove c’è dappertutto il mio Volere, cattiverie non ci possono essere. Perciò, geloso, mantengo la sentinella.”
Ed io: “Gesù, mi burli?”
E Gesù: “Figlia mia, mi costringi a farmi parlare per farti capire le cose come stanno. Senti, per farti giungere ad un punto sì nobile e divino, Io ho fatto con te come due amanti che si amano fino alla follia. Mai tu avresti amato tanto la mia Volontà se non mi avessi conosciuto, perciò prima ti ho dato l’estasi della mia Umanità, affinché conoscendo chi sono, tu mi amassi e per attirare tutto il tuo amore ho usato con te tanti stratagemmi d’amore, tu li ricordi, non è necessario che ti faccia l’elenco. Ora, dopo averti spinta ben bene ad amare la mia persona, tu sei stata presa dalla mia Volontà e l’ami e non potendo stare senza di Me dopo tanto tempo, come se fossimo vissuti insieme, era necessario che l’estasi della mia Volontà prendesse il posto della mia Umanità, tutto ciò che ho fatto prima sono state grazie per disporti all’estasi della mia Volontà, perché quando Io dispongo un’anima a vivere in modo più alto nella mia Volontà, sono costretto a manifestarmi per infondere grazie sì grandi.”
Ed io, sorpresa, ho detto: “Che dici, oh! Gesù? Come, la tua Volontà è estasi?”
“Sì, vera e perfetta estasi è il mio Volere e allora tu rompi questa estasi quando vuoi pensare a te, ma Io non te la do vinta, quindi volgono i tempi in cui verranno grandi castighi, sebbene tu non ci creda, li crederai tu e chi ti dirige quando li sentirete, perciò è necessario che l’estasi della mia Umanità sia interrotta, ma non del tutto, altrimenti tu mi legheresti dappertutto, quindi farò sottentrare il dolce incanto del mio Volere per farti soffrire anche meno nel vedere i castighi.”
20 Settembre 1913
Tutto ciò che succede intorno e nell’anima, non è che il lavorio continuo di Gesù di far adempiere e svolgere in essa la sua Volontà.
Stavo pensando allo stato presente, al fatto che poco o nulla soffro e Gesù subito:
“Figlia mia, tutto ciò che succede intorno all’anima e nell’anima: amarezze, piaceri, contrasti, morti, privazioni, contenti ed altro, non è che il mio lavorio continuo di far adempiere e svolgere la mia Volontà in loro, quando ottengo questo, tutto è fatto e perciò tutto le dà pace, anche lo stesso patire pare che voglia stare lontano, vedendo che il Volere Divino lo supera e che sta al posto di tutto e supera tutto; pare che tutti le facciano riverenza ed Io stesso quando l’anima giunge a questo punto che si serve di tutto per farmi compiere il lavorio del mio Volere, fatto ciò, la dispongo per il Cielo.”
21 Settembre 1913
Tutte le cose che l’anima fa nella Divina Volontà ed insieme con Gesù, acquistano le sue stesse qualità. Tutte le opere di Gesù stanno sempre in atto.
Questa mattina, il mio sempre amabile Gesù si è fatto vedere con una dolcezza ed affabilità indescrivibile, come se mi volesse dire una cosa a Lui tanto cara ed a me di grande sorpresa. Onde, abbracciandomi tutta e stringendomi al suo cuore mi ha detto:
“Figlia diletta mia, tutte le cose che l’anima fa nella mia Volontà ed insieme con Me, cioè, preghiere, azioni, passi, ecc., acquistano le mie stesse qualità, la stessa vita e gli stessi valori. Vedi, tutto ciò che Io feci sulla terra, preghiere, patimenti, opere, stanno tutti in atto e staranno in eterno a bene di chi ne vuole. Il mio operato differisce dall’operato delle creature; contenendo in Me la potenza creatrice, parlo e creo, come un giorno parlai e creai il sole e questo sole, che è sempre pieno di luce e di calore, dà sempre luce e calore, come se stesse in atto di ricevere da Me creazione continua, senza mai diminuirne. Tale fu il mio operato in terra, contenendo in Me la potenza creatrice, come il sole sta in continuo atto di dar luce, così le preghiere che feci, i passi, le opere, il sangue sparso, stanno in continuo atto di pregare, di operare, di camminare, ecc., sicché le mie preghiere continuano, i miei passi stanno sempre in atto di correre dietro alle anime e così del resto, altrimenti che grande differenza ci sarebbe tra il mio operato e quello dei miei santi?
Ora, senti figlia mia una cosa molto bella e non ancor capita dalle creature: tutto ciò che l’anima fa insieme con Me e nella mia Volontà, fa in modo che le cose mie restano le sue, il connesso della mia Volontà e l’operato insieme con Me rendono l’anima partecipe della mia stessa potenza creatrice.”
Io sono rimasta estatica, con una gioia che non potevo contenere e ho detto: “Possibile, oh! Gesù tutto questo?”
E Lui: “Chi non comprende ciò, può dire che non mi conosce.”
Ed è scomparso. Ma io non so dir bene né so spiegarmi meglio, chi può dire ciò che mi faceva comprendere? Anzi mi pare di aver detto spropositi.
25 Settembre 1913
I sacramenti producono i frutti a seconda che le anime sono assoggettati alla Divina Volontà ed a seconda il connesso che hanno col Divin Volere così producono gli effetti.
Avendo detto al confessore che Gesù mi aveva detto che la Volontà di Dio è il centro dell’anima e che questo centro sta nel fondo dell’anima, e, come sole, spandendo i suoi raggi dà luce alla mente, santità alle azioni, forza ai passi, vita al cuore, potenza alla parola, a tutto; non solo, ma questo centro della Volontà di Dio, mentre sta dentro di noi per fare che mai le possiamo sfuggire, per essere a nostra continua disposizione e per non lasciarci soli e separati neppure un minuto, ci sta anche di fronte, a destra, a sinistra, dietro e dovunque, anche in Cielo sarà nostro centro. Il confessore diceva che invece il nostro centro è il santissimo sacramento. Ora, nel venire il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, Io dovevo fare in modo che la santità fosse agevole ed accessibile a tutti, a tutte le condizioni, in tutte le circostanze ed in tutti i luoghi a meno che loro non la volessero. E’ vero che il santissimo sacramento è centro, ma chi lo istituì? Chi soggiogò la mia Umanità a rinchiudersi nel breve giro di un’ostia? Non fu la mia Volontà? Quindi la mia Volontà primeggerà sempre su tutto; e poi, se il tutto sta nell’Eucaristia, i sacerdoti che mi chiamano dal Cielo nelle loro mani e che più di tutti stanno al contatto delle mie carni sacramentali, dovrebbero essere i più santi, i più buoni ed invece molti sono i più cattivi. Povero Me, come mi trattano nel santissimo sacramento! E tante anime devote che mi ricevono, forse ogni giorno, sarebbero state tante sante, se bastasse il centro della Eucaristia ed invece, cosa da piangere, sono sempre allo stesso punto: vanitose, iraconde, puntigliose, eccetera, povero centro del santissimo sacramento, come resto disonorato. Invece, una madre di famiglia che fa la mia Volontà e che per le sue condizioni, non perché non vuole, non può ricevermi tutti i giorni, ma si vede paziente, caritatevole, porta il profumo in sé delle mie virtù eucaristiche; ah! è forse il sacramento o la mia Volontà cui essa si è sottoposta che la tiene soggiogata e supplisce al santissimo sacramento? Anzi ti dico che gli stessi sacramenti producono i frutti a seconda che le anime sono assoggettati alla mia Volontà, a seconda il connesso che hanno col mio Volere così producono gli effetti e se non c’è connesso col mio Volere, non si comunicheranno di Me, ma resteranno digiuni; si confesseranno, ma resteranno sempre sporchi; verranno alla mia presenza sacramentale, ma se i nostri voleri non si confrontano, sarò per loro come morto, perché solo la mia Volontà nell’anima che si fa soggiogare da Essa produce tutti i beni e dà vita agli stessi sacramenti e quelli che non comprendono ciò, significa che sono bambini nella religione.”
2 Ottobre 1913
Chi fa la Volontà di Dio, può dire che la sua vita è finita.
Continuando il mio solito stato, il benedetto Gesù si è fatto vedere dentro di me, ma tanto immedesimato con me che vedevo i suoi occhi nei miei, la sua bocca nella mia e così del resto e mentre lo vedevo così mi ha detto:
“Figlia mia, vedi come m’immedesimo con chi fa la mia Volontà e mi faccio una sola cosa con essa, mi faccio vita sua, perché la mia Volontà è dentro e fuori dell’anima, si può dire che è come aria che respira, che dà vita a tutto, come luce che fa vedere tutto e fa comprendere tutto, calore che riscalda, che feconda e fa crescere, cuore che palpita, mani che operano, piede che cammina e quando la volontà umana si unisce al mio Volere, si forma la mia vita nell’anima.”
Onde, avendo fatto la comunione, stavo dicendo a Gesù: “Ti amo.” E Lui mi ha detto:
“Figlia mia, vuoi amarmi davvero? Di’: “Gesù, ti amo con la tua Volontà.” E siccome la mia Volontà riempie Cielo e terra, il tuo amore mi circonderà ovunque ed il tuo ti amo si ripercuoterà lassù nei Cieli e fin nel profondo degli abissi, così se vuoi dire ti adoro, ti benedico, ti lodo, lo dirai unita con la mia Volontà e riempirai Cieli e terra di adorazioni, di benedizioni, di lodi, di ringraziamenti. Nella mia Volontà le cose sono semplici, facili ed immense, la mia Volontà è tutto, tanto che gli stessi miei attributi, che cosa sono? Un atto semplice della mia Volontà, sicché se la giustizia, la bontà, la sapienza, la fortezza, fanno il loro corso, la mia Volontà le precede, le accompagna, le mette in attitudine di operare, insomma, non si spostano un punto dal mio Volere. Perciò, chi prende la mia Volontà prende tutto, anzi può dire che la sua vita è finita, finite le debolezze, le tentazioni, le passioni, le miserie, perché in chi fa il mio Volere tutte le cose perdono i loro diritti, perché il mio Volere ha il primato su tutto e ha diritto a tutto.”
18 Novembre 1913
La croce può produrre tanto di bene, per quanto connesso ha l’anima con la Volontà di Dio.
Stavo pensando al mio povero stato e come anche la croce è stata allontanata da me e Gesù nel mio interno mi ha detto:
“Figlia mia, quando due volontà sono opposte tra loro, una forma la croce dell’altra, così tra Me e le creature: Quando la loro volontà è opposta alla mia, Io formo la croce loro e loro la croce mia, sicché Io sono l’asta lunga della croce e loro la corta, le quali, incrociandosi, formano la croce. Ora, quando la volontà dell’anima si unisce alla mia, le aste non restano più incrociate, ma unite tra loro e quindi la croce non è più croce, hai capito? E poi, Io santificai la croce, non Me la croce, sicché non è la croce che santifica, è la rassegnazione alla mia Volontà che santifica la croce, onde anche la croce tanto può operare di bene, per quanto connesso ha con la mia Volontà, non solo ciò, la croce santifica, crocifigge parte della persona, ma la mia Volontà non risparmia nulla, santifica tutto e crocifigge i pensieri, i desideri, la volontà, gli affetti, il cuore, tutto, ed essendo luce, la mia Volontà fa vedere all’anima la necessità di questa santificazione e crocifissione completa, in modo che essa stessa m’incita a voler compiere il lavorio della mia Volontà su di essa. Sicché la croce, le altre virtù, purché abbiano qualcosa si contentano e se possono inchiodare la creatura con tre chiodi, vantano trionfi; invece la mia Volontà, non sapendo fare opere incomplete, non si contenta di tre chiodi, ma di tanti chiodi per quanti atti di mia Volontà dispongo sulla creatura.”
27 Novembre 1913
La Divina Volontà è il punto più alto che esiste in Cielo e in terra.
Il mio sempre amabile Gesù continua a parlare della sua santissima Volontà:
“Figlia mia, quanti atti completi di mia Volontà la creatura compie, tante parti di Me prende in sé e quanto più prende della mia Volontà, tanta più luce acquista e dentro di sé forma il sole e siccome questo sole si è formato dalla luce che prende della mia Volontà, i raggi di questo sole sono concatenati con i raggi del mio Sole divino, sicché uno riverbera nell’altro, uno saetta l’altro ed a vicenda si frecciano e mentre fanno ciò, il sole che la mia Volontà ha formato nell’anima si va sempre più ingrandendo.”
Ed io: “Gesù, sempre qui stiamo, nella tua Volontà, pare che non abbia altro da dire.”
E Gesù: “La mia Volontà è il punto più alto che possa esistere in Cielo e in terra e quando l’anima vi è giunta, ha soggiogato tutto ed ha fatto tutto e non le resta altro che dimorare su queste altezze, godersele e comprendere sempre più questa mia Volontà, non ancora bene compresa né in Cielo né in terra. Hai bisogno di tempo, perché pochissimo hai compreso e molto ti resta da comprendere, la mia Volontà è tanta, che chi la fa può dirsi dio della terra e come la mia Volontà forma la beatitudine del Cielo, così questi dei che fanno la mia Volontà formano la beatitudine della terra e di chi sta loro vicino e non c’è bene che sulla terra esista, che non si debba attribuire a questi dei della mia Volontà, o come causa diretta o indiretta, ma tutto a loro si deve. Come in Cielo non c’è felicità che da Me non esca, così in terra non c’è bene che non venga da loro.”
8 Marzo 1914
Chi sta nella Divina Volontà, di tutto ciò che fa Gesù può dire è mio. Vivendo e morendo nel Divin Volere, non c’è bene che l’anima non si porti con sé.
Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù non ha smesso di parlarmi molto spesso della sua santissima Volontà, dirò quel poco che ricordo. Quindi, stando poco bene, nel venire il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, l’anima che sta nella mia Volontà, può dire di tutto ciò che faccio è mio, perché la volontà dell’anima sta tanto immedesimata con la mia, che ciò che fa la mia Volontà, fa essa, sicché vivendo e morendo nel mio Volere, non c’è bene che con sé non si porti, perché non c’è bene che la mia Volontà non contenga e di tutti i beni che vengono fatti dalle creature, la mia Volontà è la vita, onde, morendo l’anima nella mia Volontà si porta con sé le messe che si celebrano e le preghiere e le opere buone che si fanno, perché sono tutte frutti della mia Volontà e poi, tutto ciò è molto meno a confronto dell’operato stesso della mia Volontà che l’anima con sé si porta come suo, basta un istante dell’operato della mia Volontà per sorpassare tutto l’operato di tutte le creature passate, presenti e future, sicché per l’anima che muore nella mia Volontà, non c’è bellezza che la pareggi, né altezze, né ricchezze, né santità, né sapienza, né amore, nulla, nulla la può eguagliare, sicché quando l’anima che muore nella mia Volontà, farà ingresso nella patria celeste non si apriranno le sole porte del Cielo, ma tutto il Cielo si abbasserà per farla entrare nel celeste soggiorno, per fare onore all’operato della mia Volontà; che dirti poi della festa, della sorpresa di tutti i beati nel vedere quest’anima tutta improntata dell’operato della Volontà Divina! Quale sorpresa nel vedere in quest’anima che ha fatto tutto nel mio Volere, che tutto ciò che ha fatto in vita, ogni suo detto, ogni pensiero, parola, opera, azione, eccetera, sono tanti soli che l’adornano, ed uno diverso dall’altro nella luce e nella bellezza; nel vedere in quest’anima i tanti rivoli divini che inonderanno tutti i beati e che non potendoli contenere il Cielo scorreranno anche in terra a bene dei viatori.
Ah! figlia mia, la mia Volontà è il portento dei portenti, è il segreto per trovare la luce, la santità, le ricchezze, è il segreto di tutti i beni e non è conosciuto e quindi non è apprezzato né amato; apprezzalo ed amalo almeno tu e fallo conoscere a quelli che tu vedi disposti.”
Un altro giorno, stando soffrendo, sentivo di non poter far nulla, onde mi sentivo oppressa e Gesù, stringendomi tutta, mi disse:
“Figlia mia, non affannarti, cerca solo di stare abbandonata nella mia Volontà ed Io farò tutto per te, perché vale più un solo istante nella mia Volontà, che tutto ciò che potresti fare di bene in tutta la tua vita.”
Ricordo ancora che un altro giorno mi disse: “Figlia mia, chi veramente fa la mia Volontà, di tutto ciò che si svolge in sé, tanto nell’anima quanto nel corpo, di ciò che sente e di ciò che soffre, può dire: “Gesù soffre, Gesù è oppresso.” Perché tutto ciò che le creature mi fanno, giunge fin nell’anima in cui Io dimoro, perché fa la mia Volontà, sicché se le freddezze delle creature mi giungono, la mia Volontà le sente, ed essendo la mia Volontà vita di quell’anima, di conseguenza ne avviene che anche l’anima le sente, sicché invece di affliggersi di queste freddezze come sue, deve stare intorno a Me per consolarmi e ripararmi per le freddezze che mandano le creature; così se sente distrazioni, oppressione ed altro, deve stare intorno a Me per sollevarmi e ripararmi, non come cose sue, ma come mie, perciò l’anima che vive della mia Volontà sentirà tante diverse pene, a seconda delle offese che mi fanno le creature, ma repentinamente e quasi di soprassalto, come pure proverà gioie, contenti indescrivibili e se a volte deve occuparsi a consolarmi e ripararmi, nelle gioie e contenti deve occuparsi a goderseli ed allora la mia Volontà trova il mio tornaconto, altrimenti resterà contristata e senza poter svolgere ciò che contiene il mio Volere.”
Un altro giorno mi disse: “Figlia mia, chi fa la mia Volontà, non può assolutamente andare in purgatorio, perché la mia Volontà purga l’anima di tutto ed avendola tenuta sì gelosa in vita, custodita nel mio Volere, come potrò permettere che il fuoco del purgatorio la tocchi? E poi, al più le potrà mancare qualche abbigliamento e la mia Volontà, prima di svelarle la Divinità, l’abbaglia di tutto ciò che le manca e poi mi svelo.”
14 Marzo 1914
L’anima che fa la Volontà di Dio prende tutto Gesù.
Quest’oggi stavo fondendomi tutta in Gesù, ma tanto, da sentire al vivo e reale tutto Gesù in me e mentre lo sentivo mi ha detto, ma in modo sì tenero e commovente che il mio povero cuore si sentiva scoppiare:
“Figlia mia, mi è troppo duro non contentare chi fa la mia Volontà, come tu vedi non ho più mani, né piedi, né cuore, né occhi, né bocca, nulla mi resta, nella mia Volontà che hai preso di tutto ti sei impadronita, ed a Me nulla resta. Ecco perciò sui tanti e gravi mali che inondano la terra, non piovono i flagelli meritati, perché mi è duro non contentarti e poi come posso se non ho le mani e tu non me le cedi? Se mi saranno assolutamente necessarie, sarò costretto a farti un furto, oppure a convincerti, in modo che tu stessa me le ceda. Come mi è duro, come mi è duro dispiacere chi fa la mia Volontà! Dispiacerei me stesso.”
Io sono rimasta stupita per questo parlare di Gesù, non solo, ma vedevo davvero che io avevo le mani, i piedi, gli occhi di Gesù e Gli ho detto: “Gesù, fammi venire.”
E Lui: “Dammi un altro poco di vita in te e poi verrai.”
17 Marzo 1914
Chi fa la Volontà di Dio entra a parte delle azioni “ad intra” delle Divine Persone e si rende inseparabile da Esse.
Continuando il solito mio stato, il mio amabile Gesù continuava a farsi vedere in tutta me, infatti io possedevo tutte le sue membra; si mostrava tanto contento, che sembrava non poter contenere questo contento e mi ha detto:
“Figlia mia, chi fa la mia Volontà entra a parte delle azioni “ad intra” delle Divine Persone, solo per chi fa il mio Volere è riservato questo privilegio, non solo di prendere parte a tutte le nostre opere “ad extra”, ma da queste passa alle opere “ad intra”. Ecco perciò mi è duro non contentare chi vive del mio Volere, perché stando l’anima nella mia Volontà, sta nell’intimo del nostro cuore, dei nostri desideri, dei nostri affetti, dei pensieri, il suo palpito, il suo respiro ed il nostro sono uno solo, sicché sono tali e tanti i contenti che ci dà, i compiacimenti, la gloria, l’amore, tutti di modi e di natura infiniti, in niente dissimile dai nostri, che come per il nostro amore eterno uno rapisce l’altro, l’uno forma il contento dell’altro, tanto che non potendo molte volte contenere questo amore e questi contenti, usciamo in opere “ad extra”, così restiamo rapiti e felicitati da quest’anima che fa il nostro Volere. Quindi, come rendere scontenta chi tanto ci contenta? Come non amare come amiamo Noi stessi, e non come amiamo le altre creature, chi ci ama col nostro amore? Non ci sono cortine di segreti tra Noi e quest’anima, non c’è nostro e tuo, ma tutto è comune e ciò che Noi siamo per natura, impeccabili, santi, ecc., così rendiamo l’anima per grazia, affinché nessuna disparità sia tra lei e Noi. E come Noi non potendo contenere il nostro amore usciamo in opere “ad extra”, così non potendo contenere l’amore di chi fa il nostro Volere, la mettiamo fuori di Noi e l’additiamo ai popoli come la nostra favorita, la nostra amata e che solo per lei e per le anime simili, facciamo discendere i beni sulla terra e che solo per loro amore conserviamo la terra; poi, la rinchiudiamo dentro di Noi per godercela, perché come le Divine Persone siamo inseparabili, così si rende inseparabile da Noi chi fa il nostro Volere.”
19 Marzo 1914
Chi fa la Volontà di Dio forma il suo gioiello.
Pare che il benedetto Gesù abbia voglia di parlare del suo Santissimo Volere. Io mi stavo diffondendo in tutto il Suo interno, nei suoi pensieri, desideri, affetti, nella sua Volontà, nel suo amore, in tutto e Gesù, con una dolcezza infinita, mi ha detto:
“Oh! se tu sapessi il contento che mi dà chi fa la mia Volontà il tuo cuore scoppierebbe di gioia! Vedi, come tu ti diffondevi nei miei pensieri, desideri, ecc., così formavi il trastullo dei miei pensieri ed i miei desideri, fondendosi nei tuoi, giocavano insieme, i tuoi affetti uniti alla tua volontà ed al tuo amore, correndo e volando nei miei affetti, nel mio Volere ed amore, si baciavano e scaricandosi come rapido fiumicello nel mare immenso dell’Eterno, si trastullavano con le Divine Persone, ora col Padre, ora con Me, ed ora con lo Spirito Santo. Ed ora non volendo dare il tempo Uno all’Altro giochiamo tutti e Tre insieme con essa e ne formiamo il nostro gioiello e questo gioiello ci è tanto caro, che dovendo formare il nostro trastullo, lo teniamo con gelosia “ad intra”, nell’intimo della nostra Volontà e quando le creature ci amareggiano, ci offendono, per rinfrancarci prendiamo il nostro gioiello e ci trastulliamo insieme.”
21 Marzo 1914
Irresistibile bisogno di Gesù di far conoscere all’anima come l’ama e tutti i doni di cui la va riempiendo.
Gesù continua: “Figlia mia, Io amo tanto chi fa la mia Volontà, che non posso manifestarle tutto, né tutto insieme l’amore che le voglio, se Io le manifestassi tutto insieme, la grazia con cui la vado arricchendo, la bellezza di cui la vado abbellendo, tutti i beni di cui lo vado riempiendo, l’anima morirebbe di gioia, il cuore scoppierebbe, in modo da non poter più vivere sulla terra e di botto prenderebbe il volo verso il Cielo; ma Io sento un irresistibile bisogno di far conoscere il bene che le voglio. E’ troppo duro amare, far del bene e non farsi conoscere, mi sento scoppiare il mio cuore e non potendo resistere a tanto amore, le vado manifestando a poco a poco come l’amo e tutti i doni di cui la vado riempiendo e quando l’anima si sentirà riempita fino all’orlo, fino a non poterli più contenere, in una di queste mie manifestazioni sparirà dalla terra e sboccherà nel seno dell’Eterno.”
Ed io: “Gesù, vita mia, mi pare che esageri un poco nel manifestarmi dove può giungere un’anima che fa la tua Volontà.” E Gesù, compatendo la mia ignoranza, sorridendo mi ha detto:
“No, no diletta mia, non esagero, chi esagera pare che voglia ingannare, il tuo Gesù non sa ingannarti, anzi è nulla ciò che ti ho detto, riceverai maggiori sorprese quando, rotti il carcere del tuo corpo e nuotando nel mio seno, apertamente ti sarà svelato dove il mio Volere ti ha fatto giungere.”
24 Marzo 1914
L’Umanità di Gesù è limitata, mentre la sua Volontà è interminabile.
Continuando il mio solito stato, mi lamentavo con Gesù ché non veniva ancora, quando è venuto mi ha detto:
“Figlia mia, la mia Volontà nasconde in Sé la mia stessa Umanità, ecco perciò parlandoti della mia Volontà, qualche volta ti nascondo la mia Umanità, ti senti circondata di luce, senti la voce e non mi vedi, perché la mia Volontà l’assorbe in Sé, in quanto questa ha i suoi limiti, mentre la mia Volontà è eterna e senza limiti. Difatti, la mia Umanità stando in terra non occupò tutti i luoghi, tutti i tempi né tutte le circostanze e dove non potette arrivare lei, supplì e giunse la mia Volontà interminabile. E quando trovo le anime che in tutto vivono del mio Volere, suppliscono alla mia Umanità, ai tempi, ai luoghi ed alle circostanze e perfino ai patimenti, perché vivendo in loro il mio Volere, Io mi servo di loro come mi servii della mia Umanità. Che cosa fu la mia Umanità se non che organo della mia Volontà? E tale sono quelli che fanno la mia Volontà.”
5 Aprile 1914
Tutto ciò che si fa nella Volontà di Dio diventa luce.
Continuando il mio solito stato, il mio adorabile Gesù si faceva vedere in un’immensità di luce ed io nuotavo in questa luce, sicché me la sentivo scorrere nelle orecchie, negli occhi, nella bocca, in tutto e Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, chi fa la mia Volontà, se opera, l’opera diventa luce, se parla, se pensa, se desidera, se cammina, ecc., le parole, i pensieri, i desideri, i passi si cambiano tutti in luce, ma luce attinta dal mio Sole, sicché la mia Volontà attira con tanta forza l’anima che fa il mio Volere, che la fa girare sempre intorno a questa luce e come gira, più luce prende che la tiene come rapita in Me.”
10 Aprile 1914
Il centro di Gesù nella terra è l’anima che fa la sua Volontà. La Divina Volontà è riposo perpetuo.
Questa mattina, il mio sempre amabile Gesù è venuto crocifisso, mi ha partecipato le sue pene e mi ha tirato a Sé, tanto nel mare della sua passione, che l’ho seguita quasi passo per passo, ma chi può dire tutte le cose che comprendevo, sono tante che non so da dove cominciare, dico solo che nel vederlo strappare la corona di spine, le spine mantenevano il sangue per non farlo uscire del tutto, nello strappare la corona di spine quel sangue è sboccato fuori da quei piccoli fori e ha cominciato a piovere a larghi rivi sulla faccia, sopra i capelli e poi è sceso su tutta la persona di Gesù.
E Gesù: “Figlia, queste spine che mi pungono la testa, pungeranno l’orgoglio, la superbia, le piaghe più nascoste, per fare uscire il pus che contengono e le spine intinte del mio sangue le risaneranno e restituiranno la corona che il peccato aveva loro tolto.”
E poi Gesù mi ha fatto passare ad altri passi della Passione, ma io mi sentivo trafiggere il cuore nel vederlo tanto soffrire e Lui, quasi per sollevarmi, ha ripreso a parlare del suo Santo Volere:
“Figlia mia, il mio centro sulla terra è l’anima che fa la mia Volontà. Vedi, il sole sulla terra spande la luce ovunque, ma ha il suo centro. Io nel Cielo sono vita di ciascuno dei beati, ma ho il mio centro, il mio trono; così in terra mi trovo dappertutto, ma il mio centro, il luogo dove erigo il mio trono per regnare, i miei carismi, le mie compiacenze, i miei trionfi ed il mio stesso cuore palpitante, tutto Me stesso si trova, come in proprio centro, nell’anima che fa la mia Santissima Volontà. Quest’anima è tanto immedesimata con Me, che mi diventa inseparabile e tutta la mia sapienza e potenza non sa trovare mezzi per disgiungersi minimamente da lei.”
Poi ha soggiunto: “L’amore ha le sue ansie, i desideri, gli ardori, le sue irrequietezze; la mia Volontà è riposo perpetuo e sai perché? Perché l’amore contiene il principio, il mezzo e la fine dell’opera, quindi per venire a fine, si suscitano le ansie, le irrequietezze, ed in queste si mescola molto d’umano e d’imperfetto e se Volontà mia ed amore non uniscono passo a passo, povero amore, come resta disonorato, anche nelle opere più grandi e più sante. Invece la mia Volontà opera in un atto semplice, siccome l’anima dà tutta l’attitudine dell’opera alla mia Volontà, mentre la mia Volontà opera lei riposa, quindi, non operando l’anima ma la mia Volontà in lei, non ci sono ansie né irrequietezze e sono scevre da qualunque imperfezione.”
18 Maggio 1914
Le anime paciere sono i bastoni di Dio.
Sentendomi oppressa, stavo quasi in atto d’essere sorpresa dalle velenose onde del turbamento. Il mio amabile Gesù, mio sentinella fedele, è subito corso ad impedire che il turbamento entrasse in me e, sgridandomi, mi ha detto:
“Figlia, che fai? E’ tale e tanto l’amore e l’interesse che ho di mantenere l’anima in pace, che sono costretto a fare miracoli per conservare l’anima in pace e chi turba queste anime vorrebbe farmi fronte ed impedire questo mio miracolo tutto d’amore, quindi ti raccomando d’essere equilibrata in tutto, il mio Essere è in pieno equilibrio in tutto eppure mali ne vedo, ne sento, amarezze non me ne mancano, ma non mi squilibro mai, la mia pace è perenne, i miei pensieri sono pacifici, le mie parole sono melate di pace, il palpito del mio cuore non è mai tumultuante, anche in mezzo ad immense gioie ed interminabili amarezze, lo stesso operato delle mie mani nell’atto di flagellare, scorre sulla terra inviluppato nelle onde di pace. Sicché se tu non ti conservi in pace, stando nel tuo cuore mi sento disonorato ed il mio modo ed il tuo non vanno più d’accordo, sicché mi sentirei in te inceppato nello svolgere i miei modi in te e quindi mi renderesti infelice. Solo le anime paciere sono i miei bastoni dove mi poggio e quando le molte iniquità mi strappano i flagelli dalle mani, poggiandomi a questi bastoni faccio sempre meno di quello che dovrei fare. Ah!, mai sia se, mi mancassero questi bastoni, mancandomi gli appoggi manderei tutto a rovina.”
29 Giugno 1914
La creatura che vive nel Voler Divino entra a parte delle azioni “ad intra” delle Divine Persone.
Avendo alcune persone autorevoli letto ciò che sta scritto il 17 Marzo, cioè, che chi fa la Volontà di Dio entra a parte delle azioni “ad intra” delle Divine Persone, ecc., hanno detto che non era giusto e che la creatura non entra in questo; io sono rimasta impensierita, ma calma e convinta che Gesù avrebbe fatto conoscere la verità. Onde, trovandomi nel solito mio stato, vedevo innanzi alla mia mente un mare interminabile e dentro questo mare tanti oggetti, alcuni piccoli, alcuni più grandi, uno restava sulla superficie del mare e restava solo bagnato, un altro andava giù in fondo e restava dentro e fuori impregnato d’acqua e altri andavano tanto giù che restavano sperduti nel mare. Ora mentre vedevo ciò, è venuto il mio sempre amabile Gesù e mi ha detto:
“Figlia diletta mia, hai visto? Il mare simboleggia la mia immensità e gli oggetti diversi nella grandezza simboleggiano le anime che vivono nella mia Volontà, i diversi modi di stare, chi alla superficie, chi in giù e chi sperduto in Me, sono a seconda che vivono nel mio Volere, chi imperfetta, chi più perfetta e chi giunge a tanto da sperdersi del tutto nel mio Volere. Ora figlia mia, il mio “ad intra” di cui ti ho parlato è proprio questo, che ora ti tengo insieme con Me, con la mia Umanità e tu prendi parte alle mie pene, alle opere ed alle gioie della mia Umanità, ed ora, tirandoti dentro di Me, ti faccio sperdere nella mia Divinità, quante volte non ti ho fatto nuotare in Me e ti ho tenuta tanto dentro di Me che tu non potevi vedere altro che Me dentro e fuori di te? Ora, tenendoti in Me tu hai preso parte ai godimenti, all’amore ed a tutto il resto, a seconda sempre della tua piccola capacità e sebbene le nostre opere “ad intra” siano eterne, pure le creature godono degli effetti di quelle opere nella loro vita, a seconda del loro amore. Ora, quale meraviglia se quando la volontà dell’anima è una con la mia, Io la metto dentro di Me e la rendo indissolubile, sempre, fino a tanto che non si sposti dalla mia Volontà, quindi ho detto che prende parte alle opere “ad intra”? E poi, dal modo in cui sta chiarito dopo, se avessero voluto conoscere la verità, avrebbero potuto conoscere benissimo il significato del mio “ad intra”, perché la verità è luce alla mente e con la luce le cose si vedono quali sono, invece, se non si vuole conoscere la verità, la mente è cieca e le cose non si vedono quali sono, quindi suscitano dubbi e difficoltà e si rimane più ciechi di prima. E poi, il mio Essere è sempre in atto, non ha né principio né fine, sono vecchio e nuovo, quindi le nostre opere “ad intra” sono state, stanno e staranno sempre in atto, quindi l’anima, con l’unione intima alla nostra Volontà, è già dentro di Noi e quindi ammira, contempla, ama, gode, prende parte al nostro amore, ai godimenti ed a tutto il resto. Perché dunque è stato considerato sproposito quello che ho detto che chi fa la mia Volontà prende parte alle azioni “ad intra”?”
Ora, mentre Gesù diceva ciò, mi è venuta nella mente una similitudine: Un uomo sposa una donna e da questi nascono i figli, questi sono ricchi, virtuosi e tanto buoni da felicitare chiunque possa vivere con loro. Ora se una persona, presa dalla bontà di questi coniugi, vuol vivere insieme con loro, non viene a prendere parte alle ricchezze, alla felicità loro? E col vivere insieme non si sente infondere le loro virtù? Se ciò si può fare umanamente, molto più col nostro amabile Gesù.
15 Agosto 1914
L’anima mitiga i dolori di Gesù.
Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù, è venuto diversamente dal suo modo solito che ha con me in questo periodo della mia vita, cioè, che se viene è per poco, come un lampo ed a lampo e quasi con la totale cessazione delle sofferenze che mi comunicava nel venire, perché il solo suo santo Volere è quello che mi supplisce per tutto. Onde, questa mattina è venuto e si è trattenuto parecchie ore, ma in uno stato che faceva piangere le pietre, si doleva tutto e voleva essere lenito in tutte le parti della sua santissima Umanità, pareva che se non ci fosse stato ciò, avrebbe ridotto il mondo ad un mucchio, pareva che non volesse andarsene per non vedere le stragi ed i gravi spettacoli del mondo e che quasi lo costringessero a fare cose peggiori. Ond’io l’ho stretto a me e volendolo lenire ho cominciato a fondermi nella sua intelligenza, per potermi trovare in tutte le intelligenze delle creature e così dare ad ogni pensiero cattivo il mio pensiero buono, per riparare e per lenire tutti i pensieri offesi di Gesù; così mi fondevo nei suoi desideri, per potermi trovare in tutti i desideri cattivi delle creature, per mettere il mio desiderio buono per lenire i desideri offesi di Gesù e così di tutto il resto. Onde, dopo che l’ho lenito parte per parte, come se si fosse rinfrancato, mi ha lasciato.
25 Settembre 1914
Effetti delle preghiere fatte nella Divina Volontà.
Stavo offrendo le mie povere preghiere al benedetto Gesù e pensavo tra me a chi fosse meglio che Gesù benedetto le applicasse. E Lui benignamente mi ha detto:
“Figlia mia, le preghiere fatte insieme con Me e con la stessa mia Volontà, possono darsi a tutti, senza escludere nessuno e tutti hanno la loro parte ed i loro effetti come se si fossero offerte ad una sola, però agiscono a seconda delle disposizioni delle creature, come la comunione, la mia Passione, per tutti ed a ciascuna Io la dò, ma gli effetti sono a seconda delle loro disposizioni e col riceverla dieci, non è meno il frutto che se l’avessero ricevuto cinque. Tale è la preghiera fatta insieme con Me e con la mia Volontà.”
Ottobre, 1914
Valore delle ore della Passione e ricompensa che darà a quelli che le faranno.
Stavo scrivendo le ore della Passione e pensavo tra me: “Quanti sacrifici nello scrivere queste benedette ore della Passione, specie nel mettere su carta certi atti interni che solo tra me e Gesù sono passati, quale sarà la ricompensa che Egli mi darà?” E Gesù, facendomi sentire la sua voce tenera e dolce, mi ha detto:
“Figlia mia, per compenso che hai scritto le ore della mia Passione, ad ogni parola che hai scritto ti darò un bacio, un’anima.”
Ed io: “Amor mio, questo a me, ed a quelle che le faranno che darai?”
E Gesù: “Se le faranno insieme con Me e con la mia stessa Volontà, ad ogni parola che reciteranno darò anche un’anima, perché tutta la maggiore o minore efficacia di queste ore della mia Passione sta nella maggiore o minore unione che hanno con Me e, facendole con la mia Volontà, la creatura si nasconde nel mio Volere ed agendo il mio Volere posso fare tutti i beni che voglio, anche per una sola parola e questo ogni volta che le faranno.”
Un’altra volta stavo lamentandomi con Gesù, ché dopo tanti sacrifici nello scrivere queste ore della Passione, erano molto poche le anime che le facevano ed Egli:
“Figlia mia, non ti lamentare, anche se fosse una sola, ne dovresti essere contenta, non avrei sofferto tutta la mia Passione anche se si dovesse salvare una sola anima? Così anche tu. Mai si deve omettere il bene perché se ne avvalgono pochi, tutto il male è per chi non approfitta; e come la mia Passione fece acquistare il merito alla mia Umanità come se tutti si salvassero, anche se non tutti si salvano, perché la mia Volontà era quella di salvarli tutti e meritai a seconda che Io volevo, non a seconda del profitto che ne avrebbero fatto le creature; così tu, a seconda che la tua volontà si è immedesimata con la mia Volontà di voler e di fare bene a tutti, così resterai ricompensata, tutto il male è di quelle che, potendo, non le fanno, queste ore sono le più preziose di tutte, perché non è altro che ripetere ciò che feci nel corso della mia vita mortale e ciò che continuo nel santissimo sacramento. Quando sento queste ore della mia Passione, sento la mia stessa voce, le mie stesse preghiere, vedo la mia Volontà in quell’anima, qual è di volere il bene di tutti e di riparare per tutti ed Io mi sento trasportato a dimorare in essa per poter fare in lei ciò che fa lei stessa. Oh! quanto amerei che anche una sola per paese facesse queste ore della mia Passione! Sentirei Me stesso in ogni paese e la mia giustizia grandemente sdegnata, in questi tempi resterebbe in parte placata.”
Aggiungo che un giorno stavo facendo l’ora quando la Celeste Mamma diede sepoltura a Gesù ed io la seguii per tenerle compagnia nella sua amara desolazione, per compatirla. Non ero solita fare sempre questa, solo qualche volta, ora ero indecisa se farla o no e Gesù benedetto, tutto amore e come se mi pregasse, mi ha detto:
“Figlia mia, non voglio che la tralasci, la farai per amor mio in onore della mia Mamma. Sappi che ogni qualvolta tu la fai, la mia Mamma si sente come se stesse in persona in terra quindi ripete la sua vita e riceve essa quella gloria ed amore che diede a Me sulla terra ed Io sento come se stesse di nuovo la mia Mamma in terra, le sue tenerezze materne, il suo amore e tutta la gloria che Ella mi diede, quindi ti terrò in conto di madre.”
Onde, abbracciandomi, mi sentivo dire zitto zitto: “Mamma mia, mamma.” E mi suggeriva ciò che fece e soffrì in quest’ora la dolce Mamma ed io la seguii e d’allora in poi aiutata dalla sua grazia non l’ho più tralasciata .
29 Ottobre 1914
Gli atti uniti con la Volontà di Dio sono atti compiuti e perfetti.
Stavo lamentandomi con Gesù benedetto per le sue privazioni, il mio povero cuore oppresso dava in delirio e spropositando ho detto: “Amor mio, come, hai dimenticato che senza di Te non so e non posso stare? O con Te in terra, o con Te in Cielo, forse vuoi che te lo ricordi? Vuoi stare in silenzio, dormire, corrucciato? Sta’ pure, purché stia sempre con me, ma sento che mi hai messo fuori del tuo cuore. Ah! ti è bastato il cuore di farlo?” Ma mentre dicevo questi ed altri spropositi, il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
“Figlia mia, calmati, sto qui e dicendomi che ti ho messo fuori del mio cuore è un insulto che mi fai, mentre ti tengo in fondo al mio cuore e tanto stretta, che tutto il mio Essere scorre in te ed il tuo in Me, quindi sii attenta che di questo mio Essere che scorre in te niente ti sfugga e che ogni tuo atto sia unito con la mia Volontà, perché la mia Volontà contiene atti tutti compiuti, basta un solo atto di mia Volontà per creare mille mondi e tutti perfetti e completi, non ho bisogno di atti susseguenti, uno solo mi basta per tutti. Onde tu, facendo l’atto più semplice unito con la mia Volontà, mi darai un atto completo, cioè di amore, di lode, di riparazione, tutto insomma mi racchiuderai in quest’atto, anzi racchiuderai anche Me stesso e darai Me a Me. Ah! sì, solo questi atti uniti con la mia Volontà mi possono stare di fronte, perché ad un Essere perfetto che non sa fare atti incompleti, ci vogliono atti completi e perfetti per dargli onore e compiacimento e la creatura solo nella mia Volontà troverà questi atti completi e perfetti, invece fuori della mia Volontà, per quanto buoni possano essere i loro atti, saranno sempre imperfetti ed incompleti, perché la creatura ha bisogno di atti susseguenti per completare e perfezionare un’opera, se pure vi riesce; quindi, tutto ciò che la creatura fa fuori della mia Volontà, Io lo guardo come un nonnulla. Perciò la mia Volontà sia la tua vita, il tuo regime, il tuo tutto e così, racchiudendo la mia Volontà, tu starai in Me ed Io in te e ti guarderai bene dal dire un’altra volta che ti ho messo fuori del mio cuore.”
4 Novembre 1914
Compiacimento di Gesù per le ore della Passione.
Stavo facendo le ore della Passione e Gesù, tutto compiacendosi, mi ha detto:
“Figlia mia, se tu sapessi il grande compiacimento che provo nel vederti ripetere queste ore della mia Passione e sempre ripeterle e di nuovo ripeterle, tu resteresti felice. E’ vero che i miei santi hanno meditato la mia Passione ed hanno compreso quanto ho sofferto e si sono sciolti in lacrime di compassione, tanto, da sentirsi consumare per amore delle mie pene, ma non così continuato e tante volte ripetute con quest’ordine, sicché posso dire che tu sei la prima che mi dai questo gusto sì grande e speciale e vai sminuzzando in te ora per ora la mia vita e ciò che soffrii ed Io mi sento tanto tirato, che ora per ora ti dò il cibo e mangio teco lo stesso cibo e faccio insieme con te ciò che fai tu. Sappi però che ti compenserò abbondantemente di nuova luce e nuove grazie ed anche dopo la tua morte, ogniqualvolta queste ore della mia Passione saranno fatte dalle anime su questa terra, Io in Cielo ti ammanterò sempre di nuova luce e gloria.”
6 Novembre 1914
Chi fa le ore della Passione fa sua la vita di Gesù e prende lo stesso ufficio di Lui.
Continuando le solite ore della Passione, il mio amabile Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, il mondo sta in continuo atto di rinnovare la mia Passione e siccome la mia immensità involge tutti, dentro e fuori le creature, così sono costretto dal loro contatto a ricevere chiodi, spine, flagelli, disprezzi, sputi e tutto il resto che soffrii nella Passione ed anche più. Ora, se certe creature fanno queste ore della mia Passione, dal contatto di queste mi sento togliere i chiodi, frantumare le spine, raddolcire le piaghe, togliere gli sputi, mi sento contraccambiare in bene il male che mi fanno gli altri, ed Io, sentendo che il loro contatto non mi fa male, ma bene, mi poggio sempre più su loro.”
Oltre a ciò, tornando il benedetto Gesù a parlare di queste ore della Passione ha detto:
“Figlia mia, sappi che col fare queste ore, l’anima prende i miei pensieri e li fa suoi, le mie riparazioni, le preghiere, i desideri, gli affetti, anche le più intime mie fibre e le fa sue ed elevandosi su, tra il Cielo e la terra fa il mio stesso ufficio e come corredentrice dice insieme a Me: “Ecce ego mitte me, voglio ripararti per tutti, risponderti per tutti ed impetrare il bene a tutti.”
20 Novembre 1914
Necessità di scrivere circa i castighi. La Divina Volontà e l’amore formano nell’anima la vita e la Passione di Gesù.
Mi sentivo molto afflitta per le privazioni di Gesù benedetto e molto più per i flagelli che attualmente stanno piovendo sulla terra e che tante volte Gesù mi aveva detto tanti anni prima. Mi pare proprio che in tanti anni che mi ha tenuto in letto, dividevamo insieme il peso del mondo, soffrivamo e lavoravamo insieme a pro di tutte le creature. Mi pare che lo stato di vittima in cui l’amabile Gesù mi aveva messo, concatenava insieme tra me e Lui tutte le creature, non vi era cosa che facesse, o castigo che dovesse mandare, che non me lo facesse sapere ed io tanto facevo presso di Lui, in modo che o dimezzava il castigo o non lo faceva affatto. Oh! come mi affligge il pensiero che Gesù abbia ritirato a Sé tutto il peso delle creature e che io, come indegna di lavorare insieme con Lui, sia stata messa da parte. Ma altre afflizioni ancora, ché Gesù nelle scappatine che fa continua a dirmi che le guerre, i flagelli che ci sono, sono nulla ancora, mentre pare che sono troppo, ed altre nazioni si metteranno in guerra, non solo e col tempo svolgeranno guerre contro la Chiesa, investiranno persone sacre e le uccideranno. Quante chiese saranno profanate! Io, veramente ho omesso per circa due anni nello scrivere i castighi che Gesù spesso spesso mi ha manifestato, sia perché sono cose ripetute e sia perché scrivere sui castighi mi fa tanto male che non posso andare avanti, però Gesù, una sera mentre scrivevo ciò che mi aveva detto sulla sua Santissima Volontà, siccome avevo tralasciato ciò che mi aveva detto dei castighi, rimproverandomi dolcemente, mi disse:
“Perché non hai scritto tutto?”
Ed io: “Amor mio, non mi sembrava necessario e poi Tu sai quanto soffro.”
E Gesù: “Figlia mia, se non fosse necessario non te lo direi e poi, essendo il tuo stato di vittima concatenato con gli eventi che la mia provvidenza dispone sulle creature e poiché nei tuoi scritti si vede questo concatenamento tra te e Me e tra le creature e le tue sofferenze per impedire flagelli, ora se si vedesse questo vuoto la cosa comparirebbe scordante ed incompleta, ed Io non so fare cose scordanti ed incomplete.”
Ed io, stringendomi nelle spalle, ho detto: “Mi è troppo duro il farlo e poi, chi si ricorderà il tutto?”
E Gesù, sorridendo, ha soggiunto: “E se dopo la tua morte ti darò una pena di fuoco nelle mani in Purgatorio, che dirai?
Ora ecco la causa per cui mi son decisa ad accennare ai castighi, spero che Gesù perdonerà la mia omissione e prometto d’essere attenta per l’avvenire.
Ora, ritorno a dire che stando molto afflitta, Gesù, nel venire, per sollevarmi mi ha preso fra le sue braccia e mi ha detto:
“Figlia mia, sollevati, chi fa la mia Volontà non resta mai lontano da Me, anzi è insieme con Me nelle opere che compio, nei miei desideri, nel mio amore, in tutto e dovunque è insieme con Me. Anzi posso dire che siccome voglio tutto per Me, affetti, desideri, ecc., di tutte le creature, non avendoli, Io sto in attitudine intorno alle creature per farne conquista; ora, trovando in chi fa la mia Volontà il compiacimento dei miei desideri, il mio desiderio si riposa in essa, il mio amore si riposa nel suo amore e così di tutto il resto.”
Poi ha soggiunto: “Ti ho dato due cose grandissime, che si può dire formavano la mia stessa vita, infatti la mia vita fu racchiusa in questi due punti: Volontà Divina e amore. Questa Volontà svolse in Me la mia vita e compì la mia Passione. Non altro voglio da te, che la mia Volontà sia la tua vita, la tua regola e che in nessuna cosa, sia piccola o grande, sfugga da essa e questa Volontà svolgerà in te la mia Passione e quanto più stretta starai alla mia Volontà, tanto più sentirai in te la mia Passione. Se farai scorrere in te come vita la mia Volontà, questa ti farà scorrere in te la mia Passione, sicché te la sentirai scorrere in ogni tuo pensiero, nella tua bocca, ti sentirai inzuppata la lingua e la tua parola uscirà calda del mio sangue ed eloquentemente parlerai delle mie pene, il tuo cuore sarà pieno delle mie pene ed in ogni sbocco che darà, a tutto il tuo essere porterà l’impronta della mia Passione, ed Io ti andrò sempre ripetendo: “Ecco la mia vita, ecco la mia vita.” E mi diletterò nel farti delle sorprese, narrandoti or una pena ed ora un’altra non ancor da te sentita o compresa. Non ne sei contenta?”
17 Dicembre 1914
La Divina Volontà forma la vera e perfetta consacrazione della vita divina nell’anima.
Continuando il mio solito stato e stando molto afflitta per le privazioni di Gesù, dopo molti stenti è venuto, facendosi vedere in tutto il mio povero essere, e, mi pareva come se fossi la veste di Gesù e rompendo il suo silenzio mi ha detto:
“Figlia mia, anche tu puoi formare delle ostie e consacrarle. Vedi la veste che mi copre nel sacramento? Sono gli accidenti del pane con cui viene formata l’ostia, la vita che esiste in quest’ostia è il mio corpo, il mio sangue e la mia Divinità, l’attitudine che contiene questa vita è la mia Suprema Volontà e questa Volontà svolge l’amore, la riparazione, l’immolazione e tutto il resto che faccio nel sacramento, di cui mai un punto si sposta dal mio Volere; non c’è cosa che esce da me, cui il mio Volere non vada innanzi.
Ed ecco come anche tu puoi formare l’ostia: l’ostia è materiale e tutta opera umana, anche tu hai un corpo materiale ed una volontà umana, questo tuo corpo e questa tua volontà, se li manterrai puri, retti, lontani da qualunque ombra di peccato, sono gli accidenti, i veli per potermi consacrare e vivere nascosto in te. Ma non basta, ciò sarebbe come all’ostia senza la consacrazione, onde ci vuole la mia vita; la mia vita è composta di santità, di amore, di sapienza, di potenza, ecc., ma il motore di tutto è la mia Volontà, quindi, dopo che hai preparato l’ostia, devi far morire la tua volontà nell’ostia, la devi cuocere ben bene per fare che più non rinasca e devi far sottentrare in tutto l’essere tuo la mia Volontà e Questa, che contiene tutta la mia vita, formerà la vera e perfetta consacrazione. Sicché non avrà più vita il pensiero umano, ma il pensiero del mio Volere e questa consacrazione creerà la mia sapienza nella tua mente, non più vita dell’umano, la debolezza, l’incostanza, perché la mia Volontà formerà la consacrazione della vita divina, della fortezza, della fermezza e di tutto ciò che Io sono. Onde, ogniqualvolta farai scorrere la tua volontà nella mia, i tuoi desideri e tutto ciò che sei e potrai fare, Io rinnoverò la consacrazione e come ostia vivente, non morta, quali sono le ostie senza me, Io continuerò la mia vita in te. Ma non è tutto, nelle ostie consacrate, nelle pissidi, nei tabernacoli, tutto è morto, muto, non vi è sensibilmente un palpito, uno slancio d’amore che possa rispondere a tanto mio amore. Se non fosse ché Io aspetto i cuori per darmi a loro, Io sarei ben infelice e resterei defraudato nel mio amore e la mia vita sacramentale sarebbe senza scopo; e se ciò tollero nei tabernacoli, non lo tollererei nelle ostie viventi. Quindi, alla vita è necessaria la nutrizione, ed Io nel sacramento voglio essere nutrito e voglio essere nutrito del mio stesso cibo, cioè, l’anima farà sua la mia Volontà, il mio amore, le mie preghiere, le riparazioni, i sacrifici e li darà a Me come cose sue ed Io mi nutrirò. L’anima si unirà a Me, tenderà le sue orecchie per sentire ciò che sto facendo per farlo insieme con Me e mano mano che replicherà i miei stessi atti, mi darà il suo cibo ed Io sarò felice e solo in queste ostie viventi troverò il compenso della solitudine, del digiuno e di ciò che soffro nei tabernacoli.”
21 Dicembre 1914
Il più grande sollievo per Gesù è avere compagnia alle pene.
Stavo nel solito mio stato ed il benedetto Gesù, venendo tutto afflitto, mi ha detto:
“Figlia mia, non ne posso più per il mondo, sollevami tu per tutti, fammi palpitare nel tuo cuore, affinché sentendo per mezzo del tuo cuore i palpiti di tutti, i peccati non mi vengano diretti, ma indiretti per mezzo del tuo cuore, altrimenti la mia giustizia metterà fuori tutti i castighi che mai ci sono stati.”
E nell’atto di dire ciò ha immedesimato il suo cuore al mio e mi ha fatto sentire il suo palpito, ma chi può dire ciò che si sentiva, i peccati, come saette ferivano quel cuore e mentre io prendevo parte, Gesù ne aveva sollievo. Poi, sentendomi tutta immedesimata in Lui, pareva che racchiudessi la sua intelligenza, le sue mani, i suoi piedi e così di tutto il resto, ed io prendessi parte a tutte le offese di ciascun senso di creature, ma chi può dire come succedeva ciò? Poi Gesù ha soggiunto:
“Avere compagnia alle pene è il più grande sollievo per Me, ecco perciò il mio Divin Padre dopo la mia Incarnazione non fu così inesorabile, ma più mite, perché non riceveva le offese direttamente, ma indirettamente, cioè, attraverso la mia Umanità, che gli faceva continuo riparo. Così Io vado trovando anime che si mettano tra Me e le creature, altrimenti renderò il mondo un mucchio di rovine.”
8 Febbraio 1915
L’unione di Volontà forma tutta la perfezione delle Tre Divine Persone.
Sono afflittissima per i modi che il mio sempre amabile Gesù ha con me, ma rassegnata al suo Santissimo Volere. Se mi lamento con Gesù delle sue privazioni e del suo silenzio, Lui mi dice:
Non è il tempo di badare a ciò, queste sono bambinate e di anime molto deboli che badano a se stesse e non a Me, che pensano a ciò che sentono e non a quello che conviene fare, queste anime mi puzzano d’umano e non posso fidarmi di loro. Da te non mi aspetto questo, voglio l’eroismo delle anime che, dimenticandosi di se stesse, badano solo a Me ed unite con Me, si occupano della salvezza dei miei figli, perché il demonio usa tutte le astuzie per strapparli dalle mie braccia. Voglio che ti adatti ai tempi, ora dolorosi, ora luttuosi ed ora tragici, ed insieme con Me preghi e pianga la cecità delle creature, la tua vita deve scomparire facendo sottentrare in te tutta la mia vita, facendo così, sentirò in te il profumo della mia Divinità, mi fiderò di te in questi tempi tristi, eppure non sono altro che i preludi dei castighi, che sarà quando le cose s’inoltreranno di più? Poveri figli, poveri figli!”
E pare che Gesù soffra tanto, che resta senza parola e si nasconde più dentro il cuore, in modo che scompare del tutto. E quando, stanca del mio stato doloroso, rinnovo i lamenti, lo chiamo e richiamo, gli dico: “Gesù, non senti le tragedie che succedono? Com’è possibile che il tuo cuore pietoso possa sopportare tanto strazio nei tuoi figli?” E pare che Lui si muova appena nel mio interno, come se non si volesse far sentire e sento dentro il mio respiro un altro respiro affannoso, come se avessi il rantolo, è il respiro di Gesù perché lo avverto che è dolce, ma mentre mi rinfranca tutta mi fa sentire pene mortali, perché in quel respiro sento il respiro di tutti, specie di tante vite moribonde perché Gesù soffre con loro il rantolo dell’agonia. Altre volte pare dolersi tanto, che manda flebili lamenti, da muovere a pietà i cuori più duri. Onde, seguitando i miei lamenti, questa mattina nel venire, mi ha detto:
“Figlia mia, l’unione dei nostri voleri è tanta, da non distinguersi qual sia il voler dell’uno e quale quello dell’altro. E’ questa unione di Volontà che forma tutta la perfezione delle Tre Divine Persone, perché come siamo uniformi nella Volontà, questa uniformità porta uniformità di santità, di sapienza, di bellezza, di potenza, d’amore e di tutto il resto del nostro Essere, sicché ci specchiamo a vicenda Uno nell’Altro, ed è tanto il nostro compiacimento nel guardarci, da renderci pienamente felici; onde, Uno riverbera nell’Altro, ed uno scarica nell’altro, ogni qualità del nostro Essere, come tanti mari immensi diversi di gaudi, perciò, se qualche cosa fosse dissimile tra Noi, il nostro Essere non avrebbe potuto essere né perfetto né pienamente felice. Ora, nel creare l’uomo abbiamo infuso in lui la nostra immagine e somiglianza per poter travolgere l’uomo nella nostra felicità e specchiarci e felicitarci in lui, ma l’uomo ha rotto il primo anello di congiunzione, di volontà tra lui e il Creatore e quindi ha perduto la vera felicità, anzi gli sono piombati sopra tutti i mali, perciò né possiamo specchiarci in lui, né felicitarci, lo facciamo solo in quell’anima che fa in tutto il nostro Volere e godiamo il frutto completo della Creazione; ché anche in quelle che hanno qualche virtù, che pregano, che frequentano i sacramenti, se non sono uniformate al nostro Volere, non possiamo specchiarci in loro, perché come la loro volontà è divisa dalla nostra, così tutte le cose sono disordinate e sossopra. Ah! figlia mia, solo la nostra Volontà è ben accetta, ché riordina, felicita e porta con Sé tutti i beni. Perciò sempre ed in tutto fa’ la mia Volontà, non ti curare d’altro.”
Ed io: “Amor mio e vita mia, come posso uniformarmi alla tua Volontà, ai tanti flagelli che stai mandando? Ci vuole troppo per dire il Fiat e poi, quante volte mi hai detto che se io avessi fatto il tuo Volere, Tu avresti fatto il mio? Ed ora come sei cambiato?”
E Gesù: “Non sono Io che sono cambiato, è che la creatura, è giunta a tanto che si è resa insopportabile. Avvicinati e succhia dalla mia bocca le offese che le creature mi mandano e se tu puoi ingoiarle, Io sospenderò i flagelli.”
Onde mi sono avvicinata alla sua bocca e con avidità ho succhiato, ma con mio sommo dolore mi sforzavo di ingoiarlo e non potevo, mi soffocavo, ritornavo a fare nuovi sforzi e non ci riuscivo, allora Gesù, con voce tenera e singhiozzando mi ha detto:
“Hai visto? Non puoi ingoiarlo, gettalo a terra e cadrà sopra le creature.”
Ond’io l’ho gettato ed anche Gesù l’ha gettato dalla sua bocca sopra la terra dicendo:
“E’ nulla ancora, è nulla ancora!”
Ed è scomparso.
6 Marzo 1915
Gesù sospende in parte lo stato di vittima di Luisa, per dar corso alla Giustizia.
Stando nel mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù per poco è venuto e siccome il confessore non stava bene, ed il mio stato era interrotto, non come una volta che mi riavevo solo quando ero chiamata dall’ubbidienza, quindi ho detto a Gesù: “Che vuoi che faccia? Devo stare, oppure devo cercare di riavermi quando mi sento libera?”
E Gesù: “Figlia mia, vuoi tu forse che operi come prima, che non solo ti comandavo di stare, ma ti legavo in modo da non poterti riavere se non che con la sola ubbidienza? Se facessi ora ciò, il mio amore si troverebbe alle strette e la mia giustizia troverebbe un intoppo nello sfogarsi pienamente sulle creature e tu potresti dirmi: “Come, mi tieni legata vittima di sofferenze per amore tuo e per le creature, così io ti lego, in modo da arrestare la tua giustizia che vuole sfogarsi con le creature.” Sicché le guerre, i preparativi che stanno facendo altre nazioni per mettersi in guerra andrebbero tutto a gioco. Non posso, non posso! Al più, se vuoi stare tu o ti vuol tenere il confessore, se farete ciò, avrò qualche riguardo per Corato e risparmierò qualcosa. Ma intanto le cose si vanno stringendo di più e la mia giustizia vuole che non stia affatto in questo stato, per poter subito mandare altri flagelli, fare uscire altre nazioni in guerra e fare abbassare l’alterigia delle creature, ché dove credono vittorie, troveranno sconfitte. Ahi! il mio amore le piange, ma la giustizia ne vuole la soddisfazione! Figlia mia, pazienza!”
Ed è scomparso. Ma chi può dire come sono rimasta? Mi sentivo morire, ché se fossi uscita da me, avrei pensato di essere io la causa di far crescere i flagelli e quindi di far mettere altre nazioni in guerra e specie l’Italia. Che dolore, che crepacuore! Sentivo tutto il peso della sospensione da parte di Gesù e pensavo tra me: “Chissà che Gesù non permette che non stia bene il confessore, per dare l’ultimo colpo per far mettere in guerra l’Italia? Quanti sospetti e paure ed essendo uscita da me, ho passato una giornata di lacrime e d’amarezza intensa.
7 Marzo 1915
Castighi. I figli della Chiesa saranno i suoi più accaniti nemici.
Il pensiero dei flagelli e che io li potessi fomentare con l’uscire da me, mi trafiggeva il cuore. Il confessore continuava a non stare bene, io pregavo e piangevo e non sapevo decidermi. Il benedetto Gesù veniva a lampo e fuggiva e mi lasciava libera; finalmente, mosso a compassione, è venuto e tutta compatendomi e carezzandomi, mi ha detto:
“Figlia mia, la tua costanza mi vince, l’amore e la preghiera mi legano e quasi mi muovono battaglia, perciò son venuto a trattenermi un poco con te, non potendo più resistere, povera figlia, non piangere, eccomi tutto per te, pazienza, coraggio, non ti abbattere. Se tu sapessi quanto soffro, ma l’ingratitudine delle creature mi costringe a ciò, i peccati enormi, l’incredulità, il voler quasi sfidarmi e questo è il meno, se ti dicessi della parte religiosa! Quanti sacrilegi! Quante ribellioni! Quanti si fingono miei figli e sono i miei accaniti nemici! Questi finti figli sono usurpatori, interessati, increduli, i loro cuori sono sentine di vizi e questi figli saranno i primi a muovere guerra alla Chiesa e cercheranno di uccidere la propria Madre! Oh! quanti già stanno per uscire in campo, ora è guerra tra governi, paesi e fra poco guerreggeranno la Chiesa e i più nemici saranno i propri figli. Il mio cuore è lacerato dal dolore. Nonostante ciò tollero che passi questa burrasca e che la faccia della terra e le chiese siano lavate dal sangue di quegli stessi che le hanno imbrattate e contaminate. Anche tu unisciti al mio dolore, prega ed abbi pazienza di veder passare questa burrasca.”
Ma chi può dire il mio strazio? Mi sentivo più morta che viva. Sia sempre benedetto Gesù e sia fatto sempre il suo Santo Volere.
3 Aprile 1915
La Divina Volontà è come cielo e sole dell’anima.
Il mio sempre amabile Gesù continua a venire di tanto in tanto, ma senza cambiare l’aspetto di minacce e di flagelli e se qualche volta tarda, viene con un aspetto da muovere a pietà, stanco, sfinito, mi tira a Sé e mi trasforma in Lui, entra in me e si trasforma in me, vuole che io baci una per una le sue piaghe, che le adori e ripari. E dopo che si è fatto lenire la sua Santissima Umanità, mi dice:
“Figlia mia, figlia mia, è necessario che venga da te di tanto in tanto a prendere riposo, a farmi lenire, a sfogarmi, altrimenti farei divorare il mondo dal fuoco.”
E senza darmi tempo a dirgli nulla fugge. Ora, questa mattina, trovandomi nel solito mio stato, poiché tardava, pensavo tra me: “Che sarebbe stato di me se non fosse per il Santo Voler Divino in queste privazioni del mio dolce Gesù? Chi mi avrebbe dato vita, forza, aiuto? Oh! Santo Voler Divino, in te mi chiudo, in te mi abbandono, in te riposo. Ah! tutti mi fuggono, anche il patire ed anche quello stesso Gesù che pareva che non sapesse stare senza me! Tu solo non mi fuggi, oh! Voler Santo, deh! ti prego, quando vedi che le mie deboli forze non ne possono più, svelami il mio dolce Gesù che mi nascondi e che Tu possiedi. Oh! Voler Santo, ti adoro, ti bacio, ti ringrazio, ma non essere meco crudele!” Mentre così pensavo e pregavo, mi son sentita investire da una luce purissima ed il Voler Santo, svelandomi Gesù, mi ha detto:
“Figlia mia, l’anima senza la mia Volontà sarebbe stata come la terra se non avesse avuto né cielo, né stelle, né sole, né luna; la terra per se stessa non è altro che precipizi, alture scoscese, acque, tenebre, se la terra non avesse un cielo al disopra che indica all’uomo la via per fargli conoscere i diversi pericoli che la terra contiene, l’uomo andrebbe incontro a rischi, ora potrebbe precipitare, ora affogarsi, ecc., ma il cielo gli sta sopra, specie il sole, il quale in muto linguaggio dice all’uomo: “Vedi, io non ho occhio, né mani, né piedi, eppure sono la luce del tuo occhio, l’azione della tua mano, il passo del tuo piede e quando devo illuminare altre regioni, ti lascio lo scintillio delle stelle e il chiarore della luna a continuare il mio ufficio.” Ora, avendo dato all’uomo un cielo per il bene della natura, anche all’anima, essendo più nobile, ho dato il cielo della mia Volontà, perché anche l’anima contiene precipizi e alture scoscese, quali sono le passioni, le virtù, le tendenze ed altro. Or, se l’anima si toglie da sotto il cielo della mia Volontà, non farà altro che precipitare di colpa in colpa, le passioni l’affogheranno e le altezze delle virtù si cambieranno in abissi. Sicché come nella terra senza il cielo sarebbe tutto in disordine e infecondo, così l’anima senza la mia Volontà.”
24 Aprile 1915
Ciò che soffrì Gesù nella corona di spine è incomprensibile a mente creata. Tutti i pensieri cattivi delle creature, s’inchiodavano nella sua mente molto più dolorosi che quelle spine.
Trovandomi nel solito mio stato stavo pensando a quanto soffrì il benedetto Gesù nell’essere coronato di spine e Gesù, facendosi vedere, mi ha detto:
“Figlia mia, i dolori che soffrii furono incomprensibili a mente creata; molto più dolorosi che quelle spine, s’inchiodavano nella mia mente tutti i pensieri cattivi delle creature, in modo che di tutti questi pensieri delle creature nessuno mi sfuggiva, li sentivo tutti in Me, sicché non solo sentivo le spine, ma anche il ribrezzo delle colpe che quelle spine infiggevano in Me.”
Onde, ho fatto per guardare l’amabile Gesù e ho visto la sua santissima testa circondata come da una raggiera di spine che gli usciva da dentro. Tutti i pensieri delle creature stavano in Gesù e da Gesù passavano in loro e da loro a Gesù e vi restavano come concatenati insieme. Oh! come soffriva Gesù! Poi ha soggiunto:
“Figlia mia, solo le anime che vivono nella mia Volontà possono darmi vere riparazioni e raddolcirmi spine sì pungenti, perché siccome vivono nella mia Volontà e la mia Volontà si trova dappertutto, loro, trovandosi in Me ed in tutti, scendono nelle creature e salgono a Me, mi portano tutte le riparazioni, mi raddolciscono e fanno cambiare nelle menti le tenebre in luce.”
2 Maggio 1915
Pene di Gesù per i castighi.
I miei giorni sono sempre più amari. Questa mattina il mio dolce Gesù è venuto in uno stato tanto sofferente, da non poter dire, nel vederlo così sofferente, io, a qualunque costo avrei voluto dargli un sollievo, ma non sapendo che fare l’ho stretto al mio cuore ed avvicinandomi alla sua bocca, con la mia cercavo di succhiare parte delle sue interne amarezze, macché, per quanta forza facessi nel succhiare non veniva nulla, ritornavo agli sforzi, ma tutto era inutile, Gesù piangeva, io piangevo nel vedere che in nulla potevo alleviare le sue pene. Che strazio crudele! Gesù piangeva ché voleva versare, ma la sua giustizia l’impediva, io piangevo nel vederlo piangere e perché non potevo aiutarlo; sono pene per le quali mancano i vocaboli per descriverle. E Gesù, singhiozzando, mi ha detto:
“Figlia mia, i peccati strappano dalle mie mani i flagelli, le guerre, Io son costretto a permetterli e nello stesso tempo piango e soffro con la creatura.”
Io mi sentivo morire per il dolore e Gesù, volendomi distrarre, ha soggiunto:
“Figlia mia, non ti abbattere, anche questo è nella mia Volontà, perché solo le anime che vivono nella mia Volontà sono quelle che possono far fronte alla mia giustizia, solo quelle che vivono del mio Volere hanno libero l’accesso d’entrare a parte dei decreti divini e perorare per i loro fratelli. Quelli che soggiornano nella mia Volontà sono quelli che posseggono tutti i frutti della mia Umanità, perché la mia Umanità aveva i suoi limiti, mentre la mia Volontà non ha limiti ed Essa viveva nella mia Volontà, inabissata dentro e fuori. Ora, le anime che vivono nella mia Volontà sono le più vicine alla mia Umanità e facendola loro, perché l’ho data a loro, possono presentarsi investite di Essa, come un altro Me stesso innanzi alla Divinità, disarmare la giustizia divina ed impetrare rescritti di perdono per le pervertite creature. Esse, vivendo nella mia Volontà vivono in Me e siccome Io vivo in tutti, anche loro vivono in tutti ed a pro di tutti. Vivono librati in aria come sole e le loro preghiere, i loro atti, le loro riparazioni e tutto ciò che fanno sono come raggi che scendono da loro a pro di tutti.”
18 Maggio 1915
Castighi. Gesù avrà riguardo delle anime che vivono del suo Volere.
Continuando il mio povero stato, sento soccombere la mia povera natura, mi trovo in uno stato di violenza continua, voglio fare violenza al mio amabile Gesù e Lui per non subire, più si nasconde e poi, quando vede che io non sto in atto di fargli violenza per il suo nascondimento, all’improvviso si fa vedere e dà in pianto per ciò che sta soffrendo e che soffrirà la misera umanità. Altre volte, con un accento commovente e quasi supplichevole mi dice:
“Figlia, non mi usare violenza, già il mio stato è violento da per se stesso, per cagione dei gravi mali che soffrono e soffriranno le creature, ma devo dare i diritti alla giustizia.”
E mentre dice ciò, piange ed io piango insieme a Lui e molte volte pare che trasformandosi tutto in me, pianga per mezzo dei miei occhi, quindi, nella mia mente passano tutte le tragedie, le carni umane mutilate, gli allagamenti di sangue, i paesi distrutti, le chiese profanate che Gesù mi ha fatto vedere tanti anni addietro. Il mio povero cuore è lacerato dal dolore, ora me lo sento contorcere dallo spasimo ed ora gelido e mentre ciò soffro, sento la voce di Gesù che dice: “Come mi dolgo! Come mi dolgo!” E dà in singhiozzi, ma chi può dire tutto?
Ora, stando in questo stato, il mio dolce Gesù per quietare in qualche modo i miei timori e spaventi, mi ha detto:
“Figlia mia, coraggio, è vero che grande sarà la tragedia, ma sappi che avrò riguardo delle anime e dei punti in cui ci sono anime che vivono del mio Volere. Come i re della terra hanno le loro corti, i loro gabinetti dove se ne stanno al sicuro in mezzo ai pericoli e ai nemici più fieri, perché è tanta la forza che hanno che gli stessi nemici mentre distruggono gli altri punti, non guardano quel punto, per timore di essere disfatti. Così, anch’Io, Re del Cielo, ho i miei gabinetti, le mie corti sulla terra e sono le anime che vivono del mio Volere, dove Io vivo in loro e la corte del Cielo è gremita intorno a loro e la forza della mia Volontà le tiene al sicuro, rendendo inoffensivi i proiettili e respingendo indietro i nemici più fieri. Figlia mia, perché gli stessi beati stanno al sicuro e sono pienamente felici quando vedono che le creature soffrono e la terra va in fiamme? Appunto perché vivono del tutto nella mia Volontà. Sappi dunque, che Io metto nella stessa condizione dei beati le anime che in terra vivono del tutto del mio Volere, perciò vivi nel mio Volere e non temere nulla, anzi voglio non solo che viva nella mia Volontà, ma che viva pure in mezzo ai tuoi fratelli, fra Me e loro in questi tempi di carneficina umana e mi terrai stretto in te e difeso dalle offese che mi mandano le creature e facendoti Io dono della mia Umanità e di quanto soffrii, mentre terrai difeso Me, darai ai tuoi fratelli il mio sangue, le piaghe, le spine, i miei meriti, per la loro salvezza.”
25 Maggio 1915
Gli uomini sono ubbidienti ai governi che usano la forza, ma non a Dio che usa l’amore.
Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù, appena si è fatto vedere mi ha detto:
“Figlia mia, il flagello è grande, eppure i popoli non si scuotono, anzi se ne stanno quasi indifferenti, come se dovessero assistere ad una scena tragica e non ad una realtà, invece di venire tutti unanimi a piangere ai miei piedi e ad implorare pietà, perdono, stanno piuttosto sull’attenti a sentire ciò che succede. Ah! figlia, quanto è grande la perfidia umana! Vedi come sono ubbidienti ai governi; sacerdoti, secolari, non pretendono nulla, non rifiutano i sacrifici e devono stare pronti a dare la propria vita; oh! solo per Me non vi è ubbidienza, né sacrifici e se qualcosa fanno, sono più le pretese, gli interessi e questo perché, il governo usa la forza, Io faccio uso dell’amore e dalle creature questo amore è disconosciuto e se ne stanno indifferenti, come se Io non meritassi nulla da loro!”
Ma mentre diceva ciò, ha rotto in pianto. Che strazio crudele veder piangere Gesù! Poi ha ripreso:
“Ma il sangue ed il fuoco purificheranno tutto e ridoneranno a Dio l’uomo pentito e quanto più tarderà, più sangue si spargerà e la carneficina sarà tale, che l’uomo non l’avrà mai pensata.”
E mentre diceva ciò, faceva vedere carneficina umana. Che strazio vivere in questi tempi! Ma sia sempre fatto il Voler Divino.
6 Giugno 1915
Nella Volontà di Dio tutto si risolve in amore per Dio e per il prossimo.
Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù, mentre si tiene nascosto, mi vuole tutta intenta a Lui ed a perorare continuamente per i miei fratelli. Mentre pregavo e piangevo per la salvezza dei poveri combattenti, volendo stringermi a Gesù per supplicarlo in modo che nessuno di essi si perdesse e giungevo a dirgli degli spropositi, Gesù, sebbene mesto, pareva che godesse delle mie istanze e che cedesse a ciò che io volevo. Ma nella mia mente, è volato un pensiero che io dovessi pensare per la mia salvezza e Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, mentre pensavi a te hai dato una sensazione umana e la mia Volontà tutta Divina l’ha notato. Nella mia Volontà tutto si risolve in amore per Me e per il prossimo, non ci sono cose proprie, perché contenendo la sola mia Volontà, l’anima contiene per sé tutti i beni possibili e se li contiene, perché domandarmeli? Non è giusto che si occupi invece a pregare per chi non ha? Ah! se sapessi per quali sciagure passerà la misera umanità, staresti più attiva nella mia Volontà a pro di loro.”
E mentre diceva ciò, mi faceva sentire tutti i mali che stanno macchinando i massoni contro l’umanità.
17 Giugno 1915
Tutto deve finire nella Volontà di Dio.
Trovandomi nel solito mio stato, stavo lamentandomi con Gesù dicendogli: “Vita mia, Gesù, tutto è finito, non mi restano altro che i tuoi lampi, le tue ombre.” E Gesù, interrompendo il mio dire, mi ha detto:
“Figlia mia, tutto deve finire nella mia Volontà e quando l’anima è giunta a questo ha fatto tutto e se avesse fatto molto e non l’avesse racchiuso nella mia Volontà, si può dire che ha fatto nulla, perché di tutto ciò che finisce nella mia Volontà Io tengo conto, essendo solo in Quella come impegnata la mia stessa vita, ed è giusto che come cosa mia ne tenga conto, anche delle più piccole cose e degli stessi nonnulla, perché in ogni piccolo atto che la creatura fa unita con la mia Volontà, sento che prima lo prende da Me e poi opera, sicché nel più piccolo atto va compresa tutta la mia santità, la mia potenza, sapienza, amore e tutto ciò che sono, onde in quell’atto fatto unito con la mia Volontà sento ripetere la mia vita, le mie opere, la mia parola, il mio pensiero e via via. Quindi, se le cose tue sono finite nella mia Volontà, che vorresti di più? Tutte le cose hanno un solo punto finale: Il sole ha un solo punto, che la sua luce invada tutta la terra; l’agricoltore semina, zappa, lavora la terra, soffre freddo e caldo, ma non è questo il suo punto finale, no, il suo punto è di raccogliere per farne suo alimento; e così di tant’altre cose, che sono molte, ma si risolvono in un punto solo e questo costituisce la vita dell’uomo. Così l’anima deve far finire tutto nel punto solo della mia Volontà, questa costituirà la sua vita ed Io ne farò mio cibo.”
Poi ha soggiunto: “Io e te in questi tempi tristi passeremo un periodo troppo doloroso, le cose imperverseranno di più, ma sappi che se ti tolgo la mia croce di legno, ti dò la croce della mia Volontà, che non ha né altezza né larghezza, ma è interminabile, croce più nobile non potrei darti, non è di legno ma di luce, ed in questa luce, scottante più di ogni fuoco, soffriremo insieme in ciascuna creatura e nelle loro agonie e torture cercheremo di essere vita di tutti.”
9 Luglio 1915
Chi fa davvero la Divina Volontà, viene messo nelle stesse condizioni in cui venne messa l’Umanità di Gesù.
Trovandomi nel solito mio stato, mi sentivo molto male ed il mio sempre amabile Gesù, movendosi a compassione del mio povero stato, per poco è venuto e baciandomi mi ha detto:
“Povera figlia, non temere, non ti lascio né posso lasciarti, perché chi fa la mia Volontà è la mia calamita che agisce potentemente su di Me e mi attira a sé con tale violenza da non poter resistere. Troppo ci vuole a disfarmi di chi fa la mia Volontà, dovrei disfarmi di Me stesso, ciò che non è possibile.”
Poi ha soggiunto: “Figlia, chi fa davvero la mia Volontà, viene messo nelle stesse condizioni in cui venne messa la mia Umanità. Io ero Uomo e Dio, come Dio contenevo in Me tutte le felicità, le beatitudini, le bellezze e tutti i beni che posseggo. La mia Umanità da una parte prendeva parte della mia Divinità e quindi era beata, felice, la sua visione beatifica non le sfuggiva mai; dall’altra parte la mia Umanità avendo preso sopra di Sé la soddisfazione delle creature innanzi alla divina giustizia, era tormentata dalla vista chiara di tutte le colpe e, dovendo prenderle sopra di Sé per soddisfarle, sentiva l’orridezza di ciascun peccato col suo tormento speciale, quindi, nel medesimo tempo sentiva gioia e dolore; amore da parte della mia Divinità, gelo da parte delle creature; santità da una parte, peccato dall’altra, non c’era cosa che mi sfuggisse, fosse anche minima che la creatura facesse. Ora la mia Umanità non è più capace di patire, perciò in chi fa la mia Volontà Io vivo in essa, ed essa mi serve d’umanità, perciò l’anima sente da una parte amore, pace, fermezza nel bene, fortezza ed altro; dall’altra parte freddezza, molestie, stanchezza, ecc. Onde, se l’anima sta del tutto nella mia Volontà e prende tutte le cose non come cose sue, ma come cose che soffro Io, non si abbatterà, ma mi compatirà e considererà un onore che la faccia parte delle mie pene, perché lei non è altro che un velo che mi copre e non sentirà se non che le molestie delle punture, del gelo, ma è in Me che verranno fitte nel mio cuore.”
25 Luglio 1915
Come Gesù è sventurato nell’amore. Gesù vuole conforto.
Continuando il mio solito stato, mi lamentavo con Gesù delle sue solite privazioni e Lui, sempre benigno, mi compativa dicendomi:
“Figlia mia, agisci da prode, siimi fedele in questi tempi di tragedie, carneficine orrende e di amarezze intense per il mio cuore.”
E quasi singhiozzando ha soggiunto: “Figlia mia, in questi tempi Io mi sento come uno sventurato: Mi sento sventurato col ferito sul campo di battaglia, sventurato per quello che muore nel proprio sangue abbandonato da tutti, sventurato col povero che sente il peso della fame, sento la sventura di tante madri a cui sanguina il cuore per i loro figli in battaglia, ah! tutte le sventure pesano sul mio cuore e ne resto trafitto. E di fronte a tutte queste sventure vedo la divina giustizia che vuole mettere più in campo il divino furore contro le creature, purtroppo ribelli ed ingrate e poi, chi ti può dire quanto sono sventurato nell’amore? Ah! le creature non mi amano, ed a tanto mio amore sono ricambiato con ripetute offese.
Figlia mia, in tante mie sventure, invece di consolare voglio conforto, voglio le anime che mi amano intorno a Me, che mi tengano fedele compagnia e tutte le loro pene le diano a Me per sollievo delle mie sventure e per impetrare grazia ai poveri sventurati, ed a seconda che mi saranno fedeli le anime in questi tempi di flagelli e di sventure, quando la divina giustizia si sarà placata, così ricompenserò le anime che mi sono state fedeli ed hanno preso parte alle mie sventure.”
28 Luglio 1915
L’anima che vive nella Divina Volontà forma un sol cuore con quello di Gesù.
Ripetevo i miei lamenti con Gesù dicendogli: “Come, mi hai lasciato? Mi promettesti che tutti i giorni, almeno una volta, saresti venuto e oggi è passato il mattino, il giorno è sul declinare e non vieni ancora? Gesù, che strazio è la tua privazione, che morte continua, eppure sono del tutto abbandonata nella tua Volontà, anzi ti offro questa tua privazione, come Tu m’insegni, per dare la salvezza a tante altre anime per quanti istanti sono priva di Te. Metto come corona intorno al tuo cuore, le pene che soffro mentre son priva di Te, per impedire che le offese delle creature entrino nel tuo cuore e per impedire a Te che condanni nessun anima all’inferno; ma nonostante ciò, oh! mio Gesù, mi sento sconvolgere la natura ed incessantemente ti chiamo, ti cerco, ti sospiro.”
In questo mentre, il mio amabile Gesù mi ha steso le sue braccia al collo e, stringendomi, mi ha detto:
“Figlia mia, dimmi, che desideri, che vuoi fare, che ami?”
Ed io: “Desidero Te e che tutte le anime si salvino, voglio fare la tua Volontà ed amo Te solo.”
E Lui: “Sicché desideri ciò che voglio Io, con ciò tu tieni in proprio pugno Me, ed Io te, né tu puoi disgiungerti da Me, né Io da te. Come mai dunque dici che ti ho lasciato?”
Poi ha soggiunto con un accento tenero: “Figlia mia, chi fa la mia Volontà è tanto immedesimato in Me, che il suo cuore ed il mio formano uno solo e siccome tutte le anime che si salvano, si salvano per mezzo di questo cuore e come si forma il palpito così prendono il volo alla salvezza uscendo dalla bocca di questo cuore, sicché darò all’anima il merito di quelle anime salve, avendo voluto lei insieme con Me la salvezza di quelle anime ed essendomi servito di lei come vita del mio proprio cuore.”
12 Agosto 1915
Minacce di Gesù. La durezza dei popoli che vogliono essere toccati nella propria pelle per arrendersi a Dio.
Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù per poco è venuto dicendomi:
“Figlia mia, quanto sono duri i popoli! Il flagello della guerra non basta, la miseria non è dose sufficiente per farli arrendere, sicché vogliono essere toccati nella propria pelle, altrimenti non si giunge (alla resa). Non vedi come trionfa la religione sul campo di battaglia? E perché? Perché sono toccati nella propria pelle, ecco perciò la necessità per cui non ci sarà paese che non sarà preso nella rete, chi in un modo, chi in un altro, ma quasi tutti saranno esposti al rischio della propria pelle. Io non voglio farlo, ma la loro durezza mi costringe.”
E nel dire ciò, piangeva, io piangevo insieme e lo pregavo che facesse arrendere i popoli senza strage e sangue e che tutti si salvassero e Gesù:
“Figlia mia, tutto sarà racchiuso nell’unione dei nostri voleri. La tua volontà correrà insieme con la mia ed impetrerà grazia sufficiente per salvare anime, il tuo amore correrà nel mio e nei tuoi desideri, il tuo palpito correrà nel mio e chiederà con un palpito eterno: “anime”. Tutto questo formerà una rete intorno a te ed a Me, resteremo come intessuti dentro e questo servirà come baluardo di difesa, che mentre difenderà Me, difenderà te da qualunque pericolo. Quanto mi è dolce sentire nel mio palpito un palpito di creatura che dice nel mio: “Anime, anime.” Mi sento come incatenato e vinto e cedo.”
14 Agosto 1915
Tutto quello che fece e patì Gesù sta in atto e serve da puntello alle anime per salvarsi.
Continuando il mio solito stato, Gesù è venuto appena, era tanto stanco e sfinito, che Lui stesso mi ha chiamato a baciare le sue piaghe e ad asciugargli il sangue che scorreva da tutte le parti della sua Santissima Umanità. Onde, avendo io ripassato tutte le sue membra e fatto varie adorazioni e riparazioni, il mio dolce Gesù, rinfrancato e appoggiandosi a me, ha detto:
“Figlia mia, la mia Passione, le mie piaghe, il mio sangue, tutte le cose che feci e patii, stanno in mezzo alle anime in continuo atto, come se proprio allora operassi e patissi e mi servono come puntelli per poggiarmi e far poggiare le anime perché non cadano nella colpa e si salvino. Ora, in questi tempi di flagelli Io sto come una persona che vive in aria, a cui manca il terreno sotto e tra continui urti la giustizia mi urta dal Cielo, le creature con la colpa dalla terra. Ora, quanto più l’anima sta intorno a Me baciandomi le piaghe, riparandomi, offrendo il mio sangue, in una parola, rifacendo ciò che feci Io nel corso della mia vita e Passione, tanti altri puntelli forma per potermi poggiare e non farmi cadere e più si allarga il cerchio dove le anime trovano l’appoggio per non cadere nella colpa e salvarsi. Non ti stancare, figlia mia, di stare intorno a Me e di ripetere e tornare a ripetere, di passare le mie piaghe, Io stesso ti somministrerò i pensieri, gli affetti, le parole, per darti campo di stare intorno a Me. Siimi fedele, i tempi stringono, la giustizia vuole spiegare il suo furore, le creature la irritano, è necessario che i puntelli si moltiplichino di più, quindi non mancare all’opera.”
24 Agosto 1915
La sola cosa che fa rassomigliare la creatura a Dio è la Divina Volontà.
Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù è venuto per poco tempo ed io gli ho dato un bacio dicendogli: “Mio Gesù, se mi fosse possibile, vorrei darti il bacio di tutte le creature, così contenterei il tuo amore di portarli tutti a Te.” E Gesù:
“Figlia mia, se vuoi darmi il bacio di tutti, baciami nella mia Volontà, perché la mia Volontà, contenendo la virtù creatrice, contiene la potenza di moltiplicare un atto in tanti atti per quanti se ne vogliono e così mi darai il contento come se tutti mi baciassero, tu avrai il merito come se da tutti mi avessi fatto baciare e tutte le creature ne avranno gli effetti, a seconda delle proprie disposizioni.
Un atto nella mia Volontà contiene tutti i beni possibili ed immaginabili. Troverai un’immagine nella luce del Sole. La luce è una, ma questa luce si moltiplica in tutti gli sguardi delle creature; la luce è sempre una ed un solo atto, ma non tutti gli sguardi delle creature godono la stessa luce. Certi, di vista debole, hanno bisogno di mettersi la mano davanti agli occhi, quasi per non sentirsi accecare dalla luce; altri, ciechi, non la godono affatto, ma questo non per difetto della luce, ma per difetto della vista delle creature. Così figlia mia, se tu desideri amarmi per tutti, se lo farai nella mia Volontà, il tuo amore scorrerà in Essa e riempiendo della mia Volontà il cielo e la terra, mi sentirò ripetere il tuo “ti amo” in cielo, intorno a Me, dentro di Me, in terra e da tutti i punti si moltiplicherà per quanti atti può fare la mia Volontà. Quindi può darmi la soddisfazione dell’amore di tutti, perché la creatura è limitata e finita, la mia Volontà è immensa ed infinita.
Come si possono spiegare quelle parole dette da Me nel creare l’uomo: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza?” Come mai la creatura tanto inabile, poteva rassomigliarmi ed essere mia immagine? Solo nella mia Volontà poteva giungere a ciò, poiché facendola sua, viene ad operare alla divina e con la ripetizione di questi atti divini, viene ad assomigliarsi a Me, a rendersi mia perfetta immagine. Succede come al fanciullo che, col ripetere gli atti che vede nel maestro, assomiglia al maestro. Sicché la sola cosa che fa rassomigliare la creatura a Me, è la mia Volontà, perciò ho tanto interesse che la creatura, facendola sua, compia il vero scopo per cui è stata creata.”
27 Agosto 1915
L’anima che vive nella Divina Volontà si riempie delle qualità divine.
Stavo fondendomi nella Santissima Volontà di Gesù benedetto e mentre facevo ciò mi son trovata in Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, quando un’anima si fonde nella mia Volontà succede come a due recipienti pieni di liquori diversi, se si versa uno nell’altro, uno resta pieno di ciò che teneva l’altro e viceversa. Così la creatura resta riempita di Me ed Io di lei e siccome la mia Volontà contiene santità, bellezza, potenza, amore, ecc., così l’anima, riempiendosi di Me, fondendosi ed abbandonandosi nella mia Volontà, viene a riempirsi della mia santità, del mio amore, della mia bellezza, ecc., nel modo più perfetto che a creatura sia consentito, ed Io mi sento riempito di lei e trovando in essa la mia santità, la mia bellezza, il mio amore, ecc., le guardo come se fossero cose sue e mi piace tanto, da innamorarmi, in modo da tenerla gelosamente custodita nell’intimo di Me, e vado continuamente arricchendola ed abbellendola dei miei pregi divini, per potermi sempre più compiacere ed innamorarmi.”
20 Settembre 1915
L’anima deve annodare tutti i suoi atti al Fiat.
Continuando il mio solito stato, il mio amabile Gesù si è fatto vedere coi flagelli nelle mani mentre toccava e batteva le creature e pareva che si andassero allargando di più e tra tante cose, pareva pure che si stesse ordendo una congiura contro la Chiesa, nominavano infatti Roma. Il benedetto Gesù era afflitto e come coperto da un manto nero quindi mi ha detto:
“Figlia mia, i flagelli faranno risorgere i popoli, ma saranno tanti, che tutti i popoli saranno ammantati di dolore e di lutto ed essendo le creature mie membra, perciò sono ammantato di nero per causa loro.”
Io mi costernavo tutta e lo pregavo che si placasse e Lui, per sollevarmi, mi ha detto:
“Figlia mia, il Fiat dev’essere il dolce nodo che legherà tutti i tuoi atti, sicché la mia Volontà e la tua formeranno il nodo e sappi che i pensieri, le parole, gli atti legati con la mia Volontà, sono altrettanti canali di comunicazione che si aprono tra Me e la creatura; se tutti i tuoi atti saranno annodati con la mia Volontà, nessun canale di comunicazione divina starà chiuso tra Me e te.”
2 Ottobre 1915
L’anima cerca di prendere parte alle amarezze di Gesù.
Dopo aver molto sofferto per le privazioni del mio sempre amabile Gesù, pare che sia venuto un poco, ma tanto sofferente che terrorizzava. Io mi sono fatta animo, mi sono avvicinata alla bocca ed avendolo baciato ho provato a succhiare, sperando di riuscire ad alleggerirlo col succhiare parte delle sue amarezze. Con mia sorpresa, ciò che le altre volte non mi è riuscito di fare, sono riuscita a tirargli un poco di amarezza, ma Gesù era tanto sofferente che pareva che non se ne accorgesse, ma dopo che ho fatto ciò, come se si scuotesse, mi ha guardato e mi ha detto:
“Figlia mia, non ne posso più, non ne posso più, la creatura è giunta al colmo e mi riempie di tale amarezza, che la mia giustizia stava in atto di decretare la distruzione generale, ma tu sei giunta in punto a strapparmi un poco di amarezza, così la mia giustizia può temporeggiare ancora, ma i castighi si allargheranno di più. Ah! l’uomo m’incita, mi dispone a riempirlo e quasi a satollarlo di dolori e di castighi, altrimenti non si ricrederà.”
Ond’io mi sono affrettata a pregarlo che si placasse e Lui, con un accento commovente, mi ha detto:
“Ah! figlia mia! Ah! figlia mia.”
Ed è scomparso.
25 Ottobre 1915
Compiacimento di Gesù nel sentir ripetere tutto quello che Lui fece.
Continuando il mio solito stato tra privazioni ed amarezze, stavo pensando alla Passione del mio amabile Gesù e Lui intanto mi ripeteva: “Vita mia, vita mia. Mamma mia, mamma mia.” Io, sorpresa, gli ho detto: “Che vuol dire ciò?”
E Gesù: “Figlia mia, come sento ripetere in te i miei pensieri, le mie parole, amare col mio amore, volere con la mia Volontà, desiderare con i miei desideri e tutto il resto, così sento la mia vita in te e sento ripetere gli stessi miei atti e perciò è tanto il mio compiacimento che vado ripetendo: “Vita mia, vita mia.” E come penso a ciò che soffrì la mia cara Mamma che voleva prendere tutte le mie pene per soffrirle invece mia e come tu cerchi d’imitarla pregandomi di soffrire tu le pene che le creature mi danno, vado ripetendo: “Mamma mia, mamma mia.” In tante amarezze del mio cuore per le tante membra lacerate di tante creature, che sento nella mia Umanità l’unico mio sollievo è sentire ripetere la mia vita, così sento le membra delle creature rinsaldarsi in Me.”
28 Ottobre 1915
La vita di Gesù è semenza.
Questa mattina, il mio sempre amabile Gesù, nel venire, mi ha detto:
“Figlia mia, la mia vita sulla terra non fu altro che semenza gettata, dove i miei figli raccoglieranno, sempre se staranno nel terreno dove ho gettato questa semenza, ed a seconda l’attitudine di raccogliere, la mia semenza produrrà il suo frutto. Ora, questa semenza sono le mie opere, parole, pensieri, anche i miei respiri, ecc., onde se l’anima li raccoglie tutti, facendoli suoi si arricchirà in modo da comprarsi il regno dei Cieli, se poi no, questa semenza le servirà di condanna.”
1 Novembre 1915
Gesù vuole sfogarsi nell’amore.
Questa mattina il mio dolce Gesù non mi ha fatto tanto aspettare, è venuto, ma affannato, smanioso e, gettandosi nelle mie braccia, mi ha detto:
“Figlia mia, dammi riposo, fammi sfogare in amore. Se la giustizia vuole il suo sfogo e può sfogarsi con tutte le creature, il mio amore invece può sfogarsi solo con chi mi ama, con chi è ferito dallo stesso mio amore e delirando va trovando sfogo nel mio amore chiedendomi altro amore e se il mio amore non trovasse una creatura che mi facesse sfogare, la mia giustizia si accenderebbe di più e darebbe l’ultimo colpo per distruggere le povere creature.”
E mentre diceva ciò, mi baciava, ritornava a baciarmi e mi diceva: “Ti amo, ma d’un amore eterno; ti amo, ma d’amore immenso; ti amo, ma d’un amore a te incomprensibile; ti amo d’un amore che non avrà mai limiti né fine; ti amo d’un amore che mai potrai eguagliarmi.”
Ma chi può dire tutti i titoli con cui Gesù diceva d’amarmi? E ad ogni motto che diceva attendeva la mia risposta, io, non sapendo che dirgli, né avendo motti sufficienti per rendergli la pariglia, gli ho detto: “Vita mia, Tu sai che non ho nulla e tutto ciò che faccio lo prendo da Te e poi lo lascio in Te di nuovo per fare che le cose mie, stando in Te, abbiano continua attitudine e vita in Te ed io rimango sempre nulla, perciò prendo il tuo amore e lo faccio mio e ti dico: “Ti amo d’un amore eterno, immenso, d’un amore che non ha limiti né fine e che è eguale al tuo.” E lo baciavo e ribaciavo e come andavo ripetendo “ti amo”, così Gesù si quietava e prendeva riposo, poi è scomparso. Poi, è tornato e ha fatto vedere la sua Santissima Umanità pesta, ferita, slogata, tutta sangue, io sono rimasta raccapricciata e Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, vedi, ho in Me tutti i poveri feriti che sono sotto i proiettili e soffro insieme con loro e voglio che anche tu prenda parte a queste pene per la loro salvezza.”
E trasformandosi Gesù in me, mi sentivo ora agonizzante, ora addolorata, insomma, sentivo ciò che sentiva Gesù.
4 Novembre 1915
Dolore della Santissima Vergine per il flagello della guerra.
Trovandomi nel solito mio stato, mi trovavo fuori di me stessa insieme con la Regina Mamma e la pregavo che intercedesse presso Gesù per far cessare il flagello della guerra, le dicevo: “Mamma mia, pietà di tante povere vittime, non vedi quanto sangue, quante membra sbranate, quanti gemiti e lacrime? Sei la Mamma di Gesù, ma anche nostra, quindi spetta a te rappacificare i figli.” E mentre la pregavo Lei piangeva, ma mentre piangeva pareva inflessibile. Io piangevo insieme e continuavo a pregare per la pace e la cara Mamma mi ha detto:
“Figlia mia, la terra non è ancora purgata, i popoli sono ancora induriti; e poi, se il flagello finisce chi salverà i preti? Chi li convertirà? La veste che copre la loro vita in molti è tanto deplorevole, che gli stessi secolari hanno ribrezzo ad avvicinarli. Preghiamo, preghiamo.”
11 Novembre 1915
Le anime che vivono nella Divina Volontà sono altri Cristi e questi ottengono misericordia.
Questa mattina sentivo tale compassione per le offese che Gesù riceve e per tante povere creature che hanno la sventura d’offenderlo, che vorrei affrontare qualunque pena per impedire la colpa e pregavo e riparavo di cuore. In questo mentre, il benedetto Gesù è venuto e pareva che portasse le stesse ferite del mio cuore, ma, oh! quanto più larghe e mi ha detto:
“Figlia mia, la mia Divinità nel mettere fuori la creatura, per amore restò come ferita dallo stesso mio amore verso di essa e questa ferita mi fece scendere dal Cielo in terra, piangere, versare sangue e tutto ciò che feci.
Ora, l’anima che vive nella mia Volontà sente al vivo questa mia ferita come se fosse sua e piange e prega e vorrebbe soffrire tutto per mettere in salvo la povera creatura e perché questa mia ferita d’amore non fosse inasprita dalle offese delle creature. Ah! figlia mia, queste lacrime, preghiere, pene, riparazioni, raddolciranno la mia ferita e scendono sul mio petto come fulgide gemme ed Io mi glorio di tenerle sul mio petto per mostrarle a mio Padre, per inchinarlo a pietà verso le creature.
Sicché tra loro e Me scende e sale una vena divina, che consuma il sangue umano e quanto più prendono parte alla mia ferita, alla mia stessa vita, tanto più questa vena divina si allarga, si allarga, tanto, da rendersi essi altrettanti Cristi. Ed Io vado ripetendo al Padre: “Io sto nel Cielo, ma ci sono gli altri Cristi sulla terra che sono feriti dalla mia stessa ferita, che piangono come Me, che soffrono, che pregano, ecc., quindi dobbiamo versare sulla terra le nostre misericordie.” Ah! solo questi che vivono nel mio Volere, che prendono parte alla mia ferita, mi rassomigliano in terra e mi rassomiglieranno in Cielo col prendere parte alla stessa Gloria della mia Umanità.”
13 Novembre 1915
Necessità di Gesù di comunicarsi a Se stesso prima di comunicarsi agli altri. Come l’anima deve offrire la comunione.
Dopo aver fatto la santa comunione, pensavo tra me: “Come dovrei offrirla per compiacere a Gesù?” E Lui, sempre benigno, mi ha detto:
“Figlia mia, se vuoi darmi piacere, offrila come l’offrì la mia stessa Umanità. Io, prima di comunicare gli altri comunicai Me stesso e volli fare questo per dare al Padre la gloria completa di tutte le comunioni delle creature, per racchiudere in Me tutte le riparazioni di tutti i sacrilegi, di tutte le offese che doveva ricevere nel sacramento. La mia Umanità, racchiudendo la Volontà Divina, racchiudeva tutte le riparazioni di tutti i tempi e ricevendo Me stesso, ricevevo Me stesso degnamente. E siccome tutte le opere delle creature furono divinizzate dalla mia Umanità, così volli suggellare con la mia comunione, le comunioni delle creature; altrimenti, come poteva la creatura ricevere un Dio? Fu la mia Umanità che aprì questa porta alle creature e fece in modo che meritassero di ricevere Me stesso.
Ora tu, figlia mia, falla nella mia Volontà, uniscila alla mia Umanità, così racchiuderai tutto ed Io troverò in te le riparazioni di tutti, il compenso di tutto ed il mio compiacimento, anzi troverò un’altra volta Me stesso in te.”
21 Novembre 1915
L’uomo violenta Dio a castigare.
Trovandomi nel solito mio stato, quando ho visto per un po’ il mio sempre amabile Gesù, L’ho pregato che per pietà cambiasse i decreti della divina giustizia e Gli ho detto: “Mio Gesù, non più, il mio povero cuore si stritola nel sentire tante tragedie; Gesù, basta, sono le tue care immagini, i tuoi amati figli, che gemono, piangono, si dolgono sotto il peso di mezzi quasi infernali.”
E Lui: “Ah! figlia mia, eppure tutto ciò che di terribile succede ora, non è altro che l’abbozzo del disegno; non vedi che largo giro vado segnando? Che sarà quando eseguirò il disegno? In molti punti si dirà: “Qui era la tale città, i tali edifici.” Ci saranno punti totalmente scomparsi, il tempo stringe, l’uomo è giunto persino a farmi violenza affinché lo castighi, ha voluto quasi sfidarmi, incitarmi ed Io ho pazientato, ma tutti i tempi giungono. Non mi hanno voluto conoscere per via d’amore e di misericordia, mi conosceranno per via di giustizia. Quindi, coraggio, non ti abbattere così presto.”
10 Dicembre 1915
L’anima deve far sue le preghiere, le opere, i patimenti di Gesù e tutto il bene che produssero.
Mi sentivo afflittissima ché il mio dolce Gesù, la mia vita, il mio tutto, non si faceva vedere. Io mi lamentavo, avrei voluto assordare coi miei lamenti il Cielo e la terra per muoverlo a compassione del mio povero stato. Che grande sventura, conoscerlo, amarlo e restarne priva! Si può dare mai sventura più grave? Ma mentre mi lamentavo, il benedetto Gesù, facendosi vedere nel mio interno, mi ha detto con un aspetto severo:
“Figlia mia, non mi tentare, come ti ho detto tutto per farti stare tranquilla, ti ho detto che quando mi astengo dal venire è perché devo mandare più i castighi, volendo ciò la mia Giustizia; e ti ho detto pure le ragioni. Prima non credevi che era per castigare che Io non venivo come al solito, perché non sentivi che nel mondo succedevano grandi castighi; ora li senti e nonostante ciò dubiti ancora, non è questo un tentarmi?”
Io tremavo nel vedere e sentire Gesù così severo e per quietarmi ha cambiato aspetto e, tutto benignità, ha soggiunto:
“Figlia mia, coraggio, Io non ti lascio, ma sto dentro di te, sebbene non sempre mi veda; e tu unisciti sempre a Me, se preghi la tua preghiera scorra nella mia e falla tua, così tutto ciò che feci con le mie preghiere, la gloria che diedi al Padre, il bene che impetrai a tutti, lo farai anche tu; se operi, fa’ che il tuo operato scorra nel mio e fallo tuo, così avrai in tuo potere tutto il bene che fece la mia Umanità che santificò e divinizzò tutto; se soffri, il tuo patire scorra nel mio e fallo tuo e così avrai in tuo potere tutto il bene che feci nella Redenzione. Con ciò prenderai i tre punti essenziali della mia Vita e come farai ciò usciranno da te mari immensi di grazie che si riverseranno a bene di tutti ed Io guarderò la tua vita non come tua, ma come la mia.”
12 Gennaio 1916
Tutte le nazioni si sono unite nell’offendere Iddio e hanno congiurato contro di Lui.
Stavo lamentandomi con Gesù benedetto per le sue solite privazioni e piangevo amaramente quando il mio adorabile Gesù è venuto, ma in uno stato doloroso e ha fatto vedere come le cose andranno peggiorando sempre più, questo mi ha fatto piangere di più e Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, tu piangi per i tempi presenti ed Io piango per l’avvenire. Oh in quale labirinto si troveranno le nazioni, tanto che l’una formerà il terrore e l’eccidio dell’altra, da non saperne uscire da loro stesse! Faranno cose da pazzi, da ciechi, fino ad agire contro loro stesse; è il labirinto in cui si trova la povera Italia, quante scosse riceverà! Ricordati quanti anni prima ti avevo detto che meritava il castigo che la facessi invadere da nazioni straniere e questa è la trama che le stanno tessendo. Come resterà umiliata ed annientata! Troppo ingrata mi è stata. Le nazioni che prediligevo, l’Italia, la Francia, sono quelle che più mi hanno sconosciuto, si son data la mano nell’offendermi; giusto castigo, si daranno la mano nel restare umiliate e saranno anche loro quelle che più muoveranno guerra alla Chiesa. Ah figlia mia, quasi tutte le nazioni si sono unite nell’offendermi, hanno congiurato contro di Me! Che male ho fatto loro? Sicché quasi tutte meritano il castigo.”
Ma chi può dire il dolore di Gesù, lo stato di violenza in cui si trovava ed il mio spavento, la paura? Perciò dicevo al mio Gesù: “Come posso vivere in tante tragedie? O fa’ che io sia la vittima e risparmia i popoli, oppure portami con Te.”
28 Gennaio 1916
L’amore contenuto è la più grande amarezza. Sospensione dello stato di vittima.
Mi sentivo oppressa e pensavo tra me: “Come tutto è finito, stato di vittima, patire, Gesù, tutto!” Aggiungo che il confessore non stava bene e quindi forse sarei stata senza comunione. Sentivo tutto il peso della sospensione di vittima da parte di Gesù, da parte della guida non avevo alcun ordine, né pro né contro; aggiungo pure la mia afflizione nel ricordarmi che nel Marzo dell’anno scorso, non stando bene il confessore e trovandomi nelle stesse condizioni, Gesù mi aveva detto che se io avessi continuato ad accettare e chi mi guida mi avesse tenuta nello stato di vittima, avrebbe risparmiato Corato. Quindi, nuovi timori che fossi io causa di qualche grave male anche a Corato. Ma chi può dire tutte le mie apprensioni ed amarezze? Erano tante, che mi sentivo impietrire. Ora, il benedetto Gesù, avendo compassione, si è fatto vedere nel mio interno e pareva che avesse la mano appoggiata alla fronte, tutto afflitto, tanto che non mi sentivo il coraggio di chiamarlo perciò, quasi sotto voce, ho detto solo: “Gesù, Gesù” e Lui mi ha guardato, ma, oh! come era mesto il suo sguardo e mi ha detto:
“Figlia mia, quanto soffro! Se tu sapessi le pene di chi ti ama, non faresti altro che piangere. Soffro anche per te, perché non venendo molto spesso, il mio amore è contenuto e non mi sfogo e nel vedere te che neppure ti sfoghi perché non mi vedi e perciò soffri Io soffro di più. Ah! figlia, l’amore contenuto è la più grande amarezza che più tortura un povero cuore. Se tu, soffrendo, stai quieta, non soffro Io tanto, ma se ti affliggi e ti affanni nel tuo patire, Io smanio e vado in delirio e sono costretto a venire per sfogarmi e farti sfogare, perché le mie e le tue pene sono sorelle. E poi non è finito il tuo stato di vittima, le mie opere sono eterne e non senza giusta causa Io sospendo, ma non faccio finire e poi Io guardo le cose nella Volontà; sicché tu sei quale eri, perché la tua volontà non è cambiata e, mancandoti le pene, non sei tu che ricevi danno, ma piuttosto le creature che non ricevono gli effetti delle tue pene, cioè il risparmio dei flagelli. Avviene per te come alle creature, quando occupano uffici pubblici e posti governativi per un dato tempo, hanno la paga a vita anche se si ritirano da quei posti; ed Io dovrei essere meno delle creature? Ah! no, se a quelli danno pensioni a vita, Io la dò in eterno; quindi non devi impensierirti delle soste che faccio. E poi, perché temi? Hai dimenticato quanto ti ho amato? Chi ti guida sarà previdente conoscendo tutte le cose come stanno e come sono andate ed Io avrò riguardo di Corato. Per te, poi, qualunque cosa possa succedere, ti terrò stretta nelle mie braccia.”
30 Gennaio 1916
La Divina Volontà cristallizza l’anima che vive in Essa.
Stavo fondendomi tutta nel mio sempre amabile Gesù e mentre facevo ciò, Gesù, venendo, si fondeva tutto in me e mi ha detto:
“Figlia mia, quando l’anima vive del tutto nella mia Volontà, se pensa, i suoi pensieri si riflettono nella mia mente in Cielo; se desidera, se parla, se ama, tutto si riflette in Me e tutto ciò che faccio si riflette in lei. Succede come quando il sole si riflette nei vetri, si vede in questi un altro sole, tutto simile al sole del cielo, con questa differenza, che il sole nel cielo è fisso e sta sempre al suo posto, mentre nei vetri è passeggero. Ora, la mia Volontà cristallizza l’anima e tutto il suo operato si riflette in Me, ed Io, ferito, rapito da questi riflessi, le mando tutta la mia luce in modo da formare in lei un altro sole, sicché pare un sole in cielo e l’altro in terra. Che incanto e quali armonie tra loro! Quanti beni non si versano a pro di tutti! Ma, se l’anima non è fissa nel mio Volere, può succedere come al sole che si forma nei vetri, che è sole passeggero e poi il vetro rimane all’oscuro, ed il sole del cielo rimane solo.”
5 Febbraio 1916
Le creature vorranno disfarsi di Dio e fare un Dio a proprio conto.
Continuo i miei giorni afflitta, specie per le minacce quasi continue da parte di Gesù che i flagelli aumenteranno. Questa notte, poi, sono rimasta terrorizzata, mi son trovata fuori di me stessa e ho trovato il mio afflitto Gesù; io mi sono sentita rinascere a nuova vita nel trovarlo, macché! Mentre mi accingevo a consolarlo, varie persone me l’hanno strappato e l’hanno ridotto in pezzi! Che crepacuore! Che spavento! Io mi son gettata per terra vicina ad uno di quei pezzi ed una voce del Cielo ha risuonato in quel luogo:
“Fermezza, coraggio ai pochi buoni, non si spostino in nulla, non trascurino nulla, saranno esposti a grandi prove e da Dio e dagli uomini. La sola fedeltà non li farà traballare e saranno salvi, la terra sarà coperta di flagelli mai visti, le creature vorrebbero disfare il Creatore e vorrebbero avere un Dio a proprio conto per soddisfare i loro capricci a costo di qualunque carneficina; e nonostante ciò, non avendo i loro intenti, giungeranno alle più brutte bestialità. Tutto sarà terrore e spavento.”
Dopo ciò mi son trovata in me stessa, tremavo, il pensiero di come avevano ridotto il mio amato Gesù mi dava morte, a qualunque costo avrei voluto vederlo un istante per vedere che era successo di Lui. E Gesù, sempre buono, è venuto ed io mi sono quietata. Sia sempre benedetto.
2 Marzo 1916
L’anima che vive nella Divina Volontà, come va operando il bene, fa uscire da Dio quel bene.
Continuo i miei giorni amarissimi, Gesù benedetto scarseggia molto nel venire e se mi lamento, o mi risponde con un singhiozzo di pianto, oppure mi dice: “Figlia mia, tu sai che non vengo spesso ché i castighi si vanno sempre più stringendo, quindi perché ti lamenti?” Ma io sono giunta ad un punto che non ne posso più e ho rotto in pianto e Gesù, per quietarmi e rafforzarmi, è venuto e ho trascorso quasi tutta la notte con Gesù; ed ora mi baciava, mi carezzava, mi sosteneva, ora si gettava nelle mie braccia per prendere riposo, ora mi faceva vedere il terrore delle genti e chi fuggiva da un punto e chi dall’altro. Ricordo pure che mi ha detto:
“Figlia mia, ciò che Io contengo nella potenza, l’anima lo contiene nella volontà, sicché tutto quel bene che veramente vuol fare, Io lo guardo come se in realtà l’anima lo facesse. Onde Io ho Volere e potere, se voglio posso; invece l’anima molte cose non può, ed il volere supplisce al potere e così assomiglia a Me ed Io vado arricchendo l’anima di tutti quei meriti che contiene la sua buona volontà e che la sua volontà vuol fare.”
Poi ha soggiunto: “Figlia mia, quando l’anima si dona tutta a Me, Io vi stabilisco la mia dimora, molte volte mi piace chiudere tutto e starmene all’oscuro, altre volte mi piace dormire e metto l’anima come sentinella, affinché non faccia venire nessuno a molestarmi e a rompere il mio sonno e se occorre, deve affrontare lei le molestie e rispondere per Me. Altre volte mi piace aprire tutto e far entrare i venti, le freddezze delle creature, i dardi delle colpe che mi mandano e tante altre cose e l’anima dev’essere contenta di tutto, deve farmi fare ciò che voglio, anzi deve fare sue le cose mie e se Io non sono libero di fare ciò che voglio, sarei un infelice in quel cuore. Se dovessi stare attento a farle sentire quanto godo e attento a nascondere, mio malgrado, quanto soffro, dove starebbe la mia libertà? Ah! tutto sta nella mia Volontà, l’anima se prende questa prende tutta la sostanza del mio Essere e rinchiude tutto Me in lei e come va operando il bene, tenendo in sé la sostanza della mia vita, fa uscire quel bene da Me stesso e uscendo da Me, come raggio di luce corre a bene di tutte le creature.”
1 Aprile 1916
Quale spogliamento si richiede all’anima, per fare che il suo palpito sia uno solo col palpito di Gesù.
Questa mattina, il mio dolce Gesù si è fatto vedere nel mio cuore ed il suo palpito palpitava nel mio. Io l’ho guardato ed Egli mi ha detto:
“Figlia mia, se un’anima veramente mi ama e fa in tutto il mio Volere, il suo palpito ed il mio son uno solo, sicché Io li chiamo i palpiti miei e come tali li voglio intorno e fin dentro il palpito del mio cuore, tutti intenti a consolarmi, a raddolcire tutti i miei palpiti dolorosi; ed il loro palpito nel mio formerà dolce armonia, che mi ripeterà tutta la mia vita, mi parlerà delle anime, costringendomi a salvarle. Ma, figlia mia, per fare eco al mio palpito, quale spogliamento si richiede! Dev’essere più vita di Cielo che di terra, più Divina che umana, basta anche un’ombra, una piccola cosa, per fare che l’anima non senta la forza, le armonie, la santità del mio palpito e quindi non può fare eco al mio, non armonizza con Me ed Io sono costretto a rimanere solo nel mio dolore o nelle mie gioie. E questi dolori li ho da anime che, chissà quanto mi promettevano, ma alle occasioni sono stato deluso dalle loro promesse.”
15 Aprile 1916
Essendo Gesù il Verbo, tutto in Lui parla amorosamente alle creature.
Per le continue privazioni del mio dolce Gesù vivo morendo. Questa mattina mi son trovata tutta in Gesù, come se nuotassi nell’immensità del mio sommo bene. Poi ho guardato in me e ho visto Gesù in me e ho sentito che tutto l’Essere di Gesù parlava: i piedi, le mani, il cuore, la bocca, insomma, tutto erano voci, non solo, ma la meraviglia era che queste voci si facevano immense, si moltiplicavano per ciascuna creatura, i piedi di Gesù parlavano ai piedi ed a ciascun passo di creatura, le mani alle opere, gli occhi agli sguardi, i pensieri a ciascun pensiero. Che armonie tra Creatore e creature! Che incantevole vista! Che amore! Ma, ahimè, tutte queste armonie venivano rotte dalle ingratitudini e dai peccati, l’amore veniva ricambiato con offese. E Gesù, tutto afflitto, mi ha detto:
“Figlia mia, Io sono il Verbo, cioè Parola, ed è tanto l’amore verso la creatura, che mi moltiplico in tante voci per quanti atti, pensieri, affetti, desideri, ecc., fa ciascuna creatura, per ricevere da loro il contraccambio di quegli atti fatti per amor mio. Dò amore e voglio amore, ma ricevo offese; dò vita e se potessero mi darebbero morte; ma nonostante ciò Io continuo il mio ufficio amoroso.
Or sappi però, che l’anima, che vive unita con me e del mio Volere nuotando nella mia immensità, è tutta voce insieme con Me, sicché, se cammina, i suoi piedi parlano al peccatore; i suoi pensieri sono voci nelle menti e così di tutto il resto. E in queste sole anime Io trovo come un compenso nell’opera della Creazione e nel vedere che non possono nulla da sé per far fronte al mio amore e mantenere le armonie tra Me e loro, entrano nel mio Volere e se ne fanno padrone ed agiscono alla divina, il mio amore trova lo sfogo e le amo più di tutte le altre creature.”
21 Aprile 1916
Veste di spine che le creature hanno messo sull’Umanità di Gesù.
Continuo i miei giorni amarissimi; temo che qualche giorno Gesù non venga, neppure come un lampo e nel mio dolore ripeto: “Gesù, non farlo; che non vuoi parlare, sia pure; non vuoi farmi patire, mi rassegno; non vuoi farmi dono dei tuoi carismi, Fiat; ma che non debba venire affatto, questo no, Tu sai che mi costerebbe la vita e la stessa natura senza di te fino alla sera, si scioglierebbe.” E mentre così dicevo, il benedetto Gesù, accrescendo le mie amarezze, si è fatto vedere dicendomi:
“Sappi che se non vengo un poco a sfogarmi con te, è perché il mondo sta per ricevere l’ultimo colpo di distruzione e ogni specie di flagelli.”
Che spavento! Onde, sono rimasta atterrita ed impietrita dal dolore. Quindi ho continuato a pregare e ho detto: “Mio Gesù, ogni momento della tua privazione ti chiedo che nelle anime sia creata una nuova vita di te e me la devi dare, solo a questo patto accetto la tua privazione. Non è una cosa da nulla quella di cui mi privo, ma il costo della privazione di Te, bene immenso, infinito, eterno, è immenso, perciò veniamo ai patti.”
E Gesù mi ha steso le braccia al collo come se accettasse. Ma guardandolo, ahi! vista dolorosa, ho notato che era circondato da spine, non solo la testa, ma tutta la sua Santissima Umanità, tanto, che abbracciandolo mi pungeva, ma a qualunque costo io volevo entrare in Gesù e Lui, tutto bontà, ha rotto quella veste di spine alla parte del cuore e mi ha messo dentro, ed io vedevo la Divinità di Gesù e sebbene una sola cosa con l’umanità, anche se questa veniva straziata, la Divinità restava intangibile. E Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, hai visto che veste dolorosa mi hanno fatto le creature? E come queste spine sono incarnate nella mia Umanità? Queste spine hanno chiuso la porta della Divinità, in quanto hanno circondato tutta la mia Umanità dalla quale, sola usciva la mia Divinità a beneficio delle creature. Ora è necessario che tiri parte di queste spine e le versi sulle creature in modo che scorrendo da queste la luce della mia Divinità, possa mettere in salvo le loro anime, perciò è necessario che la terra sia assiepata di castighi, di terremoti, carestie, guerre, ecc., per rompermi questa veste di spine che le creature mi hanno fatto; così la luce della Divinità, penetrando nelle loro anime le potrà disingannare e farà risorgere tempi migliori.”
23 Aprile 1916
Ad ogni pensiero sulla Passione l’anima attinge luce dall’Umanità di Gesù.
Continuando il mio solito, il mio adorabile Gesù si è fatto vedere tutto circondato di luce, che gli usciva dalla sua Santissima Umanità e che lo abbelliva in modo da formare una vista incantevole e rapitrice. Io son rimasta sorpresa e mi ha detto:
“Figlia mia, ogni pena che soffrii, ogni goccia di sangue, ogni piaga, preghiera, parola, azione, passo, ecc., produsse una luce nella mia Umanità, da abbellirmi in modo da tener rapiti tutti i beati. Ora, l’anima ad ogni pensiero della mia Passione, compatimento, riparazione, ecc., che fa, non fa altro che attingere luce dalla mia Umanità ed abbellirsi a mia somiglianza, sicché un pensiero di più alla mia Passione, sarà una luce di più che le porterà un gaudio eterno.”
3 Maggio 1916
L’anima nella Divina Volontà prega come Gesù, soddisfa il Padre e ripara per tutti come fece Lui.
Mentre stavo pregando, il mio amabile Gesù si è messo vicino e ho sentito che anche Lui pregava. Io mi son messa a sentirlo e Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, prega, ma prega come prego Io, cioè, riversati tutta nella mia Volontà ed in questa, troverai Dio e tutte le creature e facendo tue tutte le cose delle creature, le darai a Dio come se fosse una sola creatura, perché il Volere Divino è il padrone di tutti e deporrai ai piedi della Divinità gli atti buoni per dargli onore, i cattivi per ripararli con la santità, potenza ed immensità della Divina Volontà, a cui niente sfugge. Questa fu la vita della mia Umanità sulla terra, per quanto santa Ella fosse, ebbe bisogno di questo Divin Volere per dare completa soddisfazione al Padre e redimere l’umana generazione, perché solo in questo Divin Volere Io trovavo tutte le generazioni, passate, presenti e future e tutti i loro atti, pensieri, parole, ecc., come in atto. Ed in questo Santo Volere, senza che nulla mi sfuggisse, Io prendevo tutti i pensieri nella mia mente e, per ciascuno in particolare, Io mi portavo innanzi alla Maestà Suprema e li riparavo, ed in questa stessa Volontà scendevo in ciascuna mente di creatura, dandole il bene che avevo impetrato alle loro intelligenze; nei miei sguardi prendevo tutti gli occhi delle creature; nella mia voce le loro parole; nei miei movimenti i loro; nelle mie mani le loro opere; nel mio cuore gli affetti, i desideri; nei miei piedi i passi e facendoli come miei, in questo Divin Volere la mia Umanità soddisfaceva il Padre e mettevo in salvo le povere creature e il Divin Padre restava soddisfatto, né poteva rigettarmi, essendo il Santo Volere Lui stesso, avrebbe forse rigettato Lui stesso? No, certo; molto più che in questi atti trovava santità perfetta, bellezza inarrivabile e rapitrice, amore sommo, atti immensi ed eterni, potenza invincibile. Questa fu tutta la vita della mia Umanità sulla terra, dal primo istante del mio concepimento fino all’ultimo respiro, per continuarla in Cielo e nel Santissimo Sacramento.
Ora, perché non puoi farlo anche tu? Per chi mi ama tutto è possibile, unito a me nella mia Volontà, prendi e porta innanzi alla Maestà Divina nei tuoi pensieri, i pensieri di tutti; nei tuoi occhi, gli sguardi di tutti; nelle tue parole, nei movimenti, negli affetti, nei desideri, quelli dei tuoi fratelli, per ripararli, per impetrare loro luce, grazia, amore. Nel mio Volere ti troverai in Me ed in tutti, farai la mia vita, pregherai come Me ed il Divin Padre sarà contento e tutto il Cielo ti dirà: “Chi ci chiama sulla terra? Chi vuol stringere questo Santo Volere in sé, racchiudendo tutti noi insieme?” E quanto bene può ottenere la terra facendo scendere il Cielo in terra!”
25 Maggio 1916
Lavoro di Gesù nell’anima. Com’è necessaria la corrispondenza per poter produrre frutti pingui.
Continuando il mio solito stato, me ne stavo tutta afflitta, specie ché nei giorni passati il benedetto Gesù mi aveva fatto vedere come se soldati stranieri invadessero l’Italia e la grande carneficina dei nostri soldati, i laghi di sangue che Gesù stesso aveva orrore di guardare. Sentivo scoppiare il mio povero cuore per il dolore e dicevo a Gesù: “Salva i miei fratelli, le tue immagini, da dentro questo lago di sangue, non permettere che anima alcun piombi nell’inferno.” E vedendo che la divina giustizia accenderà di più il suo furore contro le povere creature, io mi sentivo morire e Gesù, quasi per distrarmi da queste scene così strazianti, mi ha detto:
“Figlia mia, è tanto l’amore con cui amo le anime, che appena l’anima decide di darsi a Me, Io la circondo di tanta grazia, la carezzo, la commuovo, la raccolgo, la doto di grazie sensibili, di fervori, di ispirazioni, di strette al cuore; onde l’anima, vedendosi così aggraziata, incomincia ad amarmi, fa come un fondo nel suo cuore di preghiere, di pie pratiche, decide d’esercitarsi nelle virtù. Tutto ciò forma un prato fiorito nell’anima, ma il mio amore non è contento dei soli fiori, vuole dei frutti e perciò incomincia a far cadere i fiori, cioè, la spoglia dell’amore sensibile, del fervore e di tutto il resto per far nascere i frutti. Se l’anima è fedele, continua le sue pie pratiche, le sue virtù, non prende gusto a alcun’altra cosa umana, non si prende pensiero di sé, ma solo di Me; con la confidenza in Me metterà il sapore ai frutti, con la fedeltà farà stagionare i frutti e col coraggio, la tolleranza e la tranquillità, cresceranno e saranno frutti pingui, ed Io, il celeste agricoltore coglierò questi frutti, ne farò mio cibo e pianterò un altro prato più bello e più fiorito, in cui nasceranno frutti eroici, da strappare dal mio cuore grazie inaudite. Se poi è infedele, sconfidente, si agita, prende gusto alle cose umane, ecc., questi frutti saranno acerbi, scipiti, amari, infangati, serviranno ad amareggiarmi ed a farmi ritirare dall’anima.”
4 Giugno 1916
Versa le sue amarezze nell’anima e sui popoli.
Questa mattina il mio sempre amabile Gesù pare che è venuto, io l’ho stretto al mio cuore e Gesù mi ha dato un bacio; ma mentre mi baciava mi son sentita scorrere dalla sua bocca nella mia un liquido amarissimo. Io son rimasta meravigliata nel vedere che senza pregarlo, il dolce Gesù ha versato le sue amarezze in me, mentre altre volte ho dovuto tanto pregarlo e non me lo ha concesso. Onde, quando mi sono riempita di quel liquido amarissimo, Gesù ha continuato a versare e il liquido scorreva fuori e andava per terra, ha versato ancora, in modo che intorno a me ed al benedetto Gesù si è fatto un lago di quel liquido amarissimo. Onde, come se si fosse un po’ sollevato, mi ha detto:
“Figlia, hai visto quante amarezze mi danno le creature? Tanto, che non potendole più contenere ho voluto versarle in te, ma neppure tu hai potuto contenerle e quindi sono andate a terra e si riverseranno sui popoli.”
E mentre diceva ciò, segnava i vari punti e paesi che sarebbero stati colpiti dalle invasioni di gente straniera e quindi chi fuggiva, chi restava nudo e digiuno, chi allontanato, chi ucciso, dovunque c’era orrore e spavento. Gesù stesso voleva ritirare lo sguardo da tanta tragedia. Io, spaventata e terrorizzata, volevo impedire che Gesù facesse ciò, ma pareva irremovibile e mi ha detto:
“Figlia mia, sono le stesse loro amarezze che la Divina Giustizia versa sui popoli. Ho voluto versarle prima in te per risparmiare qualche punto, per contentarti e ho versato su di loro il sopravanzo, la mia giustizia vuole la soddisfazione.”
Ed io: “Amor mio e vita mia, io non me ne intendo di giustizia; se ti prego è perché tu abbia misericordia, faccio appello al tuo amore, alle tue piaghe, al tuo sangue; e poi, sono sempre i figli tuoi, le tue care immagini. Poveri miei fratelli, come faranno? In quali strettezze saranno messi? Per contentarmi mi dici che hai versato in me, ma sonno troppo pochi i punti che risparmi.”
E Lui: “Anzi è troppo e perché ti amo, altrimenti non avrei risparmiato nulla. E poi, non hai visto tu stessa che non potevi contenerlo più?”
Ed io ho scoppiato in pianto ed ho soggiunto: “Eppure mi dici che mi ami, ma dov’è questo bene che mi vuoi? Il vero amore sa contentare in tutto la persona amata e poi perché non mi allarghi di più per poter contenere più amarezze e risparmiare i miei fratelli?” Gesù ha pianto insieme ed è scomparso.
15 Giugno 1916
Nel Divin Volere tutto è completo. Le preghiere più potenti sul cuore di Gesù e che più lo inteneriscono, si hanno quando la creatura si veste di tutto ciò che operò e patì Lui stesso.
Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù è venuto, mi ha trasformata tutta in Lui e poi mi ha detto:
“Figlia, riversati nel mio Volere per farmi riparazioni complete, il mio amore sente un irresistibile bisogno; a tante offese delle creature vuole che almeno una, frapponendosi tra Me e loro, mi dia riparazioni complete, amore per tutti e strappi da Me grazie per tutti e questo lo puoi fare solo nel mio Volere, dove troverai Me e tutte le creature. Oh! con quale ansia sto aspettando che entri nel mio Volere, per poter trovare in te i compiacimenti e le riparazioni di tutti e solo nel mio Volere troverai tutte le cose in atto, perché Io sono motore, attore e spettatore di tutto.”
Ora, mentre diceva ciò, mi sono riversata nel suo Volere, ma chi può dire ciò che vedevo? Mi trovavo a contatto di ogni pensiero di creatura, la cui vita veniva da Dio, di ciascun pensiero, ed io nel suo Volere mi moltiplicavo in ciascun pensiero e, con la santità del suo Volere, riparavo tutto, avevo un grazie per tutti, un amore per tutti e così mi moltiplicavo negli sguardi, nelle parole e in tutto il resto, ma chi può dire come succedeva ciò? Mi mancano i vocaboli e forse le stesse lingue angeliche sarebbero balbuzienti, perciò faccio punto.
Onde, ho trascorso tutta la notte con Gesù nel suo Volere, dopo mi son sentita vicina la Regina Mamma che mi ha detto:
“Figlia mia, prega.”
Ed io: “Mamma mia, preghiamo insieme, da sola non so pregare.”
E Lei ha soggiunto: “Le preghiere più potenti sul cuore di mio Figlio e che più lo inteneriscono, si hanno quando la creatura si veste di tutto ciò che operò e patì Lui stesso, avendo fatto dono di tutto alla creatura. Quindi figlia mia, cingi la tua testa delle spine di Gesù, imperla i tuoi occhi delle sue lacrime, impregna la tua lingua della sua amarezza, vesti la tua anima del suo sangue, adornati delle sue piaghe, trafiggi le tue mani e i tuoi piedi coi suoi chiodi e come un altro Cristo presentati innanzi alla sua Divina Maestà, questo spettacolo lo commuoverà in modo che non saprà rifiutare nulla all’anima vestita delle sue stesse divise. Ma oh quanto le creature sanno poco servirsi dei doni che mio Figlio ha dato loro! Queste erano le mie preghiere sulla terra e queste sono nel Cielo.” Poi, insieme ci siamo vestite con le divise di Gesù, e insieme ci siamo presentate innanzi al trono divino, cosa che commuoveva tutti, gli angeli ci facevano largo e restavano come sorpresi.
Io ho ringraziato la Mamma e mi sono trovata in me stessa.
3 Agosto 1916
Ogni atto che la creatura fa è un paradiso di più che acquista per il Cielo.
Continuando il mio solito stato, il mio amabile Gesù si fa vedere di sfuggita, oppure dice qualche parola e fugge, oppure si nasconde nel mio interno. Ricordo che un giorno mi disse:
“Figlia mia, Io sono il centro e tutta la Creazione riceve vita da questo centro, sicché Io sono vita di ogni pensiero, di ogni parola, di ogni azione, di tutto e le creature si servono di questa vita che dò loro per prendere occasione di offendermi, Io dò vita e loro se potessero mi darebbero morte.”
Ricordo pure che pregandolo che risparmiasse i flagelli, mi disse:
“Figlia, credi tu che sia Io che voglio flagellarli? Ah no! anzi, è tanto l’amore, che consumai tutta la mia vita nel rifare ciò che era obbligato a fare l’uomo alla Maestà Suprema e siccome i miei atti erano divini, li moltiplicai in tanti, da rifare per tutti e per ciascuno, in modo da riempire Cielo e terra, da mettere in difesa l’uomo, per fare che la giustizia non potesse colpirlo, ma l’uomo, col peccato, rompe questa difesa e, rotta la difesa, i flagelli colpiscono l’uomo.”
Ma chi può dire tutte le piccole cose che mi ha detto? Onde, questa mattina io pregavo e mi lamentavo con Gesù ché non mi esaudiva, specie perché non finisce di castigare e Gli dicevo: “A che pro pregare, se non vuoi esaudirmi? Anzi dici che i mali peggioreranno.”
E Lui: “Figlia mia, il bene è sempre bene, anzi devi sapere che ogni preghiera, ogni riparazione, ogni atto d’amore, qualunque cosa santa che fa la creatura è un paradiso di più che acquista, sicché l’atto più semplice, santo, sarà un paradiso di più; un atto di meno, un paradiso di meno, perché ogni atto buono viene da Dio e quindi l’anima in ogni atto buono prende Dio, siccome Dio contiene gaudi infiniti, innumerevoli, eterni, immensi, tanto, che gli stessi beati per tutta l’eternità non giungeranno a gustarli tutti, quindi non è meraviglia che se ogni atto buono, prende Dio, Dio resta come compromesso di sostituirli in altrettanti contenti. Onde se l’anima soffre anche le distrazioni per amor mio, in Cielo la intelligenza avrà più luce e gusterà tanti paradisi di più per quante volte ha sacrificato la sua intelligenza e tanto più comprenderà di Dio. Se per amor mio soffre la freddezza, tanti paradisi gusterà della varietà dei contenti che ci sono nel mio amore; se l’oscurità, tanti contenti di più nella mia luce inaccessibile e così di tutto il resto, ecco che significa una prece in più o in meno.”
6 Agosto 1916
Bisogno di Gesù che si moltiplichino le anime che vivono del Divin Volere.
Trovandomi nel solito mio stato, il mio dolce Gesù appena come un lampo è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, il mio amore sente un irresistibile bisogno che si moltiplichino le anime che vivono del mio Volere, perché queste sono i luoghi dei miei ritrovi. Il mio amore vuol fare bene a tutti, ma le colpe m’impediscono di versare su di essi i miei benefici, perciò vado trovando questi ritrovi, perché in questi non sono impedito di versare le mie grazie, e per mezzo di queste prendono parte i paesi, le persone che le circondano, perciò quanti più ritrovi ho sulla terra, tanto più sfogo ha il mio amore e più si versa in benefici a pro dell’umanità.”
10 Agosto 1916
Come nella Volontà di Dio le nostre pene si trovano insieme con quelle di Gesù.
Continuando il mio solito stato, mi sentivo amareggiato per la privazione del mio amabile Gesù e mi lamentavo con Lui ché ogni privazione che mi faceva era una morte che mi dava e morte crudele, in quanto mentre si sente la morte, non si può morire e dicevo: “Come hai cuore di darmi tante morti?” E Gesù come un lampo mi ha detto:
“Figlia mia, non ti abbattere, la mia Umanità stando sulla terra conteneva tutte le vite delle creature e queste vite uscivano tutte da Me, ma quante non ritornavano in Me perché morivano e si seppellivano nell’inferno ed Io sentivo la morte di ciascuno che straziava la mia Umanità. Queste morti furono la pena più dolorosa e crudele di tutta la mia vita, fino all’ultimo respiro. Figlia mia, non vuoi prendere parte alle mie pene? La morte che senti della mia privazione, non è altro che un’ombra delle pene delle morti che sentii per la perdita delle anime, perciò offri a Me la morte che senti per raddolcire le tante morti crudeli che subì la mia Umanità, fai scorrere questa pena nella mia Volontà e vi troverai la mia ed unendosi insieme correrà a bene di tutti, specie per quelli che stanno per cadere nell’abisso; se la terrai per te, si formeranno delle nuvole tra Me e te e la corrente del mio Volere verrà spezzata tra te e Me, le tue pene non troveranno le mie, non ti potrai diffondere a bene di tutti e vi sentirai tutto il peso. Invece, se tutto ciò che potrai soffrire, lo farai scorrere nel mio Volere, per te non ci saranno nuvole e le stesse pene ti porteranno luce ed apriranno nuove correnti di unione, d’amore e di grazie.”
12 Agosto 1916
Gloria delle anime che sulla terra vivranno nel Voler Divino.
Stavo fondendomi nel Santissimo Volere ed il mio dolce Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, solo da chi vive nel mio Volere mi sento come corrisposto nella Creazione, Redenzione e Santificazione perché mi glorifica come la creatura deve glorificarmi, perciò queste anime saranno le gemme del mio trono e prenderanno in loro tutti i contenti, avranno solo per sé la gloria di ciascun beato, queste anime staranno come regine intorno al mio trono e tutti i beati staranno loro intorno e siccome i beati saranno tanti soli che splenderanno nella Celeste Gerusalemme, le anime che sono vissute nel mio Volere splenderanno nel mio stesso Sole, saranno come circonfuse col mio Sole e i beati vedranno queste anime attraverso Me stesso, perché è giusto che essendo vissute in terra unite con Me, col mio Volere, non avendo cioè vissuto vita propria, è ben giusto che in Cielo abbiano posto distinto rispetto a tutti gli altri e continuino in Cielo la vita che condussero in terra, tutte trasformate in Me e inabissate nel pelago dei miei contenti.”
8 Settembre 1916
Per quanto tempo l’anima sta nella Divina Volontà, tanto può dire che fa di vita divina sulla terra. Gli atti nella Divina Volontà sono gli atti più semplici, ma proprio perché semplici si comunicano a tutti.
Questa mattina dopo la comunione, sentivo che il mio amabile Gesù in modo speciale mi assorbiva tutta nel suo Volere ed io nuotavo dentro di Esso, ma chi può dire ciò che provavo? Non ho parole per esprimermi e Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, per quanto tempo l’anima sta nella mia Volontà, tanto può dire che fa di vita divina sulla terra. Come mi piace quando vedo che l’anima entra nella mia Volontà per farvi vita divina! Mi piace molto vedere le anime che ripetono nella mia Volontà ciò che la mia Umanità faceva in Essa! Io feci la comunione, ricevetti Me stesso nella Volontà del Padre e con ciò non solo riparavo tutto, ma trovando nella Divina Volontà l’immensità, l’onniveggenza di tutto e di tutti, quindi abbracciavo tutti, comunicavo tutti e vedendo che molti non avrebbero preso parte al sacramento, e che il Padre era offeso ché non volevano ricevere la vita, Io davo al Padre la soddisfazione, la gloria come se tutti avessero fatto la comunione, dando al Padre per ciascuno la soddisfazione e la gloria d’una vita divina. Anche tu fa’ la comunione nella mia Volontà, ripeti ciò che feci Io e così non solo riparerai tutto, darai Me stesso a tutti com’Io intendevo darmi a tutti e mi darai la gloria come se tutti si fossero comunicati. Il mio cuore si sente intenerito nel vedere che la creatura non potendo darmi nulla da sé che sia degno di Me, prende le cose mie, le fa sue, imita come le ho fatto Io e, per piacermi, me le dà, ed Io nel mio compiacimento vado ripetendo: “Brava, figlia mia, hai fatto proprio ciò che facevo Io.”
Poi ha soggiunto: “Gli atti nella mia Volontà sono gli atti più semplici, ma perché semplici si comunicano a tutti. La luce del sole perché è semplice, è luce di ogni occhio, ma il sole è uno; un atto solo nella mia Volontà, come luce semplicissima si diffonde in ogni cuore, in ogni opera, in tutti, ma l’atto è uno; il mio stesso Essere, perché è semplicissimo è un atto solo, ma un atto che contiene tutto, non ha piedi ed è il passo di tutti, non ha occhio ed è occhio e luce di tutti, dà vita a tutto, ma senza sforzo, senza fatica, dà l’atto d’operare a tutti, onde l’anima nella mia Volontà si semplifica ed insieme con Me si moltiplica in tutti, fa bene a tutti. Oh! se tutti comprendessero il valore immenso degli atti, anche i più piccoli, fatti nella mia Volontà, nessun atto si farebbero sfuggire.”
2 Ottobre 1916
Effetti della comunione nella Divina Volontà.
Questa mattina ho fatto la comunione come Gesù mi aveva insegnato, cioè, unita con la sua Umanità, Divinità e Volontà sua e Gesù venendo si è fatto vedere ed io l’ho baciato e stretto al mio cuore, Lui mi ha restituito il bacio e l’abbraccio e mi ha detto:
“Figlia mia, come son contento ché sei venuta a ricevermi unita con la mia Umanità, Divinità e Volontà! Mi hai rinnovato tutto il contento che ricevetti quando comunicai Me stesso e mentre tu mi baciavi, mi abbracciavi, stando in te tutto Me stesso, contenevi tutte le creature ed Io mi sentivo darmi il bacio di tutti, gli abbracci di tutti, perché questa era la tua volontà, qual era la mia nel comunicarmi per rifare il Padre di tutto l’amore delle creature, anche se molti non l’avrebbero amato, ed il Padre si rifaceva in Me dell’amor loro, così Io mi rifaccio in te dell’amore di tutte le creature, ed avendo trovato nella mia Volontà chi mi ama, mi ripara, ecc., a nome di tutti, perché nella mia Volontà non c’è cosa che l’anima non possa darmi, mi sento d’amare le creature anche se mi offendano e vado inventando stratagemmi d’amore intorno ai cuori più duri per convertirli, solo per amore di queste anime che fanno tutto nel mio Volere, Io mi sento come incatenato, rapito e concedo loro i prodigi delle più grandi conversioni.”
13 Ottobre 1916
Gli angeli stanno intorno all’anima che fa le ore della Passione. Queste ore sono i piccoli sorsi dolci che le anime danno a Gesù.
Stavo facendo le ore della Passione ed il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, nel corso della mia vita mortale, migliaia e migliaia di angeli corteggiavano la mia Umanità e raccoglievano tutto ciò che facevo, i passi, le opere, le parole, anche i sospiri, le pene, le goccie del mio sangue, insomma tutto, erano angeli deputati alla mia custodia, a rendermi onore, ubbidienti a tutti i miei cenni, salivano e scendevano dal Cielo per portare al Padre ciò che Io facevo. Ora, questi angeli hanno un ufficio speciale e come l’anima fa memoria della mia vita, della Passione, del mio sangue, delle mie piaghe, delle mie preghiere, si fanno intorno a quest’anima e raccolgono le sue parole, le sue preghiere e i compatimenti che mi fa, le lacrime, le offerte e le uniscono alle mie e le portano innanzi alla mia Maestà per rinnovarmi la gloria della mia stessa vita, è tanto il compiacimento degli angeli che, riverenti, stanno a sentire ciò che dice l’anima e pregano insieme con lei, perciò con quale attenzione e rispetto l’anima deve fare queste ore, pensando che gli angeli pendono dalle sue labbra per ripetere insieme a lei ciò che essa dice!”
Poi ha soggiunto: “Alle tante amarezze che le creature mi danno, queste ore sono i piccoli sorsi dolci che le anime mi danno, ma rispetto ai tanti sorsi amari che ricevo, sono troppo pochi i dolci, perciò più diffusione, più diffusione.”
20 Ottobre 1916
La grazia, come luce del sole, si dà a tutti.
Stavo fondendomi nella Divina Volontà e mi è venuto il pensiero di raccomandare in modo speciale varie persone ed il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, la specialità va da per se stessa, anche se non ci mettessi alcuna intenzione. Nell’ordine della grazia succede come nell’ordine naturale: Il sole dà la luce a tutti, eppure non tutti godono gli stessi effetti, ma non per colpa del sole, ma delle creature, una si serve della luce del sole per lavorare, per industriarsi, per apprendere, per apprezzare le cose, questa si fa ricca, si costituisce e non va mendicando il pane dagli altri; un’altra se ne sta oziando, non vuole impicciarsi di nulla, la luce del sole la inonda dappertutto, ma per lei è inutile, non ne vuol far nulla, questa è povera e malaticcia, perché l’ozio produce molti mali fisici e morali e, se sente fame, ha bisogno di mendicare il pane altrui. Ora nei confronti di queste due ha forse qualche colpa la luce del sole? Oppure ad una dà più luce, all’altra meno? Certo che no, la sola differenza è che una profitta in modo speciale della luce, l’altra no. Ora così nell’ordine della grazia, la quale più che luce inonda le anime, ora si fa tutta voce per chiamarle, voce per istruirle, per correggerle, ora si fa fuoco e brucia le cose di quaggiù e con le sue fiamme mette in fuga le creature, i piaceri, con le sue scottature forma i dolori, le croci, per dare all’anima la forma della santità che vuole da lei, ora si fa acqua e la purifica, l’abbellisce e la riempie tutta di grazia; ma chi sta attenta a ricevere tutti questi flussi di grazia, chi mi aderisce? Ah! troppo pochi e poi si ardisce di dire che a questi dò la grazia per farsi santi ed agli altri no, quasi volendo dare a Me la colpa e quindi si contentano di trascorrere la vita oziando, come se la luce della grazia non stesse per loro.”
Poi ha soggiunto: “Figlia mia, Io amo tanto le creature, che Io stesso mi son messo da sentinella presso ciascun cuore per vigilarle, per difenderle e lavorare con le mie proprie mani la loro santificazione. Ma a quante amarezze non mi sottopongono? Chi mi respinge, chi non mi cura e mi disprezza, chi si lamenta della mia sorveglianza, chi mi chiude la porta in faccia, rendendo inutile il mio lavoro e non solo Io mi son messo a far da sentinella, ma a bella posta scelgo le anime che vivono del mio Volere, ché trovandosi in tutto Me, le metto insieme a Me come una seconda sentinella presso ciascun cuore e queste altre sentinelle mi consolano, mi ricambiano per loro e mi fanno compagnia nella solitudine a cui mi costringono molti cuori e mi costringono a non lasciarli; grazia più grande non potrei dare alle creature, che dare loro queste anime che vivono del mio Volere, che sono il portento dei portenti.”
30 Ottobre 1916
Minacce di flagelli, specialmente per l’Italia.
Stavo lamentandomi con il mio sempre amabile Gesù, perché in questi giorni passati veniva stentatamente, oppure avvertivo appena la sua ombra e scompariva. Ed il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, come dimentichi subito che in quei giorni che non vengo tanto e sfuggo da te, è per mettere mano di più ai flagelli. Le cose imperverseranno sempre più. Ah l’uomo è giunto a tanta perversità, che non basta per farlo arrendere che gli tocchi la pelle, ma che giunga a polverizzarlo! Perciò una nazione invaderà l’altra e si lacereranno, il sangue scorrerà nei paesi come acqua, anzi in certe nazioni si faranno nemici fra loro e si dibatteranno, si uccideranno, faranno cose da pazzi. Ah quanto mi duole l’uomo, da Me lo piango!”
Al dire di Gesù ho rotto in pianto e l’ho pregato che risparmiasse la povera Italia, ma Gesù ha ripreso:
“L’Italia, l’Italia, ah se tu sapessi quanto male sta combinando! Quante congiure alla mia Chiesa! Non le basta il sangue che sta spargendo in battaglia, ma è assetata di altro sangue, vuole il sangue dei miei figli, il sangue dei primati, si vuole macchiare di tali delitti, da attirarsi la vendetta del Cielo e delle altre nazioni.”
Io sono rimasta terrorizzata e temo molto, ma spero che il Signore si plachi.
15 Novembre 1916
L’anima forma il suo paradiso in terra.
Mi stavo lamentando con il mio dolce Gesù, che non mi voleva più il bene di prima e Lui, tutto bontà, mi ha detto:
“Figlia mia, mi riesce impossibile non amare chi mi ama, anzi mi sento tirato tanto verso di lei, che al più piccolo atto d’amore che mi fa, Io vi rispondo con amore triplice e metto nel suo cuore una vena divina che le somministra scienza divina, santità e virtù divina e quanto più l’anima mi ama, tanto più questa vena divina sorge ed innaffiando tutte le potenze dell’anima si diffonde a bene delle altre creature. Ho messo in te questa vena e quando ti manca la mia presenza e non senti la mia voce, questa vena supplirà a tutto e ti sarà di voce per te e per le altre creature.”
Un altro giorno stavo secondo il solito fondendomi tutta nella Volontà del benedetto Gesù e Lui mi ha detto:
“Figlia mia, quanto più ti fondi in Me, tanto più Io mi fondo in te, sicché l’anima forma il suo paradiso in terra, a seconda che si è riempita di pensieri santi, di affetti, di desideri, di parole, di opere, di passi santi, così va formando il suo paradiso. Ad un pensiero santo di più, ad una parola, corrisponderà un contento di più e tante varietà di bellezza, di contenti, di gloria, per quanto bene in più avrà fatto. Quale sarà la sorpresa dell’anima quando, rotto il carcere del corpo, immediatamente si troverà nel pelago di tanti piaceri, felicità, luce, bellezza, per quanto bene di più ha fatto, forse anche un pensiero!”
30 Novembre 1916
Benefici che si ottengono nel riparare per gli altri.
Ero molto afflitta per la privazione del mio adorabile Gesù e piangevo amaramente e siccome stavo facendo le ore della Passione, il pensiero mi tormentava col dirmi: “Vedi a che ti hanno giovato le riparazioni per gli altri? A farti sfuggire Gesù.” E tanti altri spropositi ed il benedetto Gesù, mosso a compassione delle mie lacrime, mi ha stretto al suo cuore e mi ha detto:
“Figlia mia, tu sei il mio pungolo, il mio amore si trova alle strette con le tue violenze. Se sapessi quanto soffro al vederti soffrire per causa mia! Ma la giustizia che vuole sfogare e le violenze tue stesse, mi costringono a nascondermi e le cose imperverseranno di più, perciò pazienza e poi sappi che le riparazioni fatte per gli altri ti hanno giovato moltissimo, perché riparando per gli altri, tu intendevi fare ciò che feci Io, ed Io riparavo per tutti ed anche per te, chiedevo perdono per tutti, mi dolevo delle offese di tutti, come pure chiedevo perdono per te e per te anche mi dolevo. Quindi, facendo tu ciò che feci Io, vieni a prendere insieme le riparazioni, il perdono, ed il dolore che ebbi per te. Onde, che ti potrebbe giovare di più, le mie riparazioni, il mio perdono, il mio dolore, o il tuo? E poi, non mi faccio vincere mai in amore. Quando vedo che l’anima per amore mio, sta tutta intenta a ripararmi, ad amarmi, a scusarmi e a chiedere perdono per i peccatori, Io per renderle la pariglia in modo speciale chiedo perdono per lei, riparo ed amo per lei e vado abbellendo l’anima col mio amore, con le mie riparazioni e con il mio perdono. Perciò continua a riparare e non suscitare contese tra te e Me.”
5 Dicembre 1916
Beni che fa l’anima che vive nella Volontà di Dio.
Stavo facendo la meditazione e secondo il mio solito stavo riversandomi tutta nel Voler del mio dolce Gesù. In questo mentre, innanzi alla mia mente ho visto una macchina che conteneva innumerevoli fontane dalle quali scaturivano onde d’acqua, di luce, di fuoco, che innalzandosi fino al Cielo si riversavano poi su tutte le creature, non vi era creatura che non fosse inondata da queste onde, la sola differenza era che a certe entravano dentro, ad altre solo all’esterno, ed il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, la macchina sono Io, il mio amore tiene in moto la macchina e si riversa a tutti; solo che le anime che vogliono ricevere queste onde, sono vuote e mi amano e quindi le onde entrano dentro, gli altri vengono toccati per disporli a ricevere tanto bene. Le anime poi che fanno e vivono nella mia Volontà, stanno nella stessa macchina e siccome vivono di Me, possono disporre a bene altrui delle onde che scaturiscono, ed ora sono luce che illumina, ora fuoco che accende, ora acqua che purifica. Com’è bello vedere queste anime che vivono del mio Volere, che escono da dentro la mia macchina come altre tante piccole macchine per diffondersi a bene di tutti e poi ritornano nella mia macchina e scompaiono alla vista delle creature e vivono di Me e solo di Me!”
9 Dicembre 1916
Gesù vuole incontrare Se stesso nell’anima che fa quello che Lui fece.
Ero afflitta per le privazioni del mio dolce Gesù ma se viene, mentre respiro un po’ di vita, resto più afflitta nel vederlo più afflitto di me e intenzionato a non placarsi, perché le creature lo costringono, gli strappano altri flagelli; ma mentre flagella piange la sorte dell’uomo e si nasconde dentro, dentro il cuore, quasi per non vedere ciò che soffre l’uomo, pare che non si possa più vivere in questi tristi tempi, eppure pare che si stia al principio. Onde il mio dolce Gesù, stando io impensierita per la mia dura e triste sorte di dover stare spesso spesso priva di Lui, è venuto, mi ha gettato un braccio al collo e mi ha detto:
“Figlia mia, non accrescere le mie pene coll’impensierirti, sono già troppe, Io non mi aspetto questo da te, anzi voglio che faccia tue le mie pene, le mie preghiere, tutto Me stesso, in modo che Io possa trovare in te un altro Me stesso, in questi tempi voglio grandi soddisfazioni e solo chi fa suo Me stesso me le può dare. E ciò che in Me trovò il Padre, cioè, gloria, compiacimento, amore, soddisfazioni intere, perfette, a bene di tutti, Io voglio trovare in queste anime, come altrettanti Gesù, che mi rendano la pariglia perciò devi ripetere queste intenzioni in ogni ora della Passione che fai, in ogni azione, in tutto e se Io non trovo le mie soddisfazioni, ah!, per il mondo è finita! I flagelli pioveranno a torrenti, ah figlia mia!, ah figlia mia!”
Ed è scomparso.
14 Dicembre 1916
Gesù dormì ed operò per dare il vero riposo alle anime in Dio.
Stavo offrendo il mio sonno a Gesù dicendogli: “Prendo il tuo sonno e lo faccio mio e, dormendo col tuo sonno, voglio darti il contento come se un altro Gesù dormisse.” E, senza farmi finire ciò che volevo dirgli, mi ha detto:
“Ah! sì figlia mia, dormi col mio sonno affinché, guardandoti, possa specchiarmi in te e, rimirandomi, possa trovare in te tutto Me stesso affinché possiamo essere d’accordo in tutto e giacché dormi con il mio sonno, e tu rimiri in Me, voglio dirti perché la mia Umanità si assoggettò alla debolezza del sonno: figlia mia, la creatura fu fatta da Me e, come cosa mia, la volevo tenere sul mio seno, nelle mie braccia, in continuo riposo, quindi l’anima doveva riposarsi nella mia Volontà e santità, nel mio amore, nella mia bellezza, potenza, sapienza, ecc., tutti questi atti costituiscono il vero riposo. Ma che dolore! La creatura sfugge dal mio seno e sforzandosi di distaccarsi dalle mie braccia in cui la tengo stretta, va in cerca di veglia, veglia sono le passioni, il peccato, gli attacchi, i piaceri, veglia i timori, le ansietà, le agitazioni, ecc., sicché anche se la rimpiango e la chiamo a riposarsi in Me, non sono ascoltato, questa è un’offesa grande, un affronto al mio amore, di cui la creatura non fa alcun conto e non ha alcun pensiero di riparare. Ecco perciò Io volli dormire, per dare soddisfazione al Padre del riposo che non prendono le anime in Lui, contracambiandolo per tutti e mentre riposavo impetravo a tutti il vero riposo, facendomi Io veglia di ogni cuore per liberarli dalla veglia della colpa. Amo tanto questo riposo della creatura in Me, che non solo volli dormire, ma volli camminare per dargli il riposo ai piedi, operare per dargli il riposo alle mani, palpitare, amare, per dargli il riposo al cuore, insomma volli fare tutto per fare che l’anima facesse tutto in Me e prendesse riposo ed Io facessi tutto per lei, purché la tenessi al sicuro in Me.”
22 Dicembre 1916
Tutto ciò che l’anima fa nella Volontà di Dio, Gesù lo fa insieme con l’anima.
Avendo fatto la comunione, stavo unendomi tutta a Gesù e, riversandomi tutta nel suo Volere, gli dicevo: “Io non so far nulla né dire nulla, perciò sento il grande bisogno di fare ciò che fai Tu e ripetere le tue stesse parole, nel tuo Volere trovo presente e come in atto gli atti che tu facesti nel riceverti sacramentato ed io li faccio miei e te li ripeto.” E così cercavo d’internarmi in tutto ciò che aveva fatto Gesù nel riceversi sacramentato e, mentre facevo ciò, mi ha detto:
“Figlia mia, chi fa la mia Volontà e tutto ciò che fa lo fa nel mio Volere, mi costringe a fare insieme ciò che fa l’anima, sicché se si comunica nel mio Volere, Io ripeto gli atti che feci nel comunicarmi e rinnovo il frutto completo della mia vita sacramentale; se prega nel mio Volere, Io prego con lei e rinnovo il frutto delle mie preghiere; se soffre, se opera, se parla nella mia Volontà, Io soffro insieme col rinnovare il frutto delle mie pene, opero e parlo insieme e rinnovo il frutto delle mie opere e parole e così di tutto il resto.”
30 Dicembre 1916
Come Gesù ci ha fatti liberi nella volontà e nell’amore. Effetti di esso.
Continuando il mio stato, io pensavo alle pene del mio amabile Gesù ed offrivo il mio martirio interno unito alle pene di Gesù e Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, i carnefici poterono lacerare il mio corpo, insultarmi, calpestarmi, ecc., ma non poterono toccare né la mia Volontà, né il mio amore, volli che questi fossero liberi affinché come due correnti potessero correre, correre senza che nessuno potesse essere loro di impedimento, riversandomi a bene di tutti, anche degli stessi nemici, oh! come trionfava la mia Volontà, il mio amore in mezzo ai nemici, loro mi colpivano con i flagelli ed Io colpivo i loro cuori col mio amore e li incatenavo con la mia Volontà; loro mi pungevano la testa con spine ed il mio amore accendeva la luce nelle loro menti per farmi conoscere; loro mi aprivano piaghe ed il mio amore sanava le piaghe delle anime loro; loro mi davano morte ed il mio amore restituiva loro la vita, tanto, che mentre spiravo sulla croce, le fiamme del mio amore, toccando il loro cuore, li costrinse a prostrarsi innanzi a Me ed a confessarmi per vero Dio. Mai fui così glorioso e trionfatore come lo fui nelle pene nel corso della mia vita mortale quaggiù. Ora figlia mia, a mia somiglianza ho dotato l’anima libera nella volontà e nell’amore, sicché gli altri possono impadronirsi dell’operato esterno della creatura, ma dell’interno, della volontà, dell’amore, nessuno, nessuno, ed Io stesso la volli libera in questo, affinché liberamente, senza costrizioni, questa volontà e questo amore potessero correre verso di Me ed immergendosi in Me potessero offrirmi gli atti più nobili e puri che la creatura può darmi. Essendo Io libero e l’anima pure, possiamo riversarci a vicenda e correre, correre verso il Cielo, per amare e glorificare il Padre e dimorare insieme con la Trinità Sacrosanta; verso la terra per fare bene a tutti, correre nei cuori di tutti per colpirli d’amore e con la volontà incatenarli e fare conquiste, sicché dote più grande non potevo dare alla creatura. Ma dove la creatura può fare più sfoggio di questa libera volontà e di questo amore? Nel patire, l’amore cresce, la volontà s’ingigantisce e come regina regge se stessa, lega il mio cuore e le sue pene, come corona, mi circondano, m’impietosiscono e mi faccio dominare, sicché non so resistere alle pene d’un anima amante e, come regina, la tengo al mio fianco, ed è tanto il dominio di questa creatura nelle pene, che queste ultime le fanno acquistare modi nobili, dignitosi, insinuanti, eroici, disinteressati, simili ai miei modi, e le altre creature fanno a gara a farsi dominare da quest’anima. Quanto più l’anima opera con Me, sta unita a me, s’immedesima in Me, tanto più mi sento assorbito dall’anima, sicché come pensa, mi sento assorbire il mio pensiero nella sua mente; come guarda, come parla, come respira, così mi sento assorbire lo sguardo, la voce, il respiro, l’azione, il passo, il palpito, tutto mi assorbe e mentre mi assorbe, fa sempre acquisto dei miei modi, della mia somiglianza ed Io vado continuamente rimirandomi in lei e trovo Me stesso.”
10 Gennaio 1917
Come la santità è formata di piccole cose.
Questa mattina il mio amabile Gesù mi ha detto: “Figlia mia, la santità è formata di piccole cose, sicché chi disprezza le piccole cose non può essere santo, sarebbe come chi disprezza i piccoli granelli del grano che uniti in tanti formano la massa del grano e, non curandosi d’unirli, mancherebbe l’alimento necessario e quotidiano della vita umana. Così per chi non cura d’unire insieme tanti piccoli atti, mancherebbe l’alimento alla santità e, come senza alimento non si può vivere, così senza l’alimento dei piccoli atti mancherebbe la vera forma della santità e la massa sufficiente per formare la santità.”
2 Febbraio 1917
Il mondo si è squilibrato perché ha perduto il pensiero della Passione.
Trovandomi nel solito mio stato, mi sono trovata fuori di me stessa ed ho trovato il mio sempre amabile Gesù, tutto grondante sangue, con una orribile corona di spine, a stento mi guardava attraverso le spine e mi ha detto:
“Figlia mia, il mondo si è squilibrato perché ha perduto il pensiero della mia Passione. Nelle tenebre non ha trovato la luce della mia Passione che lo avrebbe rischiarato e che, facendogli conoscere il mio amore e quante pene mi costano le anime, avrebbe potuto spingerlo ad amare chi veramente lo ha amato. La luce della mia Passione, guidandolo, lo avrebbe messo in guardia da tutti i pericoli. Nella debolezza non ha trovato la forza della mia Passione che lo avrebbe sostenuto; nell’impazienza non ha trovato lo specchio della mia pazienza che gli avrebbe infuso calma e rassegnazione e, innanzi alla mia pazienza, vergognandosi, avrebbe considerato un dovere dominare se stesso; nelle pene non ha trovato il conforto delle pene d’un Dio che, sostenendo le sue, gli avrebbe infuso amore al patire; nel peccato non ha trovato la mia santità, che, facendogli fronte, gli avrebbe infuso odio alla colpa. Ah in tutto ha prevaricato l’uomo, perché si è scostato in tutto da chi avrebbe potuto aiutarlo, quindi il mondo ha perduto l’equilibrio, ha fatto come un bambino che non ha voluto più conoscere la madre, come un discepolo che sconoscendo il maestro non ha voluto più sentire i suoi insegnamenti, né imparare le sue lezioni. Che ne sarà di questo bambino e di questo discepolo? Saranno il dolore di se stessi ed il terrore e il dolore della società. Tale è divenuto l’uomo, terrore e dolore, ma dolore senza pietà, ah! l’uomo peggiora, peggiora sempre ed Io piango per lui con lacrime di sangue!”
24 Febbraio 1917
L’anima nel comunicare deve consumarsi in Gesù e dar la gloria piena della vita sacramentale di Gesù a nome di tutti.
Avendo fatto la comunione, mi tenevo stretto il mio dolce Gesù al mio cuore e dicevo: “Vita mia, come vorrei fare ciò che facesti Tu stesso nel riceverti sacramentato, affinché Tu potessi trovare in me i tuoi stessi contenti, le tue stesse preghiere, le tue riparazioni.” Ed il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, in questo breve giro dell’Ostia Io racchiudo tutto e perciò volli ricevere Me stesso, per fare atti compiuti che glorificassero il Padre degnamente, ché le creature ricevevano un Dio e davo alle creature frutto completo della mia vita sacramentale, altrimenti sarebbe stato incompleto per la gloria del Padre e per il bene delle creature e perciò in ogni Ostia ci sono le mie preghiere, i ringraziamenti e tutto il resto che ci voleva per glorificare il Padre e che la creatura doveva farmi; sicché se la creatura manca, Io in ogni Ostia continuo il mio lavorio, come se per ciascun’anima ricevesse un’altra volta Me stesso, onde l’anima deve trasformarsi in Me e fare una sola cosa con Me e far sua la mia vita, le mie preghiere, i miei gemiti d’amore, le mie pene, i miei palpiti di fuoco che vorrei bruciare ma non trovo chi si lasci in preda alle mie fiamme. Ed Io in quest’Ostia rinasco, vivo e muoio e mi consumo e non trovo chi si consumi per Me e se l’anima ripete ciò che faccio Io, mi sento ripetere, come se un’altra volta avessi ricevuto Me stesso e vi trovo gloria completa, contenti divini, sfoghi d’amore che mi pareggiano e dò grazia all’anima di consumarsi della mia stessa consumazione.”